Tuo padre russa cap.2
Scritto da openfolder, il 2019-06-26, genere incesti
Tuo padre russa cap.2
Mi sveglio, e il pensiero va immediatamente a stanotte.
Ho il cazzo duro, scosto le coperte e sento subito l'odore rimasto del suo sesso.
Non mi lavo nemmeno, indosso i pantaloni del pigiama e scendo veloce da basso;
mi basta poco per intuire che la situazione è la solita del mattino, mio padre deve essere uscito presto
per raggiungere la piccola officina che gestisce ancora oggi che è in pensione.
Lei è in quella che una volta era la mia stanza, e che oggi è il suo regno: guardaroba e stireria:
è di spalle, sta stirando e mentre lo fa la sento canticchiare, il che non è da lei.
Il mio orgoglio mi fa pensare che sia felice, che stavolta le sia rimasta una traccia visibile di
quanto accaduto. E' vestita come per uscire, una gonna liscia sotto il ginocchio, un golfino chiaro con
maglia dello stesso colore, ha le calze velate chiare e scarpe scollate con un poco di tacco; è proprio
una bella signora penso, ed è mia madre, ed è mia.
Mi avvicino e lei si gira, senza smettere di stirare, e mi fa un sorriso imbarazzato, abbassando subito
lo sguardo ma lasciando poi la testa di lato, come se sapesse che mi avvicinerò di più.
So che non mi limiterò a salutarla o a parlarle, so che non mi fermerò e forse lo sente anche lei.
Ma è comunque imbarazzante, anche per me intendo, non c'è la notte a nasconderci ora e dovrò vincere il timore.
Le appoggio delicatamente le mani sui fianchi e mi appoggio a lei con il mio cazzo eretto e che sembra volermi
esplodere; lei si irrigidisce, ma non fa cenno di spostarsi, smette di stirare, e appoggia il ferro in verticale.
Mi avvicino con le labbra al suo collo, che sfioro appena e che copro di bacetti leggeri, vorrei dirle mille cose,
ma riesco solo a sussurrare "come sei bella mamma". Sento il suo fiato che si ingrossa all'improvviso e i respiri
che si allungano; la sua mano destra, abbandona la camicia che stava stirando e aggirando i miei fianchi va
a premere contro il mio sedere, che già spinge contro il suo e lo preme, lo fa aderire forte al suo e con una
voce che non le ho mai sentito, rauca, mi dice "sei bello anche tu Guido".
E' un momento molto intenso, intimo e pieno di desiderio questo, e vale più di cento parole, lei mi sta
dicendo con il linguaggio del corpo che mi vuole. La sua testa si piega ancora un poco di lato e riesco a baciarla
sulle labbra: tanti piccoli baci, e morsetti, che lei non ricambia, immobile, ma che nemmeno respinge.
Ora le mie mani si muovono sui suoi fianchi e li accarezzano, arrivo giù fino all'esterno delle cosce, per poi
tornare su accarezzandole le natiche. Facendolo sento che ha allargato un poco le gambe, dandomi più
accesso, lasciando che il mio cazzo appoggi dentro alla spaccatura.
Supero con le mani il bordo superiore della gonna e cerco di sollevarle la maglia cercando la sua pelle.
Lei ha un brivido e cerca di scostarsi:
"Guido no, non adesso, non qui", ma le mie mani scorrono ormai sulla sua pelle nuda, salgono ad incontrare il
reggiseno, che al tatto sento di pizzo e si impadroniscono dei suoi seni, ho tra le mani le tette della mia mamma.
Fa un sospiro lunghissimo e china la testa in avanti, sembra un gesto di abbandono ma in lei c'è ancora una
qualche forma di resistenza, "no, ti prego, non ora, mi vergogno".
Queste parole mi fanno tornare in mente la signora possessiva di ieri notte, la donna che seminascosata dal
buio si è impalata sul mio cazzo fino a raggiungere l'orgasmo e non un secondo di più e mi monta la rabbia:
le dico "ora, sempre, in ogni momento, in ogni posto, in tutti i modi, sei mia". Lei geme in modo delicato
ma lunghissimo, è un verso di profondo abbandono, spero che si abbandoni a me e non solamenteal destino che
ci ha portati lì.
Slaccio il bottone che le ferma la gonna e abbasso la zip: lascio cadere la gonna ai suoi piedi, un cerchio attorno
alle sue caviglie sottili. Indossa un collant chiaro, sotto cui vedo per un attimo solo, delle culotte di pizzo bianco.
