Storie di una brava bambina -7
Scritto da LuceS, il 2020-08-16, genere incesti
Parte settima
Dopo l’orgasmo mi sentivo spossata.
Potevo sentire sulla pelle tutta la stanchezza del viaggio, l’eccitazione crescente che m’aveva accompagnata fino in casa, fino a quel letto su cui ero stesa e su cui erano ancora ben visibili i miei umori e il liquido seminale di mio zio.
Rimasi qualche minuto ferma, assaporando il piacere del momento, mentre lo sperma si seccava lentamente sulla pelle. Poi mi alzai, un po’ a fatica, e mi diressi in cucina. Avevo bisogno di bere qualcosa.
Forse la stanchezza, forse l’eccitazione o forse entrambe mi avevano letteralmente disidratata.
Mi avvicinai al frigorifero, lo aprii e presi la prima cosa che vidi: una bottiglietta di coca in vetro. La aprii e bevvi a grandi sorsi.
Mio zio, intanto, mi aveva raggiunto. Se ne stava fermo sulla porta ad osservarmi. Potevo sentire il suo sguardo sulla pelle. Potevo sentirlo indugiare sul collo e sulle spalle sudate, sul seno sodo, e poi correre lungo la schiena fino al sedere. Indugiò parecchio su quel punto e a me tornarono in mente le sue parole.
“Sono davvero stanca” dissi con una mezza risatina. Mio zio rise con me mentre si lasciava cadere su una sedia.
Lo raggiunsi e mi accomodai a cavalcioni su una delle sue gambe. Come quando ero piccola e lui mi lasciava giocare, mi faceva dondolare e ridere.
Il ricordo mi eccitò all’istante. Sentii il mio sesso bagnato posarsi sulla sua pelle, lasciare una piccola impronta bagnata.
Mio zio mi scostò una ciocca di capelli dalla fronte.
“Vuoi giocare, piccola Lu?” domandò allusivo. Con ogni probabilità anche a lui erano venuti in mente i nostri giochi innocenti. Innocenza che ormai tra noi non esisteva più.
Senza dargli alcuna risposta, se non un sorrisetto malizioso, presi a strusciarmi sulla sua coscia, appoggiando i palmi delle mani sul suo torace. Mi muovevo piano, lasciando che i miei umori bagnassero la sua pelle.
Mio zio cominciò ad accarezzarmi la schiena: con le dita scorreva lungo la mia spina dorsale, provocandomi brividi di piacere, fino ai fianchi e al sedere.
Tanto più cresceva la mia eccitazione, tanto più velocemente mi strusciavo.
Sentivo tutto il sesso, ormai bagnatissimo, toccare la pelle calda di mio zio, del mio amante.
Senza rendermene conto presi a gemere. Il mio respiro diventata sempre più corto mentre mi zio non smetteva di accarezzarmi. Anzi le sue carezze diventano sempre più lunghe, indugiavano sempre più sui lembi della mia pelle accaldata.
“Ti desidero,” sussurrai al suo orecchio, quando ormai sentivo di essere sul punto di venire. “Ti desidero moltissimo, zietto caro”.
Aumentai il ritmo, fino a quando esplosi in un orgasmo fortissimo.
Mi accasciai su di lui mentre riprendevo fiato. Lo abbracciai e gli baciai il collo.
Poco dopo mio zio si sciolse dalla mia morsa. Guardò a lungo gli umori che avevo lasciato sulla sua coscia.
Io ero ancora scossa, ancora spossata e sudata. Desideravo solo farmi una doccia e mettermi a letto per riposare.
“Vieni qui,” disse mio zio prendendomi una mano e tirandomi a sé. “lecca via tutto” aggiunse, indicando i miei umori.
Incapace di qualsiasi forma di ribellione nei suoi confronti, acconsentii alla richiesta. Mi inginocchiai, senza smettere di guardarlo, e piano piano con la lingua raccolsi il frutto della mia eccitazione.
