Mio cugino Andrea (parte 2)

Scritto da , il 2019-09-27, genere incesti

Martedì 24 Settembre
Fisso l'armadio da ormai mezz'ora. Non so cosa indossare. Ho ricoperto il letto di vestiti che ormai non c'è più spazio per sedersi.
Sono le 20:00, tra mezz'ora Andrea passerà a prendermi.
"Dai Sara! Devi sbrigarti. In fondo è tuo cugino" continuo a ripetere a me stessa.
Mille possibili scenari si fanno spazio nella mia testa, cosa succederà stasera? Andrea si sarà pentito di ciò che è successo tra noi la settimana scorsa? Farà finta di nulla? Vorrà continuare la nostra storia?
Basta. Mi alzo. Prendo dal letto il vestito in cima alla montagna di abiti buttati lì e lo indosso.
Opto per una biancheria di pizzo.
Un velo di mascara e giusto un po' di rossetto. Un'ultima occhiata allo specchio e, sono pronta.
Scendo in salotto con un nodo alla stomaco e trovo mia mamma sulla porta della cucina che mi sorride:
- Che eleganza! Esci con le amiche?
Arrossisco.
- si mamma, c'è anche Andrea, mangiamo qualcosa in centro e mi riporta a casa, stai tranquilla.
Non volevo dirle che sarei stata da sola a cena con Andrea, avrebbe sicuramente trovato strana la cosa.
Una telefonata di Andrea mi salva dallo sguardo scrutatore di mia mamma.
"Sara esci sono qui fuori".
Un sospiro profondo, dai Sara ce la puoi fare, non è mica la prima volta che rimanete soli.
Apro la porta di casa e scendo velocemente le scale, Andrea è lì in macchina con il motore ancora acceso che guarda il telefono, si vede che è in imbarazzo anche lui.
Salgo in macchina e parte senza dire una parola.
Rimaniamo in silenzio per qualche secondo, dopo di che mi faccio coraggio e decido di rompere il ghiaccio.
- Dove andiamo di bello?
Andrea sorride e io tiro un respiro di sollievo.
- Dipende da quanta fame hai.
Non ho per niente fame in realtà e il nodo che ho allo stomaco non mi è per niente d'aiuto.
- Dai ho un po' di fame, decidi tu.
Mento.
Parcheggiamo in una stradina vicino al centro, scendiamo dalla macchina e vedo Andrea che prende una bustina dal sedile posteriore.
Sarà un regalo per me? Faccio finta di nulla.
Ci incamminiamo per le vie del centro storico e finalmente iniziamo a parlare del più e del meno.
- ti sei divertita ieri? Cosa ti hanno regalato le tue amiche?
- si è stato un bel compleanno, mi hanno regalato una giornata alla Spa, pensa che bello!
- scusami ancora se non sono venuto, è che non....
Lo interrompo con un "Tranquillo", non voglio che la conversazione diventi imbarazzante.
Arriviamo all'ingresso di un ristorantino molto accogliente, semplice ma elegante.
Entriamo e Andrea chiede del nostro tavolo.
Una cameriera molto gentile ci accompagna al nostro tavolo in fondo alla sala, la quale è già abbastanza piena di gente: forse ha fatto bene a scegliere un tavolino più appartato.
Ci sediamo e vedo Andrea che si fa subito più serio. Aiuto, penso, cosa starà pensando?
Andrea mi guarda con un sorriso nascosto, tira un leggero sospiro e inizia:
"Sara, volevo dirti che non mi sono pentito di quello che c'è stato tra di noi. Ci ho messo un po' ad elaborare il tutto, ma sono arrivato alla conclusione che io lo desideravo da tanto. So che è una cosa sbagliata, che non può esserci un futuro in questa storia, ma io vedo come mi guardi e credimi, quando mi guardi negli occhi sento di provare qualcosa di inspiegabile per te. Mi piace tutto di te e l'altra notte è stata una delle notti più eccitanti della mia vita.
So che sarà difficile nasconderci dai nostri genitori e dai nostri amici, ma se lo vogliamo entrambi perché non possiamo divertirci e vedere come va a finire?"
Silenzio.
Non sono preparata ad un discorso del genere.
Sentire queste parole mi hanno fatto contorcere ancora di più lo stomaco.
E ora? Che dico?
Una sensazione di piacere pervade il mio corpo e il nodo che avevo allo stomaco si trasforma in una sensazione stranissima, come si suol dire "avere le farfalle nello stomaco".
La cameriera gentile si avvicina a noi e chiede se vogliamo ordinare qualcosa da bere prima di mangiare, Andrea chiede un calice di vino rosso e ordina anche una bistecca con insalata, io sono ancora spiazzata dalle sue parole e mi limito ad un "prendo quello che prende lui".