Abbasso tutto con un unico gesto, non c'è delicatezza in quel gesto, solo l'impazienza di vederle il sedere nudo,
di guardare finalmente il suo sesso da dietro, seminascosto dal pelo nero; le infilo una mano tra le natiche e
la sento bagnata, lascio che delicatamente le sue labbra si schiudano bagnandomi le dita, che poi bagnate di lei
le esplorano gli ultimi centimetri dell'interno delle cosce, il perineo, l'ano.
Siamo lì in mezzo alla stanza, in piedi, lei con il collant sulle ginocchia e io dietro, poco discosto da lei,
che non cerco di penetrarla con le dita ma che la esploro da dietro, invadendo tutta la sua intimità: vedo la scena
non come se la stessi vivendo, ma come se la stessi osservando dall'alto; è una scena molto carica di erotismo,
ma la trovo priva di prevaricazione, perfino priva di libidine, ma solo di voglia di scoprirla, di conoscerla
in tutta la sua femminilità che non conosco e che mai avrei supposto di conoscere.
Stiamo diventando rumorosi, i gemiti di entrambi si succedono uno dopo l'altro, . Risento il suono rauco, profondo,
che ha fatto stanotte e senza più altro desiderio di riempirla di nuovo, impugno il mio cazzo e facendomi
strada tra il pelo, da dietro raggiungo le sue labbra bagnate e la penetro.
Non c'è alcuna aggressività nella mia penetrazione, ma è costante e va fino in cima, senza incertezze o avanti-indietro.
Arrivo fino a dove più su non è possibile, dove la nostra forma ce lo consente: non riesco a non pensare che
solo io sono arrivato fin lì, e lo confesso, un senso di possesso terribile mi prende, comincio a straparlare,
"sei mia adesso", "sei solo mia", "non posso più fare a meno di te". Mentre dico questo premo ancora di più
verso l'alto, obbligandola a mettersi sulle punte dei piedi, non la sto nemmeno scopando: l'ho infilzata da dietro e
quasi la sollevo, tanto è potente la mia erezione: finalmente anche lei comincia a parlare, ed è un fiume.
"si"
"si"
"si"
"tesoro mio"
"come sei bello amore"
"sei così bello"
"ahhhhhh"
"si, mi riempi tutta"
"nessuno mi ha mai riempita così"
Quest'ultima frase, tocca evidentemente i tasti più profondi del mio ego, e facendolo scivolare fuori quasi del tutto,
comincio a fare su e giù con vigore ma anche con velocità: sento i testicoli che urtano le sue natiche e, cosa che mi
piace da morire, sento il suo liquido che scorre su di loro, come un rivoletto, sento il suo olio che mi arriva giù,
bagnandomi il perineo.
Ora si la sto scopando, ti sto scopando mamma, "ti prendo tutta Luisa" le dico, chiamandola per nome come fosse
veramente la mia donna: questo fatto, chiamarla per nome, deve aver toccato le sue di corde, perchè all'improvviso viene
con un brivido profondo, che la scuote. Un gemito lungo e stavolta per niente trattenuto le esce dalla bocca, se ci fosse
stato qualcuno in casa non avrebbe avuto dubbi su quello che stava succedendo; il suo sesso lo sento come avvolgersi
a risucchiare il mio, una contrazione dei muscoli lunga, che la squassa, che la lascia stravolta, e abbandonata, quasi
si affloscia e devo reggerla. E' venuta solo lei, io sono ancora dentro e il mio cazzo sussulta negli spasmi del piacere
trattenuto.
Non voglio venire ora, la voglio ancora, di più, la voglio tutta. Mi sfilo da lei e la giro verso di me, ha gli occhi
chiusi e l'aria stravolta, tutta rossa in viso; la abbraccio tenendole le mani sui fianchi, appoggio la mia erezione al
suo ventre leggermente prominente, quella pancetta sexy che ho osservato cento volte quando era in costume da bagno.
Le bacio il viso, tanti dolci bacetti che lo ricoprono, voglio farle sentire il mio amore; le bacio le labbra,
insistentemente, le schiudo con la lingua e mentre lo faccio lei apre gli occhi, ricambia il bacio mordendomi il labbro
inferiore, fa scivolare la lingua nella mia bocca e la esplora: si la esplora, e tutta la mia cavità orale diventa spazio
suo, fino ad incrociare la mia lingua con cui la sua si intreccia, duella, spinge come a volermi penetrare.
Apro di più la bocca, e lei la allunga, dritta verso il mio palato e la succhio con desiderio, la avviluppo tra le mie labbra,
mescolo tutta la saliva con la sua.
