Cameriere in estate 5 - Nina mi fa la festa

Scritto da , il 2021-08-23, genere prime esperienze

Quinto capitolo della mia prima stagione da cameriere. Siamo nel 1976 in Liguria, e sono un ragazzino piuttosto imbranato che sta scoprendo i piaceri del sesso. Sono racconti legati ad esperienze di vita vissuta e romanzati dalla mia fantasia. I luoghi ed i nomi dei protagonisti potrebbero non essere tutti corrispondenti per ovvi motivi di privacy. Capire ciò che è reale e ciò che è fantasia, lo lascio all’interpretazione del lettore

Prima di leggere questo capitolo consiglio la lettura dei capitoli precedenti altrimenti si fa fatica a comprenderne la trama.



La mattina ci svegliamo ancora abbracciati, è ancora presto, ma, dalla finestra che abbiamo lasciato spalancata, i primi raggi di sole sono micidiali, sono lame di luce che ci perforano le palpebre e non ci danno scampo.
Guardo l’orologio, le 5 e mezza, cazzo, avrei dormito volentieri ancora un po', non solo 3 ore.
Mi stiracchio e anche Milly apre gli occhi, incastro la testa sopra la sua spalla e depongo un lieve bacio sul collo, mi riempio le narici del suo odore, profuma di donna, di sonno e di sesso, è un mix bellissimo.
In camera è fresco e mi avvicino alla sua schiena per ricevere un po’ di tepore, lei accompagna il mio movimento e si stringe a me miagolando come una gattina, restiamo così per un po’, godendo del contatto dei nostri corpi incollati.

Come ogni mattina mi sveglio con il pene in eretto, succede ancora, anche se non sono più così giovane, ma allora, da adolescente, era veramente impressionante, duro che neppure dopo la pipì si afflosciava.
Distesi sul fianco, Milly ne sente la presenza e si stringe di più, si muove per permettergli di intrufolarsi nel solco tra i glutei, ed inizia un lento su e giù col bacino.
Io da dietro le accarezzo i seni e tormento i capezzoli, lei mugola, con la mano scendo ad accarezzare il ventre e arrivo all’attacco della peluria.
Mi fermo e ci gioco un po’, apro le dita della mano e vado a cercare la fessura della vagina, ha già iniziato a bagnarsi, sento le dita avvolte dai suoi caldi umori, trovo subito il clitoride lo stringo tra pollice e indice, lo tormento, infilo dentro il medio, lei geme, ansima e, allungando il braccio cerca di stringermi di più a lei, sono incollato alla sua pelle, la sua mano accompagna la mia, ci spinge dentro anche l’indice, la sto penetrando con due dita, mi tiene saldamente il polso e mi muove la mano dentro e fuori, costringendomi a penetrarla a fondo.
Provo con tre dita, si blocca un attimo e geme forte, ritorna a prendermi il polso e spinge dentro, riesco ad infilarle fino alle nocche, gli umori sgorgano abbondanti e mi rendo conto che potrebbe godere da un momento all’altro. Mi fermo e le tolgo, le lecco un po’ e gliele infilo in bocca, le succhia come fossero coperte di miele.
“Mmmmh, sei un porcellino già appena sveglio, quanto mi piaci”, la sua voce è ancora un po’ impastata dal sonno.
Sento che si sposta più in su, capisco cosa vuole fare e io mi spingo un po’ più giù, il pene adesso è in mezzo alle sue cosce, il glande appoggiato alla vagina, lei alza la gamba e l’appoggia sulla mia coscia, scende col bacino e con la mano dirige il membro, entro dolcemente, i movimenti sono volutamente lenti, voglio assaporare ogni momento di piacere di questo incredibile risveglio, l’abbraccio e la stringo, la mia testa sulla sua spalla, arrivo a baciargli il collo e le orecchie, lei si gira e riusciamo a unire le nostre lingue.
