La matrigna apre il suo...cuore - Il ritorno a casa
Scritto da J.T.R., il 2020-02-18, genere incesti
Stava tornando a casa per le vacanze dopo un anno. Suo padre era morto e la sua compagna, matrigna del ragazzo, lo aspettava nella sua grande e desolata casa. Lei lo aveva cresciuto come un figlio, non aveva mai conosciuto sua madre e lei si sentiva in dovere di prendere il suo posto.
Il ragazzo era stato un anno fuori per lavoro. La sua prima esperienza lavorativa. Dopo la scuola era partito immediatamente per l'Australia con un visto di lavoro come apprendista falegname.
Stava apparecchiando la tavola per due, facendo attenzione che tutto fosse in ordine quando il ragazzo scendeva dal treno pregustando il sapore del ritorno a casa.
Quando vide che tutto era pronto per la cena si specchiò in bagno, aggiustandosi la scollatura generosa del suo attillato vestito. Mentre tirava giù la scollatura si domandava se non fosse troppo provocante per l'occasione. Nel frattempo un sorrisetto le spuntò dal viso. Teneva ben nascosto il fatto di aver avuto dei pensieri di cui non andava fiera sul suo figliastro. Era così immersa nei dubbi sul vestito che fece un piccolo scatto quando sentì il suono acuti del campanello rieccheggiare nella stanza.
Andò ad aprire. Era lui. Dal suo viso abbronzato spiccava un brillante sorriso che la avvolgeva più che in un abbraccio. Lei per un attimo rimase immobile a guardarlo poi lo abbracciò stringendolo forte a se. Un abbraccio tanto grande che avvolse anche le braccia del ragazzo che, ancora con le valigie in mano, non riuscì a ricambiare. Lei lo stringeva in una morza. Lui la sentiva tutta sul suo corpo. La sua quarta di seno se la sentiva sugli addominali e per la prima volta si eccitò pensando a lei.
Si sganciò da lui e lo aiutò a portare dentro le valigie. Si misero a tavola e si godettero la cena tra nuovi racconti e vecchie storie della loro vita.
Lui andò a farsi la doccia. Lei si preparò per la notte. Si tolse il vestito di dosso. Rimase in mutande ed indossò la sua vestaglia di lana, come tutte le sere invernali.
Lo raggiunse in salotto dopo aver passato un po' di tempo a struccarsi. Lui sedeva sul divano, in boxer, come sempre. Quando lei arrivò e lo vide pensò che forse la vestaglia fosse troppo sensuale. L'aveva sempre indossata in sua presenza ma questa volta lei lo stava guardando con occhi diversi e si sentiva a disagio.
Lui fece lo stesso pensiero. Anche lui si sentiva a disagio nello stare in mutande perchè temeva che potesse eccitarsi in sua presenza. Stava per alzarsi ed andarsi a cambiare quando venne bloccato da Monica che, sedendosi accanto a lui, si stese per un attimo sulle sue gambe per prendere il telecomando poggiato sul bracciolo. In quel gesto i suoi seni sfiorarono solo per un momento il suo membro; ma quell'attimo bastò per farlo eccitare.
Il ragazzo sentì eccitarsi e prima che il suo pene potesse alzarsi lo bloccò tra le gambe. Monica prise il controllo del televisore, cambiò canale fino a ritornare al punto di partenza. Dopotutto, sotto le feste di Natale, la televisione non propone altro che commedie natalizie. Così la sua scelta ricadde in un canale casuale che trasmetteva un film visto e rivisto.
Lei per un attimo aveva dimenticato che ora c'era un uomo accanto a lei e non più un ragazzo e, come suo solito, poggiò la sua testa sulla gamba di Giulio a mo' di cuscino.
Un gesto innocente che però provocò un afflusso di sangue al membro del ragazzo che fece fatica a trattenere il membro stretto e immobile tra le gambe. Guardò lei per capire se si era accorta di qualcosa e l'occhio gli cadde sulla scollatura. Avvolti in morbida e calda lana se ne giacevano i suoi bellissimi seni.
Lui li osservava e stranamente pensò al fatto che lei si fosse messa col padre inizialmente per i soldi, nonostante la loro grande differenza d'età, ma che poi si era davvero innamorata di lui. Inconsciamente però qualcosa dentro di lui si stava muovendo e non si accorse che il suo giovane pene stava spingendo troppo forte e, come una molla tirata e poi lasciata, il pene schizzò via tra le gambe e colpì la testa di monica con la capocchia.
