MILF in Caccia
Scritto da Pat & Co, il 2019-06-09, genere tradimenti
La mia vita sentimentale è a pezzi, il mio matrimonio sta per andare in pezzi, e io sono al bar a flirtare con il ragazzo di mia figlia.
Ho incontrato Dino in via Roma, mentre facevo shopping per combattere lo stress, e lui rientrava dall’Apple Store. Visto che si scopa mia figlia mi è sembrata una cosa carina offrirgli uno spuntino al bar...
...E visto che ho notato che gli piace guardarmi le gambe, ho scelto un posticino dove ci si siede sugli sgabelli alti, così posso offrirgli uno spettacolo più completo.
Ho il tailleur con la gonna corta e stretta, con uno spacco malandrino che quando accavallo le gambe lascia vedere tutto... Naturalmente al bar le gambe si accavallano, no?
Dino è un furfante, esattamente come il suo aspetto lascia pensare: oltre al caffè ha gradito un bel tramezzino con il vitello tonnato, e già che c’era ha preso anche un croissant per dessert.
Chiacchieriamo un po’. O meglio, io chiacchiero mentre lui mangia. Gli racconto quattro stronzate su di me, tanto per metterlo a suo agio, poi vado più sul personale.
Gli dico che non sono affatto entusiasta che mia figlia alla sua età vada con un ragazzo molto più grande di lei... Anche se ammetto che dimostra buon gusto in fatto di uomini.
Lui rimane un po’ sorpreso dal complimento che lascio cadere come per caso, e per la prima volta noto nei suoi occhi una luce di interesse per quel che sto dicendo.
Mi confido: riconosco che fra me e Gloria ci sono problemi: tipici dell’età di mia figlia, e forse anche della mia... Un ragazzo scapestrato come Dino è abituato ad essere giudicato dagli adulti, e soprattutto dai genitori delle ragazze con cui esce; trovare una sponda nella mamma di quella che si sta regolarmente scopando adesso è una gradevole novità per lui.
Percepisco il suo rilassamento, e anche un principio di simpatia per me.
Mentre mangia a quattro palmenti si riempie anche gli occhi di ciò che sto mettendo in mostra.
Gli uomini mi guardano le gambe da quando avevo l’età di mia figlia, forse anche da prima. Ho sviluppato un istinto per cogliere le occhiate che ricevo, e non solo sono abituata agli sguardi indiscreti, ma ho imparato non solo ad apprezzarli ma anche a sfruttarli.
Non sono una modella, ma se il resto di me fosse all’altezza delle gambe, potrei esserlo: sono molto lunghe, affusolate e nervose. Sono contenta di vedere che il tipo che si ingroppa la mia Gloria ha buon gusto: anche la mia cucciola ha delle belle gambe, anche se meno lunghe delle mie...
Intanto che lui fa il suo dovere di maschio arrapato e cerca di scavare con lo sguardo sotto l’orlo della gonna per vedere quel che si cela alla sua ombra, io osservo la mia preda. Già, perché ormai è così che vedo il giovanotto: un bel maschio da spolpare per recuperare la mia autostima.
Dino è un po’ più alto di me, moro, olivastro e con la barba mal fatta. Ha gli occhi nerissimi e penetranti, con ciglia folte e molto mascoline. Spalle larghe, avambracci pelosi e bicipiti ben sviluppati... Chissà com’è il resto che si nasconde sotto quella camicia estiva?
Hmmm...
Gli faccio un po’ di domande su di lui e sul rapporto con Gloria... Non che mi interessino troppo le sue risposte: non mi aspetto che mi racconti la verità, quindi le sue parole non hanno molta importanza. Ha importanza quello che dice con lo sguardo.
E il suo sguardo dice che mi scoperebbe volentieri.
Bene: si tratta di una fortunata combinazione, perché io ho proprio tutta l’intenzione di accontentarlo...
Quando usciamo dal bar ha smesso di piovere, e il sole splende più glorioso che mai.