Ho un braccio sotto di lei e con la mano vado a martoriare il capezzolo, con l’altro braccio la stringo e arrivo col dito a tormentargli il clitoride, vado avanti così, lentamente, per diversi minuti, con il crescendo costante dei suoi gemiti, finché la sento vibrare tutta, espira e respira velocemente, si aggrappa alla mia schiena e mi ferma, ha l’orgasmo esplosivo che ormai ho iniziato a conoscere, con lunghi e continui fremiti.
Anch’io voglio venire e riprendo a muovermi dentro di lei, la sento caldissima e i suoi fluidi mi bagnano tutto, mi lascio andare e con pochi colpi e gli vengo dentro, i fiotti sono lunghi, lei li sente e mi sente gemere, mi stringe ancora di più per non fami uscire.
A distanza di anni, un risveglio così me lo sogno ancora oggi.
Guardo ancora l’orologio … cazzo, fra mezz’ora devo iniziare a lavorare.
Mi stacco dolcemente da lei, un bacio veloce e mi fiondo in doccia. Esco dopo dieci minuti con i capelli ancora bagnati, mi vesto e la saluto con un bacio.
“Ci vediamo stasera”, le dico, “Domani voi partite e tua sorella Nina vuole che vada con lei, ma non ho capito bene come dovrà svolgersi la serata. Ci sarai anche tu? E se ci sarà anche Michael, che ruolo avrà? Sono un po’ in ansia”.
“Non preoccuparti, ti ho già detto che loro due sono una coppia molto aperta e tra le cose che amano fare a Berlino è la frequentazione di un club privato di scambio coppie. A Michael piace molto guardare mentre Nina si fa montare da un altro e stasera è quello che succederà, lui si metterà in disparte sulla poltroncina in camera, vi guarderà e si masturberà. Devi solo far finta che lui non ci sia e goderti la scopata con Nina”.
“Ma tu non ci sarai?”.
Mi guarda, abbassa gli occhi e poi mi abbraccia forte.
“No, io non voglio esserci, stamattina io e te abbiamo fatto l’amore per l’ultima volta”.
Mi guarda in modo strano, non capisco. Mi rendo conto che ha detto che abbiamo fatto all’amore, non che abbiamo scopato, un pensiero si insinua nella mia mente.
“Non sono obbligato a scopare con Nina stasera”, gli dico, “Se vuoi ritorno qui da te, mi piacerebbe di più”.
“No, è meglio di no, Nina non me lo perdonerebbe ed io non posso permettermi di prendere una sbandata per un ragazzino della tua età … troppi anni più giovane di me. Meglio chiudere qui, anche se so che questo mi farà soffrire”.
L’abbraccio e le do un bacio. Esco dalla sua camera col magone, anch’io mi sto affezionando, ma mi rendo conto che è meglio così e scendo a lavorare.

La giornata scorre tranquilla e per tutta la giornata non incontro Milly, in compenso la Sig.ra Luisa continua a puntarmi e guardarmi con uno sguardo altero, di sfida.
Quando mi fa un cenno per ordinare da bere, volutamente faccio finta d’essere indaffarato e mando il collega più giovane appena arrivato, non la prende bene e mi guarda inviperita. Faccio finta di niente e dentro di me la mando a fanculo.

Il pomeriggio, in spiaggia, incontro Salvo e gli racconto la mia nottata.
“Stai in campana”, mi dice, “non innamorarti delle clienti chi ti porti a letto, dai loro il tuo affetto, ma non innamorarti, sarebbe un disastro che ti distrugge dentro. A me è successo una sola volta, alcuni anni fa, e ne sono uscito distrutto, troppa differenza sociale e culturale, un rapporto impossibile, ma non lo capivo e mi sono fatto male da solo. Da allora ho chiuso il mio cuore, scopo e basta, scopo a sangue quelle che vogliono essere solo martellate e scopo con … diciamo amore, quelle che cercano dolcezza, ma non mi affeziono mai”.
“Non credo di poter diventare così cinico” rispondo.
