Princess

Scritto da , il 2021-08-17, genere trio

Questo racconto è per Pablo. (Te l’avevo promesso).
Avviso fin da subito che non c’entra niente col sesso, così non perde tempo nessuno.


27 Luglio 2018 – Sono andato a cercare la data sulle fotografie, quindi sono sicuro (per Mel che sicuramente mi chiederà se sono certo delle date visto che ultimamente do i numeri). In particolare, mi voglio soffermare sugli avvenimenti di quel giorno. È stata una vacanza interessante, soprattutto il 27. Abbiamo organizzato l’itinerario per visitare almeno tre castelli di cui uno al mattino, uno nel pomeriggio e quello di Montebello la sera, visto che nel periodo estivo prevedono anche le visite notturne includendo la storia di Azzurrina. È proprio per Azzurrina che abbiamo deciso di andarlo a visitare di notte. Melania non sta nella pelle dal mattino, così, valutiamo una partenza rapida. Con sguardo assassino, io e Marco la infiliamo in un vestitino in stile medievale comprato per l’occasione. Al castello di San Leo prevediamo un caldo porco ed una salita che fa sudare chiunque. D’altro canto, si tratta di una fortezza, che cavolo, se non fosse difficile raggiungerla, che fortezza sarebbe? Contiamo sullo sfiancarla, in modo di averla tranquilla per la sera durante il giro a Montebello… di solito coi cavalli funziona. Purtroppo per noi, Mel è talmente agitata che non c’è verso di tenerla ferma da nessuna parte. Il Castello delle Fate, quello di Cagliostro, quello di Azzurrina. È impazzita.


C’è andata male col Castello delle Fate, al mattino, che purtroppo era chiuso. Abbiamo compensato con la chiesa di Santa qualcosa che non ricordo, quella con i seni sul piatto, dove c’era quell’organo a canne immenso. Erano bellissimi là sotto. Nel pomeriggio inizia l’avventura. Abbiamo due sguardi che virano senza sosta tra l’inferocito e il condannato mentre rincorriamo la Principessa ovunque, che ci chiama da ovunque ed appare misteriosamente ovunque. Il forte di San Leo si può girare liberamente, è qualcosa di veramente maestoso, spettacolare e soprattutto ristrutturato egregiamente. Il problema sta proprio nel fatto che si può girare liberamente, quindi, uno molla Melania e la ritrova che ne so, in un camino, dietro una tenda che ti fa “buh” o spunta a cazzo da una porta facendoti prendere un infarto e ti dice che ha visto un ragno gigante su una finestra. Famosissima attrazione storica. Si infila nella stanza di Cagliostro, guarda fuori dai buchi, ti fa le pernacchie dalle feritoie, non la trovi più e si è chiusa in una cella. La gente che poi, tutto sommato ti gira attorno e incroci più di una volta, girando, inizia a guardarti con l’aria di chi ti compatisce. Soltanto un tizio, un papà che spinge il bimbo sul passeggino e sta sudando sette camicie, mi commenta: - Messi bene anche voi eh? – mentre mi guardo in giro e Marco esordisce con: - Credo di aver visto un vestito rosa andare di là – Però, nel castello tutti la guardano. A parte che ci vuole un bel coraggio ad indossare un abito medievale in luglio con un caldo bestia ma con il vestitino, la coroncina, la faccetta allegra e l’energia di un piccolo tornado, chi non sorride di cuore nel vederla cazzolare in giro ovunque? Noi. Disperati, stazioniamo nel cortile, ci sediamo all’ombra e ci diciamo “Senti, prima o poi si dovrà pur fermare. Arriverà” e poi la recuperiamo appesa alla ruota delle torture. Caliamo una serie di veli. Ho un reportage di foto incredibili. Melania che cerca di cascare nel pozzo, che sta per ruzzolare dalle scale, rinchiusa nella cella di Cagliostro, appesa alla ruota delle torture, che si mette a cavallo della ringhiera di pietra di una scala (e ci chiede perché non scivola giù), che si sporge malissimo dal parapetto e Marco che invece di chiamarla tira fuori la reflex, pronto a scattare e mi dice: - Dai che arriva la foto del secolo. Un secondo prima che si schianti di sotto – Ho foto di Marco che scimmiotta le sue pose e le nostre facce sconvolte ed assassine, alla taverna, dopo la gita, assieme al suo musetto sorridente. L’avremmo uccisa (però ne ho anche un sacco di belle, con il naso in su e l’aria meravigliata. Quelle sono spettacolari). Non so da dove la caghi tutta quell’energia ma a volte temiamo che possa essere posseduta. Comunque. Arriviamo a sera…


