A gatto e topo con mia suocera

Scritto da , il 2012-04-25, genere tradimenti




1.
Ho nutrito una passione segreta e silenziosa per mia suocera Tina sin da quando mi sono fidanzato con la figlia Enza, mia attuale moglie, 15 anni fa. Allora lei aveva 40 anni, era una donna nel pieno della sua bellezza procace, con un fisico rigoglioso e con quell’aria di spavalderia, un tantino arrogante, che le belle donne non si trattengono dal mostrare. I primi anni, naturalmente, il timore riverenziale e la scarsa conoscenza della sua personalità mi hanno impedito di manifestarle il benchè minimo segno di interesse maschile, anche se non potevo fare a meno di sbirciarla, di spiarla negli atteggiamenti meno sorvegliati. Quel corpo pieno e voluttuoso, quel petto maestoso, quei fianchi larghi e ben torniti, quelle cosce marmoree, mi facevano trasalire, sognavo ad ogni chiusi di potermela ingroppare e di sottometterla alle mie voglie, facendole perdere la sua supponenza, e spesso mi acquietavo solo sparandomi un bel segone dedicato a lei.
Dopo essermi sposato, e dunque accentuando la frequentazione della sua casa, la maggiore confidenza mi ha consentito più volte di manifestarle la mia ammirazione, ed ho potuto notare che la cosa non le era affatto sgradita. Ma mai nulla di più di qualche piacevole galanteria, di qualche sguardo obliquo e appena allusivo. Sapere di essere ammirata da un uomo più giovane chiaramente la lusingava ma, non appena io mi accaloravo un po’, lei, con un certo gelido cinismo, ristabiliva subito le distanze, lasciandomi in uno stato di umiliante frustrazione. Ricordo ancora la sua espressione irridente quando un giorno, avendomi sorpreso ad aggiustarmi il cazzo inalberato nei pantaloni, mi canzonò impietosamente:
“Mauro, non sono gesti eleganti … alla tua età….”
Col passare del tempo, quindi, ad una passione tanto più rabbiosa quanto non corrisposta si è andato affiancando un sentimento acuto di rancore, un desiderio di rivalsa nutrito dal mio orgoglio ferito. Avevo, difatti, come la sensazione che la stronza godesse a vedermi soggiogato da lei ma incapace a reagire.
Tutto è andato avanti così fino al giorno di Natale dell’anno scorso, quando, dopo pranzo, come di rito, con mia moglie, i miei figli e mia suocera, siamo andati a vedere l’immancabile cinepanettone con i soliti comici e le solite maggiorate della televisione. Mia suocera oggi ha 56 anni, ma è ancora una donna attraente, anzi per me resta quanto mai arrapante. Il suo corpo si è un po’ appesantito, le sue forme si sono un po’ dilatate, è diventata più giunonica, ma a me piace ancora di più. Chissà quante volte ho sognato di affondare nelle sue carni generose, di smanacciare quelle mammelle e quelle chiappone, di farla ululare di piacere e di dolore stantuffando con violenza nella sua ficona e, perché no, nel suo culo!
Quel pomeriggio di festa al cinema c’era tantissima gente. Già nella calca per fare il biglietto mi ero intenzionalmente appoggiato sul suo culo e le avevo fatto sentire la durezza del mio cazzo; e mi era sembrato che, a quel contatto sin troppo insistito, lei non avesse dato segni di disagio o di insofferenza. Lo giudicai un buon segnale.
Entriamo in sala facendo a gomitate per raggiungere i nostri posti, ci sistemiamo alla meglio su due file, mia moglie e i figli si mettono davanti, io e mia suocera ci sediamo di dietro, togliendoci i cappotti e ripiegandoli sulle ginocchia. Appena si è spenta la luce ed ha avuto inizio la proiezione, fingendo un movimento distratto, ho fatto scivolare la mia mano sotto il suo cappotto poggiandola sulle sue ginocchia. Non ha mostrato alcun cenno di reazione, ed io l’ho giudicato un secondo segnale incoraggiante.
Mi sono fatto più audace guadagnando terreno sotto la sua gonna, ma ad un certo punto lei mi si avvicina all’orecchio:
“Ma che fai?”.
Le rispondo anch’io sottovoce per non farmi sentire dagli astanti:
“Scusami, è stato più forte di me…. colpa delle bellissime gambe che hai!”
