Laura, Al centro commerciale (racconto a 4 mani)

Scritto da , il 2020-06-24, genere dominazione

Al centro commerciale (racconto a 4 mani)
Lui:
…ti vedo, stai comminando con la tua amica, sei di fronte a me di schiena, hai una gonna rossa aderente e corta poco sopra le ginocchia, un piumino nero che ti arriva in vita lasciando il tuo bel culo in vista. Calze nere, mi viene subito in mente quello che mi hai scritto, autoreggenti senza mutandine e questo pensiero mi eccita, sento un gonfiore nei pantaloni, ed infine un bel paio di scarpe nere lucide con i tacchi, questo ti fa risaltare il tuo sedere, facendoti sculettare ad ogni passo, la mia eccitazione aumenta man mano mi avvicino a te. Ti raggiungo, ti affianco e ti saluto, ti mi guardi sorpresa, arrossisci come una bimba scoperta mentre fa una birichinata, mi saluti timidamente, mi presenti la tua amica, anche lei una bella signora, ma tu sei più eccitante. Mi scuso con lei e ti chiedo se posso dirti due parole in privato, tu diventi paonazza, cerchi di trovar una scusa ma io ti prendo sottobraccio e gentilmente ci allontaniamo dalla tua amica che ferma ci guarda incuriosita. Appena lontani dalle suo orecchie ti dico di trovare una scusa per venire da sola nel negozio di articoli da regalo che si trova la secondo piano, tra 20 minuti. Tu mi dice che non è possibile e che… io t’interrompo dicendoti che se tra 20 min non ti vedo arrivare dico alla tua amica cosa non hai sotto… e non solo a lei… tu mi guardi e mi dici che tra 20 min sarai nel negozio.
Mentre torni dalla tua amica pensi cosa potrà mai farmi, siamo sempre in un negozio, dove c’è tanta gente…

io:
“Sto andando a fare un po’ di compere con la mia migliore amica e mentre parliamo sento dei passi dietro di me. A me da molto fastidio sentirmi seguita e faccio per voltarmi quando vedo davanti a me Enrico. Sono colpita da una scarica di adrenalina, vorrei scomparire e trovarmi in un’isola deserta. Di tanta gente proprio lui dovevo incontrare. Non so cosa dire sento il mio viso avvampare come quando ero ragazzina e veniva scoperta una mia marachella. Quasi balbettando ti presento la mia amica che guarda incuriosita la scena. Con gentilezza ma fermamente mi prendi per un braccio e ci allontaniamo da lei. Quando sento la tua richiesta iniziano a tremarmi le gambe. Cerco di resistere alla tua richiesta ma quando mi dici che dirai ad altri che non indosso le mutandine mi sento nelle tue mani (per quanto riguarda la mia amica non mi preoccupo in quanto lei sa che ogni tanto mi piace andare nuda sotto la gonna) . “farò quello che vuoi Enrico ma ti prego non dire nulla, ti prometto che ci vediamo tra venti minuti dove vuoi tu”. Penso cosa dire alla mia amica per potermi allontanare da lei e, qui mi viene un tremolio di paura, a come reagirà Oliver quando saprà della cosa. La mia amica mi chiede chi è quello che le ho presentato. “Oh, un vecchio amico che non vedo da tempo” “niente male però mi dice lei maliziosamente”. Andiamo a fare la spesa nel supermarket e guardo nervosamente l’orologio. “cosa vorrà da me Enrico, quali sono le sue intenzioni?” la mia mente pensa a tutto quello che ci siamo raccontati in internet, le sculacciate, il sesso, i miei più segreti pensieri e le foto che lui ha visto. Il tempo è arrivato devo andare, con una scusa saluto la mia amica e mi avvio dove abbiamo appuntamento. Prendo l’ascensore e mi ritrovo sola. Penso che se avessi le mutandine sarebbero umide e tocco la mia fichetta trovandola bagnata. Esco dall’ascensore e vedo la scritta del negozio: mi tremano le gambe entro e vedo Enrico che mi sorride.”