Guardo l’orologio come se avessi fretta, poi propongo a Dino di fare due passi e goderci il sole prima di andare ciascuno per la sua strada.
La delusione comparsa nei suoi occhi vedendomi controllare l’ora si trasforma in gioia quando vede l’occasione di stare un po’ più a lungo con me.
Lo porto al galoppatoio, accanto ai Giardini Reali: l’area perennemente in ristrutturazione dove già da ragazzina andavo a imboscarmi... Ho ancora un posticino nascosto tutto per me.
Dino mi guarda e cerca di sfiorarmi senza parere, tanto per sentire che effetto gli fa la mia pelle. Probabilmente si sta chiedendo come fare per imboscarsi e scoparmi dietro a un angolo.
Non preoccuparti, maschione: ci penso io...
Superiamo un paio di localini per studenti e ci addentriamo nei giardini sulle mura.
È tutto bagnato, e Dino mi sembra un po’ deluso. Già, ma io sono sul mio territorio, e so dove andare. Il vantaggio dell’essere lì adesso, è che siccome è tutto bagnato non ci verrà nessuno.
Infatti: gli spalti sono deserti e fradici di pioggia. Ma sul bastione all’angolo, nascosto dietro al cespuglio perennemente negletto dai giardinieri per via della posizione scomoda, c’è una vecchia tettoia che ripara un quadro elettrico.
- Vieni, ti faccio vedere una cosa – gli faccio, con fare giocoso – Scommetto che qui non ci sei mai stato...
Trascino la preda nella mia tana, pregustando il trionfo: ormai non mi scappa più.
Dal mio posticino segreto c’è una bella vista dei Giardini Reali e del retro del Palazzo Reale da una parte, delle mura e della Mole Antonelliana dall’altra. Gli lascio intendere che questo era il posto dove venivo a imboscarmi da ragazzina con i miei amichetti, e magari che potrebbe essere un bel posticino dove portare anche Gloria...
- Scommetto che a lei piacerebbe essere qui da sola con te – mi lascio scappare con voce suadente guardandolo negli occhi – Di sicuro fa piacere a me...
Abbasso lo sguardo al pacco che si porta davanti ai pantaloni e mi mordicchio significativamente il labbro inferiore.
Lo vedo deglutire a vuoto nel rendersi conto che adesso lo sto proprio provocando.
Se non si fa sotto adesso, vuol dire che è un pallone gonfiato.
Okay, si fa sotto: bene.
Non è del tutto convinto, ma ha deciso di correre il rischio; ora ce l’ho a pochi centimetri, e sento il suo alito sul viso. Lui dovrebbe respirare il mio profumo fruttato...
Mi lecco leggermente le labbra mentre lo guardo dritto negli occhi. Dovrebbe bastare, cazzo!
Lui allunga una mano e me la posa sul fianco. Approccio discreto, ma finalmente mi sta toccando.
Io sposto leggermente l’anca verso di lui: dovrebbe essere evidente che apprezzo il contatto...
Altra mano sull’altro fianco. Procede a piccoli passi, ma procede...
Spingo il bacino in avanti, e arrivo a sfiorare con lo stomaco il gonfiore davanti ai suoi jeans.
Se non si scatena adesso vuol dire che è frocio.
Sento le mani che mi sfioravano i fianchi procedere ad artigliarmi le anche: finalmente mi sta attirando a sé.
Lo lascio fare, e mi ritrovo premuta contro di lui mentre le sue dita mi afferrano le chiappe e le stringono con fermezza.
No, non è frocio: sento perfettamente la sua erezione montare contro il mio basso ventre...
Abbasso un po’ le palpebre, reclino il collo e schiudo leggermente le labbra.
Dino accosta la bocca alla mia; per un istante respiriamo ciascuno l’alito dell’altro.
Gli sfioro le spalle con le mani in un accenno di abbraccio, e finalmente lui si decide a baciarmi.
Un bacino un po’ timido, appena sfiorato... Io mi strofino come una gatta mentre sento gli ormoni che prendono il controllo delle membra e degli organi interni.
