Nonne Porche 6
Scritto da Key7, il 2020-02-12, genere incesti
Mi sono appena seduto sul divano cercando di non pensare a quanto ho il cazzo ancora duro quando rispunta la signora Ceresita.
Ha 71 anni, un pochino più di nonna, vedova da sempre perché, poverina, ha perso il marito in guerra. Bionda un po’ stempiata, ovviamente si tinge e si vede il segno del grigio sulla nuca. A occhio peserà più di 130 kg di cui almeno 30 solo di culo e ha due tette davanti che sembrano due angurie. Le gambe sono tipo due cotechini inguantate nelle calze di nylon che ne accentuano il gonfiore e, ho scoperto oggi, quando ha alzato la gonna per mostrare le gambe gonfie, ha una fica dannatamente pelosa.
Arriva, ha in mano una birra in lattina, una sottomarca di merda del discount ma fa nulla. Me la porge con un bicchiere riciclato dal vasetto di nutella. “Tieni caro”.
“O non doveva disturbarsi” dico cortese anche se questa roba ha il gusto del piscio di mia nonna.
Di colpo si mette a sbottonare il vestito. Per un secondo penso a cose porche sperando di veder spuntare le tettone immense ma invece, con delusione, sotto ha una sottoveste rosa pallido e, più sotto ancora in trasparenza le mutande e il reggiseno taglia elefante piuttosto spessì che nulla lasciano al “vedo/non vedo”.
Prende da un cassetto un tubicino e me lo porge.
“Che cosa sarebbe?”.
“È il gel per le gambe. Per il gonfiore”.
“A ecco.... e quindi?”.
“Faccio un po’ fatica a chinarmi per spalmarlo da sola. Tua zia dice che a lei spalmi sempre la crema e, se te la senti...”.
La fisso. L’unica crema che spalmo di recente a mia zia è quella bianca e calda che esce a fiumi dal mio cazzo ma non sto a sottilizzare. Un po’ per cortesia e un po’ perché davvero mi va di palpare almeno un po’ il suo corpo le dico “possiamo provarci”.
La donnona si siede sulla poltrona, solleva la sottoveste e si cala le calze autoreggenti fino all’età caviglie. Le cosce sono davvero immense anche se la mia attenzione è più per le sue mutande giganti da cui spunta pelo pubico a ciuffi.
Sto già pensando che chinato fra le sue gambe potrò almeno sentire di cosa puzza la sua fica e la cosa, lo ammetto, mi eccita molto.
Senza dare a vedere quando è duro sotto ai pantaloni, mi metto in ginocchio proprio davanti a lei.
“Spruzza la crema sulla pelle e poi frega con decisone. Lo sai no?”.
“Si, si tranquilla”.
“Inizia dalle caviglie e poi sali”.
“Ma certo” annuisco anche se io avrei iniziato dalle cosce o magari anche più su.
Questa roba ha un odore simile alla camomilla e unge da morire. La donna mi incita a non lesinare sulle quantità e appena sente che si sta assorbendo subito insite “spruzza, spruzzane ancora”.
Io obbedisco ossequioso domandando ogni tanto “Così va bene?”.
Lei annuisce a grugniti. Pare soddisfatta.
Ci metto una vita a spalmare le caviglie, i polpacci, le ginocchia. Prima la destra e poi la sinistra e finalmente arrivò alle cosce. Morbide, calde....uso tutte e due le mani per lavorare bene sulla prima mentre la vecchia con la testa un po’ all’indietro e gli occhi chiusi si gode il massaggio sussurrando “un po’ più forte, un po’ di più”.
A un certo punto nel fare il movimento rotatorio a mano aperta le sfioro i peli che escono da sotto le mutande, la cosa è molto piacevole e lo rifaccio svariate volte. “Frega più forte , dacci di gomito” ordina la vecchia. Io obbedisco e spostando ancora un po’ la mano completamente spalancata appoggio il pollice dove presumo ci sia la vagina. Prima un po’ con cautela poi visto che non dice nulla faccio proprio pressione col pollice e percepisco le labbra vaginali e la fessurina.
Senza darlo a sentire mentre l’altra mano massaggia con forza le muovo appena il pollice sulla figa.
Lei non dice nulla e continuo a roteare piano piano il pollice sentendo proprio che sotto alle mutande c’è quello che cercavo.