Lui:
“20 minuti dopo, io sto curiosando tra gli oggetti esposti, ti vedo arrivare tu entri intimidita salutando il commesso, io ti sorrido e poi rivolto al commesso dico “Luca io vado in ufficio con la signora, quando arriva chi sai tu chiamami” lui senza dire una parola mi fa un cenno con la testa, poi ti squadra con lo sguardo e ti fa un sorriso, capisci che lui sa per quale motivo tu sei lì, tu immagini soltanto, ma quel suo sguardo ti fa arrossire. Nel frattempo entra un cliente e Luca si presta a servirlo, io ti prendo per mano e ti porto in ufficio. Una stanza rettangolare con una finestra grande quanto il muro alle spalle della scrivania, che da nell’ingresso del centro commerciale, tu sei in piedi in mezzo alla stanza e riesci a vedere la gente che entra ed esce dal centro commerciale, capisci subito come ho fatto ad incontrarti prima. Mi siedo sulla poltrona dietro la scrivania con le spalle alla finestra, tu ti guardi intorno con particolare attenzione a quello che si vede fuori dalla grande finestra. Ti osservo, mi piace guardarti e gustarmi questi momenti, penso che tra poco starai sotto le mie mani e questo mi eccita, tu mi guardi e mi chiedi cos’ho in mente, “ma senti la puttanella, non hai capito per quale motivo siamo qui?” intanto mi alzo e mi avvicino a te, mi accosto da dietro e mettendo una mano tra l’anca e la natica ti chiedo “come mai non sento le mutandine” “lo sai che non ce l’ho, te l’ho detto io” a queste parole la mano che intanto si era spostata ad accarezzare le tue sode natiche svanisce per poi sentire un forte “sciaff” da farti fare un salto in avanti. Stai per finire sulla scrivania ma ti pari con le mani appoggiandole sopra, ti ordino di stare ferma così, tu non ti muovi, ma mi chiedi cosa intendevo quando ho detto al commesso di chiamarmi, mi chiedi chi deve arrivare. Ti rispondo che sarà una sorpresa per te… intanto ti devo preparare e dicendo questo prendo la gonna dai due lati delle gambe e la faccio scivolare verso l’alto, godendomi l’eccitante spettacolo, vedo finire le autoreggenti con quel fantastico pizzo elasticizzato, poi la pelle, solo pelle, continuo a tirare su, sui fianchi la gonna stretta fa fatica a scivolare, la prendo con le mani e la tiro su con forza e in un secondo appare il tuo bel culo, una natica e lievemente rossa per la sculacciata di prima. Tu intanto ti rendi conto che come tu riesci a vedere le persone nell’atrio forse ti possono vedere…
“Laura lo sai che sei proprio una bella puttanella esibizionista? Ma tuo marito lo sa?” intanto ti sto toccando, massaggiando le natiche, tu sei piegata in avanti con i gomiti appoggiati alla scrivania. Sono eccitatissimo e la mia tentazione è quella di prenderti li subito, ma rovinerei tutto, lo sento spingere nei pantaloni ma mi trattengo. Ad un tratto le mie carezze si trasformano in sculacciate, ti prendo di sorpresa e fai un movimento come per alzarti ma ti fermo con una mano dietro la nuca e ti faccio “riaccomodare” nella tua posizione. Continuo a sculacciarti, su una chiappa e poi sull’altra, su verso la schiena e giù dove iniziano le cosce, alternativamente per una decina di minuti, fin quando tutto il tuo bel sedere non è omogeneamente rosso. A questo punto ti ordino di raddrizzarti, tu obbedisci, le tue mani vanno sulle tue natiche martoriate, ma te le blocco e ti ordino di non toccarle. Ora le tue mani sono nella mia, come ammanettate e ti conduco in un angolo della stanza, quello verso la finestra, ti faccio inginocchiare con la faccia verso il muro, ma in modo che con la coda dell’occhio puoi vedere fuori. Io mi accomodo alla poltrona dietro la scrivania, mi giro verso di te e quindi verso al finestra e ti osservo, sei stupenda, in ginocchio con la tua bella gonna rossa tirata su i fianchi, il tuo fantastico deretano in bella mostra, rosso, così rosso che a fatica si vede dove finisce la gonna ed inizia la pelle, il rossore svanisce gradualmente lungo le anche, poco prima che iniziano le tue autoreggenti nere.”