Poi sento finalmente la sua lingua assaggiare esitante le mie labbra, e allora gli offro la lingua.
Hmmm... Il bastardo sa baciare piuttosto bene. Si vede che almeno da questo punto di vista ha esperienza.
Spalanco la bocca e caccio fuori la lingua per intero: non voglio un bacio romantico, ne voglio uno osceno, a bocca aperta, alla francese... Un bacio che sia un atto sessuale, non d’amore.
Lui capisce l’antifona, e finalmente si scatena.
Ci scambiamo la saliva mentre lui mi stringe con forza e mi pastrugna il culo con la passione che voglio io. Rispondo strofinandomi senza più pudore, lasciandogli capire tutta la mia voglia.
Adesso ha finalmente capito che può avermi davvero: qui e adesso...
La sua erezione protrude con forza contro il mio pancino voglioso.
Con la sinistra attiro il suo viso contro il mio, roteando la lingua nella sua bocca; con la destra scendo a saggiargli il pacco, e riseco a sentire la forma esatta del pene rigonfio attraverso la tela jeans dei suoi pantaloni attillati.
È arrapato, il porco...
- Dammelo... – sussurro con voce roca, cominciando a lavorare con la zip.
I suoi occhi nerissimi lanciano bagliori di concupiscenza mentre le sue manacce continuano a strapazzarmi il culo.
Abbasso la zip, faccio saltare il bottone superiore, e infilo la mano nella patta rigonfia finché non afferro il suo membro enfiato, caldo e pulsante di giovanile energia e di mascolinità.
Sono senza fiato per l’eccitazione. Comincio a segarlo lentamente, anche se non ce n’è affatto bisogno: è già completamente eretto, durissimo...
- Lo voglio... – ansimo, infoiata come una troia in calore.
Il terreno è bagnato: non mi va di inginocchiarmi per fargli un pompino. Non ce n’è neppure bisogno, duro com’è... E io ho le mutandine inzuppate di voglia.
Però voglio che sia lui a prendere l’iniziativa, a decidere come vuole avermi, e a prendermi come un vero maschio.
Dino sarà un ragazzino, ma è indubbiamente maschio.
Quando si sente masturbare il cazzo dalla mia mano esperta, si tuffa con la bocca a farmi un succhiotto sul collo, e finalmente le sue mani cominciano a ravanare sotto la gonna del tailleur per sollevarla e scoprire cosa ci sia sotto.
Sento le sue dita sulle natiche, sull’interno delle cosce, sulle mutandine... Dentro le mutandine!
- Oohhh... – ansimo, sentendo le sue ditaccia affondarmi nella spacca fradicia.
Il porco mi sta sditalinando mentre io lo sego freneticamente... Le cose procedono.
Io però non mi sono imboscata con lui per fare petting, per quanto spinto. Se continuiamo così ce ne verremo tutti e due uno nella mano dell’altra...
- Prendimi – lo incito con il fiato mozzo – Scopami...
Dino si riscuote.
Si guarda intorno valutando come e dove possedermi, e decide per la soluzione più semplice.
Mi spinge contro il tronco dell’albero che ci nasconde dal resto dei giardini deserti e mi ci preme contro mentre continua a masturbarmi dentro alle mutande.
Okay, vuole farmi all’inpiedi contro l’albero umido. Dovrò portare il tailleur in lavanderia, ma ne ho altri tre a casa e Mario non se ne accorgerà...
Ho la gonna arrotolata intorno ai fianchi. Sollevo una gamba e mi punto il cazzo duro contro la figa inzuppata di voglia, mentre lui continua a rovistarmi la bocca con la lingua.
Dino smette di sditalinarmi e si decide a scostarmi le mutandine di lato mentre io accosto il glande rovente al mio sesso finalmente esposto. Lui ha un fremito al primo contatto del membro con la fica pelosa e bagnata.
- Sei tutta bagnata... – mi sussurra smettendo un attimo di baciarmi.
Non gli sfugge niente, al mio maschione...