“Va bene così?” .
“Benissimo” mugola appena la vecchia e così spingo proprio la punta del pollice come se volessi infilarglielo dentro.
Lei fa un gemito, un gemito di piacere pare e ha ancora gli occhi chiusi.
Ora non la sto più massaggiando. Una mano le palpa la coscia mentre col pollice dell’altra glielo muovo su e giù sentendo le labbra vaginali che iniziano a svegliarsi.
Decido di provarci. Con la mano libera scosto le mutande che sono piuttosto ampie e non danno problemi. La vedo.
Un riccio di pelo grigio con una bocca sopra.
Una bocca con due grandi labbra sporgenti e carnose.
Le accarezzo il pelo con una mano mentre con l’altra cambio dito decidendo di usare l’indice.
La sento genere sotto voce ma non dice nulla.
Il dito entra nella fessura piuttosto stretta e solo a quel punto parte un “oi!” misto di dolore e piacere. Mi fermo. Aspetto che arrivi qualche obiezione ma non accade. Spingo più a fondo, il dito è tutto dentro.
Lo ruoto nella vagina che sta iniziando a bagnarsi e la vecchia baldracca sussurra “Ommadonna”.
Comincio a masturbarla a tutta forza. Diventa un lago, si dilata, le ficco un secondo dito.
“O signore sto godendo...” mugola la vecchia.
È il momento, levo per un attimo le mani e con un colpo secco provo a tirarle giù le mutande.
Lei per nulla contrariata solleva un pochino il culone per aiutarmi.
Le mutande scendono alle caviglie e la patata pelosa è tutta mia.
Avvicino la bocca e inizio a farle un bel lavoretto.
Sono molto allenato con zia e nonna e non per vantarmi ma so come dare piacere alle fiche. Anche a quelle così vecchie.
Ceresita allunga una mano, mi si appoggia sulla testa e mi stringe i capelli. Più stringe, più sento che sta godendo.
Io continuo a leccare, la sento sempre più bagnata fin che non esclama “o porca vacca. O si”.
È venuta.
Ora so che sarà mia in tutti i modi.
Mi alzo in piedi con la bocca tutta impastata e mi levo veloce i pantaloni.
Il cazzo duro come marmo svetta segnando mezzogiorno in punto.
Ceresita apre gli occhi e l’espressione sbalordita sul suo volto dice tutto.
“Ti piace?”.
“Sembra un braccio” sospira lei.
“Toccalo dai non aver paura” la incito avvicinandomi al suo viso.
La vecchia dapprima un po’ incetta lo afferra, ne saggia la durezza mentre le mie mani scendono sulla sua sottoveste. Gliela sfilo, resta in reggiseno. Quelle tette giganti sembrano voler esplodere. La aiuto a slacciarlo mentre ha sempre una mano sul mio cazzo e me lo strizza vogliosa.
Le due bombe esplodono fuori e sono davvero gigantesche. Non resisto più, le prendo con le mani, le sollevo e ficco il cazzo in mezzo.
Mi faccio praticamente una sega fra le sue tettone mentre i capezzoli formato gigante si induriscono. La cappella le balla davanti al viso ma capisco che la vecchia chiattona non intuisce che sarebbe il caso di prenderlo in bocca.
In seguito saprò che non ha mai fatto pompini in vita sua. Del resto mi dirà anche che sono stato il primo a leccarle la gnocca.
L’eccitazione è così tanta che sborro....
Le riempio quel mare di tette di sperma rovente e mentre lei si fissa i seni coperti di liquame bianco sorrido soddisfatto.
Prende la sottoveste con una mano e inizia a pulirsi, forse crede sia finita ma si sbaglia.
Mi chino e con calma le sfilo del tutto le mutande dai piedi e, tanto che ci sono faccio risalire con calma le calze arrotolate dalle caviglie.
“Che fai? Perché me le infili?”.
“Sei più porca con le calze. Fidati”.
“Ma dai.... questa è nuova” commenta mentre continua a pulire sborra dalle angurie.
Inutile perdersi in discorsi sull’eccitazione che mi da il nylon. Tanto vale passare ai fatti.
È troppo grassa per prenderla in poltrona quindi le porgo un braccio “Dai vieni non farti pregare”.