Aveva un sapore amarognolo.
Ne avrei sicuramente fatto a meno, tuttavia vedere di nuovo il pene di mio zio in erezione mi diede la spinta a continuare.
Avrei voluto afferrare il suo cazzo e segarlo, come era già avvenuto, ma lui non me ne diede possibilità.
Dopo aver leccato tutto, mi fece alzare e mi disse con voce perentoria di voltarmi e appoggiare le mani sul tavolo.
Lo sentii sputare saliva su una mano, poi cominciò a stuzzicare il mio ano.
Il mio respiro si fece nuovamente pesante, e non solo per l’eccitazione. Non avevo mai fatto sesso anale perciò mi sentivo spaventata.
Tuttavia il mio corpo pareva apprezzare le attenzioni di mio zio. Piano piano sentii l’eccitazione aumentare.
“Ti piace, eh?” disse beffardo.
“Continua” lo supplicai a mia volta.
Mio zio mi accontentò perché subito infilò un dito. L’azione, fatta a bruciapelo, mi provocò uno strano senso di dolore. Mi lasciai sfuggire un gemito lungo, un po’ infastidita.
“Continua…” dissi.
E allora le dita divennero due. Si muovevano con forza, allargandomi senza pietà il mio piccolo buco vergine.
Quello che era inizialmente dolore vero e proprio, divenne via via fastidio, e poi piacere.
Il mio sesso era di nuovo gonfio e bagnato.
Le dita di mio zio si muovevano veloci, stuzzicandomi tanto l’interno quanto la pelle esterna dell’ano.
Gemevo ormai senza alcun freno.
“Preparati, bambolina” mi disse. “Questa volta farà male”.
“No, ti prego, continua… continua!” supplicavo.
Sentii scivolare via le dita e capii subito a cosa mio zio si riferisse. Ben presto sarebbero state sostituite dal suo cazzo duro e grosso.
Chiusi gli occhi e presi un gran respiro.
Potevo sentire la punta della cappella indugiare, saggiare quella piccola apertura.
La cappella entrò piano, provocandomi dolore. Strinsi forte i pugni. I colpi erano lenti e brevi.
“Continua…” mormorai tra un respiro mozzato e l’altro.
Mio zio allora entrò con tutto il suo cazzo.
Fu una spinta dolce, ma mi sentii squassata ugualmente. Boccheggiai dal dolore.
Il suo membro era davvero grosso, potevo avvertirlo in tutta la sua interezza.
Rimase fermo per un po’, facendomi abituare a quel corpo estraneo, poi uscì fuori e mi penetrò con un secondo colpo più forte del primo.
Le spinte divennero regolari, più veloci e più forti. Non solo la mia eccitazione, ma anche quella di mio zio stava aumentando.
Mi sentivo fragile, sul punto di rompermi, ma poi, senza nemmeno accorgermene, notai che quelle spinte mi stavano inondando di piacere. Un piacere intenso, molto più intenso di quanto avessi mai provato fino a quel momento.
Le palle dure e gonfie di mio zio colpivano la pelle del mio sedere.
Il tavolo tremava sotto i suoi colpi. Tremavo anch’io: tremava la mia voce, tremavano le mie gambe, persino il mio sesso bagnato.
L’orgasmo mi colpì all’improvviso. Fu indescrivibile. Di una potenza che non avevo mai provato.
Mi sentii ancora una volta sul punto di spezzarmi, ma di piacere. Un piacere così intenso che mi pareva di toccarlo.
Fui costretta a reggermi al tavolo per non cadere a terra stanca, distrutta.
Mio zio andò avanti con altre due spinte, forti e vigorose come lui, poi venne dentro di me con un lungo gemito di piacere.
Avvertii la sborra calda scorrere lungo il mio corpo.
Mio zio si accasciò su di me, tremante e sudato.
“E’ stato bellissimo, bambolina mia”.
