Giada per sempre - vol I

Scritto da , il 2020-02-24, genere incesti

…… Ricordati che questo fine settimana tocca a te. Io e Claudio andiamo in montagna, tieni presente che la scuola finisce un’ora prima del normale come ogni venerdì, non farla aspettare.
_ Me lo devi ricordare ogni volta? Ti risulta che me ne sia mai dimenticato? Cazzo …!
Patrizia è sempre stata così. In 18 anni di matrimonio non è mai cambiata. Sempre pronta a farmi pesare tutte le mie mancanze, vere o presunte che fossero. Un atteggiamento pedante al punto di riuscire a rendermi insicuro su tutto.
Non l’ho mai tradita Patrizia, nonostante le occasioni non mi siano mancate. Forse per la paura di giocarmi quanto costruito insieme, forse perché l’idea di dover iniziare una nuova vita da solo mi spaventava, certamente per non dovermi separare da mia figlia Giada.
Patrizia invece, “la madre perfetta”, l’avvocatessa brillante, da un paio d’anni se la faceva con lui.
Scoprirlo è stato per me un fulmine a ciel sereno.
Io, psicologo terapista, uno che dovrebbe saper guardare tra le pieghe del pensiero altrui. Colui che si suppone capace di cogliere le contraddizioni nei comportamenti degli altri, non era stato capace di accorgersi degli indizi del tradimento di sua moglie.
Non fosse stato per Giada che con finta innocenza di adolescente un giorno mi chiede « mamma a volte sta nuda in camera con il tuo amico Claudio, è normale papà …? », avrei continuato a non accorgermi di nulla.
Il mondo mi è crollato addosso in un minuto. Svaniti d’un tratto, ogni certezza, progetto futuro, anni di vita passati insieme, il mio miglior amico. Poi gli avvocati, le discussioni infinite, la casa che resta a lei e il mutuo a me, gli amici comuni che si allontanano, ma soprattutto Giada, che adesso sta con me tre giorni ogni due settimane per decisione del giudice, «fatti salvi differenti accordi tra le parti». Inutile dire che gli accordi con Patrizia, non sono mai arrivati.
Sono passati tre anni da allora e ancora non ne sono venuto fuori.
Sono uscito con un paio di donne in tutto questo tempo ma con scarsa convinzione ed esito. Probabilmente, in questa fase della mia vita, non ho voglia di rimettermi in gioco. Sono uscito stremato e umiliato da una relazione tossica e voglio solo riprendere in mano la mia vita, ricostruendola un pezzo alla volta per poi trovare l’energia per divertirmi da uomo libero.
Naturalmente, non cercare relazioni stabili non significa che io abbia fatto voto di castità. Certo tra il lavoro, quel libro che sto cercando faticosamente di concludere e un minimo di attività fisica, anch’io, psicologo terapeuta, mi riduco a cercare flirt con Tinder, Badoo e queste stupide applicazioni. Me ne vergogno un po' giacche sono cosciente che sono involucri virtuali dietro a cui si nascondono simulacri di persone persone reali. Foto improbabili iper rielaborate, profili pompati che poi si rivelano al primo appuntamento per quello che sono. Che poi, almeno il sesso fosse assicurato …!
Sono stato con un paio di prostitute, dopo due appuntamenti ciechi finiti in niente. Almeno li i rapporti sono chiari fin dall’inizio e per certi versi, più onesti.
Beh, una volta, complice l’alcol, ho anche caricato in macchina un trans alla periferia di Milano. Ero un po' teso, non ci ero mai stato con un trans. Avevo il terrore che qualcuno mi vedesse. Ci siamo fermati in una viuzza abbastanza scura della periferia. La situazione è stata un abbastanza surreale e in fondo a tratti divertente. Me lo ha subito tirato fuori dai pantaloni per farmi una sega, come pattuito, ma dopo dieci minuti di tentativi, In cui l’attrezzo si mostrava timido e non dava segni di vita, un po' deluso, mi ha chiesto se potevo essere io a fargliela. Dopo qualche secondo di sbigottimento per la richiesta, decisi di proseguire l’esperimento tirandoglielo fuori da sotto la gonna ed iniziando a masturbarlo e al contempo leccandogli gli improbabili seni. A lui l’attrezzo sembrava funzionare benissimo ed era pure di tutto rispetto quanto a dimensioni. Insomma in meno di cinque minuti mi sono ritrovato con il dorso della mano e le dita grondanti del suo … piacere, ma la cosa più sorprendente è che questa situazione, forse togliendomi l’ansia da prestazione, ha fatto rizzare l’arnese anche a me, e alla grande. Riconoscente per la buona prestazione fornitagli e gratificato per l’apprezzamento che il mio pene svettante sembra tributargli, mi ricambiò con un pompino davvero ben fatto, come credo non me ne avessero fatti in precedenza e in meno di due minuti mi arresi nella sua bocca come non avrei mai immaginato.
