Il controllo di polizia 2 (continua)
Scritto da LanA, il 2021-05-15, genere esibizionismo
Ci eravamo allontanati forse 800 metri dalla macchina quando accusai un forte dolore all’addome.
«Lo sapevo che dovevo restare a casa» mi lamentai.
«Guarda che sei stato tu a voler venire fin qui!» mi rinfacciò lei.
«Io te l’avevo detto che era meglio di no. Non c’è neanche un bar.»
«Vabbè, senti, arrivo un attimo dietro quei cespugli e mi arrangio con i fazzoletti di carta.
Tu aspettami qui.»
«Mi lasci da sola? Guarda che conciata così finisce che mi prendono per una zoccola.»
«Cinque minuti e torno» tagliai corto, mentre una fitta mi faceva quasi piegare in due.
«Tu non dare confidenza a nessuno e al limite strilla che arrivo subito.»
Mi inoltrai nella pineta per una ventina di metri e mi acquattai dietro un cespuglio, da cui comunque riuscivo a tenere d’occhio Enrica.
Mi liberai con immenso sollievo, anche se solo dopo alcuni violenti spasmi addominali.
Per pulirmi usai i fazzoletti come meglio potei, ma per farlo persi di vista Enrica.
Quando sollevai di nuovo lo sguardo la vidi che parlava tranquillamente con l’occupante di una macchina ferma sul ciglio della strada.
Era piegata in avanti per avere il volto all’altezza del finestrino, ma aveva flesso anche le ginocchia per evitare che la gonna corta risalisse scoprendole il culo.
Preoccupato, mi risistemai rapidamente i pantaloni e la raggiunsi, verificando con sollievo che stava parlando con una persona conosciuta, un amico che era stato il nostro testimone di nozze.
«Ehi Antonio» lo salutai, «che ci fai da queste parti?»
«Ho fatto un sopralluogo qui vicino e mi è venuta voglia di vedere il mare» spiegò.
«Ma oggi c’è decisamente di meglio da guardare.»
«Hai visto che fica?» lo provocai.
«All’inizio l’avevo presa per una zoccola» stette al gioco lui.
«Per questo mi sono fermato.»
«Costerei troppo per te» rispose lei, ridendo.
Stanca di stare con le ginocchia piegate, Enrica tese le gambe e poggiò le braccia all’interno del finestrino aperto, scoprendo i glutei sodi divisi dal sottilissimo filo del perizoma.
CONTINUA ...
«Lo sapevo che dovevo restare a casa» mi lamentai.
«Guarda che sei stato tu a voler venire fin qui!» mi rinfacciò lei.
«Io te l’avevo detto che era meglio di no. Non c’è neanche un bar.»
«Vabbè, senti, arrivo un attimo dietro quei cespugli e mi arrangio con i fazzoletti di carta.
Tu aspettami qui.»
«Mi lasci da sola? Guarda che conciata così finisce che mi prendono per una zoccola.»
«Cinque minuti e torno» tagliai corto, mentre una fitta mi faceva quasi piegare in due.
«Tu non dare confidenza a nessuno e al limite strilla che arrivo subito.»
Mi inoltrai nella pineta per una ventina di metri e mi acquattai dietro un cespuglio, da cui comunque riuscivo a tenere d’occhio Enrica.
Mi liberai con immenso sollievo, anche se solo dopo alcuni violenti spasmi addominali.
Per pulirmi usai i fazzoletti come meglio potei, ma per farlo persi di vista Enrica.
Quando sollevai di nuovo lo sguardo la vidi che parlava tranquillamente con l’occupante di una macchina ferma sul ciglio della strada.
Era piegata in avanti per avere il volto all’altezza del finestrino, ma aveva flesso anche le ginocchia per evitare che la gonna corta risalisse scoprendole il culo.
Preoccupato, mi risistemai rapidamente i pantaloni e la raggiunsi, verificando con sollievo che stava parlando con una persona conosciuta, un amico che era stato il nostro testimone di nozze.
«Ehi Antonio» lo salutai, «che ci fai da queste parti?»
«Ho fatto un sopralluogo qui vicino e mi è venuta voglia di vedere il mare» spiegò.
«Ma oggi c’è decisamente di meglio da guardare.»
«Hai visto che fica?» lo provocai.
«All’inizio l’avevo presa per una zoccola» stette al gioco lui.
«Per questo mi sono fermato.»
«Costerei troppo per te» rispose lei, ridendo.
Stanca di stare con le ginocchia piegate, Enrica tese le gambe e poggiò le braccia all’interno del finestrino aperto, scoprendo i glutei sodi divisi dal sottilissimo filo del perizoma.
CONTINUA ...
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