io:
“ entro nel negozio indicatomi e Enrico imbarazzatissima, sembra che tutti sappiano del perché io sono lì. Poi Enrico dice ad un commesso “Luca io vado in ufficio con la signora, quando arriva chi sai tu chiamami”. mi vengono i brividi vorrei scappare il commesso mi guarda ed è come se trapassasse con il suo sguardo i miei vestiti. Adesso sono veramente in imbarazzo e poi mi chiedo chi sarà questa misteriosa persona. Resto lì impalata come una cretina quando Enrico mi prende per mano e mi conduce in quello che credo sia il suo ufficio. La sua mano è calda e per una attimo la immagino mentre mi sculaccia, ma non ho tempo di pensare e entrando mi guardo intorno. Da una vetrata sul centro commerciale vedo le persone camminare e poi penso che se io vedo loro, loro possono vedere me, ma io spero che siano dei vetri speciali quelli da cui si vede fuori ma non si può vedere dentro. Ho la confusione in testa ma poi riprendendo coraggio chiedo “Enrico adesso mi dici cosa hai in mente?” mi rendo conto mentre parlo che il mio tono è aggressivo e subito mi pento. Il mio maledetto carattere che mi fa mettere sempre nei guai, aggredisco per non essere aggredita. Enrico si alza e sento la sua mano toccarmi il sedere “come mai non sento le mutandine”. “ma dai se te l’ho detto io!” la mano si sposta dal mio sedere ma è solo un attimo uno sculaccione fortissimo mi arriva sul mio sedere e io quasi cado per terra per fortuna trovo la scrivania e mi appoggio. La chiappa colpita mi brucia faccio per rialzarmi ma tu mi ordini di restare in quella posizione. Capisco che la posizione in cui mi trovo è decisamente appropriata per essere punita e un noto formicolio mi prende nella pancia scendendo pian piano in mezzo alle gambe. Mentre resto lì come una ragazzina capricciosa che aspetta la punizione mi ricordo che deve venire qualcuno “per favore Enrico mi dici chi stiamo aspettando?” mentre mi dici che sarà una sorpresa sento le tue mani afferrare la gonna e iniziare ad alzarla. Sento chiaramente l’aria colpire le mie cosce. “Oddio” penso “adesso Enrico potrà vedermi il culetto nudo, forse dovrei dirgli di smettere” però la mia patatina si sta bagnando e resto lì ubbidiente. Ora il mio culetto è nudo, guardo verso la vetrata e spero che nessuno possa vedere quello che sta succedendo. Enrico prende ad accarezzarmi il culetto e io stringo le cosce perché non voglio che lui veda la mia fichetta umida dall’eccitazione. Mi parla di Oliver e penso a cosa possa pensare se mi vedesse mentre un altro uomo mi sta facendo quello che lui molte volte mi fa. Enrico mi chiama puttanella, dovrei arrabbiarmi ma questo termine mi fa sentire proprio come sono una puttanella che ama l’erotismo, le sculacciate e giocare. Mi viene in mente anche Patty e penso quante volte Enrico ha fatto queste cose con lei. I miei pensieri sono interrotti dalle sculacciate. “ecco adesso ci siamo” penso. Istintivamente cerco di rialzarmi ma Enrico mi trattiene in posizione. Le sculacciate sono forti e il mio culetto inizia a bruciare. Mi sculaccia anche sotto le cosce dove il dolore è più intenso. Mi viene voglia di urlare ma non posso perché ho timore che mi sentano e poi spero che le persone nel negozio non sentano il rumore delle sculacciate. La sculacciata è interminabile mi viene da piangere per il bruciore e la vergogna. Oramai non riesco più a controllare le mie gambe e mi rendo conto che non sono più strette e lui può vedere la mia fichetta che oramai è bagnata per l’eccitazione. Vorrei toccarmi ma non lo faccio per pudore, non voglio dargli la soddisfazione oppure vorrei che lui fermasse gli sculaccioni e cominciasse a toccarmi in mezzo alle gambe, sono in totale confusione… finalmente la sculacciata finisce e appena mi ordina di rialzarmi mi tocco il sedere, oddio come scotta. Inizio a massaggiarlo e mi sento una monella appena punita dal papà severo (mi viene in mente quante volte mi sono trovata in quella situazione quando ero ragazzina). Mi afferri le mani e blocchi i miei massaggi, non posso darmi sollievo perché mi fai mettere in ginocchio faccia al muro con il culetto nudo. Ed ora sono qui aspettando quello che succederà con apprensione, sento il tuo sguardo sul mio corpo e penso che sarai sicuramente eccitato.”