Ok, a dire il vero, non era la mia ….. primissima volta, voglio dire, non era la prima volta che andavo con un…. maschio. Attorno ai sedici anni c’era stato qualcosa con Alex, un compagno della squadra di calcio in cui giocavo. Anche in quel caso nulla più di un paio di seghe reciproche e qualche bacio negli spogliatoi. Poi, anni dopo ci fu quella che considero la mia vera esperienza omosessuale. Ero in viaggio in Thailandia con un paio di amici, in uno di quei viaggi iniziatici che si fanno attorno ai 20 anni. L’accordo era che arrivati a Bangkok il nostro cammino si sarebbe diviso per seguire latitudini opposte del paese per poi ritrovarci nuovamente nella capitale, una settimana più tardi, e proseguire insieme il resto del viaggio nel nord del paese. Per un contrattempo legato ai trasporti, avrei dovuto lasciare la città un giorno dopo i miei compagni e nella sera che seguiva la loro partenza, in un bar della città, il mio sguardo cadde sopra un ragazzo, non più che diciottenne, che se ne stava li alla barra a prendere un drink. Nonostante la presenza di una moltitudine di donne bellissime, presenti ovunque e di facile approccio, quel ragazzo mi mandò letteralmente in tilt. Era magrolino e minuto di pelle abbastanza scura, semplicemente bellissimo. Lo fisso senza riuscire a staccare gli occhi da lui e noto che accortosi del mio sguardo, inizia a girarsi ripetutamente e a guardarmi a sua volta e decido di farmi avanti, con la scusa di fare quattro chiacchiere e chiedere qualche informazione. Si chiama Khalish ed è Malysiano. Parla poco inglese ma ci capiamo. Il feeling è immediato e nel giro di un’ora e un paio di cocktail, mi invita ad andare in camera sua. Mi sono sempre considerato etero visto che sono certamente molto attratto dalle donne, ma in quel momento realizzai che esiste in me una forma di attrazione a cui non avevo dato spazio fino ad allora, per i giovani maschi, particolarmente belli, assolutamente magri e molto effeminati. Di fatto stavo davanti all’essere che più avevo desiderato nella mia vita fino a quel momento. Non voglio dilungarmi ora, ma finii per passare tre giorni a Bangkok praticando sesso anche cinque volte al giorno e godendo come mai avrei goduto fino ad allora. Mi dimenticai del genere femminile per settantadue ore e godetti del piacere che quel giovane corpo di ragazzo mi aveva dato. Ci salutammo con l’idea di rivederci al mio rientro nella capitale ma alla fine, la presenza dei miei compagni di viaggio che nulla dovevano sapere di queste mie occasionali pulsioni, non mi permise di rincontrarlo e di lui persi ogni traccia.
Durante la mia vita coniugale con Patrizia la nostra intesa sessuale è stata in generale piuttosto appagante. Certo, con alti e bassi di tutti, ma direi che nonostante i diciotto anni di matrimonio, che non sono pochi, siamo sempre riusciti mantenere viva la fiamma della passione. Quando cominciava a manifestarsi una certa routine, si giocava un po' con la fantasia, inventando situazioni, luoghi, ruoli diversi dagli abituali.
Col tempo, le fantasie che risultavano più morbose riguardavano il tradimento. Ci inventavamo situazioni che coinvolgevano qualche persona sconosciuta o, sempre più spesso col passar del tempo, persone prese tra le nostre conoscenze comuni o amicizie. Dopo un inizio in cui cercavo di stimolare, con un certo successo, le fantasie lesbiche di Patrizia, più per spirito paritario che altro, le chiesi di immaginarsi con un altro uomo. Pensavo, con l’ingenuità di un adolescente, di rivelare ai suoi occhi un mondo inesplorato ma la sua risposta mi spiazzò totalmente lasciandomi sconcertato. Con assoluta naturalezza mi confessò che non passava giorno in cui non fantasticasse di farsi qualcuno di diverso da me, e che questi pensieri erano, di fatto, l’unico stimolo alle sue quasi quotidiane masturbazioni solitarie. Scoprivo quindi all’improvviso, che non solo aveva ogni giorno fantasie per altri, ma che si masturbava con frequenza quando io non c’ero, facendo né più e né meno quello che da sempre facevo io. Riconosco che dovetti affidarmi alla mia parte più razionale per assimilare questa ovvietà.
