La mia iniziazione (II)

Scritto da , il 2021-07-28, genere dominazione

Sfinita, mi ero addormentata.
Piacere e dolore mi avevano sottratto il grosso delle energie e io, cullata dal soffuso rumore dell'acqua della doccia in lontanana, ero scivolata in un sonno quieto e rilassante.
"Non solo sei ancora qui anche se avresti potuto scappare, ma hai obbedito e non ti sei pulita."
Fabio è tornato, è nudo di fronte a me, e mi parla compiaciuto.
"Sei una puttanella obbediente, brava."
Mi accarezza i capelli e io subito mi metto seduta meglio. Tiro fuori la lingua, anche, e cerco il palmo della mano con cui mi sta sfiorando.
"Una cagnolina golosa e devota al suo padrone."
Le sue parole sono dette con un tono felice, sereno e quasi affettato, come se in effetti parlasse davvero con un animale domestico. E in tutta risposta io inizio a succhiargli indice e medio, leccando i polpastrelli e spingendomeli poi fino in gola solo muovendo la testa.
"Indaziabile, come piace a me."
Sorride e ridacchia, godendosi quello spettacolo di umiliazione autoprodurata; io emetto gorgoglii a causa della saliva che si addensa, e vedo che la cosa lo sta eccitando. Il suo cazzo, infatti, e preda di un principio di erezione.
Tuttavia, proprio quando penso che stia per iniziare a scoparmi davvero, sfila le dita e si allontana.
"Mangiamo"
Sembra quasi un ordine, uno strano ordine a dire il vero, perché un'attività semplice e quotidiana come mangia mi sembra dannatamente fuori contesto in quella situazione.
Mi spiega che è un maniaco dell'ordine e della pulizia e che, per altro, non sa cucinare; approfitta quindi di un servizio di consegne a domicilio, richiedendo cibo messicano. Porzione per uno per non destare sospetti, dice.
Io continuo ad avere sete, ma per il momento non me ne lamento.
Aspettiamo la consegna stando lì in soggiorno, lui sdraiato sul divano io seduta a terra.
"Dopo pranzo devo uscire, tu mi aspetterai fuori in cortile; non posso rischiare che mi metti a soqquadro la casa."
"Certo Maesto, non mi permetterei mai di stare qui senza di lei."
Abbozzo un sorriso, distratta dal suo membro a riposo, adagiato mollemente sul suo pube depilato. Sembra che dorma.
Vorrei baciarlo, leccarlo, sentirlo crescere in bocca; me lo si legge negli occhi. E infatti lo nota subito.
"Ti piace? Più tardi lo avrai. Ora dimostrami quanto ami il tuo padrone: massaggiami e leccami i piedi, sono stanco e devo riposare."
Non ho mai fatto niente del genere, nè pensato di farlo. Lo guardo un po' stranita infatti, spaesata nella mia convinzione che il feticismo fosse qualcosa che gli uomini amassero sì, ma solo nell'altro senso. Verso i piedini femminili insomma.
Forse per via del suo autoritarismo o forse per la curiosità di provare quella gustosa e perversa novità, sento crescere l'eccitazione e non mi faccio pregare.
Mi avvicino ai suoi piedi e ne bacio la pianta; baci delicati, lenti e soffici sulla pelle stranamente morbida per appartenere ad un uomo. Deve tenere molto alla cura estetica, perché appaiono decisamente ben curati.
Dopo diversi baci sento di non riuscire a resistere oltre e cedo al mio impulso facendo scivolare la lingua dal tallone alla base delle dita; il sapore è maschio, leggermente sudato ma niente affatto sgradevole, anzi. Mentre lecco la parte interna del piede inizio a sfiorarmi appena il clitoride, sperando di non ricevere l'ordine di fermarmi.
Fabio ha gli occhi chiusi e anche lui ha iniziato a giochicchiare con il proprio sesso, quindi non si cura che io stia facendo lo stesso. Pare che mi stia concedendo di toccarmi e godere e io, in cuor mio, gliene sono grata.