Le mie mani sono adesso sul suo sedere, le accarezzo le natiche, ma con forza, come a volerle possedere; con una mano entro
tra le natiche, e accarezzo, o meglio sfioro il suo ano umido e scivoloso e lei se lo lascia fare mugolando e trasmettendomi
le vibrazioni delle sue corde vocali alla mia lingua; geme nella mia bocca: è meraviglioso, anche se non fosse mia madre la
adorerei per quelloche mi trasmette, per il senso di abbandono che mi fa percepire.
Mi scosto un poco da lei e la prendo in braccio, come una bambina, e la depongo sul divano lì vicino, ingombro come sempre di
capi appena stirati in attesa di essere riposti; mi accovaccio davanti a lei che mi guarda senza capire cosa voglio, ma
non fa nulla per fermarmi quando le sfilo il collant e le mutandine dalle caviglie.
Finalmente vedo il suo sesso, il triangolo nero di pelo lucido, le sue labbra chiare, ancora turgide e schiuse a mostrare la
pelle rosa e luccicante di umori. La guardo negli occhi mentre le accarezzo la pancia, l'ombelico, il pelo e la fisso
ancora anche mentre lentamente mi avvicino con la bocca al suo sesso.
Vedo uno sguardo strano sul suo volto, un misto di stupore, incredulità, imbarazzo e desiderio. Comincio a darle bacetti sul
pancino, sul pelo vicino all'attaccatura delle cosce, per poi iniziare a baciarle le labbra, che mi bagnano la bocca.
Inizio quasi timidamente a schiuderle le labbra con la lingua, a penetrarla mentre lei espelle tutto il fiato che ha in un
sospiro dolcissimo: ora so che sto per averla tutta.
Esploro con la lingua l'interno delle labbra assaporando il suo sesso, geme. La mia lingua è come un piccolo morbido dito
che fa giù e su arrivando alla fine da entrambi i lati della sua vagina. Quando arriva in basso esce insieme ai suoi umori
e lambisce il perineo e per un attimo anche l'orlo crestato del suo ano, facendola rabbrividire di piacere.
Quando la bocca arriva in alto, raggiunge il clitoride, lo accarezza con la lingua e lo sommerge di liquidi, lo rende scivoloso,
finchè lo cattura, lo preme, lo invita a sporgersi di più ed infine lo fa prigioniero tra i denti, come una piccola nocciola
morbida, lo succhia; piccolo e indifeso il clitoride non può sfuggire dalla delicata prigione e lei lo percepisce.
Mi osserva con lo sguardo stravolto; è lei che sta ricevendo piacere, ma intuisce anche che non può muoversi, se mai volesse,
che è prigioniera del godimento che le sto dando e da lì non può muoversi: è mia. Io la osservo da sotto e mi sembra quasi
di leggerle sul volto tutte queste emozioni, incredulità, sottomissione, timore. Le sue mani si posano sulle mie guance:
non a trattenermi, non a guidarmi ma ad accogliermi dove mai avrebbe pensato.
Un grido le cresce dentro, un crescendo sempre più forte anche se basso di tono, un "ahhhhhhh" lungo e continuo che raggiunge
il massimo volume proprio all'orgasmo e poi decresce fino a spegnersi.
Mi sento come mai in vita mia; mentre veniva le ho infilato una mano sotto la maglia ad accarezzarle un capezzolo: è stato
un gesto affettuoso, non di libidine; sono come confuso dalla sensazione di possesso che ho provato, proprio su di lei,
sulla donna che ho sempre avuto vicino e desiderato e sento che i nostri rapporti saranno diversi per sempre.
Lei ha gli occhi semichiusi, le braccia allungate ai fianchi, il ventre che sussulta: mi guarda e intuisco che osserva la mia
erezione ancora turgida: mi dice una sola frase "vieni ti prego".
Non credo che nessun uomo si sia mai sentito così macho, lo so faccio ridere, ma è quello che mi passa per la testa e decido
spavaldamente di perdere tempo, levandomi i pantaloni del pigiama che avevo ormai alle caviglie.
La sua reazione è di impazienza, si sporge e me lo prende in mano, lo impugna e rapidamente lo stringe portando la mano tutta
verso il basso: non posso fare a meno di guardare la sua mano, così sottile, con le dita lunghe e le unghie laccate di rosso.
Se lo porta verso la vagina e piegandolo lo infila tra le labbra letteralmente inzuppandolo.
All'improvviso sembra sparita la donna delicata che era un attimo fa, ritrovo la donna della notte scorsa.