Tira su con fatica il suo dolce peso e appena in piedi la accompagno verso il divano a fianco.
Con la leggiadria di una balena ci sale e si accuccia meglio che può dimenando il grasso culo.
“Così va bene?” chiede.
Per conferma sente il mio peso tutto sulla schiena e un secondo dopo il mio cazzo spinge fra le sue gambe.
È da così tanto che non tromba che quasi sembra di sverginarla di nuovo. Sembra quasi di rompere un guscio mentre il mio bastone piano piano si fa strada fino ai coglioni.
Quando sento di essere tutto dentro di lei mi fermo, le lascio gustare la sensazione di tutta la mia asta in pancia e chiedo “Ti piace vero?”.
“È così grosso....umm”.
“Ora tieniti forte che arriva il bello” dico e aggrappato a quel culone infinito inizio a darci con tutte le mie forze.
Sento la vecchia ciabatta venire, ogni volta il suo grasso utero si stringe sul mio cazzo e sono sensazioni paradisiache. Ogni orgasmo è seguito da dei sommessi “O madonna, ossignore...” mentre mi diverto a darle dei sonori schiaffi su quelle chiappone burrose.
Mi viene anche una mezza idea di ficcarlo lì in mezzo ma alla fine mi accontento di metterci un dito. Il culo è vergine è bello stretto e già immagino cosa potrò farci in un prossimo incontro.
Mi sollevo sulle caviglie, con le ginocchia che avvolgono il suo corpo, tutto il mio peso spinge al massimo la penetrazione. La sfondo, la voglio proprio sfondare.
Alla fine vengo. Svuoto mezzo litro di sborra nella sua vecchia gnocca pelosa e le do ancora un sonoro schiaffo alle chiappe ormai rosse...
Ceresita che non ne può più si lascia andare e crolla lunga sul divano stremata e senza fiato.
Le ci vogliono più di dieci minuti prima di ricominciare a muoversi tanto che per un attimo penso che sia morta.
L’ho talmente sfondata che c’è rimasta....
Mi rivesto, finisco la borra mentre la nonnina è corsa in bagno a fare una fluente pisciata. Quando torna si è più o meno coperta il seno e ha un paio di mutande pulite, le altre sono ancora sul pavimento.
Allunga una mano e penso voglia abbracciarmi ma lei mi porge una banconota da 50.
“Sei stato bravissimo. Se ti va bene mi piacerebbe fare un paio di massaggi alle gambe a settimana. Se puoi?”.
“Ma certo. Non vedo l’ora...” sorrido io facendo sparire la banconota nei pantaloni.
Ci accordiamo per il mattino, verso le dieci, due volte a settimana e sapere che oltre a farmi una bella trombata mi metterò anche in tasca un po’ di di dindini mi inorgoglisce parecchio.
Saluto la chiattona, esco e piano piano torno a casa tutto allegro.
Appena entro trovo mia zia, è seduta al tavolo della cucina e rammenda un paio di calzini.
“Allora? È andata bene con la Ceresita”.
“Tu lo sapevi vero. Avevi già programmato tutto”.
“Diciamo che ho intuito che quella stronza avrebbe gradito il tuo pisellone. Quando mi ha detto dei massaggi alle gambe ho subito pensato che uno come te, con le mani sulle sue cosce qualcosa avrebbe fatto. È così è stato immagino visto che ti sei fermato due ore”.
“Una doppia....” le confermo.
“E non sei contento. Non eri curioso di vedere le sue enormi tette? Ti sono piaciute?”.
“Ci ho sborrato sopra”.
“Lo immaginavo” sorride zia.
“Poi mi ha dato queste e me ne darà ogni volta che vado da lei” dico mettendole davanti al naso la banconota.
“A però.... bene. Cominci a guadagnare i tuoi soldini”.
“Si ma tienili tu zia. Con tutto quello che fate tu e nonna per me è giusto così”.
Lei annuisce e fa sparire la banconota “Ti sei trovato il lavoretto estivo. C’è chi falcia il prato, chi porta i giornali....”.
“Io trombo le nonne” rido io.
La zia pare rifletterci sopra poi mi dice “Senti io so che la Ceresita è ricchissima, ha due pensioni e un sacco di risparmi e come lei in paese c’è ne sono tante. Tante donne che secondo me pagherebbero volentieri uno stallone come te. Che ne dici? Ti andrebbe se ne trovò altre? Potremmo fare un bel po di soldini se te la senti”.