“Vedrai che lo diventerai. Arriverai a capire che quando ti porti a letto una cliente, mentre tu sei convinto d’averla conquistata, è invece è lei che ti ha scelto e ti sta usando come suo toy personale.”
“Beh, se consideriamo le due sorelle e la Sig.ra Luisa, non posso che darti ragione”.
Salvo mi dà una pacca sulla spalla: “Coraggio, non sei più vergine, adesso la strada è tutta in discesa”.
Porco boia, è vero! Non ci avevo pensato, non sono più vergine, ieri sera ho trombato per la prima volta in vita mia, e che trombata!
Di nuovo Salvo: “Piuttosto, se stasera devi incontrare la sorella più grande, ti conviene tornare su dalla spiaggia e andare a dormire un’oretta, si vede che sei stanco, hai le occhiaie e non va bene, dovrai essere in forma per affrontare quella pantera”.

Il servizio della cena mi vede bello riposato, ho dormito quasi un’ora e mezza ed inizio già a pregustare la nottata che verrà. Sono anche un po’ teso perché l’assaggio della sera prima con Nina mi ha fatto capire che sarà una battaglia che mi prosciugherà, speriamo di esserne all’altezza e che il mio fratellino in mezzo le gambe non mi giochi brutti scherzi.
Mi avvicino al loro tavolo con la scusa di vedere se hanno bisogno da bere. Milly mi saluta, ma vedo che non è la solita, sembra triste, Nina al contrario è euforica.
“Milly è un po’ triste perché domani mattina partiamo”.
Che sorella troia, penso, sa tutto, si è accorta che Milly sta prendendo una sbandata e fa finta di niente.
Mi vengono in mente le parole di Salvo in spiaggia e mi rendo conto che questa vacca se ne frega dei sentimenti altrui. Merita solo d’essere scopata a sangue, in modalità martello pneumatico, culo compreso.
Michael mi guarda, sorride e mi dice: “Milly oggi è stata un po’ avara nel raccontarci di ieri sera, ma abbiamo capito che, come toro da monta, te la cavi bene. Ti aspettiamo da noi, alla 305, quando finisci il servizio, verso le 22:00”.
Il tono è deciso, quasi un comando e non mi sento a mio agio, ho un carattere che si concilia a fatica con chi vuole comandare, da un crucco poi!
Reagisco per non subire passivamente: “Tu che ruolo avrai Michael? Non vorrei che, mentre sono girato di spalle sopra tua moglie, mi arrivi da dietro cercando il mio culo”.
Risponde divertito: “No, no, non preoccuparti, a me piacciono solo le donne, ma sono anche un voyeur e un cuckold”.
Lo guardo, non ho ben capito cosa mi ha detto: “Non so cosa significhi, ma se vuol dire che ti metti in disparte a guardare, a me sta bene”.
Mi sorride: “Ok allora, siamo intesi, ci vediamo più tardi”.
Mi allontano e sento che lo sguardo di Milly mi segue. Ricaccio indietro il magone che sta ritornando e continuo ad ignorare i segnali della Sig.ra Luisa.
Vuole che vada al suo tavolo e io insisto per mandare il ragazzino nuovo, oggi non ho voglia di ascoltare le sue battutine del cazzo, ma noto che non è più inviperita, sembra quasi preoccupata.

Alla fine del servizio faccio tutto come la sera precedente e, senza che nessuno mi veda, salgo di corsa le scale per i piani. Arrivo davanti la porta della 305 e la trovo socchiusa, entro.
La stanza è abbastanza ampia, con un letto matrimoniale al centro, sono accese solo le luci sui comodini, la finestra è aperta, ma la persiana è giù per tre quarti, un ventilatore sulla cassettiera è in funzione e punta verso il letto a mitigare un po’ il caldo afoso di luglio.
Michael è seduto sulla poltroncina a fianco del letto, indossa solo le mutande e si sta tormentando i capezzoli. Sul petto un ciuffo biondiccio, il fisico è piuttosto flaccido e la grossa pancia da birra mi sembra enorme; fortunatamente l’abbronzatura della riviera lo ha un po’ migliorato, ma immagino come deve essere altrimenti, inizio a capire la ricerca d’evasione di sua moglie.