Ma questa volta non sono sprovveduto ed incredulo, sono consapevole e deciso: lo spingo fino in fondo, e lei apre e solleva
un poco le gambe che subito afferro per le caviglie e sollevo in alto, fino quasi a farle toccare le spalle con le ginocchia.
Inizio a possederla e questa volta mi muovo rapido, imprimendo un ritmo veloce: è una scena da film porno, lei supina sul
divano ingombro di biancheria, con le gambe sollevate e aperte, sorrette da me che la tengo per le caviglie e che la
penetro senza nessuna cautela, senza pensare a quello che potrebbe esserci dietro le mie spalle, senza pensare a come darle
piacere, la sto semplicemente scopando come mi viene di fare in quel momento e mi sembra proprio che le piaccia:
probabilmente dopo l'orgasmo devastante che ha avuto mentre le succhiavo il clitoride vuole solo soddisfazione
immediata, niente altro. Infatti sorride beata mentre la scopo con lo sguardo nel mio o sul mio petto;
finchè alza la testa a guardare i nostri inguini congiunti, e guarda come affascinata il mio cazzo che scompare in lei per
poi tornare fuori un attimo, lucido di umori e sprofondare nuovamente fino in fondo.
Sento le sue gambe, le sue gambe snelle, sottili, con i polpacci muscolosi, che mi si stringono sulla schiena e mi lascio
andare urlando "sto venendo mamma".
Forse anche lei era prossima ad un nuovo orgasmo, ma sta di fatto che come l'ho
chiamata mamma ha cominciato a venire anche lei, spingendo il bacino contro il mio in alternanza con le mie spinte e gemendo
frasi senza senso.
Vengo copiosamente, in modo che definirei liberatorio, con i miei tempi e il mio ritmo, sfogando
appieno la mia libidine nella sua pancia.
Resto immobile per un poco, e mi porto un suo piede alla bocca, succhiandole le dita smaltate.
Restiamo così con il fiato grosso entrambi, fino a calmarci un poco.
Il primo a parlare sono io: "come sei bella Luisa"
"Non sono una tardona affamata?" dice ridendo.....
"al massimo una tardina, vista la tua taglia"
ride e mi da uno schiaffo forte su sedere "come ti permetti? sono tua madre" e ride di nuovo
Io lo estraggo ancora turgido da lei e lo appoggio sul suo ventre, come ad asciugarlo, lei lo guarda e mi accarezza il petto.
"Non pensavo sarebbe mai successa una cosa così"
"Adesso dobbiamo rimetterci in sesto però, tuo padre rientrerà per pranzo".
"Ok mamma"
E mi chino su di lei e la bacio, ed è un bacio lungo, senza pudore, con le lingue e la saliva che si rimescolano.
Ci alziamo infine ed ognuno va a farsi la doccia nel proprio bagno.
Mentre mi rivesto non posso fare a meno di pensare
che la mia, la nostra vita è cambiata per sempre. Sento che i nostri rapporti resteranno buoni, ma temo che prima
o poi, una delle due diverse dimensioni del nostro rapporto possano perdersi e sono ben deciso a fare in modo che non succeda.
Scendo e la trovo che sta finendo di vestirsi in camera sua.
Mi avvicino mentre è davanti allo specchio e le accarezzo il collo, e le massaggio le spalle. Lei sembra gradire, anche
se mentre le bacio un orecchio mi bisbiglia "se continui così finisce che ricominciamo".
Senza riflettere le rispondo "no mamma, so che non c'è tempo e comunque ora esco, non credo che riuscirei, emozionato come
sono a starti vicina a pranzo, con papà, senza sentire imbarazzo".
Sembra sollevata, mi sorride "hai ragione, sarebbe difficile anche per me".
La lascio e faccio per andarmene, poi ripenso all'altra dimensione, quella sessuale, torno da lei, che pettinandosi mi
osserva dallo specchio, le poso le mani sui fianchi, scendo a sollevare la gonna: vedo le sue gambe nude ed il suo sedere
avvolto dalle mutandine bianche che si deve essere appena messa; mi guarda e resta immobile, non capisce che voglio fare.
Abbasso le mutandine sulle cosce e le dico "queste toglile, ti voglio pensare senza oggi".
Lei lentissima lo fa, sollevando un piede e poi l'altro per sfilarle, e riaggiustandosi poi la gonna.
"Mi vuoi pensare mentre giro per case senza vero? mentre faccio le solite cose e sotto sono nuda per te vero?"
Non poteva leggermi di più nel pensiero e glielo dico "si Luisa, devi ricordarti in ogni momento che ti penso, ogni volta
che fai qualcosa, anche se esci".