Ad ogni modo, questa “rivelazione” rappresentò per gli anni a venire, la mia principale ossessione fantastica, riportando Patrizia al centro di ogni mia fantasia erotica.
Andavo scoprendo, rapporto dopo rapporto, di essere morbosamente eccitato da queste fantasie e dalle sue confessioni, al punto che cominciava ad essere sempre più difficile per me, fare sesso senza che mi deliziasse con i suoi dettagliatissimi racconti delle sue ultime masturbazioni solitarie.
Un giorno, mentre eravamo a letto, Pat mi disse a bruciapelo, «mi piacerebbe scopare con un altro, un uomo in carne ed ossa».
Rimasi in silenzio per qualche secondo mentre il mio pene si poneva violentemente sull’attenti. Con voce tremula per l’eccitazione, le chiesi se aveva già un’idea precisa. Mi disse di no, e che avrebbe messo un annuncio su una pagina per coppie trasgressive e che io avrei fatto principalmente il guardone. Nonostante la mia esclusione, l’idea mi eccitò a tal punto che la sposai di buon grado. Pat sapeva bene che all’apice dell’eccitazione poteva estorcermi qualsiasi promessa.
Qualche giorno dopo mi fece leggere l’annuncio da lei pubblicato durante una pausa di lavoro.
«Bella trentacinquenne, vera porca, cultura universitaria, aperta primo e secondo canale, amante pompini con ingoio, cerca per sé maschio superdotato in lunghezza e circonferenza (inviare foto del membro in erezione e del viso), preferibilmente bisex, massimo quarantenne, per sessioni di sesso estremo. Marito cuckold e guardone, presente o no, eventualmente disponibile. Massima discrezione ed igiene. Patrizia». All’indirizzo mail aperto per l’occasione erano arrivate centotrenta candidature in un giorno e mi disse, senza tentennamenti: questo è quello che ho scelto. Nonostante mi avesse ufficialmente classificato come cuckold, ed indicato come bisessuale solo per una avventura giovanile avuta prima di conoscerla della quale le avevo incautamente raccontato, in un momento di eccitata intimità, accettai di buon grado.
Patrizia è una a cui piace decidere o forse sarebbe meglio dire comandare, va detto che molte cose che mi riguardano le vede con un istinto che io non ho e devo riconoscere che molte volte mi ha spinto in direzioni che avrei dovuto prendere ma per insicurezza o scarsa intuizione mi negavo a vedere.
Non mi dilungo nei dettagli di quell'incontro, non ora perlomeno, l’unica cosa che posso dire è che entrambi ne godemmo molto e le nostre fantasie subirono un impulso che alimentò la fiamma per mesi. Dovetti anche ammettere a me stesso e a lei, che il piacere nel vederla far sesso con un altro, nonché giocare con persone del mio stesso genere, erano un fatto innegabile con cui dovevo fare i conti.
Dopo quel episodio tuttavia, qualcosa tra noi si incrinò definitivamente.
Forse l’aver portato alle estreme conseguenze il suo desiderio di andare con altri uomini le rivelò la fine della passione per me o la voglia di iniziare un'altra relazione.
Di tutto questo, forse colpevolmente non mi volli accorgere, anzi, pretendetti di poterla controllare semplicemente dando sfogo fantastico alle sue pulsioni, mi sbagliavo. I malumori, già presenti da sempre, iniziarono a farsi costanti e sempre più intensi. Solo il sesso rappresentava un momento di fuga condivisa che però ci avrebbe portato presto in direzioni opposte.
Non trascorse molto tempo a che iniziasse la sua storia clandestina con Claudio, il mio migliore amico fino a quel momento.
In tutto questo la “piccola” Giada, era vittima incolpevole delle nostre incapacità di adulti di proteggerla.
Abbiamo sempre avuto un rapporto bellissimo io e Giada. Una grande complicità giocosa, anche nel senso dei nostri divertimenti comuni. Le lunghe partite di scacchi o quelle a carte, dove io e lei eravamo coppia fissa e non ce n’era per nessuno, e poi le gite in montagna e in canoa al lago o al mare. L’ho sempre seguita nella sua passione per la danza assistendo a tutti i suoi saggi e appoggiandola in ogni momento.
E’ sempre stata una bimba di un’intelligenza vivace e riflessiva Giada.
Nonostante un aspetto minuto per il quale mostrava e mostra tre o quattro anni meno della sua età, è sempre stata una bimba molto matura e responsabile anche difronte, o soprattutto, all’immaturità manifesta di me e Patrizia.