Lei si alzò di scatto e lo guardò in faccia. Lui, rosso come un peperone, non sapeva che dire e non disse nulla. Accennò un sorriso tra l'imbarazzo e il disagio e non sapendo cosa fare disse: vado un secondo in bagno, torno subito.
Lui voleva morire. Era così imbarazzato che avrebbe preferito essere in qualunque altro posto ma non lì. Guardava il suo pene e sperava che scendesse. Dentro di se gli ordinava di scendere ma lui non voleva saperne nulla.
Lei intanto se ne stava in bagno. Scioccata per quello che era accaduto.- Anche lui è eccitato - pensava tra se e se. Questo l'aveva fatta bagnare. Si portò una mano sulla vulva e, con un gesto preciso e fluido, spostò la mano fino al clitoride. Raccogliendo tra le dita i suoi umori. Si annusò istintivamente la mano e, eccitata dal suo stesso odore, se la mise in bocca un dito alla volta.
Uscì dal bagno eccitata ed imbarazzata. Credeva di poter andare di la e - godere con il suo uccello - pensò in bagno ma, quando fu lì, difronte a lui, gli diede un innocente bacio della buona notte e andò a dormire, dando un ultimo sguardo furtivo all'erezione che ancora persisteva.
In un vortice di imbarazzo, paura ed eccitazione, si sentì sollevato quando Monica aveva scelto di concludere la serata. Ora però era eccitato e cominciava ad immaginare la matrigna su di lui. Mosse la sua mano nei boxer e cominciò a segarsi in silenzio.
Si rigirava nel letto, voleva masturbarsi su di lui ma si sentiva in colpa. Non riusciva a dormire. Ormai erano passati una ventina di minuti da quando lo aveva salutato per la notte. Cominciò a toccarsela ma non se la stava godendo perchè un fastidioso senso di colpa la perseguitava. Dopo un altro quarto d'ora passato a provare piacere si stufò e decise di andare a fare pipì prima di mettersi a dormire.
Aprì silenziosamente la porta della camera da letto. Ormai non c'era nessun suono in casa, la tv era spenta così come tutte le luci della casa. Si avviò in punta di piedi verso il servizio e con delicatezza aprì la porta dell'antibagno. Accese la luce e per abitudine si voltò verso lo specchio per ammirarsi. Nonostante i suoi sforzi di non farsi udire, il ragazzo che se ne stava in ammollo nella vasca da bagno a pochi metri da lei, ebbe il tempo di spingere giù tra le bolle il reggiseno della matrigna con cui si stava segando.
Lei ignara entrò nel bagno e quando lo vide lì ne fu felice. Lo salutò come nulla fosse. Non avevano mai avuto problemi a condividere il bagno. Lei si sedette sul water e fece quello per cui era andata. Mentre la pipì scendeva lo guardava sorridendo. Lui era super eccitato. Avrebbe tanto voluto farsela e, fingendo di scherzare ma con intenzioni maliziose disse: sei venuta a fare il bidet prima di dormire?
Lei pensò in una frazione di secondo che era l'occasione che stava cercando e ribattè con una frase di cui immediatamente poi si vergognò: sai che a me piace pulire bene tutti i buchi prima di andare a letto.
Lei è così, quando si eccita diventa volgare e non sa controllarsi. Il ragazzo diventò rosso ma le sue guance non arrossirono di meno e continuò, alzando di poco la voce mentre tirava lo sciacquone: l'igiene orale è importante. Te l'ho sempre insegnato mi pare. Ricordi quando ero io a farti il bagno?
Intanto, mentre gli stava parlando era seduta a cavalcioni sul bidet, con la mano si lavava la vagina e il dito medio si occupava dell'ano. Entrava e usciva producendo sempre più schiuma.
Lui, facendo finta di non guardarla proprio lì, rispose: già, erano bei tempi. Mi mancano quelle attenzioni.
Lei non perse tempo e dopo essersi asciugata si accinse alla vasca in topless e, dopo essersi inginocchiata, gli passò una mano sul volto e gli disse: ci sono cose che ancora posso fare, come lavarti. Un sorriso dolce le si mostrò in volto che lui ricambiò. Lui si rilassò e lasciò che lei iniziasse a massaggiargli la testa. Continuò con le spalle, poi il petto. Lei sembrava dolce, senza malizia. Mentre lei gli lavava il petto lui ricordò di tenere sotto di se il suo reggiseno. Così tagliò corto e disse, prendendole una mano: grazie ma é già da un po' che sono dentro, credo sia meglio uscire adesso.