Tace, ma si lecca il labbro superiore, mentre io esco definitivamente.
Mi sveglio, e il pensiero va immediatamente a stanotte.
Ho il cazzo duro, scosto le coperte e sento subito l'odore rimasto del suo sesso.
Non mi lavo nemmeno, indosso i pantaloni del pigiama e scendo veloce da basso;
mi basta poco per intuire che la situazione è la solita del mattino, mio padre deve essere uscito presto
per raggiungere la piccola officina che gestisce ancora oggi che è in pensione.
Lei è in quella che una volta era la mia stanza, e che oggi è il suo regno: guardaroba e stireria:
è di spalle, sta stirando e mentre lo fa la sento canticchiare, il che non è da lei.
Il mio orgoglio mi fa pensare che sia felice, che stavolta le sia rimasta una traccia visibile di
quanto accaduto. E' vestita come per uscire, una gonna liscia sotto il ginocchio, un golfino chiaro con
maglia dello stesso colore, ha le calze velate chiare e scarpe scollate con un poco di tacco; è proprio
una bella signora penso, ed è mia madre, ed è mia.
Mi avvicino e lei si gira, senza smettere di stirare, e mi fa un sorriso imbarazzato, abbassando subito
lo sguardo ma lasciando poi la testa di lato, come se sapesse che mi avvicinerò di più.
So che non mi limiterò a salutarla o a parlarle, so che non mi fermerò e forse lo sente anche lei.
Ma è comunque imbarazzante, anche per me intendo, non c'è la notte a nasconderci ora e dovrò vincere il timore.
Le appoggio delicatamente le mani sui fianchi e mi appoggio a lei con il mio cazzo eretto e che sembra volermi
esplodere; lei si irrigidisce, ma non fa cenno di spostarsi, smette di stirare, e appoggia il ferro in verticale.
Mi avvicino con le labbra al suo collo, che sfioro appena e che copro di bacetti leggeri, vorrei dirle mille cose,
ma riesco solo a sussurrare "come sei bella mamma". Sento il suo fiato che si ingrossa all'improvviso e i respiri
che si allungano; la sua mano destra, abbandona la camicia che stava stirando e aggirando i miei fianchi va
a premere contro il mio sedere, che già spinge contro il suo e lo preme, lo fa aderire forte al suo e con una
voce che non le ho mai sentito, rauca, mi dice "sei bello anche tu Guido".
E' un momento molto intenso, intimo e pieno di desiderio questo, e vale più di cento parole, lei mi sta
dicendo con il linguaggio del corpo che mi vuole. La sua testa si piega ancora un poco di lato e riesco a baciarla
sulle labbra: tanti piccoli baci, e morsetti, che lei non ricambia, immobile, ma che nemmeno respinge.
Ora le mie mani si muovono sui suoi fianchi e li accarezzano, arrivo giù fino all'esterno delle cosce, per poi
tornare su accarezzandole le natiche. Facendolo sento che ha allargato un poco le gambe, dandomi più
accesso, lasciando che il mio cazzo appoggi dentro alla spaccatura.
Supero con le mani il bordo superiore della gonna e cerco di sollevarle la maglia cercando la sua pelle.
Lei ha un brivido e cerca di scostarsi:
"Guido no, non adesso, non qui", ma le mie mani scorrono ormai sulla sua pelle nuda, salgono ad incontrare il
reggiseno, che al tatto sento di pizzo e si impadroniscono dei suoi seni, ho tra le mani le tette della mia mamma.
Fa un sospiro lunghissimo e china la testa in avanti, sembra un gesto di abbandono ma in lei c'è ancora una
qualche forma di resistenza, "no, ti prego, non ora, mi vergogno".
Queste parole mi fanno tornare in mente la signora possessiva di ieri notte, la donna che seminascosata dal
buio si è impalata sul mio cazzo fino a raggiungere l'orgasmo e non un secondo di più e mi monta la rabbia:
le dico "ora, sempre, in ogni momento, in ogni posto, in tutti i modi, sei mia". Lei geme in modo delicato
ma lunghissimo, è un verso di profondo abbandono, spero che si abbandoni a me e non solamenteal destino che
ci ha portati lì.
Slaccio il bottone che le ferma la gonna e abbasso la zip: lascio cadere la gonna ai suoi piedi, un cerchio attorno
alle sue caviglie sottili. Indossa un collant chiaro, sotto cui vedo per un attimo solo, delle culotte di pizzo bianco.