Nina esce dal bagno, indossa una vestaglietta nera senza maniche, assolutamente trasparente, che arriva appena sotto lo slip, anche quello nero, niente reggiseno, calze nere tenute su dal reggicalze allacciato ai fianchi e scarpe rosso fuoco con un tacco altissimo.
Una visione mozzafiato, vista solo sulle foto delle riviste porno e che stasera mi ritrovo davanti in carne ed ossa. Penso che sto per scoparmi gratis una puttana strafiga d’alto bordo, il fratellino è già in alzabandiera.
Si avvicina, con quelle scarpe mi sovrasta in altezza di parecchi centimetri, mi annusa come un felino.
Sono intimidito, ma provo a chiedere: “Farmi una doccia prima, neanche parlane vero?”.
Mi gira intorno come, sta annusando la preda prima di attaccarla: “Ormai mi conosci, il maschio mi piace che odori da maschio, odore di sudore, odore di sporco, soprattutto il cazzo e il culo. Dopo che Michael ha defecato, lo sa che non si deve lavare, il bidet glielo faccio io … con la mia lingua”.
Mi giro e lo guardo, lui di rimando mi sorride ed annuisce: “E vedessi come mi pulisce per bene”.
Che perversi, penso dentro di me, la cosa mi fa parecchio schifo.
Nina avvicina la sua bocca alla mia, fortunatamente non sento odori strani, percepisco quello del dentifricio. Evidentemente Michael non ha cagato recentemente.
Mi artiglia la testa con le mani e mi infila subito la lingua in bocca, mi stringe forte a sé con una mano sulla nuca, la sento saettare in cerca della mia, si attacca e si impasta in un groviglio furioso.
Dirige lei le danze, è una dominatrice.
Si stacca, mi toglie la camicia facendomela scivolare dall’alto alzandomi le braccia, l’odore acre di sudore delle ascelle la fa andare via di testa, mi alza il braccio destro, annusa, mugola e lecca a fondo l’incavo, poi fa la stessa cosa col braccio sinistro.
Riesco con una mano a sbottonarmi i pantaloni e farli scivolare a terra.
“Fermo”, mi dice, “Stasera il gioco lo conduco io”.
Sono un po’ frastornato, per me è tutto nuovo e non so come comportarmi con una pantera del genere, però, penso sia meglio così e lascio che sia lei a condurre, poi vedrò come butta, se non mi piace posso sempre mandarli fanculo e andarmene.
Si china, mi sfila i pantaloni dalle caviglie e mi spinge a sedermi sul letto, con un’altra spinta mi fa stendere supino.
Mi toglie le scarpe e calzini, prende i piedi ed inizia a leccarli, uno alla volta, passa la lingua sulla pianta, mi fa un po’ il solletico e cerco di ritrarre il piede, ma lei lo afferra saldamente e mi dà un leggero schiaffo sul polpaccio, a mo’ di ordine di stare fermo.
Mi sollevo sui gomiti e la guardo, lei senza staccare gli occhi dai miei passa la lingua in mezzo ad ogni dito del piede, rabbrividisco e il mio fratellino reagisce prepotentemente, non sta più dentro le mutande ed esce per metà, Nina lo vede e sorride, ma sembra quasi un ghigno, mi intimorisce questa donna e, per un attimo, mi tornano in mente le parole di mia mamma prima di partire: “Attento alle donne più gradi, sono tutte puttane!”.
Continua con le dita dei piedi, adesso le infila uno alla volta in bocca e le ciuccia insalivandole abbondantemente, al pollice riserva un trattamento speciale, sembra un pompino. È brava, mi sto eccitando sempre più e vorrei tanto fare qualcosa anch’io, cerco di rialzarmi per avvicinarmi, ma mi fulmina con uno sguardo e allora torno a stendermi sul letto.
Cazzo, penso, non mi piace la piega che sta prendendo la serata, odio essere comandato a bacchetta.