Accenna un sorriso, ma intanto con la sua mano allontana la mia dalle sue gambe. Sorrido anch’io, ma non desisto e, pochi minuti dopo, rimetto la mano sulle sue ginocchia e riprendo a muoverla sotto la gonna. Sospira, mi guarda nuovamente e, sempre sottovoce, mi ridice con tono più seccato:
“Ma la vuoi finire? … con tutta questa gente…”
Trovo lo spirito giusto per risponderle:
“Sì, forse è un po’ imprudente… ma quando mi ricapita un’altra occasione così?”
Sorride divertita, si guarda intorno prima di rispondermi:
“Ma che dici? Ti sei dimenticato che sono tua suocera?”.
Ormai mi sono lanciato e le rispondo sicuro:
“No, per niente. Ma proprio perché sei mia suocera è da 15 anni mi trattengo, altrimenti…”
Intanto avanzo lungo le sue cosce, la manovra è abbastanza ardita, ma il buio della sala, la vicinanza degli altri spettatori e l’atmosfera ridanciana del film mi aiutano, perché lei è nella impossibilità di reagire vistosamente. Mi lancia delle occhiatacce, ma non può impedirmi di arrivare a lambire l’orlo delle sue mutande:
“Dai, smettila… ”.
Mi riavvicino al suo orecchio e le dico a bassissima voce:
“No ti prego, lasciami stare solo un po’… aaahhh…. uuuhhmm… ma vedo che ti sta facendo effetto…”.
In effetti, sento che la sua zona pelvica è fortemente inumidita. Un altro piccolo sforzo e faccio passare la mano sotto l’orlo delle mutande spingendomi fino a toccarle il clitoride. Come per difendersi, lei serra le cosce, ma le mie dita continuano a muoversi nella sua fica, procurandole una stimolazione irresistibile. Nella situazione in cui è non può né protestare, né gridare. Si rivolge a me con sguardo supplichevole:
“Ti prego smettila, mi vergogno….”.
Ma ormai non mollo, ne approfitto cinicamente, le dico in un orecchio:
“Non fingere, hai la fica che è un lago…. dillo che hai voglia del mio cazzo”.
Mi guarda con occhi di fuoco, ma alla fine cede:
“Sì, ma lasciami …”.
Non desisto, sento che è vicina all’orgasmo, ancora dieci secondi e la morsa delle cosce si allenta, il suo bassoventre ha un tremito prolungato, in pochi secondi le mie dita si ricoprono di liquido lattiginoso. Chiude gli occhi, reclina un pò la testa all’indietro, gode in silenzio. Anche il mio cazzo sta per scoppiare, ma debbo interrompere le operazioni. Il primo tempo del film è finito, si accendono le luci e di corsa ci ricomponiamo.
“Sei un porco!”, mi sibila nell’orecchio digrignando i denti.
Io le rispondo immediatamente:
“E tu no? ho visto che voglia che hai!”.
Ci alziamo per sgranchire le gambe e scambiare quattro chiacchiere con mia moglie e i miei figli seduti davanti. All'inizio del secondo tempo ci risiediamo. Riprendo le mie manovre, stavolta la mano gliela infilo piano piano dentro la maglietta, le tocco da sotto le tettone, vedo che ha i capezzoli duri che sembrano due chiodi. Le bofonchio all’orecchio:
“Lo vedi come sei eccitata? dai su, fai godere un po’ anche me, prendimi il cazzo in mano”.
“Ma sei pazzo!”.
Tenendo sempre il cappotto sulle gambe, tiro giù la cerniera dei pantaloni, le prendo la mano e le dico:
“Guarda che sotto il cappotto non vede nessuno, dai… sentilo quant’è bello duro!”.
Fa un po’ di resistenza, ma poi si lascia guidare e con la mano comincia a tirarmelo. Una situazione più eccitante di così non potevo immaginarmela: mia suocera con il mio cazzo in mano che mi fa una sega, io con l'altra mano che le titillo i capezzoli. L’eccitazione la prende nuovamente, lei ha una piccola smorfia sulle guance, mi avvicino con la bocca e la bacio sull’angolo delle labbra. Intanto la sua mano intensifica la sega, non ce la faccio più a resistere, godo in silenzio venendole sulla mano:
“Aahh bello!.... ora lecca tutto!”, le dico nell’orecchio.
“Sei un porco!”, ribatte tra i denti.