Abbasso tutto con un unico gesto, non c'è delicatezza in quel gesto, solo l'impazienza di vederle il sedere nudo,
di guardare finalmente il suo sesso da dietro, seminascosto dal pelo nero; le infilo una mano tra le natiche e
la sento bagnata, lascio che delicatamente le sue labbra si schiudano bagnandomi le dita, che poi bagnate di lei
le esplorano gli ultimi centimetri dell'interno delle cosce, il perineo, l'ano.
Siamo lì in mezzo alla stanza, in piedi, lei con il collant sulle ginocchia e io dietro, poco discosto da lei,
che non cerco di penetrarla con le dita ma che la esploro da dietro, invadendo tutta la sua intimità: vedo la scena
non come se la stessi vivendo, ma come se la stessi osservando dall'alto; è una scena molto carica di erotismo,
ma la trovo priva di prevaricazione, perfino priva di libidine, ma solo di voglia di scoprirla, di conoscerla
in tutta la sua femminilità che non conosco e che mai avrei supposto di conoscere.
Stiamo diventando rumorosi, i gemiti di entrambi si succedono uno dopo l'altro, . Risento il suono rauco, profondo,
che ha fatto stanotte e senza più altro desiderio di riempirla di nuovo, impugno il mio cazzo e facendomi
strada tra il pelo, da dietro raggiungo le sue labbra bagnate e la penetro.
Non c'è alcuna aggressività nella mia penetrazione, ma è costante e va fino in cima, senza incertezze o avanti-indietro.
Arrivo fino a dove più su non è possibile, dove la nostra forma ce lo consente: non riesco a non pensare che
solo io sono arrivato fin lì, e lo confesso, un senso di possesso terribile mi prende, comincio a straparlare,
"sei mia adesso", "sei solo mia", "non posso più fare a meno di te". Mentre dico questo premo ancora di più
verso l'alto, obbligandola a mettersi sulle punte dei piedi, non la sto nemmeno scopando: l'ho infilzata da dietro e
quasi la sollevo, tanto è potente la mia erezione: finalmente anche lei comincia a parlare, ed è un fiume.
"si"
"si"
"si"
"tesoro mio"
"come sei bello amore"
"sei così bello"
"ahhhhhh"
"si, mi riempi tutta"
"nessuno mi ha mai riempita così"
Quest'ultima frase, tocca evidentemente i tasti più profondi del mio ego, e facendolo scivolare fuori quasi del tutto,
comincio a fare su e giù con vigore ma anche con velocità: sento i testicoli che urtano le sue natiche e, cosa che mi
piace da morire, sento il suo liquido che scorre su di loro, come un rivoletto, sento il suo olio che mi arriva giù,
bagnandomi il perineo.
Ora si la sto scopando, ti sto scopando mamma, "ti prendo tutta Luisa" le dico, chiamandola per nome come fosse
veramente la mia donna: questo fatto, chiamarla per nome, deve aver toccato le sue di corde, perchè all'improvviso viene
con un brivido profondo, che la scuote. Un gemito lungo e stavolta per niente trattenuto le esce dalla bocca, se ci fosse
stato qualcuno in casa non avrebbe avuto dubbi su quello che stava succedendo; il suo sesso lo sento come avvolgersi
a risucchiare il mio, una contrazione dei muscoli lunga, che la squassa, che la lascia stravolta, e abbandonata, quasi
si affloscia e devo reggerla. E' venuta solo lei, io sono ancora dentro e il mio cazzo sussulta negli spasmi del piacere
trattenuto.
Non voglio venire ora, la voglio ancora, di più, la voglio tutta. Mi sfilo da lei e la giro verso di me, ha gli occhi
chiusi e l'aria stravolta, tutta rossa in viso; la abbraccio tenendole le mani sui fianchi, appoggio la mia erezione al
suo ventre leggermente prominente, quella pancetta sexy che ho osservato cento volte quando era in costume da bagno.
Le bacio il viso, tanti dolci bacetti che lo ricoprono, voglio farle sentire il mio amore; le bacio le labbra,
insistentemente, le schiudo con la lingua e mentre lo faccio lei apre gli occhi, ricambia il bacio mordendomi il labbro
inferiore, fa scivolare la lingua nella mia bocca e la esplora: si la esplora, e tutta la mia cavità orale diventa spazio
suo, fino ad incrociare la mia lingua con cui la sua si intreccia, duella, spinge come a volermi penetrare.
Apro di più la bocca, e lei la allunga, dritta verso il mio palato e la succhio con desiderio, la avviluppo tra le mie labbra,
mescolo tutta la saliva con la sua.