“Lo sai che se si parla di chiavare sono sempre pronto zia”.
“Si ma ti avverto che non saranno proprio bellissime ne giovanissime. Se una paga per il sesso significa che non riesce a trovarlo con altri mezzi ti pare?”.
“Guarda zia a me solo l’idea che queste sante donne sotto sotto si facciano sbattere come tappeti già mi stuzzica belle o brutte che siano. Poi scusami se ti offendo ma più siete vecchie e più diventate porche...”.
“Mi dai della porca?”.
“Anche della troia zietta. E sono ancora un po’ arrabbiato per come mi hai buttato a casa della cicciona. Tanto più che ho dovuto farmi la strada a piedi”.
“Ma camminare ti fa solo del bene”.
“Poche balle zia mi devi pagare pegno” insisto io.
“In natura scommetto?” sorride lei.
“Ovvio” e dicendolo ho già calato i pantaloni.
Lei non si fa pregare, anche se è molle lo prende in mano e se lo porta alla bocca.
Lo succhia per bene e io rido... “Senti un gusto diverso vero?”.
“Annuisce” senza smettere di ciucciare.
“È la fica della Cesira. Non me lo sono lavato...”.
Sputa fuori il cazzo e mi fissa “Brutti porco mi fai ciucciare io pisello sporco della gnocca di un’altra?”.
“È questo il pegno. Ciucciarlo pulito sarebbe troppo bello. A te piace ciucciarlo non sarebbe un pegno ti pare”.
“Mamma mia che porco di nipote che ho. Va bhe, ho bevuto di peggio” sospira e riprende il pompino....
Quando sono a spasso vedo spesso la signora Ceresita, sempre sulla sua panchina, con la sua amica pettegola a passare in rassegna i cazzo di tutto il paese. Ora però non è più acida, mi saluta gentile e, quando l’amica seduta a fianco non guarda, mi fa un sorriso, apre le gambe, scosta le mutande e mi fa vedere la sua patata pelosa sotto alla gonna.
Io la guardo e sembra quasi che anche quelle labbra li sotto stiano sorridendo felici di essere tornate operative.
Ha 71 anni, un pochino più di nonna, vedova da sempre perché, poverina, ha perso il marito in guerra. Bionda un po’ stempiata, ovviamente si tinge e si vede il segno del grigio sulla nuca. A occhio peserà più di 130 kg di cui almeno 30 solo di culo e ha due tette davanti che sembrano due angurie. Le gambe sono tipo due cotechini inguantate nelle calze di nylon che ne accentuano il gonfiore e, ho scoperto oggi, quando ha alzato la gonna per mostrare le gambe gonfie, ha una fica dannatamente pelosa.
Arriva, ha in mano una birra in lattina, una sottomarca di merda del discount ma fa nulla. Me la porge con un bicchiere riciclato dal vasetto di nutella. “Tieni caro”.
“O non doveva disturbarsi” dico cortese anche se questa roba ha il gusto del piscio di mia nonna.
Di colpo si mette a sbottonare il vestito. Per un secondo penso a cose porche sperando di veder spuntare le tettone immense ma invece, con delusione, sotto ha una sottoveste rosa pallido e, più sotto ancora in trasparenza le mutande e il reggiseno taglia elefante piuttosto spessì che nulla lasciano al “vedo/non vedo”.
Prende da un cassetto un tubicino e me lo porge.
“Che cosa sarebbe?”.
“È il gel per le gambe. Per il gonfiore”.
“A ecco.... e quindi?”.
“Faccio un po’ fatica a chinarmi per spalmarlo da sola. Tua zia dice che a lei spalmi sempre la crema e, se te la senti...”.
La fisso. L’unica crema che spalmo di recente a mia zia è quella bianca e calda che esce a fiumi dal mio cazzo ma non sto a sottilizzare. Un po’ per cortesia e un po’ perché davvero mi va di palpare almeno un po’ il suo corpo le dico “possiamo provarci”.
La donnona si siede sulla poltrona, solleva la sottoveste e si cala le calze autoreggenti fino all’età caviglie. Le cosce sono davvero immense anche se la mia attenzione è più per le sue mutande giganti da cui spunta pelo pubico a ciuffi.