Lui:
“Sono passati venti minuti da quando ti ho ordinato di metterti in ginocchio all’angolo, nel frattempo io sono uscito e sono andato al bar a fianco il negozio a bere un caffè con il commesso, l’idea di lasciarti in ufficio sola in ginocchio con il culo rosso all’aria mi ha eccitato al punto che ho dovuto mettere il giaccone per nascondere il pacco. Al mio ritorno, quando hai sentito la porta aprirsi ti sai girata di scatto per vedere chi fosse, il tuo sguardo si è tranquillizzato quando hai visto che ero io. “Allora puttanella sei pronta per la seconda parte?” “Qu-quale?” “Quante domande… Ora vedrai… o meglio sentirai. Alzati in piedi e vieni qui!” Nel frattempo mi sono tolto il giaccone e ti son venuto incontro, ho preso la sedia con le ruote che è dietro la scrivania e l’ho spostata la centro tra la scrivania e la grande finestra. Tu ti alzi in piedi, è fantastico vederti camminare verso di me vestita in quel modo, con la gonna rossa arrotolata sulla pancia, il ciuffo di pelo del tuo fiore, che timidamente cerchi di coprire con le mani mentre ti avvicini e le meravigliose gambe fasciate dalle autoreggenti nere. Il tuo sguardo cade sul mio pacco e ti scappa un sorriso nel vedere quant’è gonfio, ti chiedo cos’hai da ridere, anche se ho capito, tu diventi rossa e mi rispondi “niente!” “Ridi per niente? Tra poco ti passera la voglia di ridere per niente. Vieni qui e sali in ginocchio su questa sedia”, è una grossa e comoda sedia da ufficio in similpelle nera, morbida e robusta con i braccioli e il poggiatesta, lo schienale si può reclinare. Tu sali su con le ginocchia e appoggi gli avambracci sul poggia testa, io reclino leggermente lo schienale quanta basta per mettere in evidenza le tue natiche ancora rosse per la “prima parte”. Sei girata verso la finestra, riesci a vedere bene giù, nel grande atrio del centro commerciale, noti con terrore che ogni tanto qualcuno si ferma e guarda in su proprio verso di noi, mi chiedi timidamente se queste finestre sono a specchio, io sono in piedi alle tue spalle e mentre inizio a palparti le natiche ti dico “ricordati di controllare quando andrai via, intanto che ne dici se ti metto in mostra?” e dicendo ciò giro la sedia verso la finestra , sento un tuo “Nooo!!!” ma non fai niente altro per evitarlo, sento che questa situazione ti sta piacendo e scommetto che… voglio proprio controllare, rigiro la sedia verso di me, tu puoi di nuovo guardare giù, e vedi sempre più gente guardare in su. Io ricomincio a palparti le natiche, hai la gambe serrate, ti ordino di allargarle, tu lentamente lo fai spostando le ginocchia hai bordi della sedia, ti dico che sei brava mentre accarezzo la tua pelle rossa, sempre più tra le gambe, fin quando la mia mano finisce sul tuo fiore, è fradicio dei tuoi umori, sento il clitoride tra le mie dita, tu sospiri dicendo un “no… ti pregooo” ma speri che continui. Ti tocco per meno di un minuto, poi faccio scivolare la mano tre le tue gambe facendo passare le dita su la tua figa bagnata, un mio dito scivola dentro con facilità, ma continuo lentamente a spostare la mano verso le tue natiche. “Puttanella, sei qui per essere punita, non per godere” e con queste parole inizio a sculacciarti. Sciaff, ai! Sciaff, ai! Sciaff, ai! Sciaff, ai! Sciaff, ai! Mi piace sentire quel tuo “ai” sospirato ad ogni sculaccione… Sciaff, ai! Sciaff, ai! Sciaff, ai! Mi fermo e ti accarezzo le natiche sempre più arrossate, ma la tentazione è fortissima e la mia mano finisce tra le tua gambe, nelle tua figa e sul tuo clitoride. “Sei proprio una lussuriosa puttanella, andartene in giro senza mutande e farti toccare da chiunque…” e ricomincio a sculacciarti Sciaff, ai! Sciaff, ai! Sciaff, ai! Sciaff, ai! Toc… Toc… “Si? Avanti!!!” e giro la sedia non mi va di farti vedere da Luca in quella situazione, sei sempre una signora per bene, lui entra, tu ti tiri su dandoti un po di contegno, lui ti guarda, con lo stesso sguardo di quando sei entrata nel negozio, tu arrossisci nuovamente, lui sorride e rivolto a me mi dice che è arrivata la persona che aspettavo. “Bene Luca! Aspetta un minuto e poi falla entrare” “OK!” Ti da un ultimo sguardo si vede benissimo nei suoi occhi che sa tutto quello che è successo e quello che succederà senti un brivido accompagnato da una vampata, vorresti svanire ma sei quì tra le mie mani e questo ti piace.” Tu stai fremendo, vuoi sapere chi sta per arrivare, mi guardo con una sguardo supplichevole e mi chiedi ancora chi è, il tuo sguardo è così dolce che sto per cedere, ma ti rigiro con la faccia verso la finestra e dandoti un paio di sculacciate ti dico tra pochissimo lo scoprirai.