Intanto la mia lingua si fa più audace e inizia a spingersi fra le dita, pulendo le intercapedini una alla volta.
Ciò che sto facendo è sublime, magnificamente umiliante e mi porta a iniziare a gemere prima che lo faccia lui.
Poi mi spingo oltre, prendendo il suo alluce fra le labbra per succhiarlo; gli faccio dunque un gustoso mini pompino mentre con una mano gli massaggio con cura l'altro piede.
Con la mia destra, intanto, ho iniziato un lento ditalino.
Il mio Maestro è ormai eccitato, il suo cazzo è gonfio e il suo respiro è irregolare a causa dell'azione congiunta della leccata e della sega.
"Cagna feticista, ti piacciono i piedi del padrone?"
Chiede quasi sussurrando, con voce bassa e roca.
In preda al piacere, un piacere che mi fa perdere la testa, rispondo con un mugolio prima ancora che a parole.
"Sì padrone, sono stupendi e perfetti. Li amo."
Inverto le attenzioni, cambiando alluce che succhio e pianta che massaggio; le dita accelerano e i suoi testicoli fremono.
"Brava. E cosa sei tu?"
Passo la lingua sui talloni e sulla caviglie.
"La serva del mio maestro."
I testicoli gli si contraggono e lui accelera la sega.
"Brava serva. E cosa vorresti adesso?"
Io, che mi accorgo del precum che gli cola dal glande, so già cosa rispondere.
"Leccarle i piedi fino a farmi ricoprire di sborra"
A quelle parole spalanca gli occhi e si lecca le labbra; sta ansimando, l'orgasmo è imminente, perciò accelero le lappate di lingua sulla pianta.
"Eccola"
Dice soltanto, scattando di colpo per mettersi seduto. Anch'io sono rapida e mi avvicino al cazzo.
Fiotti densi di sborra mi imbiancano le gote e la fronte, aggiungendo seme al seme rappreso che già avevo in volto.
"Cazzo sì, che sborrata..."
Si lascia scappare in preda al piacere.
Anche questa volta finisco di pulirlo con bocca e lingua, estasiata di poterne sentire il sapore, anche se sono un po' delusa per non aver potuto finire di godere a mia volta.

Suonano alla porta, è il fattorino.
Mi accarezza i capelli e, dopo avermi ordinato di non lavare via nemmeno quello sperma, si infila un paio di pantaloncini e va ad aprire.
Mangiamo così, in fretta. Io seduta a terra, lui al tavolo.
A dire il vero l'ordine si è rivelato essere per me perché, mi spiega, il piccante è un vasodilatatore. Inoltre è afrodisiaco.
Mentre lui sbocconcella qualcosa di freddo io gli spiego che non mi serve un afrodisiaco, che sono già pazza di lui e che non desidero altro che servirlo, che essere lì con lui è un sogno.
"Cazzate. Sei qui perché il tuo rapporto è in crisi, perché il tuo ragazzo non ti soddisfa"
Cerco di spiegargli che non è del tutto vero, che sì, scopiamo poco e non nel modo che vorrei, che mi piacerebbe maggiore intensità, fantasia e perversione mentre lui spesso mi sembra troppo puritano ma che, in fondo, forse semplicemente non ne abbiamo mai parlato davvero.
Sorride. Come se avesse capito qualcosa che a me ancora sfugge, per il momento.
Gli spiego il mio modo di vedere il nostro rapporto, del paragone con Lord Henry e del perché ho scelto di accettare di andare lì.
"Parli sempre così tanto? E allora perché non hai parlato delle tue fantasie con quel ragazzo, se ti ama tanto come dici?"
Lo fisso, resto interdetta. Ma non posso replicare, la pausa è finita, lui si alza e si veste.
"Esco. Come ti ho detto tu resterai fuori in cortile fino al mio ritorno. Se ti occorre acqua troverai qualcosa nel capanno, per i bisogni puoi arrangiarti nel casotto lì accanto."
Senza aggiungere altro mi spinge oltre la porta insieme a lui, chiude la porta a chiave, sale in auto e se ne va.