Sto già pensando che chinato fra le sue gambe potrò almeno sentire di cosa puzza la sua fica e la cosa, lo ammetto, mi eccita molto.
Senza dare a vedere quando è duro sotto ai pantaloni, mi metto in ginocchio proprio davanti a lei.
“Spruzza la crema sulla pelle e poi frega con decisone. Lo sai no?”.
“Si, si tranquilla”.
“Inizia dalle caviglie e poi sali”.
“Ma certo” annuisco anche se io avrei iniziato dalle cosce o magari anche più su.
Questa roba ha un odore simile alla camomilla e unge da morire. La donna mi incita a non lesinare sulle quantità e appena sente che si sta assorbendo subito insite “spruzza, spruzzane ancora”.
Io obbedisco ossequioso domandando ogni tanto “Così va bene?”.
Lei annuisce a grugniti. Pare soddisfatta.
Ci metto una vita a spalmare le caviglie, i polpacci, le ginocchia. Prima la destra e poi la sinistra e finalmente arrivò alle cosce. Morbide, calde....uso tutte e due le mani per lavorare bene sulla prima mentre la vecchia con la testa un po’ all’indietro e gli occhi chiusi si gode il massaggio sussurrando “un po’ più forte, un po’ di più”.
A un certo punto nel fare il movimento rotatorio a mano aperta le sfioro i peli che escono da sotto le mutande, la cosa è molto piacevole e lo rifaccio svariate volte. “Frega più forte , dacci di gomito” ordina la vecchia. Io obbedisco e spostando ancora un po’ la mano completamente spalancata appoggio il pollice dove presumo ci sia la vagina. Prima un po’ con cautela poi visto che non dice nulla faccio proprio pressione col pollice e percepisco le labbra vaginali e la fessurina.
Senza darlo a sentire mentre l’altra mano massaggia con forza le muovo appena il pollice sulla figa.
Lei non dice nulla e continuo a roteare piano piano il pollice sentendo proprio che sotto alle mutande c’è quello che cercavo.
“Va bene così?” .
“Benissimo” mugola appena la vecchia e così spingo proprio la punta del pollice come se volessi infilarglielo dentro.
Lei fa un gemito, un gemito di piacere pare e ha ancora gli occhi chiusi.
Ora non la sto più massaggiando. Una mano le palpa la coscia mentre col pollice dell’altra glielo muovo su e giù sentendo le labbra vaginali che iniziano a svegliarsi.
Decido di provarci. Con la mano libera scosto le mutande che sono piuttosto ampie e non danno problemi. La vedo.
Un riccio di pelo grigio con una bocca sopra.
Una bocca con due grandi labbra sporgenti e carnose.
Le accarezzo il pelo con una mano mentre con l’altra cambio dito decidendo di usare l’indice.
La sento genere sotto voce ma non dice nulla.
Il dito entra nella fessura piuttosto stretta e solo a quel punto parte un “oi!” misto di dolore e piacere. Mi fermo. Aspetto che arrivi qualche obiezione ma non accade. Spingo più a fondo, il dito è tutto dentro.
Lo ruoto nella vagina che sta iniziando a bagnarsi e la vecchia baldracca sussurra “Ommadonna”.
Comincio a masturbarla a tutta forza. Diventa un lago, si dilata, le ficco un secondo dito.
“O signore sto godendo...” mugola la vecchia.
È il momento, levo per un attimo le mani e con un colpo secco provo a tirarle giù le mutande.
Lei per nulla contrariata solleva un pochino il culone per aiutarmi.
Le mutande scendono alle caviglie e la patata pelosa è tutta mia.
Avvicino la bocca e inizio a farle un bel lavoretto.
Sono molto allenato con zia e nonna e non per vantarmi ma so come dare piacere alle fiche. Anche a quelle così vecchie.
Ceresita allunga una mano, mi si appoggia sulla testa e mi stringe i capelli. Più stringe, più sento che sta godendo.
Io continuo a leccare, la sento sempre più bagnata fin che non esclama “o porca vacca. O si”.
È venuta.
Ora so che sarà mia in tutti i modi.
Mi alzo in piedi con la bocca tutta impastata e mi levo veloce i pantaloni.