Le mie mani sono adesso sul suo sedere, le accarezzo le natiche, ma con forza, come a volerle possedere; con una mano entro
tra le natiche, e accarezzo, o meglio sfioro il suo ano umido e scivoloso e lei se lo lascia fare mugolando e trasmettendomi
le vibrazioni delle sue corde vocali alla mia lingua; geme nella mia bocca: è meraviglioso, anche se non fosse mia madre la
adorerei per quelloche mi trasmette, per il senso di abbandono che mi fa percepire.
Mi scosto un poco da lei e la prendo in braccio, come una bambina, e la depongo sul divano lì vicino, ingombro come sempre di
capi appena stirati in attesa di essere riposti; mi accovaccio davanti a lei che mi guarda senza capire cosa voglio, ma
non fa nulla per fermarmi quando le sfilo il collant e le mutandine dalle caviglie.
Finalmente vedo il suo sesso, il triangolo nero di pelo lucido, le sue labbra chiare, ancora turgide e schiuse a mostrare la
pelle rosa e luccicante di umori. La guardo negli occhi mentre le accarezzo la pancia, l'ombelico, il pelo e la fisso
ancora anche mentre lentamente mi avvicino con la bocca al suo sesso.
Vedo uno sguardo strano sul suo volto, un misto di stupore, incredulità, imbarazzo e desiderio. Comincio a darle bacetti sul
pancino, sul pelo vicino all'attaccatura delle cosce, per poi iniziare a baciarle le labbra, che mi bagnano la bocca.
Inizio quasi timidamente a schiuderle le labbra con la lingua, a penetrarla mentre lei espelle tutto il fiato che ha in un
sospiro dolcissimo: ora so che sto per averla tutta.
Esploro con la lingua l'interno delle labbra assaporando il suo sesso, geme. La mia lingua è come un piccolo morbido dito
che fa giù e su arrivando alla fine da entrambi i lati della sua vagina. Quando arriva in basso esce insieme ai suoi umori
e lambisce il perineo e per un attimo anche l'orlo crestato del suo ano, facendola rabbrividire di piacere.
Quando la bocca arriva in alto, raggiunge il clitoride, lo accarezza con la lingua e lo sommerge di liquidi, lo rende scivoloso,
finchè lo cattura, lo preme, lo invita a sporgersi di più ed infine lo fa prigioniero tra i denti, come una piccola nocciola
morbida, lo succhia; piccolo e indifeso il clitoride non può sfuggire dalla delicata prigione e lei lo percepisce.
Mi osserva con lo sguardo stravolto; è lei che sta ricevendo piacere, ma intuisce anche che non può muoversi, se mai volesse,
che è prigioniera del godimento che le sto dando e da lì non può muoversi: è mia. Io la osservo da sotto e mi sembra quasi
di leggerle sul volto tutte queste emozioni, incredulità, sottomissione, timore. Le sue mani si posano sulle mie guance:
non a trattenermi, non a guidarmi ma ad accogliermi dove mai avrebbe pensato.
Un grido le cresce dentro, un crescendo sempre più forte anche se basso di tono, un "ahhhhhhh" lungo e continuo che raggiunge
il massimo volume proprio all'orgasmo e poi decresce fino a spegnersi.
Mi sento come mai in vita mia; mentre veniva le ho infilato una mano sotto la maglia ad accarezzarle un capezzolo: è stato
un gesto affettuoso, non di libidine; sono come confuso dalla sensazione di possesso che ho provato, proprio su di lei,
sulla donna che ho sempre avuto vicino e desiderato e sento che i nostri rapporti saranno diversi per sempre.
Lei ha gli occhi semichiusi, le braccia allungate ai fianchi, il ventre che sussulta: mi guarda e intuisco che osserva la mia
erezione ancora turgida: mi dice una sola frase "vieni ti prego".
Non credo che nessun uomo si sia mai sentito così macho, lo so faccio ridere, ma è quello che mi passa per la testa e decido
spavaldamente di perdere tempo, levandomi i pantaloni del pigiama che avevo ormai alle caviglie.
La sua reazione è di impazienza, si sporge e me lo prende in mano, lo impugna e rapidamente lo stringe portando la mano tutta
verso il basso: non posso fare a meno di guardare la sua mano, così sottile, con le dita lunghe e le unghie laccate di rosso.
Se lo porta verso la vagina e piegandolo lo infila tra le labbra letteralmente inzuppandolo.
All'improvviso sembra sparita la donna delicata che era un attimo fa, ritrovo la donna della notte scorsa.
Ma questa volta non sono sprovveduto ed incredulo, sono consapevole e deciso: lo spingo fino in fondo, e lei apre e solleva
un poco le gambe che subito afferro per le caviglie e sollevo in alto, fino quasi a farle toccare le spalle con le ginocchia.