Monica un po' sorpresa gli accennò un sorriso. E si allontanò dalla vasca sedendosi sullo sgabello alla postazione trucchi. Lui si alzò dalla vasca di spalle. Il pene era gonfio ma non stava su. Tutta quell'eccitazione non consumata gli aveva stimolato la vescica. Si asciugò in fretta e senza pensarci, nudo come era, andò a fare pipì.
Monica guardò il suo sedere e con il rumore della pipì che scrosciava si eccitò come una cagna in calore.
Era a gambe aperte e stava sgrullando le ultime gocce dalla punta; stava per strappare un pezzo di carta per asciugare la punta del suo cazzo quando senti una folta chioma di capelli sfiorargli le palle. Spostò lo sguardo verso il basso, senza spostarsi. Era Monica che sedeva a terra, con la schiena contro il water e la faccia sul cazzo. Lui non disse nulla.
Lei lo prese in mano, era massiccio e gonfio. Con l'altra mano strinse una chiappa.- Non serve la carta igienica- disse guardandolo negli occhi. - ci penso io a pulire le ultime gocce -. Avvicinò la cappella alle sue labbra e cominciò a succhiare. Una goccia di urina percorse la sua asta. Lei tirò in su l'uccello e partendo dalle palle risalì con la lingua tutto il membro ripulendo la scia creata dalla goccia. Bagnava la base del cazzo con dei piccoli baci a stampo. Tirava fuori la lingua e prendeva un suo testicolo in bocca muovendo avanti e indietro la lingua. Una goccia di sborra le arrivò su una palpebra mentre lei ciucciava l'asta. La teneva in bocca con la testa rivolta tutta da un lato.
Lui sentì che non resisteva più quando un suo dito si stava avventurando pericolosamente al suo ano. Lui stringeva forte le chiappe per farle capire che non voleva che lei la penetrasse. Lei se ne importò poco. Continuava a fare avanti e indietro con la bocca. Il dito ormai era sul buco del culo. Lei disegnava dei cerchi con il dito. Lui si rassegnò e rilassò i suoi muscoli. Piano piano entrò dentro di pochi centimetri. Lui non ce la faceva più a resistere, era super eccitato. Prese la tua testa e glielo spinse tutto in gola. Lei non se lo aspettava le veniva da rimettere ma lui la ignorava. Teneva la sua testa ferma con una mano sulla gola e l altra sui capelli. Stava per venire. Lei tutta rossa e soffocante non staccó il dito dal suo culo ma continuò a fare avanti e indietro. Lui sborrò nella sua gola e tirò fuori il cazzo quando raggiunse l orgasmo.
Lei stesa a terra ancora rossa cercava di riprendere fiato.
Continua...
Il ragazzo era stato un anno fuori per lavoro. La sua prima esperienza lavorativa. Dopo la scuola era partito immediatamente per l'Australia con un visto di lavoro come apprendista falegname.
Stava apparecchiando la tavola per due, facendo attenzione che tutto fosse in ordine quando il ragazzo scendeva dal treno pregustando il sapore del ritorno a casa.
Quando vide che tutto era pronto per la cena si specchiò in bagno, aggiustandosi la scollatura generosa del suo attillato vestito. Mentre tirava giù la scollatura si domandava se non fosse troppo provocante per l'occasione. Nel frattempo un sorrisetto le spuntò dal viso. Teneva ben nascosto il fatto di aver avuto dei pensieri di cui non andava fiera sul suo figliastro. Era così immersa nei dubbi sul vestito che fece un piccolo scatto quando sentì il suono acuti del campanello rieccheggiare nella stanza.
Andò ad aprire. Era lui. Dal suo viso abbronzato spiccava un brillante sorriso che la avvolgeva più che in un abbraccio. Lei per un attimo rimase immobile a guardarlo poi lo abbracciò stringendolo forte a se. Un abbraccio tanto grande che avvolse anche le braccia del ragazzo che, ancora con le valigie in mano, non riuscì a ricambiare. Lei lo stringeva in una morza. Lui la sentiva tutta sul suo corpo. La sua quarta di seno se la sentiva sugli addominali e per la prima volta si eccitò pensando a lei.
Si sganciò da lui e lo aiutò a portare dentro le valigie. Si misero a tavola e si godettero la cena tra nuovi racconti e vecchie storie della loro vita.
Lui andò a farsi la doccia. Lei si preparò per la notte. Si tolse il vestito di dosso. Rimase in mutande ed indossò la sua vestaglia di lana, come tutte le sere invernali.
Lo raggiunse in salotto dopo aver passato un po' di tempo a struccarsi. Lui sedeva sul divano, in boxer, come sempre. Quando lei arrivò e lo vide pensò che forse la vestaglia fosse troppo sensuale. L'aveva sempre indossata in sua presenza ma questa volta lei lo stava guardando con occhi diversi e si sentiva a disagio.