Fin dalla prima adolescenza, in molte occasioni ha preso le mie difese quando sua madre mi attaccava gratuitamente, percependo come intollerabile e ingiusta quella violenza psicologica nei miei confronti. Credo che riconoscesse in me, caratteri di vulnerabilità e di incapacità di reazione agli attacchi di mia moglie. Volendo guardare tra le righe, come psicologo dovrei dire che dietro il comportamento violento, meschino e prevaricatore di una persona, c’è sempre qualcuno disposto ad accettarlo e forse addirittura, inconsciamente, a desiderarlo. Temo purtroppo fosse questo il caso…
La grande complicità che ha sempre caratterizzato il mio rapporto con Giada ha fatto si che si costruisse nel tempo, un rapporto padre figlia senza complessi e con il giusto equilibrio tra protezione e spinta alla sua autonomia.
Come dicevo fu Giada a raccontarmi della storia tra la mamma e Claudio, lo fece con la finta ingenuità di un’adolescente che nonostante sia già una giovane ragazza, non vuole perdere quel ruolo di bimba che gli garantiva l’amore incondizionato di suo padre. Il suo atteggiamento in quell’occasione fu protettivo nei miei confronti quanto ribelle e rancoroso nei confronti di Patrizia e di conseguenza di Claudio, e mi pare che le cose non siano cambiate nonostante i tre anni trascorsi insieme …
_ Giada è insopportabile, fa sempre l’esatto opposto di quello che gli dico di fare. Risponde male a Claudio ed è arrivata a dirgli che lo odia e che prima o poi finirà fuori di casa anche lui, perché la mamma è una troia, ha usato questa parola, e non tarderà a farsi scopare da qualcun altro. Naturalmente tu non hai niente da dirle, tu sei il poverino tradito, il buono della situazione, la vittima. Avessimo avuto un altro figlio, maschio, come io desideravo, adesso le cose sarebbero diverse, non mi troverei a dover sempre recitare la parte della stronza.
_ Per fortuna invece che ha prevalso la mia resistenza nel fare il secondo figlio, avremmo un'altra vittima innocente sulla coscienza, rispondo io.
In effetti non riconosco mia figlia in queste sue descrizioni. E’ vero, a volte è un po' assente, presa da chat con le amiche, dai video in YouTube, e quelle mille distrazioni tipiche di tutti gli adolescenti d’oggi, ma con me è un’altra persona. Certo le ribellioni e la "genitorite" ogni tanto la rendono un po' spigolosa e irascibile ma basta una parola per rimettere le cose apposto.
Giada è e resterà sempre la mia piccola anche se piccola già non lo è, se non per statura e corporatura, e in quei sei giorni al mese che passiamo assieme, tra noi c’è la complicità di sempre.
_ Amore!, come è andata a scuola?
_ non c’è male.
_ Come sarebbe non c’è male!
_ Uffa … che palle, non ho voglia di parlare della scuola adesso.
_ Cosa stai ascoltando, vediamo. Non lo conosco, ammetto di essere poco “up to date” ultimamente e che il trap non mi conquista, vuoi mettere i Pink Floyd, i Genesis, i Led Zeppelin …
_ Uffa pà, quella è roba dei tuoi tempi, sono messaggi inattuali, roba da matusa.
_ Vabbè, non hai voglia di parlare con tuo padre ma non serve che metti sempre i piedi sul cruscotto, è pericoloso e poi almeno togliti le scarpe che graffi tutto con quelle zeppe, che sta macchina è l’unica cosa che mi ha lasciato tua madre e il suo avvocato.
_ che palle, sempre a rimestare nella merda, sempre con ste accuse reciproche. Sono stanca di ascoltarle, cazzo!
Allora … andiamo?! è verde…Cosa fai li imbambolato, sai che ho danza alle quattro e devo fare inglese prima di andarci.
Un momento di smarrimento, una strana sensazione, per qualche secondo mi rendo conto di essermi incantato fissando le gambe di Giada. Sono affusolate e al tempo muscolose grazie ai dieci anni di danza che le ha dato anche una postura e l’eleganza nei movimenti, tipiche della disciplina. Le tiene dritte e parallele, i piedi tesi e allungati curvando il collo oltre i limiti comuni, che mi fa male solo a guardarli. Quelle gambe, lasciate quasi integralmente alla vista dalla corta gonna che indossa oggi, sono li, in tutta la loro bellezza e non lo dico da padre indulgente con la propria figlia, sono proprio belle. Avvolte da quelle calze color giallo ocra che ne mostrano ogni curva, tendine, protuberanza ossea mi danno la conferma, forse mal digerita, che è già una donna e che qualsiasi uomo le guarderebbe con ben altri occhi.