Michael continua a godersi lo spettacolo, ha tirato fuori il suo membro e si masturba lentamente. Evidentemente è un copione già rodato tra loro, vedo che si alza, va dietro la moglie, le toglie la vestaglietta, si inginocchia e le sfila lo slip, lasciandola solo con reggicalze e calze.
Ha la vagina rasata, ma un ciuffo di peli neri disegna un triangolino sopra di essa.
Nina sale sul letto in ginocchio, si avvicina flessuosa alla sua preda, Michael da dietro le toglie le scarpe e infila la faccia tra le sue natiche, sento che slappa con foga, lei geme, tira fuori la lingua e si lecca le labbra.
È arrivata col viso sopra il mio inguine, si aggrappa alle mutande e me le toglie, quasi le strappa.
In quel momento mi viene da pensare che non potrò leccare la sua bella figa depilata, dopo la slappata di Michael, col cazzo che io ci metto la bocca se prima non si lava!
Da supino mi fa sollevare le gambe, si appoggia con le mani dietro le mie cosce e spinge forte, costringendomi così ad alzare anche i talloni, liberando alla vista l’ano.
Nina è esperta, si vede da come conduce un uomo a fargli fare quello che vuole.
Ha gli occhi torbidi, sembra travolta dalla libidine, un gemito e si tuffa col viso tra i miei glutei.
Annusa, lecca tutto intorno, ciuccia i peli, infila la lingua nello sfintere, sento che quasi mi penetra con la punta, poi sale a leccare il perineo, lo scroto e prende le palle in bocca, una alla volta.
Il mio cazzo è già abbondantemente bagnato, gocce trasparenti di piacere continuano ad uscire dall’orifizio sul glande, la sua bocca ci arriva sopra, non usa le mani, che continuano a spingere le cosce per farmi mantenere la posizione, ma la punta della lingua si insinua sull’orifizio, poi ci chiude sopra le labbra a ventosa e succhia, succhia tutto quello che c’è dentro, mi sta facendo morire e la passività alla quale sono costretto non fa altro che aumentare l’eccitazione.
Michal ha finito il suo compito di cagnolino leccaculo, si è riaccomodato sulla poltroncina e, finalmente, Nina mi prende il cazzo a due mani e se lo infila in bocca.
Inizia un sontuoso pompino che non avevo ancora mai provato. Milly è brava, ma la sorella è pazzesca, lavora il pene in modo incredibile, da professionista, fa roteare la lingua, va su e giù con la bocca stringendo e lasciando, una mano continua a massaggiare le palle, lecca tutta l’asta, si incunea tra lo scroto e l’interno coscia, sale con la lingua fino all’ombelico e di colpo ritorna ad ingoiare l’asta, utilizzando tantissima saliva.
Più volte mi sembra di scoppiare, ma lei, da consumata esperta, riesce sempre a fermarsi in tempo senza farmi venire, è una tortura di piacere indescrivibile che però inizia a non piacermi più.
Non mi sento a mio agio, o meglio, non mi piace il ruolo del passivo, dello schiavo.
Penso alle parole di Michael che, a tavola, mi ha definito un toro da monta, voglio comportarmi di conseguenza e non me ne frega un cazzo se stasera rovino i piani di Nina su di me.
“Fanculo, voglio comandare io”, lo dico in italiano con voce decisa e mi rialzo.
Nina mi guarda sorpresa e non capisce, è pronta a redarguirmi, ma non fa a tempo, giro intorno il letto e la prendo saldamente per i fianchi, mi posiziono dietro, le alzo il culo e la metto a pecorina.
Lei emette gridolini di sorpresa, protesta e cerca di divincolarsi, ma io la stringo ancora più forte e mollo un sonoro schiaffone sul gluteo che la fa gridare, punto alla vagina ed infilo il cazzo di colpo fino in fondo, un’unica spinta di reni, micidiale.
Non è stato difficile perché già abbondantemente lubrificata dei suoi umori e della saliva di Michael, lei non se lo aspettava, inarca la schiena e lancia un urlo forte, un misto di sorpresa, dolore e piacere.