- Ficcamelo dentro – annaspo infoiata – Fottimi!
Mi punto da sola il cazzo contro la spacca, e lui lo spinge dentro con forza.
- Oh, Cinzia... – rantola lui, cacciandomelo in corpo con un colpo solo.
Mi mozza il fiato: è davvero grosso... Come fa mia figlia a prenderlo tutto?
- Madonna quant’è duro – ansimo – Lo voglio tutto dentro...
Lui mi regge saldamente, schiacciandomi contro il tronco bagnato, e fintanto che tengo la gamba nuda sollevata non ha problemi a penetrarmi fino in fondo.
È dall’ultima scopata con Giancarlo che non mi sentivo farcita così in profondità.
Riprendiamo a baciarci di lingua mentre lui comincia a scoparmi con forza addosso all’albero.
Io gli tengo la testa e roteo la lingua a bocca aperta dentro la sua, e lui mi sorregge fra le sue forti braccia inchiodandomi contro il tronco.
Diavolo, mi sta trapanando con tanta forza che potrebbe davvero attraversarmi tutta e bucare la corteccia contro cui sono schiacciata...
- Aah! Aah! Aah! Aahhh...
I miei gemiti si stanno rapidamente trasformando in grida di piacere. Tanto non c’è nessuno, ma anche se ci fosse qualche curioso, chi se ne frega! Che si goda lo spettacolo... Io me lo sto godendo di sicuro!
- Più forte... Più forte...
Mi piace... Mi piace da impazzire.
Sto scopando come una troia, una camporella da urlo con il ragazzo di mia figlia... Non c’è davvero limite alla mia perversione. Che bello... Che bello...
Dino sembra un Frecciarossa lanciato a tutta velocità fra Torino e Milano: sta rovesciando tutta la sua giovanile energia dentro il mio corpo e io sto sballando alla grande.
Certo che a questo ritmo non potrà durare a lungo, neanche alla sua età, ma che importa? Ormai ci sono già...
- Ah! Ah! Ah! AAHHH!!! GODOOO!!!
Grido impazzita dal piacere, sentendomi esplodere dentro una specie di bomba atomica che mi devasta prima le viscere e poi il cervello, mandandomelo in pappa...
- Cinzia, non ce la faccio più – annaspa Dino, ormai al limite – Sto per...
Mi accorgo che sta per staccarsi, da bravo ragazzo abituato a farlo con le squinziette come Gloria.
Mi aggrappo a lui stringendolo a me con tutte le mie forze, artigliandolo anche con la gamba sollevata.
- Vienimi dentro! – sibilo, ancora nel vortice dell’orgasmo – Riempimi...
Lui esita un istante, s’irrigidisce, poi spinge con tutte le sue forze dentro di me.
Sento la verga durissima pulsare con forza in fondo alla vagina, e subito dopo avverto la sensazione di calore che si diffonde dentro di me, mentre il seme bollente del giovane maschio mi gonfia la pancia, fiotto dopo fiotto...
Mi ha sborrato dentro.
Impregnata dal ragazzo di mia figlia... Che lurida puttana che sono!
Rimaniamo immobili per un po’, come congelati nella stessa posizione in cui abbiamo consumato il nostro rapporto: io inchiodata all’albero dalla sua verga ancora saldamente piantata dentro di me, e lui che mi schiaccia con il suo peso tenendomi stretta fra le sue braccia. La gamba con cui lo avvingo comincia ad intorpidirsi, ma non ho la forza di abbassarla... E se lo facessi, rischierei di espellere il pene che sta lentamente deflatando dentro di me, con effetti potenzialmente disastrosi per la gonna del tailleur.
La giacca stazzonata e sporca di corteccia bagnata è un conto, la gonna bagnata di sperma è un altro.
Deglutisco, cercando di recuperare le forze.
Lui sorride guardandomi negli occhi, esitante.
Attiro il suo viso al mio per baciarlo di nuovo: con passione, anche se con meno forza di prima.