Tira fuori dalla borsetta due fazzoletti di carta, con uno si asciuga la mano piena di sperma, con l’altro pulisce alla meglio il mio cazzo ancora grondante, infine ripone entrambi i fazzoletti nella borsetta. Ci ricomponiamo appena in tempo per la fine del film. Si accedono le luci, mentre ci alziamo mi avvicino al suo orecchio e le sibilo:
“Brava! la prossima volta lo facciamo a letto!”.
Dopo quel giorno al cinema il pensiero di scoparmi mia suocera non abbandona la mia mente; persino quando facevo l'amore con mia moglie, mi eccitavo pensando che lo stavo facendo con mia suocera. Una domenica mi si presenta un’occasione ghiotta. Mia suocera ci aveva invitati a pranzo; arriviamo in anticipo, mio suocero Alfonso sta uscendo per andare a prendere il giornale e mi chiede se, nel frattempo, posso riparare una mensola del ripostiglio. Rispondo subito di sì; intanto mia moglie chiede alla madre se ha bisogno di essere aiutata in cucina e, ricevuta una risposta negativa, annuncia che, in attesa del pranzo, porta i bambini a divertirsi un po’ nel parco che sta dinanzi alla casa.
Le circostanze congiurano positivamente a farmi restare solo con mia suocera. Riparo la mensola con una rapidità da record e mi reco subito in cucina, dove lei armeggiava ai fornelli; mi avvicino da dietro, le appoggio il mio cazzo sui pantaloni della sua tuta:
“Senti com’è duro! è da Natale che ce l’ho così per te!”.
Lei sbuffa e mi risponde con aria seccata:
“Ma tu sei tutto matto! Ti rendi conto che mio marito potrebbe rientrare da un momento all'altro?”.
Faccio una voce lamentosa e mielosa insieme:
“Ma io ti desidero, lo capisci?”
E con le mani comincio a tirarle giù la cerniera della tuta baciandola sul collo dietro l'orecchio. Lei reagisce stizzita:
“Basta, ti prego…”
Per divincolarsi muove il culo, ma questo movimento non fa che eccitarmi; allora lei si gira verso di me, io l’abbraccio e le infilo la lingua in bocca, lei tenta di resistere, ma alla fine risponde anche lei con la lingua. A questo punto le abbasso la cerniera della blusa, le tiro fuori le tette dal reggiseno e mi metto a succhiarle i capezzoli inturgiditi. Contemporaneamente infilo una mano dentro le sue mutandine, lei tenta di ritrarsi e mi dice più volte “porco!”. Ribatto prontamente:
“Sì, sono un porco…. oggi ti scopo davanti a tuo marito, così gli fai vedere come ti piace il cazzo!”.
Non mi fermo più, le tiro giù i pantaloni, mi inginocchio e mi avvento sulla fica, che è già tutta bagnata. Poche leccate ed ha subito un orgasmo, che la rende ancora più inerme ai miei attacchi. Ma anche il mio cazzo sta per esplodere dentro i pantaloni, perciò la faccio sedere su una sedia, me lo tiro fuori:
“Dai, succhiamelo, so che lo desideri….”.
Lei dice no, ma ormai sono lanciato e, con un gesto brusco, le assesto uno schiaffo, che la scuote; le sbatto il cazzo sulla faccia, approfitto di una sua smorfia per ficcarglielo in bocca:
“Su, da brava, succhiamelo che sto scoppiando!”.
Faccio su e giù con l’asta e la tiro fuori ogni tanto per farla respirare, quando sto per venire le dico:
“Sto venendo dai, bevila tutta la mia sborra…”
Un po’ la ingoia, un po’ la lascia colare dalla bocca.
Poi mi spoglio velocemente e le ordino:
“Spogliati! ti voglio vedere nuda!”.
Lei mi guarda con odio e mi dice:
“Sei un bastardo!”.
Mi faccio più duro:
“Non mi fare incazzare! dai spogliati, o ti spoglio io!”.
Si spoglia, è veramente fantastica.
“Uhhmm…. lo sai che sei più bella di tua figlia?”.
Con la lingua le succhio i capezzoli, con la mano le accarezzo il clitoride, è di nuovo eccitata, anche io ho di nuovo il cazzo in tiro. Mi siedo su una sedia e glielo infilo facendola sedere su di me, non hai mai preso un cazzo così grosso. Finalmente si lascia andare:
“Sì… sììì…. porco, dai, scopami”
Lei mi cavalca agitando il bacino e strusciandomi le tette contro la faccia, il mio cazzo fa su e giù dentro la sua fica lubrica:
“Senti quant’è bello sto cazzo!”.