Mi ritrovo a pensare a Milly nella camera a fianco che sente tutto. Invece di scopare questa vacca, adesso vorrei essere con lei.
Con la coda dell’occhio vedo che Michael si è alzato di scatto, è sorpreso e spaventato.
In fondo, ho un fisico che mi basta uno schiaffone per stenderlo al tappeto, ma sembra approvare, ghigna e torna a sedersi.
Nina cerca ancora di divincolarsi, ma è meno convinta di prima, la tengo ferma, inizio a pompare come un martello pneumatico, da incazzato, voglio vendicarmi di quella sensazione di umiliazione che mi stava facendo provare, il cazzo è durissimo e il glande ha perso sensibilità, posso pomparla così per un’ora senza venire, ci do dentro di brutto.
La sento cedere, geme e si gira a guardarmi, gli occhi sembra implorino di non fermarmi, mi rendo conto che, tutto sommato, le piace il maschio alfa, brutale, duro, una cosa che con la mezza sega di suo marito non ha mai provato.
Accompagna il mio ritmo col bacino, i colpi sono forti, si sente lo schiaffo dell’inguine ogni volta che sbatte contro il suo culo, mi giro e guardo Michael, si sta masturbando furiosamente, mi accorgo che si è infilato un vibratore in culo e gode come un matto.
Sto scopando Nina da dietro e vedo bene il suo culo, è rotondo, perfetto, lo sfintere depilato e un po’ scuro, ci sputo sopra. Senza riguardo infilo il pollice dentro e inizio a muoverlo su e giù, è stretto, lei inarca la schiena e grida “Langsam bitte (fai piano)”.
Continuo a martellare senza sosta e finalmente cede di schianto, si attacca con la bocca al cuscino e ci grida dentro, vibra e trema tutta, ha un orgasmo violento che mi inonda squirtando, rivoli scendono sulle nostre cosce, sono tutto bagnato e voglio approfittare di questo lubrificante naturale, lo tiro fuori e punto il culo, lei è ancora in preda agli spasmi dell’orgasmo e non capisce cosa succede, se ne rende conto quando la cappella preme sull’orifizio anale, ma ormai è tardi, la sto artigliando con forza e non sento troppa resistenza, la cappella inizia ad entrare.
“Warte, bitte, warte (aspetta, ti prego, aspetta)”, mi dice ansimando.
Mi fermo e la guardo, si stende e apre il cassetto del comodino, prende un preservativo. Non capisco, perché vuole che usi il preservativo adesso?
Apre la confezione, se lo mette in bocca e subito ingoia il mio membro facendoselo scorrere fino in gola, una tecnica da professionista per infilare il goldone ad un uomo.
Mi guarda e spiega: “Il preservativo serve se per caso dentro non sono ben pulita, non vorrai sporcarti il cazzo di cacca”, e mi bacia.
Il bacio stavolta non è furioso come prima, è diverso, più trasportato e dolce, si avvicina al mio orecchio e sussurra: “Sfondami tutta, fai di me quello che vuoi”, e si rimette col culo per aria.
A furia di sfregare sul lenzuolo, mi bruciano le ginocchia e allora mi metto in piedi davanti al letto, il ventilatore sulla cassettiera punta diritto sulla mia schiena e mi dà un incredibile sollievo, sono sudatissimo.
La prendo per i fianchi e l’avvicino al bordo del letto, il suo culetto è proprio all’altezza giusta, ci sputo sopra, ma prima la penetro in vagina un paio volte per lubrificarmi un po’.
Questa pausa mi ha calmato e sono meno infoiato di prima, mi rendo conto che potrei farle male, inizio a spingere e vedo che la cappella entra un poco, lei geme, si stende con la faccia sul cuscino e riesce a mettere la braccia dietro, con le mani sui glutei allarga il buchetto.