Lui fece lo stesso pensiero. Anche lui si sentiva a disagio nello stare in mutande perchè temeva che potesse eccitarsi in sua presenza. Stava per alzarsi ed andarsi a cambiare quando venne bloccato da Monica che, sedendosi accanto a lui, si stese per un attimo sulle sue gambe per prendere il telecomando poggiato sul bracciolo. In quel gesto i suoi seni sfiorarono solo per un momento il suo membro; ma quell'attimo bastò per farlo eccitare.
Il ragazzo sentì eccitarsi e prima che il suo pene potesse alzarsi lo bloccò tra le gambe. Monica prise il controllo del televisore, cambiò canale fino a ritornare al punto di partenza. Dopotutto, sotto le feste di Natale, la televisione non propone altro che commedie natalizie. Così la sua scelta ricadde in un canale casuale che trasmetteva un film visto e rivisto.
Lei per un attimo aveva dimenticato che ora c'era un uomo accanto a lei e non più un ragazzo e, come suo solito, poggiò la sua testa sulla gamba di Giulio a mo' di cuscino.
Un gesto innocente che però provocò un afflusso di sangue al membro del ragazzo che fece fatica a trattenere il membro stretto e immobile tra le gambe. Guardò lei per capire se si era accorta di qualcosa e l'occhio gli cadde sulla scollatura. Avvolti in morbida e calda lana se ne giacevano i suoi bellissimi seni.
Lui li osservava e stranamente pensò al fatto che lei si fosse messa col padre inizialmente per i soldi, nonostante la loro grande differenza d'età, ma che poi si era davvero innamorata di lui. Inconsciamente però qualcosa dentro di lui si stava muovendo e non si accorse che il suo giovane pene stava spingendo troppo forte e, come una molla tirata e poi lasciata, il pene schizzò via tra le gambe e colpì la testa di monica con la capocchia.
Lei si alzò di scatto e lo guardò in faccia. Lui, rosso come un peperone, non sapeva che dire e non disse nulla. Accennò un sorriso tra l'imbarazzo e il disagio e non sapendo cosa fare disse: vado un secondo in bagno, torno subito.
Lui voleva morire. Era così imbarazzato che avrebbe preferito essere in qualunque altro posto ma non lì. Guardava il suo pene e sperava che scendesse. Dentro di se gli ordinava di scendere ma lui non voleva saperne nulla.
Lei intanto se ne stava in bagno. Scioccata per quello che era accaduto.- Anche lui è eccitato - pensava tra se e se. Questo l'aveva fatta bagnare. Si portò una mano sulla vulva e, con un gesto preciso e fluido, spostò la mano fino al clitoride. Raccogliendo tra le dita i suoi umori. Si annusò istintivamente la mano e, eccitata dal suo stesso odore, se la mise in bocca un dito alla volta.
Uscì dal bagno eccitata ed imbarazzata. Credeva di poter andare di la e - godere con il suo uccello - pensò in bagno ma, quando fu lì, difronte a lui, gli diede un innocente bacio della buona notte e andò a dormire, dando un ultimo sguardo furtivo all'erezione che ancora persisteva.
In un vortice di imbarazzo, paura ed eccitazione, si sentì sollevato quando Monica aveva scelto di concludere la serata. Ora però era eccitato e cominciava ad immaginare la matrigna su di lui. Mosse la sua mano nei boxer e cominciò a segarsi in silenzio.
Si rigirava nel letto, voleva masturbarsi su di lui ma si sentiva in colpa. Non riusciva a dormire. Ormai erano passati una ventina di minuti da quando lo aveva salutato per la notte. Cominciò a toccarsela ma non se la stava godendo perchè un fastidioso senso di colpa la perseguitava. Dopo un altro quarto d'ora passato a provare piacere si stufò e decise di andare a fare pipì prima di mettersi a dormire.
Aprì silenziosamente la porta della camera da letto. Ormai non c'era nessun suono in casa, la tv era spenta così come tutte le luci della casa. Si avviò in punta di piedi verso il servizio e con delicatezza aprì la porta dell'antibagno. Accese la luce e per abitudine si voltò verso lo specchio per ammirarsi. Nonostante i suoi sforzi di non farsi udire, il ragazzo che se ne stava in ammollo nella vasca da bagno a pochi metri da lei, ebbe il tempo di spingere giù tra le bolle il reggiseno della matrigna con cui si stava segando.