La cameriera sorrise e si allontana.
Prima che potessi dire qualcosa Andrea tira fuori la bustina che aveva portato con sé e me la dà:
"questo l'ho preso per te, anzi per noi, prima che tu dica qualsiasi cosa voglio che lo apra e ci pensi su."
Apro la bustina con una lentezza quasi imbarazzante ma incuriosita dal suo contenuto.
All'interno una scatola rossa.
Apro la scatola e spalanco gli occhi.
Non me l'aspettavo.
Rimango ancora in silenzio, ma sento le guance che mi vanno a fuoco.
Nella scatola c'è una specie di ovetto dorato (non tanto piccolo in fondo) ed un telecomandino.
È un sex toy, lo conosco già perché me ne aveva parlato la mia migliore amica qualche tempo fa: in pratica "l'ovetto" va inserito nella vagina e il partner può farlo vibrare azionandolo con il telecomandino anche a distanza.
Aiuto qualcuno spenga le mie guance!!
Arriva la cameriera con i nostri calici di vino e io mi affretto a richiudere la scatola e la metto in borsa: Andrea lancia una risata e non posso che mettermi a ridere anche io.
Finalmente escono le prime parole dalla mia bocca.
- Grazie Andre, ottima scelta!
Continuiamo a ridere.
Iniziamo a bere il nostro vino e Andrea inizia a raccontarmi la sua giornata, io non riesco a star dietro ai suoi discorsi perché la mia mente è in quella scatolina rossa che ho riposto in borsa.
Sono eccitata all'idea che mi abbia regalato una cosa del genere.
La cameriera ci porta i nostri piatti di carne, io non ho tanta fame, prendo il calice di vino e lo finisco tutto d'un sorso e ne chiedo un altro alla cameriera.
Guardo Andrea che è rimasto un po' sbalordito dalla velocità con cui ho bevuto un intero calice di vino, sorrido, afferro la mia borsa e dico:
"Vado un minuto in bagno".
Mi affretto verso il bagno delle donne, entro in uno dei bagni liberi e apro la scatola rossa.
Senza pensarci prendo l'ovetto, mi scosto il perizoma e lo inserisco nella mia vagina.
L'ovetto scivola dentro praticamente da solo perché sono già bagnata.
Prendo il telecomandino, mi sistemo velocemente allo specchio e torno in sala.
Mi avvicino al nostro tavolo e mi accorgo che anche Andrea ha ordinato un nuovo calice di vino e ha terminato il suo.
Passo accanto a lui e lascio vicino la sua mano il telecomandino come a dire "fai quello che vuoi".
Andrea è felice. Anche io lo sono.
Sono eccitata. Immagino che anche lui lo sia.
Inizio a mangiare la mia bistecca, finalmente mi sono sciolta e riesco a mangiare qualcosa.
"Neanche io mi sono pentita di quello che è successo Andre, anzi, sono felice. Avevo paura di aver rovinato il nostro rapporto per sempre ma in fondo sentivo che anche tu avevi provato le stesse sensazioni che ho provato io l'altra notte."
Vedo Andrea afferrare il telecomandino e premere un pulsante.
Dentro di me l'ovetto inizia a vibrare lentamente. Chiudo gli occhi.
"Ti piace?"
"Da morire"
Continuo a bere il mio vino e vedo Andrea che diventa sempre più serio:
"Cosa indossi sotto?"
"Cosa vuoi che indossi?"
"Spero niente"
Sarà stato il vino, l'eccitazione, l'ovetto che continuava a vibrare dentro di me, mi sono guardata attorno e assicurandomi che nessuno mi stesse guardando mi son fatta scivolare giù dal vestitino il perizoma, l'ho stretto in mano e l'ho passato velocemente ad Andrea che se l'è portato in tasca.
"Ora non indosso nulla."
Niente, Andrea è ancora più serio di prima.
Afferra il telecomando e continua a premere ripetutamente il pulsantino. Sta aumentando la vibrazione dell'ovetto.
Sussulto sulla sedia. Voglio andarmene ora. Voglio scopare con Andrea. Lo voglio dentro di me un'altra volta.
"Perché non andiamo via?" chiedo.
Lui annuisce, finisce il suo calice di vino e chiede il conto alla cameriera.
"Non volete un dolce?" Ci chiede.
"No andiamo un po' di fretta" la jnterrompo.
Andrea va in cassa a pagare, mi prende per mano e mi porta fuori dal ristorante.
Siamo entrambi eccitati.
Andiamo in un vicoletto dietro al ristorante, mi porta con la schiena sul muro e inizia a baciarmi e toccarmi.
Sento la sua erezione spingere verso di me.