Ci scambiamo di nuovo la saliva, anche se con più calma: ormai abbiamo consumato, e possiamo allentare la pressione. Il nostro è un bacio da amanti clandestini.
Torrido.
- Lasciami andare – sussurro, spingendolo via gentilmente – non ce la faccio più in questa posizione...
Lui esita, riluttante ad uscire da me.
Io stringo i muscoli della vagina, e il suo pene ormai sgonfio scivola via dolcemente, espulso dalla fica usata e soddisfatta.
Cerco di mantenere i muscoli contratti per trattenere il seme dentro di me, e mi aggiusto le mutandine prima di riabbassarmi la gonna lungo i fianchi.
- Oddio, devo essere un disastro...
Lui sorride, galante: - Ma cosa dici: sei splendida!
Faccio una smorfia divertita: - Sì, come una troia che si è fatta sbattere contro un albero...
- Una splendida troia.
Ci penso su un attimo: questo è il momento più difficile: se mi lascio andare, rischio che lui prenda il sopravvento, e allora è finita.
Voglio essere posseduta durante l’atto sessuale, non dopo.
Sospiro e allargo la smorfia, come se non avessi gradito essere chiamata “troia” da lui, neanche dopo che avevo usato io la stessa parola: - Può essere. Adesso però è ora che tu vada: si è fatto tardi.
Lui esita, sbilanciato dal mio tono un po’ freddo: - E tu?
- Io rimango ancora un momento. Non vorrei che qualcuno ci vedesse uscire da qui insieme...
Lui annuisce, riportato alla realtà dalle mie parole: lui è un ragazzino, io una donna sposata.
- Va bene. Allora... Vado?
Accenna ad avvicinarsi per baciarmi.
Lo fermo con un gesto: - Vai.
Rimane incerto un momento: ha capito che ho ripreso il controllo, ma non vuole rischiare di apparire ridicolo insistendo troppo.
Immagino che vorrebbe chiedermi se ci rivedremo, ma l’orgoglio glie lo impedisce.
Meglio così.
- Okay. Bene, allora... Ciao.
- Ciao.
Lo guardo allontanarsi, incerto all’inizio poi via via più spedito.
Un po’ ferito nell’orgoglio, ma gli passerà. La lezione gli sarà utile. Dopotutto non può lamentarsi: mi ha scopata, no?
***
Torno a casa di soppiatto.
È un po’ tardi: mio marito e mia figlia sono rincasati tutti e due e si staranno chiedendo che fine ho fatto.
Mollo la sacca con lo shopping all’ingresso, sfilo la giacca stazzonata, scalcio via le scarpe e salgo velocemente le scale a piedi nudi ignorando le domande del resto della famiglia nel soggiorno.
Mi spoglio in bagno, getto gli abiti nella cesta della biancheria e mi butto sotto la doccia per cancellare le tracce del fottisterio.
Quando scendo le scale pulita e rinfrescata nella vestaglia da casa mi lamento dell’acquazzone che mi ha colta in mezzo alla strada e faccio vedere gli articoli che ho comprato.
Mario apprezza il bikini e ancora di più la minigonna di pelle e i sandali con i tacchi alti: ha anche il buon gusto di osservare che mi staranno benissimo durante le vacanze.
- Sei sempre più sexy, tesoro...
Che caro. Forse dovrei portare anche lui ai giardini, magari con la minigonna nuova e i sandali con i tacchi... Chissà? Magari è capace anche lui di darmi una bella ripassata contro un albero.
Gloria apprezza anche lei, sollevando un sopracciglio: - Quella gonna non è un po’ troppo corta per te?
- Oh. Non pensi che abbia ancora delle belle gambe da mostrare?
Lei fa un’altra smorfia: sa di essere attraente, ma sa anche che ho le gambe più lunghe delle sue.
Rivalità fra madre e figlia... Ci sta.
Mi sono appena fatta una bella iniezione di autostima: sono pronta ad affrontare questo ed altro.
Loro due stavano pianificando le vacanze: hanno finalmente trovato il villaggio ideale, e hanno già prenotato il bungalow al Lido di Jesolo.