Sono le 15.30 e io sono in cortile, nuda, sotto il sole di luglio con il viso macchiato di densa sborra ormai giallastra; il suo odore intenso mi eccita non poco, ma in questo momento ho altri pensieri per la testa.
Mi accorgo che non posso essere vista poiché il cortile è circondato una siepe piuttosto alta che cresce lungo tutto il perimetro, e ciò mi rasserena, ma a mettermi ansia contribuisce qualcos'altro. È un pensiero che mi fulmina e mi terrorizza.
Il mio cellulare è dentro casa.
Nessun messaggio da questa mattina, nessun segno di vita da parte mia. Niente. A nessuno.
L'ansia è una morsa al petto, sento che potrei essermi compromessa con le mie stesse mani e in maniera definitiva.
Poi penso al sorriso maligno e compiaciuto di Fabio mentre guida, lui che di certo è perfettamente consapevole di ciò che mi sta passando per la testa.
Eppure cerco di mantenermi lucida e per prima cosa vado a bere; l'acqua nel capanno è fottutamente calda, ma è comunque un sollievo per la mia gola secca e asciutta.
Il calore lì dentro e insostenibile, perciò mi sposto fuori al più presto cercando riparo nella sottile striscia d'ombra di una delle siepi.
Lì mi accoccolo con le ginocchia al petto, i fili d'erba mi sfiorano l'intimità facendomi il solletico. Per assurdo, nel mio cuore sento di provare un profondo senso di libertà e mi sento viva, veramente viva per la prima volta in vita mia.
Inizio a pensare. Penso a Fabio, certo. Mi domando dove sta andando e a che ora tornera; mi chiedo anche cosa mi attenderà questa sera al suo rientro.
Già me lo vedo. Ha un collare e un vibratore.
Mi costringe a indossare il primo e a gattonare fino a lui, poi steso sul letto mi fa salire sopra e si fa leccare cazzo e palle mente con lingua e vibratore mi tortura la figa portandomi prossima all'orgasmo per poi fermasi un attimo prima.
È la mia testa o il mio nuovo amante, cioè il filo d'erba, che mi sta provocando questi pensieri?
Inizio a masturbarmi, toccandomi insieme a lui. L'erba mi sfiora il clitoride come farebbe una lingua delicata, le mie dita fanno il resto penetrandomi con vigore.
Il mio sogno erotico, intanto cambia, si sfuma, si arricchisce.
Sono nuda, a quattro zampe, sopra il letto. Fabio mi sta penetrando con forza, sento nitidamente i suoi testicoli sbattere contro il mio corpo. Sento i nostri gemiti che, nella realtà, sono soltanto i miei. Chissà se qualche vicino curioso può udirli?
Non mi importa, meglio il sogno.
Lì Fabio mi stringe i fianchi, mi graffia la schiena, mi sculaccia con forza le chiappe. Io gemo, lui geme.
Anche Stefano geme.
Sì, c'è anche Stefano nel mio sogno a occhi aperti.
È in piedi accanto a noi, si sta segando mentre ci guarda.
È bellissimo, dolce e sensuale nella sua espressione eccitata.
"Ti amo"
Mi dice.
"Io di più."
Rispondo.
Poi Fabio mi viene sulla schiena, Stefano in faccia e io godo insieme a loro tanto nella fantasia quanto nella realtà.
Resto senza fiato.
L'orgasmo è esploso improvviso e io ne assaporo le comseguenze direttamente dalle mie dita; ma anche i miei pensieri sono esplosi incomprensibili e assurdi nella mia testa. Con quelli ci convivo più a lungo, senza capirli. mentre mi annoio fino al tramonto e oltre.

Le stelle mi sono invisibili per via delle luci della città e per la cappa di caldo, ma almeno non ci sono zanzare.
Il sole sarà tramontato da un paio d'ore, almeno credo, quando un'auto rallenta nei pressi del cancello. I suoi fari mi ragiungono ovattati oltre le sbarre di legno e mi devo riparare gli occhi, ormai abituati all'oscurità della notte.