"Dove andiamo?" mi sussurra nell'orecchio.
Non possiamo tornare a casa così presto. I nostri genitori sono ancora svegli e ci vedrebbero entrare in casa insieme.
"Andiamo in macchina!".
Andrea non vede l'ora di potermi spogliare, glielo si legge negli occhi e nella fretta con cui mi prende per un braccio e andiamo verso la macchina.
Mette in moto e inizia a guidare.
L'ovetto ora è spento ma io sono troppo eccitata che neanche me ne accorgo.
Sono un po' brilla.
Allungo una mano sul suo cazzo ancora duro e inizio a massaggiarlo.
Lui continua a guidare. Gli slaccio i pantaloni e lo tirò fuori.
Mi slaccio la cintura e mi avvicino a lui, abbasso la testa e inizio a succhiarlo.
Su e giù, su e giù, mentre lui ha sempre più difficoltà a guidare.
Sento che inizia a sospirare. Si sta eccitando da morire.
D'un tratto esplode e il suo sapore pervade tutta la mia bocca.
La macchina si ferma, io alzo la testa, lo guardo e ingoio tutto il suo sperma.
Siamo in una stradina di campagna.
Andrea si slaccia la cintura, scende dall'auto e risale sul sedile posteriore.
Io scavalco il sedile e lo raggiungo.
Mi stendo accanto a lui e mi allarga le gambe.
Con due dita tira fuori l'ovetto dalla mia vagina, si abbassa e inizia a leccarmi.
Sto godendo come mai prima. Siamo due pazzi e questo mi eccita ancora di più.
Inserisce due dita dentro di me, inizia a muoverle e con la lingua continua a leccare il mio clitoride.
I miei sospiri iniziano a farsi sentire. Non riesco più a controllarli.
Andrea mi afferra per i fianchi, mi solleva e mi porta con la pancia sullo schienale, si abbassa e inizia a leccarmi sul buco del culo.
Riprende in mano l'ovetto e me lo spinge dentro al culo.
Lancio un urlo di dolore.
"Ti ho fatto male?" Mi dice appoggiandomi la labbra all'orecchio.
"Fammi quello che vuoi" rispondo tutto d'un fiato.
Ad un tratto sento l'ovetto iniziare a vibrare sempre più forte, mi sta facendo impazzire.
Andrea mi tira uno schiaffo fortissimo sul culo.
Urlo di nuovo.
Mi sfila l'ovetto dal culo e mi dice "posso?"
"Devi" rispondo.
Cerca di fare entrare il suo cazzo nel mio culo con molta difficoltà, è la prima volta per me.
Dopo due tentativi dà una spinta più forte e io urlo per la terza volta.
È dentro.
Inizia a muoversi lentamente, io stringo la sua mano sul mio seno, la stringo fortissimo.
Lui da dietro continua a muoversi lentamente, e con la bocca si avvicina al mio orecchio.
Sento i suoi sospiri diventare sempre più forti e il suo respiro sul mio orecchio mi fa impazzire.
Adesso sposta la mano che stringevo sul seno e me la porta davanti sul clitoride e inizia a muoverla con movimenti veloci.
Ormai non sento più dolore e i movimenti del suo cazzo dentro al mio culo diventano sempre più intensi e veloci.
Bagno completamente la mano con cui Andrea mi stimola il clitoride: ho perso il conto dei miei orgasmi.
Lui inizia a muoversi sempre più veloce, finché non mi ansima nell'orecchio e sento il suo liquido uscire dal mio ano.
Mi abbraccia da dietro.
Sarei voluta rimanere in questa posizione per sempre.
Ci stendiamo sui sedili posteriori abbracciati e sudati.
Le ginocchia mi fanno male per via della scomodità dei sedili della macchina ma non ci penso.
Sono felice.
Andrea mi accarezza i capelli e mi da un bacio sul collo.
Siamo rimasti lì, abbracciati, nudi e immobili per un sacco di tempo. Ho ascoltato per tutto il tempo il suono dei nostri respiri che si facevano pian piano sempre meno intensi.
La suoneria del telefono di Andrea ci riporta sulla Terra.
"È Davide", un suo amico, "forse è meglio se ti riporti a casa".
Ci rivestiamo e ritorniamo sui sedili anteriori.
Lungo il tragitto ho sistemato i miei capelli ormai spettinati allo specchietto del mio sedile per non destare sospetti nel caso in cui avessi incontraro mia madre appena arrivata a casa.
Arriviamo nel vialetto di casa mia.
"A domani" mi sorride "non dimenticare questa" e mi dà la scatolina con dentro l'ovetto, "il telecomandino lo tengo io". Rido.
"Va bene, a domani".

Siamo pazzi, lo so. Ma perché sono così felice?

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