Com’è cresciuta in fretta, mi sembra ieri che mi saltava in contro correndo. Adesso che la vedo tre giorni ogni due settimane, è ogni volta diversa. Cambia pettinatura, una volta arriva con un ciuffo azzurro, l’altra con la coda e con un po' di trucco, un’altra volta con quelle scarpe con le zeppe alte o con gli anfibi e un vestitino nero stile dark, la ultima volta con quel nuovo piercing sul nasino e quel piccolo tatuaggio sotto la nuca.
Dai, chi meglio di te lo sa, sta semplicemente cercando di trovare la sua dimensione nel mondo, di farsi accettare dagli altri, di misurare se stessa con le sue coetanee e costruire così il proprio Io. Cerca di prendere consapevolezza di sé a partire dal interesse che suscita negli altri, soprattutto nei ragazzi che la circondano. Ha ancora bisogno di cogliere interamente il suo potenziale seduttivo di femmina e imparare a gestirlo. É un età chiave la sua per la formazione piena della sua personalità. É’ il mio lavoro ma sembro sorprendermi quando attribuisco questi banali riti generali a mia figlia.
Fisicamente assomiglia sempre di più a sua madre Giada. Quel collo lungo e affusolato, il nasino perfetto alla francese che è una caratteristica presa pari pari da Patrizia e da sua nonna Erminia. Il taglio degli occhi e della bocca piuttosto larga le cui labbra torcono, in condizioni normali del viso, leggermente verso il basso, dandole un'aria un po' malinconica e per questo più tenera ai miei occhi.
Adesso, quando cammino con lei per la strada, sempre più speso, noto gli sguardi dei ragazzi che la guardano e in alcuni casi si girano. A dire il vero non tutti sono proprio ragazzi, ci sono anche molti uomini che le riservano sguardi piuttosto pesanti e, oggettivamente, non posso biasimarli. Anch’io guardo con la stessa interessata attenzione qualche sua coetanea o compagna di scuola, e le molte fantasie che le vedono protagoniste sono tutt’altro che caste.
Lei non sembra accorgersene più di tanto di questi sguardi, o almeno lo dissimula bene quando è con me, forse per non trovarsi nell’imbarazzo di dover sostenerli. Chissà come reagisce quando è da sola o con qualche amica sua complice, ne sarà gratificata immagino.
Riconosco che nel tempo è andato accrescendosi un leggero imbarazzo tra di noi. E’ qualcosa che non so spiegare. Aiutato forse dalla distanza fisica e di pari passo con il suo sviluppo corporeo, poco a poco, quei teneri abbracci, quei discorsi sussurrati alle orecchie, sono un po' cambiati. Sia chiaro, il disagio e tutto nella mia testa, come posso anche solo pensarlo.
Le è cresciuto il seno? Non è più quell’essere asessuato di qualche anno prima? Ma che problema c’è? due ghiandole mammarie leggermente più sviluppate, un po' di grasso in più nei punti dove e naturale lo sia in una ragazza della sua età? Questo dovrebbe essere fonte di imbarazzo tra di noi? A volte mi sorprendo di me e delle mie stupide paranoie. Tra l’altro, Giada è mestruata da quando aveva nove anni, quindi in tutti questi anni è normalissimo che non sia più un giovane anatroccolo ma una giovane donna
Però è un fatto, non posso negarlo, il solo tenerla affianco, con quelle belle gambe tese sul cruscotto, fa salire in me quella stupida sensazione di imbarazzo. Vorrei le abbassasse risolvendo così il problema, ma non è così e di certo non ho ragione di aspettarmelo visto che il problema è solo mio.
Quel piccolo muro di pudicizia che è andato crescendo senza me ne dessi conto, è fatto di distanza fisica ma anche di quei continui messaggi che arrivano ogni cinque minuti o meno e di cui non so nulla. E’ un mondo il suo, che già mi esautora dall’esserne coinvolto. Di cosa parla? con chi? sono sicuro che vorrei saperlo? o questo allontanerebbe ancora di più quella dimensione padre-figlia che forse non sono pronto a lasciare perché conclusasi troppo presto?
Ha preso il sonno durante il film, ed io pure, a dire il vero. È distesa sul sofà con i piedi sulle mie cosce. Pigiama di flanella e calzettoni grossi, non voglio svegliarla. Ho perso gran parte del film e non riesco a riprendere il filo, oltretutto non mi sembra nemmeno sto granché........ (continua)

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