Un cigolio, la porta che scorre. È tornato.
Mi alzo in piedi pronta ad accoglierlo appena scende dall'auto, ma ciò che vedo mi lascia di sasso.
Non è da solo.
Spegne il motore, scende e lei fa altrettanto.
Non danno nemmeno segno di avermi vista e rientrano lasciandomi lì.
Passa altro tempo prima che Fabio, a torso nudo ma con addosso un costume da bagno a pantaloncino, torni da me.
"Vieni dentro"
Tutto qui, nemmeno una parola di spiegazione.
Ecco i suoi modi, quelli che mi hanno così attratta. Lui non è un uomo che spiega, è un uomo che ordina. Stupendo.
Lo seguo senza esitare e senza chiedere nulla.
Dentro trovo lei, stesa sul divano con una gamba a riposo, ciondolante a terra e l'altra allungata su un cuscino.
Indossa soltanto dell'intimo, un paio di culotte bianche e un reggiseno in pizzo dello stesso colore, che contrastano con la sua pelle abbronzata come il caramello.
"Eccola Giada, è lei."
Mi introduce Fabio chiudendo la porta alle mie spalle. Non aggiunge altro, deve averle già spegato chi sono e perché sono lì. Però accende l'aria condizionata.
"Ne hai scelte di più belle"
Dice lei. Parla in modo quasi annoiato, con una vocina acuta e un po' stridula da bambina viziata.
Il mio Maestro dietro di me ridacchia.
"Hai ragione, ma guarda questa"
Con uno strattone mi trascina verso l'altra ragazza che da vicino dimostra di avere qualche anno in più di me. Forse 28, forse 30.
Mi trovo spinta a terra, in ginocchio, al suo cospetto.
Per un attimo mi pare di essermi prostrata di fronte a una sovrana orientale.
"Ha ancora la mia sborra addosso, dopo un pomeriggio nuda in cortile. Vedi come mi adora?"
La donna si mette seduta e mi solleva il mento con le dita e sembra analizzarmi.
"Anch'io ti adoro, lo sai."
Dice. Poi, rapida come un serpente mi lecca ogni goccia di sperma rappreso sul viso.
Mi fa segno di aprire la bocca.
Istintivamente, attratta in modo irresistibile dal suo fare autoritario - così simile a quello di Fabio - obbedisco.
Subito ci fa colare dentro una densa poltiglia di sborra e saliva.
"Deglutisci"
Mi ordina. È decisa, ma non urla. Le sue parole suonano come un destino ineluttabile.
Deglutisco e tiro fuori la lingua per dimostrare di aver obbedito.
La regina orientale batte le mani e sorride al Maestro.
"Ma è meglio di quanto pensassi!"
Si alza e lo bacia, lentamente, con gusto.
Lui armeggia con il suo reggiseno e glielo sfila, lei fa lo stesso con il suo costume e le proprie mutande.
Restano nudi ad abbracciarsi e baciarsi per diversi minuti, accarezzandosi a vicenda con consolidatà complicità.
Quella vista mi eccita da impazzire e senza nemmeno riflettere inizio nuovamente a masturbarmi.
Non ho ancora dato nessun segno di me al mondo esterno, ma in questo momento non ci penso.
Non esiste un fuori, esiste solo quel soggiorno. Esiste solo quella coppia che si bacia così avidamente. Esiste solo il mio clitoride che freme ai miei tocchi.
"Ma che cazzo fa? Si tocca senza permesso?"
E lei a parlare, infastidita da quella scoperta.
A Fabio la cosa non pareva dispiacere, ma evidentemente desidera compiacerla.
Si avvicina e mi tira uno schiaffo sulla mano.
"Puttana vogliosa e disobbediente! Chi ti ha dato il permesso? Per punizione dovrai guardarci scopare senza intervenire nè poter godere."
Vorrei implorarlo, supplicarlo di lasciarmi toccare, ma è tutto inutile; lei lo ha già avvolto in un abbraccio alle spalle, seno contro schiena e lo sta segando con la sua lingua nella bocca di lui che sporge nella sua direzione.