Ceniamo in pizzeria e poi ci mettiamo in attesa davanti all’entrata, in fila con gli altri che faranno parte della visita notturna guidata al castello di Montebello, in cui aleggia la misteriosa storia di Azzurrina che si dice vaghi ancora per le sale. Il castello è davvero meraviglioso. Purtroppo, lì non si possono fare fotografie. Peccato. Non mi dilungo sulla storia di Azzurrina, è sufficiente cercarla su Google per vedere fotografie e leggere della sua misteriosa vita e sorte. Di fatto, quello è un posto in cui sono state eseguite ricerche sui fenomeni paranormali con risultati che vengono spiegati dalla guida man mano che si procede. I fatti essenziali di quella sera, comunque, si traducono in due o tre momenti che non so se interpretare come esilaranti o istigazioni al suicidio (nostro). Che siamo un gruppetto di tre si nota subito, perché, come entriamo, Melania dà la manina a tutti e due e si appiccica come quando iniziamo i film horror in TV. Poi, appena la guida inizia a parlare di strani fenomeni, si stacca ed inizia a girare col naso per aria. Va vicino alla guida e comincia a rompere il cazzo con ottomila domande. Fermi tutti, rimaniamo stupiti dal fatto che conosca un sacco di particolari. Ad un tratto si ferma davanti ad un baule. Non ricordo esattamente di cosa si trattasse ma lei si ferma lì, richiama indietro la guida e si mettono a parlare fitto fitto tra loro di qualcosa che proprio non ho capito. A volte quella ragazza ci stupisce. Io e Marco ci guardiamo con aria esterrefatta ed anche un po' pensierosa, perché è risaputo che le persone possedute hanno queste capacità, conoscono le cose “nascoste”. Mentre procediamo nel dedalo dei corridoi probabilmente volutamente poco illuminati in alcuni punti, ci accorgiamo che sui muri gironzolano un’infinità di scarafaggi ed insetti (Nota di Mel dopo aver letto: Ne avevi anche uno nella maglietta, lo avevi scordato! – vero, ma l’abbiamo trovato a casa). Melania inizia a tentare di rimanere lontana dai muri e torna all’ovile. Lungo la scala più stretta, dobbiamo per forza andare in fila per evitare di intasare la scala che io e Marco in due non ci stiamo neanche se caschiamo di testa, lei, però, per stare al sicuro, ha la brillante idea di mettersi in mezzo ed attaccarsi alla cintura delle mie braghe, dietro la schiena ed a quelle di Marco, prendendolo sempre per la cintura ma per davanti. Arriviamo al piano sottostante, lei ovviamente, nel momento di luce si sposta a rompere i maroni alla guida e lui mi si mette dietro, tirandomi discretamente in fondo al gruppo e dicendomi: - Stai qui un secondo – (che asino, mi legge da dietro la spalla e si è messo a ridere. Sta ancora ridendo ma sa che sto scrivendo la pura verità). Subito non capisco, mi volto e gli chiedo: - Che succede – Lo sento ridacchiare, mi appoggia l’artiglieria carica a una chiappa. Scappa da ridere anche a me ed in quel momento si sente un urletto da più avanti, un suono strano e poi Melania che si scusa con la guida. Non abbiamo capito benissimo cosa sia successo ma di fatto si è catapultata giù dalle scale e per poco non l’investe. O l’ha investita, la guida… non mi ricordo, comunque ci siamo spiaccicati in stereo la mano sulla faccia, ci siamo guardati e: - Mel … - Sì. Per forza. Alla fine, usciamo dal castello, tutti vivi e soddisfatti della visita (spiegano davvero un sacco di cose sui fenomeni che accadono lì, non sono bravo a raccontare senza spoilerare quindi, per non rovinare niente a chi vuole andarci, mi fermo qui).