Io non riuscii a dire nulla. Mi limitai solo a sorridere.
Dopo l’orgasmo mi sentivo spossata.
Potevo sentire sulla pelle tutta la stanchezza del viaggio, l’eccitazione crescente che m’aveva accompagnata fino in casa, fino a quel letto su cui ero stesa e su cui erano ancora ben visibili i miei umori e il liquido seminale di mio zio.
Rimasi qualche minuto ferma, assaporando il piacere del momento, mentre lo sperma si seccava lentamente sulla pelle. Poi mi alzai, un po’ a fatica, e mi diressi in cucina. Avevo bisogno di bere qualcosa.
Forse la stanchezza, forse l’eccitazione o forse entrambe mi avevano letteralmente disidratata.
Mi avvicinai al frigorifero, lo aprii e presi la prima cosa che vidi: una bottiglietta di coca in vetro. La aprii e bevvi a grandi sorsi.
Mio zio, intanto, mi aveva raggiunto. Se ne stava fermo sulla porta ad osservarmi. Potevo sentire il suo sguardo sulla pelle. Potevo sentirlo indugiare sul collo e sulle spalle sudate, sul seno sodo, e poi correre lungo la schiena fino al sedere. Indugiò parecchio su quel punto e a me tornarono in mente le sue parole.
“Sono davvero stanca” dissi con una mezza risatina. Mio zio rise con me mentre si lasciava cadere su una sedia.
Lo raggiunsi e mi accomodai a cavalcioni su una delle sue gambe. Come quando ero piccola e lui mi lasciava giocare, mi faceva dondolare e ridere.
Il ricordo mi eccitò all’istante. Sentii il mio sesso bagnato posarsi sulla sua pelle, lasciare una piccola impronta bagnata.
Mio zio mi scostò una ciocca di capelli dalla fronte.
“Vuoi giocare, piccola Lu?” domandò allusivo. Con ogni probabilità anche a lui erano venuti in mente i nostri giochi innocenti. Innocenza che ormai tra noi non esisteva più.
Senza dargli alcuna risposta, se non un sorrisetto malizioso, presi a strusciarmi sulla sua coscia, appoggiando i palmi delle mani sul suo torace. Mi muovevo piano, lasciando che i miei umori bagnassero la sua pelle.
Mio zio cominciò ad accarezzarmi la schiena: con le dita scorreva lungo la mia spina dorsale, provocandomi brividi di piacere, fino ai fianchi e al sedere.
Tanto più cresceva la mia eccitazione, tanto più velocemente mi strusciavo.
Sentivo tutto il sesso, ormai bagnatissimo, toccare la pelle calda di mio zio, del mio amante.
Senza rendermene conto presi a gemere. Il mio respiro diventata sempre più corto mentre mi zio non smetteva di accarezzarmi. Anzi le sue carezze diventano sempre più lunghe, indugiavano sempre più sui lembi della mia pelle accaldata.
“Ti desidero,” sussurrai al suo orecchio, quando ormai sentivo di essere sul punto di venire. “Ti desidero moltissimo, zietto caro”.
Aumentai il ritmo, fino a quando esplosi in un orgasmo fortissimo.
Mi accasciai su di lui mentre riprendevo fiato. Lo abbracciai e gli baciai il collo.
Poco dopo mio zio si sciolse dalla mia morsa. Guardò a lungo gli umori che avevo lasciato sulla sua coscia.
Io ero ancora scossa, ancora spossata e sudata. Desideravo solo farmi una doccia e mettermi a letto per riposare.
“Vieni qui,” disse mio zio prendendomi una mano e tirandomi a sé. “lecca via tutto” aggiunse, indicando i miei umori.
Incapace di qualsiasi forma di ribellione nei suoi confronti, acconsentii alla richiesta. Mi inginocchiai, senza smettere di guardarlo, e piano piano con la lingua raccolsi il frutto della mia eccitazione.
Aveva un sapore amarognolo.
