Come una femminuccia

Scritto da , il 2020-10-02, genere gay

INIZIO

Una domenica pomeriggio, curiosando col pc in un sito per incontri gay, trovai un annuncio che sembrava scritto per me. " Maschio 30 enne di Roma attivo e dominante cerca giovane travestito passivo e femminile, da svezzare. Assoluta pulizia e riservatezza". Colpito da quelle parole scrissi una breve nota e gliela inviai: “Ciao, sono un ventiduenne di Roma, molto femminile, timido e sottomesso. Saresti disposto a disciplinarmi?“

Premetto che non stavo prendendo la cosa seriamente, ma solo poco più di un gioco.
Quasi immediatamente mi arrivò il suo messaggio di risposta:
“Vivi solo? o preferisci che scriva "sola"? RISPONDIMI SUBITO!”
Quella frase scritta in maiuscolo come di consuetudine nel linguaggio sadomaso mi fece sorridere ma, allo stesso tempo, provare un leggero brivido sottopelle. Risposi: " Vivo sola… sì grazie, preferisco che mi si rivolga al femminile". "Dammi il tuo indirizzo." Questa sua richiesta, così esplicita, mi mise in difficoltà e smisi di rispondere. Passò mezz'ora e quando ormai pensavo che si fosse dimenticato di me mi arrivò questo messaggio. "Sei proprio una femminuccia, se fossi lì ti darei una bella sculacciata!" Nel leggere queste parole provai un'immediata erezione. Cominciai a masturbarmi immaginandomi in quella assurda situazione e nel momento di massima eccitazione riuscii a mandargli un breve messaggio che esprimeva tutto il mio masochismo. Scrissi una sola parola: "Scusa."

Lui come se mi leggesse dentro divenne sempre più spavaldo. Continuò ad insistere perchè gli mandassi l'indirizzo. In uno dei suoi ultimi messaggi scrisse.
“Sai una cosa femminuccia… sono esperto di informatica e con il tuo indirizzo IP potrei rintracciarti in meno di un’ora, ma allora mi arrabbierei davvero…“ Credo bluffasse, o forse no, fatto sta che tra l’eccitazione e la paura, alla fine
cedetti e glielo mandai.
“Bene – mi rispose - non abitiamo lontani. Questa notte ci divertiremo, però devi metterti qualcosa di provocante. Hai qualche vestito femminile in casa?”
“No…” risposi. Mentivo, ne avevo un armadio pieno ma non volevo che lo sapesse.
“Ok, allora te lo procuro io. Tempo un'ora te lo faccio consegnare a casa. Io arriverò verso mezzanotte." E prima di staccare aggiunse: " Avrò molto da insegnarti.”
Rimasi inebetito senza sapere che fare. Mi sentivo debole con la testa leggera, senza più un briciolo di volontà. Per un po' continuai a masturbarmi, poi sfinito mi addormentai.
Mi svegliò il suono del citofono. Risposi, era un pony express con una consegna per me. Era il suo pacchetto. Dentro c'era ben confezionato un costumino nero da cameriera sexy. C'erano anche i suoi accessori: la crestina da mettere tra i capelli, il grembiulino, le calze autoreggenti e un paio di mutandine di pizzo trasparenti. Non avevo mai indossato qualcosa di così esplicitamente erotico, al massimo mi ero limitato a tubini elasticizzati e a minigonne da ragazza comune. Mi spogliai e provai il tutto. Grazie al mio fisico efebico le misure mi calzavano a pennello. Dietro l'abitino era così corto che parte delle mie natiche facevano capolino all'infuori. Presi da un cassetto una parrucca bionda che mi mettevo spesso in casa durante le mie fantasticherie e la fissai con cura. Infine il trucco e le scarpe rosse con il tacco (le adoravo). Mi guardai allo specchio e quasi mi spaventai da quanto apparivo provocante. Ero pronto per… ecco quello era il problema. Quando gli inviai il mio indirizzo subito pensai quali sarebbero state le sue pretese sessuali durante il nostro incontro . Avevo ventidue anni, da tempo frequentavo i siti erotici ma tutta la mia esperienza in fatto di sesso era limitata alle masturbazioni. Il pensiero che potesse sodomizzarmi mi spaventava. Mi feci animo illudendomi che potesse accontentarsi di un pompino, magari col preservativo. Giurai di non concedergli altro. Come aveva promesso arrivò verso mezzanotte. Dalla finestra ascoltai il rombo di un auto che parcheggiava e dopo qualche secondo il suono del citofono. "Chi è?" chiesi.
“Sono io, a che piano abiti?”
“Al quarto…” risposi abdicando al pensiero di negarmi all'ultimo momento. Da dietro la porta sentii l'ascensore fermarsi al pianerottolo e subito dopo il
campanello alla porta. Aprii con il cuore che mi scoppiava.

1 continua

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