Inizio a possederla e questa volta mi muovo rapido, imprimendo un ritmo veloce: è una scena da film porno, lei supina sul
divano ingombro di biancheria, con le gambe sollevate e aperte, sorrette da me che la tengo per le caviglie e che la
penetro senza nessuna cautela, senza pensare a quello che potrebbe esserci dietro le mie spalle, senza pensare a come darle
piacere, la sto semplicemente scopando come mi viene di fare in quel momento e mi sembra proprio che le piaccia:
probabilmente dopo l'orgasmo devastante che ha avuto mentre le succhiavo il clitoride vuole solo soddisfazione
immediata, niente altro. Infatti sorride beata mentre la scopo con lo sguardo nel mio o sul mio petto;
finchè alza la testa a guardare i nostri inguini congiunti, e guarda come affascinata il mio cazzo che scompare in lei per
poi tornare fuori un attimo, lucido di umori e sprofondare nuovamente fino in fondo.
Sento le sue gambe, le sue gambe snelle, sottili, con i polpacci muscolosi, che mi si stringono sulla schiena e mi lascio
andare urlando "sto venendo mamma".
Forse anche lei era prossima ad un nuovo orgasmo, ma sta di fatto che come l'ho
chiamata mamma ha cominciato a venire anche lei, spingendo il bacino contro il mio in alternanza con le mie spinte e gemendo
frasi senza senso.
Vengo copiosamente, in modo che definirei liberatorio, con i miei tempi e il mio ritmo, sfogando
appieno la mia libidine nella sua pancia.
Resto immobile per un poco, e mi porto un suo piede alla bocca, succhiandole le dita smaltate.
Restiamo così con il fiato grosso entrambi, fino a calmarci un poco.
Il primo a parlare sono io: "come sei bella Luisa"
"Non sono una tardona affamata?" dice ridendo.....
"al massimo una tardina, vista la tua taglia"
ride e mi da uno schiaffo forte su sedere "come ti permetti? sono tua madre" e ride di nuovo
Io lo estraggo ancora turgido da lei e lo appoggio sul suo ventre, come ad asciugarlo, lei lo guarda e mi accarezza il petto.
"Non pensavo sarebbe mai successa una cosa così"
"Adesso dobbiamo rimetterci in sesto però, tuo padre rientrerà per pranzo".
"Ok mamma"
E mi chino su di lei e la bacio, ed è un bacio lungo, senza pudore, con le lingue e la saliva che si rimescolano.
Ci alziamo infine ed ognuno va a farsi la doccia nel proprio bagno.
Mentre mi rivesto non posso fare a meno di pensare
che la mia, la nostra vita è cambiata per sempre. Sento che i nostri rapporti resteranno buoni, ma temo che prima
o poi, una delle due diverse dimensioni del nostro rapporto possano perdersi e sono ben deciso a fare in modo che non succeda.
Scendo e la trovo che sta finendo di vestirsi in camera sua.
Mi avvicino mentre è davanti allo specchio e le accarezzo il collo, e le massaggio le spalle. Lei sembra gradire, anche
se mentre le bacio un orecchio mi bisbiglia "se continui così finisce che ricominciamo".
Senza riflettere le rispondo "no mamma, so che non c'è tempo e comunque ora esco, non credo che riuscirei, emozionato come
sono a starti vicina a pranzo, con papà, senza sentire imbarazzo".
Sembra sollevata, mi sorride "hai ragione, sarebbe difficile anche per me".
La lascio e faccio per andarmene, poi ripenso all'altra dimensione, quella sessuale, torno da lei, che pettinandosi mi
osserva dallo specchio, le poso le mani sui fianchi, scendo a sollevare la gonna: vedo le sue gambe nude ed il suo sedere
avvolto dalle mutandine bianche che si deve essere appena messa; mi guarda e resta immobile, non capisce che voglio fare.
Abbasso le mutandine sulle cosce e le dico "queste toglile, ti voglio pensare senza oggi".
Lei lentissima lo fa, sollevando un piede e poi l'altro per sfilarle, e riaggiustandosi poi la gonna.
"Mi vuoi pensare mentre giro per case senza vero? mentre faccio le solite cose e sotto sono nuda per te vero?"
Non poteva leggermi di più nel pensiero e glielo dico "si Luisa, devi ricordarti in ogni momento che ti penso, ogni volta
che fai qualcosa, anche se esci".
Tace, ma si lecca il labbro superiore, mentre io esco definitivamente.
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