Ne avrei sicuramente fatto a meno, tuttavia vedere di nuovo il pene di mio zio in erezione mi diede la spinta a continuare.
Avrei voluto afferrare il suo cazzo e segarlo, come era già avvenuto, ma lui non me ne diede possibilità.
Dopo aver leccato tutto, mi fece alzare e mi disse con voce perentoria di voltarmi e appoggiare le mani sul tavolo.
Lo sentii sputare saliva su una mano, poi cominciò a stuzzicare il mio ano.
Il mio respiro si fece nuovamente pesante, e non solo per l’eccitazione. Non avevo mai fatto sesso anale perciò mi sentivo spaventata.
Tuttavia il mio corpo pareva apprezzare le attenzioni di mio zio. Piano piano sentii l’eccitazione aumentare.
“Ti piace, eh?” disse beffardo.
“Continua” lo supplicai a mia volta.
Mio zio mi accontentò perché subito infilò un dito. L’azione, fatta a bruciapelo, mi provocò uno strano senso di dolore. Mi lasciai sfuggire un gemito lungo, un po’ infastidita.
“Continua…” dissi.
E allora le dita divennero due. Si muovevano con forza, allargandomi senza pietà il mio piccolo buco vergine.
Quello che era inizialmente dolore vero e proprio, divenne via via fastidio, e poi piacere.
Il mio sesso era di nuovo gonfio e bagnato.
Le dita di mio zio si muovevano veloci, stuzzicandomi tanto l’interno quanto la pelle esterna dell’ano.
Gemevo ormai senza alcun freno.
“Preparati, bambolina” mi disse. “Questa volta farà male”.
“No, ti prego, continua… continua!” supplicavo.
Sentii scivolare via le dita e capii subito a cosa mio zio si riferisse. Ben presto sarebbero state sostituite dal suo cazzo duro e grosso.
Chiusi gli occhi e presi un gran respiro.
Potevo sentire la punta della cappella indugiare, saggiare quella piccola apertura.
La cappella entrò piano, provocandomi dolore. Strinsi forte i pugni. I colpi erano lenti e brevi.
“Continua…” mormorai tra un respiro mozzato e l’altro.
Mio zio allora entrò con tutto il suo cazzo.
Fu una spinta dolce, ma mi sentii squassata ugualmente. Boccheggiai dal dolore.
Il suo membro era davvero grosso, potevo avvertirlo in tutta la sua interezza.
Rimase fermo per un po’, facendomi abituare a quel corpo estraneo, poi uscì fuori e mi penetrò con un secondo colpo più forte del primo.
Le spinte divennero regolari, più veloci e più forti. Non solo la mia eccitazione, ma anche quella di mio zio stava aumentando.
Mi sentivo fragile, sul punto di rompermi, ma poi, senza nemmeno accorgermene, notai che quelle spinte mi stavano inondando di piacere. Un piacere intenso, molto più intenso di quanto avessi mai provato fino a quel momento.
Le palle dure e gonfie di mio zio colpivano la pelle del mio sedere.
Il tavolo tremava sotto i suoi colpi. Tremavo anch’io: tremava la mia voce, tremavano le mie gambe, persino il mio sesso bagnato.
L’orgasmo mi colpì all’improvviso. Fu indescrivibile. Di una potenza che non avevo mai provato.
Mi sentii ancora una volta sul punto di spezzarmi, ma di piacere. Un piacere così intenso che mi pareva di toccarlo.
Fui costretta a reggermi al tavolo per non cadere a terra stanca, distrutta.
Mio zio andò avanti con altre due spinte, forti e vigorose come lui, poi venne dentro di me con un lungo gemito di piacere.
Avvertii la sborra calda scorrere lungo il mio corpo.
Mio zio si accasciò su di me, tremante e sudato.
“E’ stato bellissimo, bambolina mia”.
Io non riuscii a dire nulla. Mi limitai solo a sorridere.
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