Storie di una brava bambina -8

Scritto da , il 2020-09-03, genere incesti

Ottava e ultima parte



Il sesso anale mi aveva ulteriormente devastata.
Era stato intenso e magnifico. Il dolore che avevo avvertito all’inizio, era poi scomparso lasciando un senso di totale benessere e appagamento.
Il sudore, gli umori e la sborra secca di mio zio mi avevano costretta a darmi una ripulita, prima di mettermi a letto e crollare a causa della stanchezza.
Prima di addormentarmi baciai le sue labbra morbide, le mordicchiai con dolcezza.
Feci sogni agitati. Mi risvegliai nel cuore della notte con le mutandine bagnate.
Devo aver fatto sogni erotici, pensai.
Gettai lo sguardo di lato e vidi mio zio dormire placidamente. Aveva il respiro regolare.
Guardai con attenzione il suo corpo da uomo, villoso e virile. Aveva le braccia forti e ben tornite, il torace ampio. Il suo cazzo sotto le mutande doveva essere moscio, eppure era in grado di eccitarmi ugualmente.
Ripensai alla nostra prima volta in spiaggia, quando mi spinse a toccarmi davanti a lui; ripensai alle nostre prime toccatine di nascosto, ai pompini, alle seghe, alle sue leccate alla mia fighetta vogliosa.
Ripensai anche all’inizio, quando mi beccò a strusciarmi sui cuscini dei suoi figli.
Senza rendermene conto portai una mano alle mutandine e presi a giocare con l’elastico. Sentivo l’impulso di masturbarmi. Non impiegai molto a togliere tutto e rimanere nuda accanto a lui. Ero così vicina da sentire il respiro sulla pelle.
Cominciai a toccarmi il clitoride con una mano, mentre con l’altra mi strizzavo un seno. Lo stringevo, ne stuzzicavo il capezzolo, ormai ritto e appuntito, lo torturavo donandomi piacere.
Notai con un sorriso di essere bagnatissima. Le labbra erano già gonfie e appiccicose di umori.
Col dito medio sul clitoride passavo da movimenti circolari a piccoli colpetti, fantasticando con gli occhi chiusi che fosse la lingua di mio a provocarmi piacere e non le mie dita.
Dopo qualche minuto inarcai il bacino. Lo tenni in alto, puntellandomi sui talloni. Il mio intero corpo era in tensione, eppure non avvertivo minimamente la fatica,
Quello che avvertivo era calore. Un calore che partiva dalla figa e si propagava ovunque.
Presi a sospirare e a gemere piano. Mi concentrai sul mio piccolo bottoncino di carne, torturandomi e procurandomi piacere allo stesso tempo.
Fu in quell’istante che sentii la voce impastata di mio zio.
“Bambolina, che fai?” disse. Aprii gli occhi e rallentai il movimento della mano.
“Mi sto toccando, zietto. Vuoi farlo anche tu?”.
Vidi mio zio sorridere sornione. Cominciò a toccarsi il membro da sopra le mutande, alternando lo sguardo dal mio seno alla mia figa bagnata.
“Toccati…” lo implorai con una vocina stanca. Lui allora tirò fuori il membro in erezione. Appena lo vidi la mia mano prese a titillare il clitoride più forte con movimenti forsennati.
Gemevo e intanto guardavo quel cazzo che tanto mi aveva fatto godere in quei giorni.
Vedevo la pelle tirata, le vene pulsanti, la cappella gonfia e bagnata di liquido preseminale.
Dinanzi a quella vista non riuscii a resistere: inarcai il bacino ancora di più e, tremando, venni tra gemiti e respiri mozzati.
Accasciandomi nuovamente sul letto, notai che anche mio zio aveva aumentato la velocità con la quale si stava toccando il membro.
“Mettiti di lato e guardami” mi ordinò. Io obbedii all’istante, donandogli la mia vista di profilo.
Lo vedevo guardarmi famelico e continuare a masturbarsi come un ragazzino.
Poi si bloccò, mi afferrò una gamba da sotto il ginocchio e la alzò. Io, intuendo quale fosse il suo desiderio prima di venire, avvicinai la figa ancora bagnata e tremante d’eccitazione. Lui la penetrò in un colpo solo, lasciandosi andare a gemiti da vero maiale.
“Sei la mia bambolina” sussurrava. “Fammi godere, bambolina mia, fammi venire nella tua fighetta”.
“Vieni, zietto caro, vienimi dentro. Voglio sentire la tua sborra dentro di me”.
Dopo quelle parole le spinte aumentarono, fino a quando un gemito strozzato annunciò l’orgasmo.
La sborra calda mi inondò la figa. Fu una sensazione bellissima.
“Sei mia, bambolina, sei mia”.
“Ti amo, zietto caro”.

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