io:
“Sono sola nella stanza con il culetto nudo. Vergogna ed eccitazione mi turbano e spero che almeno Enrico abbia chiuso a chiave la porta. Penso che potrei alzarmi e controllare però ho paura che torni Enrico e penso che avendo accettato questa situazione devo stare al gioco. Non so quando durerà la mia punizione, penso che dovrò andare a casa a fare la brava casalinga ma
ora sono solo una puttanella in una situazione incredibile. E poi cerco di immaginare chi possa essere la persona che verrà: forse Patty o Oliver!
Non so con chi sarei più in imbarazzo. Mentre penso a questo si apre la porta e vedo con sollievo che Enrico è solo. Aspetto i suoi ordini. Mi dice di alzarmi e andare verso di lui. Camminare nuda verso la persona che mi deve punire è stato sempre molto imbarazzante e cerco di coprire la mia intimità.
Quando sono vicino a lui noto il rigonfiamento nei suoi pantaloni e mi viene da ridere e sono anche contenta che lui è eccitato. Poi mi ordina di inginocchiarmi sulla poltrona.
Continuo a vedere le persone dalla grande vetrata. Muoio di vergogna ma quando lui mi gira con il culetto verso la vetrata vorrei scomparire. “Enrico per favore dimmi se le finestre sono a specchio, per favore se non lo sono spostiamoci”.
Spero di ricevere una risposta confortante ma tu mi dici di controllare quando esco. In quel momento ti odio vorrei girarmi e darti uno schiaffo ma l’altra parte di me è al colmo dell’eccitazione e non riesco a reagire. Quando mi dici di allargare le gambe lo faccio senza ribellarmi e mi rendo conto che così facendo io espongo alla tua vista tutta la mia intimità. Come un flashback mi viene in mente Oliver quando mi sculaccia e mi dice che sono una impertinente puttanella “sei incorreggibile Laura oltre al tuo sederino ti vedo la fichetta e il buchino ora te le suono per bene per insegnarti la pudicizia”. Sento la tua mano accarezzare la mia pelle e poi tocchi il mio bottoncino. Sono scossa dai brividi mi rendo conto che non è la mano di Oliver che mi tocca ma di un altro uomo “no ti prego” ma tu continui e io resto nelle tue mani.
Penetri la mia fichetta e io sto per raggiungere l’orgasmo, inizio a sentire il tipico formicolio nella pancia che piano piano scende e mi sento tutta bagnata e poi all’improvviso inizi a sculacciarmi. Mi sento defraudata volevo avere l’orgasmo ma ora mi rendo conto che sono solo una signora bisognosa di una severa lezione. Riprendi a toccarmi quando in mezzo ai miei sensi eccitati sento bussare alla porta. Mi ricompongo mentre e mi gira la testa. Entra il commesso che mi guarda con aria complice e mi andrebbe di dirgli stronzo che hai da guardare. Mi è antipatico lui non c’entra niente con il nostro gioco. Dice che è arrivata la persona. Sono in totale confusione. “per favore Enrico dimmi chi è ti prego” dico quasi piagnucolando. Per tutta risposta mi arrivano due sculaccioni che mi fanno sobbalzare e aspetto con ansia di scoprire chi è.”