Obbedisco, non tanto per il timore di una punizione quanto per il gusto della tortura e la speranza di un premio futuro.
Un attimo dopo lei è in ginocchio e gli sta facendo un pompino veramente eccitante, senza mani.
Il cazzo le scivola in gola come se questa fosse stata fatta su misura per lui; le dita scorrono con maestria sul corpo dell'uomo, passando dai testicoli alle natiche alle cosce al ventre.
Si guardano, i due amanti, sembrano connessi in un modo unico e speciale.
Sono ancor più connessi quando sdraiati sul divano lei sale sopra di lui e si fa scivolare il membro dentro la figa, muovendosi a balzelli ora frenetici e vogliosi, ora lenti e stuzzicanti.
Io sto impazzendo, persino il tocco freddo del pavimento è un sollievo, seppur minimo, al mio desiderio di masturbarmi; probabilmente i miei umori stanno bagnando per terra.
"Mh, Fabi? Hai visto?"
Mi indica e si lecca le labbra. Ha un'espressione di puro godimento.
"La tua puttanella e un lago. Fottila dai..."
Anche Fabio mi guarda e si lecca le labbra. Sono così sincronizzati da fare gli stessi gesti?
Solleva la ragazza di peso e quando esce da lei si sente un suono osceno ed erotico; emette un suono anche lei, molto simile a un sospiro.
L'uomo si sporge un po' dal divano, appoggiando i piedi per terra e mi fa segno di avvicinarmi.
"Vieni qui, salimi sopra come stava facendo lei."
Sussulto. Non credo alle mie orecchie, finalmente sta per scoparmi. Gattono fino a lui e mi lecco le labbra a mia volta. Voglio essere come loro, anzi, ancora più perversa.
Mi sollevo e piegandomi inizio a strofinare la mia figa fradicia contro il suo cazzo.
"No troietta, niente figa. Voglio fotterti il culo, impalati il culo col mio cazzo. Avanti dai, so che non vedi l'ora."
È vergine. Il mio culo e vergine, mai nessuno l'ha deflorato.
Pensare che sarà Fabio il primo a prenderlo mi eccita e mi fa palpitare il cuore; tuttavia, tenevo quel regalo in serbo per Stefano.
Chissa perché, dopo tutto ciò che ho fatto, è quella la prima volta che mi sembra di tradirlo davvero.
"Allora? Devo attendere molto? Mi fai ammosciare, puttana."
Rallento e inspiro, sentendomi in colpa.
Mi prendo un istante per me, poi espiro.
Alla fine la mia scelta è inevitabile.
Ma è pur sempre una mia scelta, mi dico.
Lentamente scendo, sentendo il glande premere contro il mio ano, i cui muscoli si allentano pian piano cedendo sotto quegli attacchi come un portone sotto quelli di un ariete.
Sebbene il mio culo sia stretto e inesperto, il membro di Fabio è davvero molto lubrificato, quindi scivola perfettamente.
La cappella entra piuttosto facilmente, senza spingere poi troppo.
A me sfugge un suono a metà fra un gemito e un sospiro, alla donna che ci guarda una risatina.
Si siede di fronte a noi, su una sedia, mettendosi comoda per potersi masturbare osservandoci.
La sua scelta mi dà brividi di piacere; è eccitante sapere di essere guardata mentre scopo. Mi lecco le labbra e nella mia mente torna ad affiorare il mio sogno del pomeriggio.
Chiudendo per un istante gli occhi mi pare quasi di vedere Stefano seduto accanto a lei a segarsi. Sorrido a quell'immagine e mi lascio cadere sul mio Maestro.
Lancio un urletto acuto quando le pareti interne cedono dilatandosi di colpo.
Mi occorre un momento per riprendere fiato, e qualcun altro per ricominciare a muovermi. Pochi colpi bastano per far passare il dolore, facendolo mutare in irrefrenabile piacere man mano che il muscolo si abitua al movimento e all'ampiezza del membro. Ora vorrei solo che quella sensazione non passasse mai, vorrei altri cazzi; in bocca, in figa, in mano. Vorrei essere circondata da cazzi.