Ma non è mica finita… Dobbiamo ancora rientrare. In macchina, Melania di solito sta davanti ma visto che non siamo così distanti dal nostro punto d’appoggio (appartamento preso in affitto per la vacanza), si mette dietro. Ad un tratto, ci accorgiamo che non fiata più. Si è schiantata. All’improvviso si è addormentata. Ci godiamo il viaggio in silenzio, con le orecchie che un po' ronzano, e poi arriviamo davanti all’appartamento. Mi fermo. Davanti al cancello dico a Marco: - Dai, portala dentro che parcheggio – Niente, lui scende, la tira su e lei sembra svegliarsi. Lo segue camminando. Mentre parcheggio ho ancora la scena davanti agli occhi di Marco che si allontana per buttare la busta con la spazzatura e lei immobile davanti al cancello tipo “paranormal activity”. Inquietante. Niente, metto a posto la macchina e scendo. Nel frattempo, l’ha portata dentro. Qui, si svela l’esistenza della possessione demoniaca. Entro in casa, l’appartamento è piccolo. Un ingresso con la cucina/soggiorno ed appena dietro l’angolo ci sono due camere da letto ed il bagno. Fine. Insomma, entro. Marco è seduto di fronte a me, al tavolo, che dà le spalle all’angolo della zona notte. Gli chiedo: - Mel? – Mi risponde: - È in bagno – Guardo dietro la sua schiena e c’è tutto spento. Mi sembra strano che sia in bagno senza luci. Vado a vedere; la luce del bagno, di fronte a me, è spenta, la porta aperta. Gli dico: - Guarda che non c’è in ba… - Mentre dico così mi giro verso la camera da letto e la becco stesa a faccia in giù per traverso sul letto (HO LE FOTOGRAFIE). Inizio a ridere, lo chiamo. In pratica lei è arrivata di fianco al letto. Non so come ma si è tolta le scarpe e poi tipo si è lasciata proprio cadere a peso morto in avanti, di faccia. Ed è rimasta lì. Secca. Dopo aver provveduto a raccogliere le prove perché poi glielo dici e lei sostiene che non sia vero, decido di spogliarla per metterla nel letto. Marco sta sulla soglia e mi guarda. Le sollevo il vestito da dietro, fino alla schiena, poi la giro e sollevo la parte davanti, poi la prendo da sotto le braccia e la tiro su. Sembra riprendersi ed inizia a dirmi: - Cado, cado, cado – Evidentemente le gira la testa. Le parlo con calma, le dico che ci sono io, che la tengo e non cade ma dobbiamo levare il vestito così la metto a nanna. Lei mi si attacca al collo mentre cerco la chiusura dietro la schiena continuando a dirmi solo: - Cado – Ad un certo punto, slacciato il vestitino, le dico: - Alza le braccia che leviamo il vestito – Lei di scatto spara le mani per aria. Io rido, Marco ride, sono lì col vestito in mano che glielo devo sfilare dalla testa e lei è impalata sul letto, con gli occhi chiusi e le braccia stecche sopra la testa che aspetta. È stanca morta, non voglio riderle in faccia, però… rido. Le tolgo il vestito e poi so che lei non ama tenere il reggiseno ed i calzini quando dorme perché dice che dorme male. Una volta tolto il vestito, lei torna ad attaccarsi al collo e sposto le mani dietro la sua schiena per toglierle il reggiseno. Lo slaccio. Come si accorge che ho smollato il gancetto mi spalanca gli occhi e mi dice: - Non guardarmi le tette! – No, per carità, dormiamo nudi assieme ma figurati… Non te le guardo le tette. Marco inizia a