Lui:
Poco dopo bussano alla porta, tu sei girata verso la finestra e ti ordino di non sbirciare altrimenti te ne pentirai, io mi avvicino alla porta e mi senti bisbigliare, non capisci quello che dico, poi senti una voce: “Dai Enrico! Perché mi leghi anche le mani? Non ti basta avermi bendata?” e la mia risposta: “Tesoro fidati e vedrai, anzi sentirai che bella sorpresa ti ho preparato” senti una risata femminile e nervosa “vieni, siediti qui sulla scrivania” “Ma c’è qualcuno? C’è qualcun altro oltre a noi qui dentro?” “Ti ho detto di stare calma” il mio tono di voce è più autoritario “ora sentirai che bella sorpresa”. Mi avvicino a te, tu stai per parlare ma ti tappo la bocca con la mano e ti indico di fare silenzio, e di non voltarti, poi fidandomi tolgo la mia mano dalla tua bocca, tu ubbidisci e resti zitta, per compensarti delle tua ubbidienza ti faccio delle delicatissime carezze sulla natiche, tra le natiche, tra la fichetta, sento che la situazione ti sta eccitando, stuzzico per un po’ il tuo gonfio clitoride. Senti una voce “…ma che stai facendo?” io con una mano nella tua figa rispondo: “Niente, sto preparando la tua sorpresa. Ecco è pronta” e sfilo la mano, che si appoggia sulle tue natiche massaggiandole, tu hai già capito cosa succederà tra un attimo, non sai esattamente quando e questo ti rende nevosa, non ce la fai più, stai per urlare, poi mi senti parlare e ti tranquillizzi. “Vedi cara, ti ho fatto venire qui per farti sentire cosa merita chi dice le bugie” e “Sciaff!” “chi c’è?” “Sciaff!” “cosa stai facendo?” “Sciaff!” “c’è qualcuno qua dentro” “Sciaff!” “slegami immediatamente” “Sciaff!” Tu non resisti più a questa situazione, inizi a urlare “basta!” mentre “Sciaff!” “aia basta!” “Sciaff! Sciaff! Sciaff!” “Ora ti puoi alzare e vai all’angolo, anzi no resta qui in piedi” ora puoi vedere chi è la persona misteriosa, dalla corporatura ti vengono in mente alcune foto ricevute, è bendata con un foulard nero che gli copre metà viso ha le mani legate e sembra sorpresa, innervosita e gelosa di questa presenza. Sta urlando: “Chi c’è? Chi è questa puttana che ti sei portato in ufficio, slegami immediatamente voglio guardarla in faccia…” tu stai per urlargli addosso le tue ragioni, ma ti faccio segno di stare zitta e di aspettare. Poi rivolto a lei “Questa puttana come la chiami tu non è molto più puttana ed esibizionista di te, siete uguali e per questo motivo è stata punita e tra un attimo prenderai il suo posto, anche perché tu hai un motivo in più per essere punita, vero Patty?” “Io? Cosa? Che motivo?” “Ce lo dirai tu stessa e molto presto” Dicendo questo la prendo per un braccio e l’avvicino alla poltrona, la faccio salire in ginocchio nella tua stessa posizione. Ora sai chi è, la persona attesa è Patty, mia moglie, ti stai chiedendo perché la voglio punire in tua presenza, la cosa ti diverte e ti metti comoda, prendi il suo posto sulla scrivania, ma le tue natiche scoperte ed arrossate ti fanno cambiare idea, allora torni dov’eri in piedi e ti godi lo spettacolo. Intanto io sto sistemando Patty che è meno accondiscende di te nel farsi punire, soprattutto in presenza di non sa chi, urla, si muove, mi costringe a legarla meglio, prendo la corda che tiene legate le mani e da sotto la sedia le lego le caviglie, ora è bloccata, continua ad urlare ma le ricordo che quest’ufficio è insonorizzato e che se non vuole perdere la voce è meglio se la smette, per te invece è una piacevole novità, ti tranquillizza il fatto che non ti ha sentita nessuno, tanto meno Luca. Patty smette di urlare, ora rivolto verso di te ti dico che ti darò la prova di quanto siete simili e pian piano gli sollevo la gonna del suo vestito a fiori, presto le calze finiscono, tu sorridi, già hai meno vergogna di lei per quello che ha sentito e c’è empatia tra te e lei, continuo a tirare su appare un mini perizoma nero così piccolo che è nascosto dalla fessure delle natiche. Patty mi supplica di lasciarla, di non farle questo vicino ad una sconosciuta, ma non le do ascolto e illustrandoti quanto anche lei è esibizionista inizio a sculacciarla. Ti diverte il fatto che ora è lei nella tua posizione, anzi tu sapevi che doveva arrivare qualcuno/a invece lei sa che c’è qualcuna ma non immagina che è la sua amica virtuale Laura.

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