Lei ha gli occhi torbidi di passione:
“Sì dai, pompami… spingilo in fondo…”.
Sento che la sborra preme per schizzare fuori. La faccio sfilare e inginocchiare, glielo infilo di nuovo in bocca, lei me lo succhia con tanta foga che quasi si soffoca nell’ingoiare la sborra.
Ci rivestiamo in fretta, abbiamo perso la cognizione del luogo e del tempo. Passano appena cinque minuti e la casa si ripopola, perché mio suocero, mia moglie ed i miei bambini rientrano insieme. Ci mettiamo subito a tavola.
Dopo quella domenica non ho avuto più occasioni di restare solo con mia suocera fino a quest'estate, quando abbiamo preso in affitto una villetta sul mare da condividere con i suoceri. Quando ci ritroviamo lì, lei mi guarda e mi avverte subito:
“Stai lontano da me … se ricominci a fare lo stronzo, dico tutto a mia figlia e a mio marito”.
Le sorrido beffardamente senza replicare.
Passa qualche giorno, una mattina mi alzo presto, mia moglie e i miei figli dormono ancora, mi affaccio alla finestra e vedo sulla spieggetta antistante mia suocera che, in bikini, prende il sole vicino all'ombrellone, mentre più in là sulla scogliera di fronte mio suocero sta pescando.
Penso subito che posso approfittarne per stare un po’ vicino a lei. Scendo velocemente in spiaggia, saluto da lontano mio suocero, mi avvicino all’ombrellone:
“Buongiorno, questa mattina sei bellissima…. ti posso mettere la crema abbronzante?”.
Mi guarda con occhi severi e mi dice con tono duro:
“Mauro, ti ho detto che mi devi lasciare in pace, se no dico tutto a mio marito e la facciamo finita con questa storia…”.
Imperturbabile mi avvicino a lei che stava a pancia sotto, le slaccio la parte superiore del bikini:
“Scusa, se non fai così quando ti metti un vestito si vedono i segni del costume….”.
Prendo la crema e comincio a spalmargliela sulla schiena:
“Ti prego Mauro, ci può vedere mio marito".
“Non ti preoccupare, Alfonso pensa ad altro. Non ti agitare, lasciami fare…”.
Continuo a spalmarle la crema solare, mi soffermo abbondantemente sulle sue belle chiappe e sul solco profondo che le divide, poi passo le mani sotto il suo corpo e le accarezzo le tette:
“Vedi che capezzoli duri che hai! … ti stai eccitando, mia bella troia, eh?”.
Chiude gli occhi, sospira rassegnata. Scendo sulle gambe, faccio su e giù con le mani fino ad arrivarle all’inguine, le scanso il costume e con il dito le tocco il clitoride, è duro, lo accarezzo, poi cominciò ad agitare le dita dentro la fica. Lei si dimena un poco, guardando in direzione del marito, poi tira il fiato e si lascia andare ad un orgasmo:
“Sei porco e sei pazzo!”, mi dice sibilando tra i denti.
Con una mano saluto mio suocero, mentre dico in tono irridente:
“Tu pesca Alfonso, che alla tua Tina il pesce glielo faccio assaggiare io!”
“Sei un porco screanzato! …. Ti approfitti di ogni situazione …. Non so come Enza non si sia ancora accorta di che marito depravato abbia!”
Le sue parole e soprattutto il suo tono mi indispettiscono. Le rispondo duro, incazzato:
“Senti, ora mi hai rotto i coglioni. Basta con questo atteggiamento da signora perbene! so bene che razza di troia sei ….. prima hai goduto, ora mi vuoi fare la morale! Ti aspetto in cabina, se non vieni torno qui e ti scopo in spiaggia!”.
Mi avvio in cabina, dopo tre-quattro minuti sento bussare:
“Apri Mauro, sono Tina”.
Appena entra la abbraccio, le sbottono il bikini, le succhio i capezzoli, poi scendo giù e comincio a leccarle la fica. Si lascia andare, ha subito un altro orgasmo, è fradicia di umori, non trattiene il godimento:
“Sei un demonio!…. continua, non ti fermare!…”.
All'improvviso mi fermo, mi levo il costume, le mostro con fierezza un cazzo inturgidito al massimo, la spingo in ginocchio:
“Dai, succhiamelo, fammi un bel pompino”.