ridere come un cretino. Io non so più che cazzo fare e le dico: - Non guardo niente, ho gli occhi chiusi, leva questo coso – Di nuovo, di scatto, mi allunga le braccia. Bene. E ci liberiamo anche del reggiseno. Ma mancano i calzini. Intanto la distendo nel letto, lei si aggrappa al cuscino e continua a dire che cade. Cerco di prenderle la caviglia per levarle il maledetto calzino e lei inizia a sgusciare via coi piedi come un serpente. Sembra la Mondaini che scalcia sotto le coperte, solo che lei lo fa in orizzontale lungo il letto. Alla fine, la prendo per un ginocchio, cammino con le mani fino al piede mentre lei continua a scuotere le gambe e, alla fine, riesco a toglierle i calzini. Mentre levo il secondo, si gira. La mollo altrimenti le storco un ginocchio e lei si siede all’improvviso tipo la bambina dell’esorcista e dice: - Mi scoppia il pancino – Marco, che sta ridendo come un demente con le lacrime agli occhi, mi allunga la mano e mi dice: - Stai lì, adesso ci penso io – Lo vedo sparire dalla porta, sento trafficare in cucina e torna con un bicchiere esagerato di acqua saturo di digestivo effervescente. Mi affianca, glielo allunga e le fa: - Manda giù che ti passa – Lei minchia, prende il bicchiere a due mani e manda giù tutto, poi gli restituisce il bicchiere. Lui mormora laconico: - Ora da qualche parte esce – Voglio morire. Povera cucciola, è tutta intontita, sgrana gli occhi (Nota di Mel dopo aver letto: Stavo cercando di capire se fare un rutto o una scorreggia. È stato impegnativo!) e caccia un rutto che porca troia svernicia le pareti. Poi ci guarda, sorride tutta beata, si lancia in mezzo al letto e le sue ultime parole sono: - Ah, adesso faccio la nanna, sono proprio stata brava – Niente, restiamo lì come due coglioni appesi. Abbiamo rincorso il demonio per tutto il giorno, sembriamo reduci da una maratona… ma lei è stata brava, se lo dice pure da sola. E niente. Queste sono le nostre “vacanze tipo”. E che fai, quando una Donna così ti si avvinghia all’anima, puoi solo soccombere. E amarla con tutto te stesso.


Che poi, al mattino, loro sono in cucina. Sento le voci dal letto. Quando inizio a seguire il discorso c’è lui che le sta dicendo: - No che non sei carina, sei un demonio! – Poi si sente lei che miagola qualcosa e io la conosco bene quella vocina lì, lo so qual è il faccino che Marco si sta trovando davanti e se ha un minimo, un minimo di forza di volontà, lei gliela sta riducendo in merda. Infatti, tre secondi dopo, sento lo schiocco di un bacio e la sua voce, più profonda, un sospiro pesante: - Ma sì che sei carina… - E sto già ridendo, capito? Perché io quello che lei dice dopo lo so già, ed infatti è: - E anche brava! – Tutta squillante. Infilo la testa sotto al cuscino perché lo so che lui arriva e infatti, trenta secondi dopo, mi scuote una spalla e mi ordina: - Svegliati, alzati, vieni di là, fa qualcosa perché altrimenti la uccido – Ma sta già ridendo, e aspetto solo il colpo di grazia, lei che entra di corsa, salta sul letto, mi tira, mi leva il cuscino, si mette a un dito dalla mia faccia col suo sorrisone raggiante e mi dice: - Marco ha detto che oggi andiamo alle Befane! – Eh, è così. Siamo fottuti.

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