Il cazzo duro come marmo svetta segnando mezzogiorno in punto.
Ceresita apre gli occhi e l’espressione sbalordita sul suo volto dice tutto.
“Ti piace?”.
“Sembra un braccio” sospira lei.
“Toccalo dai non aver paura” la incito avvicinandomi al suo viso.
La vecchia dapprima un po’ incetta lo afferra, ne saggia la durezza mentre le mie mani scendono sulla sua sottoveste. Gliela sfilo, resta in reggiseno. Quelle tette giganti sembrano voler esplodere. La aiuto a slacciarlo mentre ha sempre una mano sul mio cazzo e me lo strizza vogliosa.
Le due bombe esplodono fuori e sono davvero gigantesche. Non resisto più, le prendo con le mani, le sollevo e ficco il cazzo in mezzo.
Mi faccio praticamente una sega fra le sue tettone mentre i capezzoli formato gigante si induriscono. La cappella le balla davanti al viso ma capisco che la vecchia chiattona non intuisce che sarebbe il caso di prenderlo in bocca.
In seguito saprò che non ha mai fatto pompini in vita sua. Del resto mi dirà anche che sono stato il primo a leccarle la gnocca.
L’eccitazione è così tanta che sborro....
Le riempio quel mare di tette di sperma rovente e mentre lei si fissa i seni coperti di liquame bianco sorrido soddisfatto.
Prende la sottoveste con una mano e inizia a pulirsi, forse crede sia finita ma si sbaglia.
Mi chino e con calma le sfilo del tutto le mutande dai piedi e, tanto che ci sono faccio risalire con calma le calze arrotolate dalle caviglie.
“Che fai? Perché me le infili?”.
“Sei più porca con le calze. Fidati”.
“Ma dai.... questa è nuova” commenta mentre continua a pulire sborra dalle angurie.
Inutile perdersi in discorsi sull’eccitazione che mi da il nylon. Tanto vale passare ai fatti.
È troppo grassa per prenderla in poltrona quindi le porgo un braccio “Dai vieni non farti pregare”.
Tira su con fatica il suo dolce peso e appena in piedi la accompagno verso il divano a fianco.
Con la leggiadria di una balena ci sale e si accuccia meglio che può dimenando il grasso culo.
“Così va bene?” chiede.
Per conferma sente il mio peso tutto sulla schiena e un secondo dopo il mio cazzo spinge fra le sue gambe.
È da così tanto che non tromba che quasi sembra di sverginarla di nuovo. Sembra quasi di rompere un guscio mentre il mio bastone piano piano si fa strada fino ai coglioni.
Quando sento di essere tutto dentro di lei mi fermo, le lascio gustare la sensazione di tutta la mia asta in pancia e chiedo “Ti piace vero?”.
“È così grosso....umm”.
“Ora tieniti forte che arriva il bello” dico e aggrappato a quel culone infinito inizio a darci con tutte le mie forze.
Sento la vecchia ciabatta venire, ogni volta il suo grasso utero si stringe sul mio cazzo e sono sensazioni paradisiache. Ogni orgasmo è seguito da dei sommessi “O madonna, ossignore...” mentre mi diverto a darle dei sonori schiaffi su quelle chiappone burrose.
Mi viene anche una mezza idea di ficcarlo lì in mezzo ma alla fine mi accontento di metterci un dito. Il culo è vergine è bello stretto e già immagino cosa potrò farci in un prossimo incontro.
Mi sollevo sulle caviglie, con le ginocchia che avvolgono il suo corpo, tutto il mio peso spinge al massimo la penetrazione. La sfondo, la voglio proprio sfondare.
Alla fine vengo. Svuoto mezzo litro di sborra nella sua vecchia gnocca pelosa e le do ancora un sonoro schiaffo alle chiappe ormai rosse...
Ceresita che non ne può più si lascia andare e crolla lunga sul divano stremata e senza fiato.
Le ci vogliono più di dieci minuti prima di ricominciare a muoversi tanto che per un attimo penso che sia morta.
L’ho talmente sfondata che c’è rimasta....
Mi rivesto, finisco la borra mentre la nonnina è corsa in bagno a fare una fluente pisciata. Quando torna si è più o meno coperta il seno e ha un paio di mutande pulite, le altre sono ancora sul pavimento.