Lei ignara entrò nel bagno e quando lo vide lì ne fu felice. Lo salutò come nulla fosse. Non avevano mai avuto problemi a condividere il bagno. Lei si sedette sul water e fece quello per cui era andata. Mentre la pipì scendeva lo guardava sorridendo. Lui era super eccitato. Avrebbe tanto voluto farsela e, fingendo di scherzare ma con intenzioni maliziose disse: sei venuta a fare il bidet prima di dormire?
Lei pensò in una frazione di secondo che era l'occasione che stava cercando e ribattè con una frase di cui immediatamente poi si vergognò: sai che a me piace pulire bene tutti i buchi prima di andare a letto.
Lei è così, quando si eccita diventa volgare e non sa controllarsi. Il ragazzo diventò rosso ma le sue guance non arrossirono di meno e continuò, alzando di poco la voce mentre tirava lo sciacquone: l'igiene orale è importante. Te l'ho sempre insegnato mi pare. Ricordi quando ero io a farti il bagno?
Intanto, mentre gli stava parlando era seduta a cavalcioni sul bidet, con la mano si lavava la vagina e il dito medio si occupava dell'ano. Entrava e usciva producendo sempre più schiuma.
Lui, facendo finta di non guardarla proprio lì, rispose: già, erano bei tempi. Mi mancano quelle attenzioni.
Lei non perse tempo e dopo essersi asciugata si accinse alla vasca in topless e, dopo essersi inginocchiata, gli passò una mano sul volto e gli disse: ci sono cose che ancora posso fare, come lavarti. Un sorriso dolce le si mostrò in volto che lui ricambiò. Lui si rilassò e lasciò che lei iniziasse a massaggiargli la testa. Continuò con le spalle, poi il petto. Lei sembrava dolce, senza malizia. Mentre lei gli lavava il petto lui ricordò di tenere sotto di se il suo reggiseno. Così tagliò corto e disse, prendendole una mano: grazie ma é già da un po' che sono dentro, credo sia meglio uscire adesso.
Monica un po' sorpresa gli accennò un sorriso. E si allontanò dalla vasca sedendosi sullo sgabello alla postazione trucchi. Lui si alzò dalla vasca di spalle. Il pene era gonfio ma non stava su. Tutta quell'eccitazione non consumata gli aveva stimolato la vescica. Si asciugò in fretta e senza pensarci, nudo come era, andò a fare pipì.
Monica guardò il suo sedere e con il rumore della pipì che scrosciava si eccitò come una cagna in calore.
Era a gambe aperte e stava sgrullando le ultime gocce dalla punta; stava per strappare un pezzo di carta per asciugare la punta del suo cazzo quando senti una folta chioma di capelli sfiorargli le palle. Spostò lo sguardo verso il basso, senza spostarsi. Era Monica che sedeva a terra, con la schiena contro il water e la faccia sul cazzo. Lui non disse nulla.
Lei lo prese in mano, era massiccio e gonfio. Con l'altra mano strinse una chiappa.- Non serve la carta igienica- disse guardandolo negli occhi. - ci penso io a pulire le ultime gocce -. Avvicinò la cappella alle sue labbra e cominciò a succhiare. Una goccia di urina percorse la sua asta. Lei tirò in su l'uccello e partendo dalle palle risalì con la lingua tutto il membro ripulendo la scia creata dalla goccia. Bagnava la base del cazzo con dei piccoli baci a stampo. Tirava fuori la lingua e prendeva un suo testicolo in bocca muovendo avanti e indietro la lingua. Una goccia di sborra le arrivò su una palpebra mentre lei ciucciava l'asta. La teneva in bocca con la testa rivolta tutta da un lato.
Lui sentì che non resisteva più quando un suo dito si stava avventurando pericolosamente al suo ano. Lui stringeva forte le chiappe per farle capire che non voleva che lei la penetrasse. Lei se ne importò poco. Continuava a fare avanti e indietro con la bocca. Il dito ormai era sul buco del culo. Lei disegnava dei cerchi con il dito. Lui si rassegnò e rilassò i suoi muscoli. Piano piano entrò dentro di pochi centimetri. Lui non ce la faceva più a resistere, era super eccitato. Prese la tua testa e glielo spinse tutto in gola. Lei non se lo aspettava le veniva da rimettere ma lui la ignorava. Teneva la sua testa ferma con una mano sulla gola e l altra sui capelli. Stava per venire. Lei tutta rossa e soffocante non staccó il dito dal suo culo ma continuò a fare avanti e indietro. Lui sborrò nella sua gola e tirò fuori il cazzo quando raggiunse l orgasmo.
Lei stesa a terra ancora rossa cercava di riprendere fiato.
Continua...
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