Continuo a spingere piano finché la cappella è dentro completamente, sento che i suoi lamenti diventano più deboli e si sostituiscono a sommessi gemiti di piacere, spingo ancora e l’asta sembra quasi venire risucchiata, sto entrando completamente, arrivo in fondo.
Nina mi ferma: “Adesso aspetta un po’ che mi abitui”, dice, e si muove piano di lato e in tondo come per far adattare il corpo estraneo dentro di lei. Inizia a muoversi su e giù e la seguo, prima piano, poi più velocemente, il suo respiro si fa via via fa più affannoso e, ogni volta che espira l’aria, l’accompagna da un gemito sempre più forte, continua a dirmi di fare piano che gli fa ancora male, ma non mi interessa e pompo sempre più forte, lei ansima e respira gemendo forte.
Le metto una mano sulla spalla e la tiro verso di me, la rialzo, passo un braccio davanti e la stringo, il mio petto incollato alla sua schiena.
Lei è inginocchiata sul letto col busto eretto, io in piedi dietro con la mia verga ben piantata dentro che la riempie e la sconquassa. Con la mano destra arrivo a toccarla davanti, il palmo si riempie dei suoi umori, trovo il clitoride e inizio a martoriarlo con le dita, geme, si lamenta, sospira e parla.
“Cosa mi stai facendo, così vengo di nuovo, mein Gott, mein Gott, haaaaaaa, vengoooooo”.
Anch’io sono al limite e sento che mi sale l’orgasmo. Nina butta la testa indietro, l’appoggia alla mia spalla, un urlo fortissimo gli esce dalla gola.
Cazzo, questo l’hanno sentito fino in strada, penso, speriamo che i vicini nelle altre camere non rompino troppo le palle.
Nina ha un orgasmo dirompente, ha squirtato di nuovo e bagnato tutto il letto.
Io ansimo e respiro forte, continuo a pompare a fondo, lei sente che sto venendo e stringe i muscoli, è qualcosa di indescrivibile e, con un lungo gemito, esplodo dentro il preservativo.
Restiamo attaccati così il tempo per riprendere fiato, faccio per uscire da lei, ma Nina rallenta il mio movimento: “Piano”, mi dice, “Quando esci, se è ancora in erezione, fa male quasi come quando entri”. Ubbidisco, in effetti è ancora piuttosto duro (beata gioventù), lei si china a guardare la punta del preservativo, come previsto è un po’ sporco, lo prende dalla base e lo toglie rovesciandolo, però, prima di gettarlo nel cestino, rovescia sul pene tutto lo sperma dentro di esso.
Mi sono quasi dimenticato di Michael, mi giro e guardo cosa sta facendo, è stravolto, non so quante volte abbia sborrato: “Che serata memorabile, non me la dimenticherò facilmente”, dice, e va direttamente in bagno.
Sono sfinito, le gambe mi fanno male come dopo un pesante allenamento, mi stendo supino sul letto, il pene è tutto imbrattato di sperma, Nina si avvicina dolcemente, non ha nulla della pantera di prima, è tutta miele e coccole, mi bacia dolcemente e poi scende con la bocca a gustarsi lo sperma.
Lecca, succhia e ingoia ciò che trova, ma facendo così il fratellino riprende vita, alza il viso e mi guarda divertita.
“Ma non ne ha mai abbastanza!”. Non attende risposta e si tuffa su questo regalo inatteso, pompa facendoselo arrivare in gola e massaggiando i testicoli, arriva con un dito al mio sedere dove riesce ad infilarlo per metà, io mi rilasso al massimo, non devo più trattenermi e lei è bravissima, si vede che le piace proprio. Ci metto poco, vengo mentre mi sta segando e la colgo di sorpresa, il primo spruzzo le arriva sul mento, si tuffa con la bocca aperta e beve tutto ciò che esce, continua con la lingua lungo l’asta e sulla pancia dove erano cadute alcune gocce, con un dito raccoglie i residui rimasti sul mento e ingoia anche quelli.