Allunga una mano e penso voglia abbracciarmi ma lei mi porge una banconota da 50.
“Sei stato bravissimo. Se ti va bene mi piacerebbe fare un paio di massaggi alle gambe a settimana. Se puoi?”.
“Ma certo. Non vedo l’ora...” sorrido io facendo sparire la banconota nei pantaloni.
Ci accordiamo per il mattino, verso le dieci, due volte a settimana e sapere che oltre a farmi una bella trombata mi metterò anche in tasca un po’ di di dindini mi inorgoglisce parecchio.
Saluto la chiattona, esco e piano piano torno a casa tutto allegro.
Appena entro trovo mia zia, è seduta al tavolo della cucina e rammenda un paio di calzini.
“Allora? È andata bene con la Ceresita”.
“Tu lo sapevi vero. Avevi già programmato tutto”.
“Diciamo che ho intuito che quella stronza avrebbe gradito il tuo pisellone. Quando mi ha detto dei massaggi alle gambe ho subito pensato che uno come te, con le mani sulle sue cosce qualcosa avrebbe fatto. È così è stato immagino visto che ti sei fermato due ore”.
“Una doppia....” le confermo.
“E non sei contento. Non eri curioso di vedere le sue enormi tette? Ti sono piaciute?”.
“Ci ho sborrato sopra”.
“Lo immaginavo” sorride zia.
“Poi mi ha dato queste e me ne darà ogni volta che vado da lei” dico mettendole davanti al naso la banconota.
“A però.... bene. Cominci a guadagnare i tuoi soldini”.
“Si ma tienili tu zia. Con tutto quello che fate tu e nonna per me è giusto così”.
Lei annuisce e fa sparire la banconota “Ti sei trovato il lavoretto estivo. C’è chi falcia il prato, chi porta i giornali....”.
“Io trombo le nonne” rido io.
La zia pare rifletterci sopra poi mi dice “Senti io so che la Ceresita è ricchissima, ha due pensioni e un sacco di risparmi e come lei in paese c’è ne sono tante. Tante donne che secondo me pagherebbero volentieri uno stallone come te. Che ne dici? Ti andrebbe se ne trovò altre? Potremmo fare un bel po di soldini se te la senti”.
“Lo sai che se si parla di chiavare sono sempre pronto zia”.
“Si ma ti avverto che non saranno proprio bellissime ne giovanissime. Se una paga per il sesso significa che non riesce a trovarlo con altri mezzi ti pare?”.
“Guarda zia a me solo l’idea che queste sante donne sotto sotto si facciano sbattere come tappeti già mi stuzzica belle o brutte che siano. Poi scusami se ti offendo ma più siete vecchie e più diventate porche...”.
“Mi dai della porca?”.
“Anche della troia zietta. E sono ancora un po’ arrabbiato per come mi hai buttato a casa della cicciona. Tanto più che ho dovuto farmi la strada a piedi”.
“Ma camminare ti fa solo del bene”.
“Poche balle zia mi devi pagare pegno” insisto io.
“In natura scommetto?” sorride lei.
“Ovvio” e dicendolo ho già calato i pantaloni.
Lei non si fa pregare, anche se è molle lo prende in mano e se lo porta alla bocca.
Lo succhia per bene e io rido... “Senti un gusto diverso vero?”.
“Annuisce” senza smettere di ciucciare.
“È la fica della Cesira. Non me lo sono lavato...”.
Sputa fuori il cazzo e mi fissa “Brutti porco mi fai ciucciare io pisello sporco della gnocca di un’altra?”.
“È questo il pegno. Ciucciarlo pulito sarebbe troppo bello. A te piace ciucciarlo non sarebbe un pegno ti pare”.
“Mamma mia che porco di nipote che ho. Va bhe, ho bevuto di peggio” sospira e riprende il pompino....
Quando sono a spasso vedo spesso la signora Ceresita, sempre sulla sua panchina, con la sua amica pettegola a passare in rassegna i cazzo di tutto il paese. Ora però non è più acida, mi saluta gentile e, quando l’amica seduta a fianco non guarda, mi fa un sorriso, apre le gambe, scosta le mutande e mi fa vedere la sua patata pelosa sotto alla gonna.
Io la guardo e sembra quasi che anche quelle labbra li sotto stiano sorridendo felici di essere tornate operative.
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