E, soprattutto, vorrei che Stefano fosse qui a guardarmi mentre vengo scopata. A guardarmi godere mentre ci diciamo quanto ci amiamo.
Ora capisco, questa inculata spettacolare mi sta aiutando a capire.
Non è del suo dolore che godevo, ma del mio desiderio che lui godesse guardandomi umiliare da altri uomini.
Il cuore mi esplode in petto e gemo con forza.
Alzo gli occhi al cielo e raggiungo un orgasmo impressionante, intenso, esagerato che mi fa urlare e implorare di non smettere e, quando vengo di nuovo, urlare anche di spingere di più.
"Fotti la tua troia, Maestro"
Continuo a ripetere, finché anche la nostra spettatrice non è raggiunta dall'orgasmo.
Quasi all'improvviso mi ricordo che in realtà sono io a muovermi, io che detto il ritmo, io che sto spingendo in modo da avere il membro dell'uomo interamente dentro di me.
Ma quella consapevolezza dura poco, perché cessa quando sento la donna chiedergli di sborrarle in bocca.
Sta venendo? Forse gliel'ha letto in viso e io non posso accorgermene.
Il terzo orgasmo mi avvolge proprio mentrs mi solleva e mi butta sul divano accanto a sè, con disinteresse, come se fossi stata il suo profilattico usato.
Si alza e si avvicina alla donna, che spalanca le labbra e tira fuori la lingua; lui si sega per qualche istante e, dopo pochi colpi con la mano, raggiunge l'apice schizzando abbondantemente nella bocca di lei che sembra la persona più felice del mondo.
Tuttavia non deglutisce, invece si alza dalla sedia e mi raggiunge; mi fa aprire la bocca come gia aveva fatto in precedenza e mi fa colare il liquido bianco sulla lingua, poi mi bacia con furia mettendomi la lingia in bocca, tenendomi il mento con la mano.
Prima volta nel culo e primo bacio saffico, tutto in una sera.
Magia, pura magia.
Quel bacio è un po' strano. È avido, bramoso e furioso, per così dire, però a suo modo morbido, vellutato e dolce.
Ho baciato una ragazza e mi è piaciuto. Non lo dice anche una canzone?
Si stacca solo dopo che il sapore di sperma è ormai sfumato e mi sorride. Un bacio a stampo e uno sulla guancia, che poi schiaffeggia.
"Sei stata brava. Davvero."
Ancora un sorriso, poi esce dalla stanza lasciandomi sola con Fabio.
"Sì, sei stata all'altezza. Spero tu abbia imparato qualcosa su di te, stasera."
Anche lui si china e mi bacia le labbra.
A cosa si riferiva?
Al sesso? Al piacere di un rapporto omossessuale? Oppure a quello con Stefano?
"Vieni qui"
Ordina. Mi sento spossata, ho i muscoli a pezzi ma il mio istinto è di obbedirgli senza far domande.
Che abbia ancora voglia?
Mi fa sedere su una sedia, con il capo reclinato all'indietro come dalla parrucchiera ed essendo di spalle io non comprendo ciò che sta per accadere finché non accade.
Un caldo flusso di urina dall'intenso odore mi raggiunge i capelli inzuppandoli.
"Inzuppa la tua puttana maestro, fai il bagno a questa cagna"
Le parole escono da sole, così come automatico e immediato è il nuovo orgasmo, l'ennesimo, che raggiungo toccandomi mentre mi piscia addosso.
Sono stanca, sporca e fisicamente debilitata. Eppure sono in preda a sensazioni ma provate. Il gusto di quell'umiliazione estrema è ciò che mi avvolge ora, che mi pervade durante l'orgasmo.
"Io e Serena usciamo. Domani starò da lei tutto il giorno, tu potrai restare in casa, ma non azzardarti a lavarti nè a masturbarti. Intesi? Tornerò per cena con una sorpresa e termineremo la tua iniziazione."

- CONTINUA -

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