La guardo mentre assapora lentamente ciò che gli rimane in bocca: “Cosa hai bevuto stasera? Hai un buon sapore, dolciastro, ma non riesco a definirlo”, mi chiede, “Con Michael faccio presto a capire, il suo sperma sa sempre e solo di birra”.
“Ho bevuto un’abbondante Sambuca con due granelli di caffè, ma davvero si capisce cosa si beve dal gusto dello sperma?”, chiedo.
“Se lo trattieni sulla lingua e lo gusti come piace a me, certo che si sente”, risponde, “È anche vero che, prima di arrivare a capirlo, ne devi fare di pompini…”.

Ormai si è fatto tardissimo e non posso certo dormire con loro, e poi ho davvero bisogno di una lunga doccia fredda, sono sudatissimo.
Studiando bene il da farsi sono riuscito a trovare una soluzione per uscire dall’albergo senza farmi vedere dal portiere di notte, la porta d’uscita posteriore che dà sul parcheggio si trova defilata e al buio rispetto il banco del ricevimento e ha sempre la chiave appesa ad un gancetto nascosto dietro un pesante tendaggio, se, quando esco faccio piano, non si accorgerà di nulla.
Saluto Michael con una stretta di mano e Nina con un bacio sulla guancia.
Lei mi guarda con occhi languidi e mi dice: “Stai attento tu, non far troppo soffrire le donne che incontrerai lungo la tua strada”.
“Cioè? Cosa vuoi dire, non capisco”.
“Tu sei un meraviglioso bastardo, di quelli fanno innamorare le donne, adesso ancora non lo sai, ma stai attento, è un’arma a doppio taglio”.
Esco dalla camera 305 ripensando alle sue parole, mi avvio silenziosamente lungo il corridoio, i passi sono smorzati dalla moquette. Arrivo alle scale e mi fermo.
No cazzo! Non posso andarmene e far finire tutto così, faccio retromarcia e mi fermo davanti la 304, la camera di Milly, busso piano e attendo, con tutto il casino che abbiamo fatto è probabile che ancora non stia dormendo.
La porta si socchiude e ci guardiamo, mi apre, non dice nulla e mi fa entrare.
Ha il viso tirato, gli occhi lucidi: “Ho sentito che vi siete divertiti parecchio di là”.
Cerca di fare la cinica, ma capisco che gli costa, non dico nulla e continuo solo a guardarla negli occhi. Abbassa lo sguardo: “Non guardarmi così, ti prego, mi metti a disagio”.
Voglio allentare la tensione che si è creata e cerco di scherzare: “Mi sono fermato per farmi una doccia, non ce la faccio più a sentirmi in queste condizioni, posso?”.
Risponde cercando di rispondere alla mia battuta: “Tu e le tue docce! Sei venuto solo per questo?”.
“No, mi voglio risvegliare domani mattina come abbiamo fatto stamattina, con te accanto e noi due abbracciati”.
Mi guarda e i suoi occhi si riempiono di lacrime, mi butta le braccia al collo e stringe forte.
“Lo voglio tanto anch’io” mi sussurra.
Mi spoglio e vado verso la doccia, vedo che anche lei fa lo stesso.
“Non voglio fare all’amore, so che mia sorella ti ha prosciugato, la conosco bene, riesce ad estrarre fino all’ultima goccia di energia da un uomo, voglio solo stringermi a te”.
Restiamo sotto l’acqua calda della doccia per mezz’ora, ci laviamo a vicenda, ci abbracciamo, ci stringiamo, ci baciamo.
È proprio vero, il fratellino non si rialza più, Nina mi ha strizzato fino in fondo.

Mi sento bene, rilassato, ma comunque stanchissimo, ci asciughiamo e ci sdraiamo a letto, lei rannicchiata ed io dietro a cucchiaio, con le braccia davanti che la stringono. Lei se le porta al petto e appoggia la guancia sul palmo della mia mano. Bacio lievemente la sua spalla e sento che il respiro si fa più regolare e profondo, attendo che abbia preso sonno, annuso a fondo il suo buon odore e anch’io mi addormento.

Continua

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