Prima me lo bacia, mi lecca la cappella, poi se lo mette tutto in bocca, glielo spingo quasi in gola, poco dopo gli sborro in gola. Lo ingoia tutto, da quanto ne è uscito le cola anche sul seno; la faccio alzare, la faccio appoggiare al tavolino e le lecco di nuovo la fica, poi la metto a novanta gradi, la scopo alla pecorina, un dito glielo infilo nel culo.
Reagisce, dice di no, ma io contino a scoparmela, anzi spingo più in fondo il dito nel culo, poi prendo la crema solare e gliela spalmo sull’ano:
“No no, che fai?... no, lì no… mi fai male, sono vergine”.
Cerca di divincolarsi, ma io la blocco:
“E’ inutile che cerchi di sfuggire, voglio romperti il culo…. vedrai che ti piacerà, non fare tante storie!”.
Glielo punto prima, spingo un po’, lei geme dal dolore ma non può gridare per non farsi sentire; io continuo a spingere finchè non entra tutto fino alle palle. La crema ha fatto il suo effetto, il canale è bello lubrificato; mentre me la inculo con la mano le accarezzo il clitoride, ha un misto di dolore e di eccitazione, ha un nuovo orgasmo.
Incularla è stato uno dei piaceri più sublimi che ho provato nella mia vita. Alla fine le vengo dentro al culo; lei stringe le chiappe per non far colare la sborra, poi si gira, mi guarda e mi dice:
“Sei uno stronzo!... un degenerato!”.
Quindi si rimette il bikini e torna all’ombrellone con il culo ancora dolorante.
Tutto il giorno non ci parliamo più, il marito vede che ancheggia con qualche difficoltà, lei gli dice che deve chiedere al suo medico, forse ha le emorroidi ingrossate, e intanto mi guarda con gli occhi come se mi volesse uccidere.
La sera mia moglie era già andata a letto con i miei figli, lei era seduta a guardare la televisione nel patio insieme al marito che si era addormentato sul divano, io mi avvicino a lei che subito mi dice:
“Ma cosa vuoi ancora? Lasciami in pace ….. Alfonso si può svegliare all’improvviso”.
Io le rispondo:
“Ah, sai che bello se si sveglia! vede quanto è brava la moglie a fare i pompini…”.
“Ma sei impazzito…” .
Lo tiro fuori:
“Dai, succhiamelo e non fare storie!”.
Glielo infilo dentro la bocca; lei me lo bacia e me lo succhia, guardando sottecchi verso il marito che russa al suo fianco, io le muovo la testa su e giù: vedere il marito che dorme e lei che me lo succhia mi provoca una tale eccitazione che velocemente le riempio la bocca del mio seme. Dopo qualche minuto il marito si ridesta e si alza, la saluta e se ne va a letto. Le dico con un ghigno sarcastico:
“Mi dispiace per Alfonso, si è perso un bellissimo spettacolo!”.
Mi lancia un’occhiataccia:
“Sei un immorale!”.
“Sì, ma anche il mio cazzo lo è, e ti piace…. confessalo!”.
Sospira, sbuffa, poi ammette:
“Sì, ma tu sei uno stronzo ad approfittartene così!”
Mi siedo accanto a lei, le accarezzo le braccia e le spalle, le dò un bacio sul collo e le sussurro:
“Ma perché io e te dobbiamo fare a gatto e topo? perché negarci una cosa che piace ad entrambi?”
Non mi risponde, ma lascia che le mie mani le percorrano il corpo in lungo ed in largo, insinuandosi nei posti più intimi, e chiude gli occhi. Si è arresa. Le prendo la mano inerte e la porto sul mio cazzo inturgidito; le chiedo sottovoce:
“Come faccio a prendere sonno in queste condizioni?”
Mi risponde poco convinta:
“Sveglia tua moglie e sfogati con lei”.
“Ma questo”, obietto subito, “si è imbizzarrito per te, mica per lei!”
Sorride appena, scorgo un guizzo di compiacimento nei suoi occhi. Il mio ardore era per lei la certificazione più eloquente che, a dispetto dell’età non più verde, come donna aveva ancora carte da giocare. E tanto peggio per il becco di suo marito Alfonso che ormai aveva messo il sesso tra le “varie ed eventuali” e passava più tempo al bar coi bontemponi dei suoi amici che a letto con lei.
Impugna forte il mio cazzo e me lo tira con energia fino a farmi sborrare per terra; poi si china in mezzo alle mie gambe, sugge le ultime gocce e me lo ripulisce con la lingua.
“Ora vai a dormire”, mi dice maternamente, e mi schiocca un bacio sulla guancia.


(Continua)

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