Bene, niente Liguria quest’anno: speriamo ci sia meno folla questa volta...
Jesolo è vicina a Venezia, vero? Hmmm... Scommetto che la mia amica sarebbe fiera di me.
Lo penso con un sorriso compiaciuto, mentre guardo mio marito e mia figlia seduti davanti a me, e sento lo sperma del mio giovane amante che mi bagna l’interno delle cosce...
Ho incontrato Dino in via Roma, mentre facevo shopping per combattere lo stress, e lui rientrava dall’Apple Store. Visto che si scopa mia figlia mi è sembrata una cosa carina offrirgli uno spuntino al bar...
...E visto che ho notato che gli piace guardarmi le gambe, ho scelto un posticino dove ci si siede sugli sgabelli alti, così posso offrirgli uno spettacolo più completo.
Ho il tailleur con la gonna corta e stretta, con uno spacco malandrino che quando accavallo le gambe lascia vedere tutto... Naturalmente al bar le gambe si accavallano, no?
Dino è un furfante, esattamente come il suo aspetto lascia pensare: oltre al caffè ha gradito un bel tramezzino con il vitello tonnato, e già che c’era ha preso anche un croissant per dessert.
Chiacchieriamo un po’. O meglio, io chiacchiero mentre lui mangia. Gli racconto quattro stronzate su di me, tanto per metterlo a suo agio, poi vado più sul personale.
Gli dico che non sono affatto entusiasta che mia figlia alla sua età vada con un ragazzo molto più grande di lei... Anche se ammetto che dimostra buon gusto in fatto di uomini.
Lui rimane un po’ sorpreso dal complimento che lascio cadere come per caso, e per la prima volta noto nei suoi occhi una luce di interesse per quel che sto dicendo.
Mi confido: riconosco che fra me e Gloria ci sono problemi: tipici dell’età di mia figlia, e forse anche della mia... Un ragazzo scapestrato come Dino è abituato ad essere giudicato dagli adulti, e soprattutto dai genitori delle ragazze con cui esce; trovare una sponda nella mamma di quella che si sta regolarmente scopando adesso è una gradevole novità per lui.
Percepisco il suo rilassamento, e anche un principio di simpatia per me.
Mentre mangia a quattro palmenti si riempie anche gli occhi di ciò che sto mettendo in mostra.
Gli uomini mi guardano le gambe da quando avevo l’età di mia figlia, forse anche da prima. Ho sviluppato un istinto per cogliere le occhiate che ricevo, e non solo sono abituata agli sguardi indiscreti, ma ho imparato non solo ad apprezzarli ma anche a sfruttarli.
Non sono una modella, ma se il resto di me fosse all’altezza delle gambe, potrei esserlo: sono molto lunghe, affusolate e nervose. Sono contenta di vedere che il tipo che si ingroppa la mia Gloria ha buon gusto: anche la mia cucciola ha delle belle gambe, anche se meno lunghe delle mie...
Intanto che lui fa il suo dovere di maschio arrapato e cerca di scavare con lo sguardo sotto l’orlo della gonna per vedere quel che si cela alla sua ombra, io osservo la mia preda. Già, perché ormai è così che vedo il giovanotto: un bel maschio da spolpare per recuperare la mia autostima.
Dino è un po’ più alto di me, moro, olivastro e con la barba mal fatta. Ha gli occhi nerissimi e penetranti, con ciglia folte e molto mascoline. Spalle larghe, avambracci pelosi e bicipiti ben sviluppati... Chissà com’è il resto che si nasconde sotto quella camicia estiva?
Hmmm...
Gli faccio un po’ di domande su di lui e sul rapporto con Gloria... Non che mi interessino troppo le sue risposte: non mi aspetto che mi racconti la verità, quindi le sue parole non hanno molta importanza. Ha importanza quello che dice con lo sguardo.
E il suo sguardo dice che mi scoperebbe volentieri.
Bene: si tratta di una fortunata combinazione, perché io ho proprio tutta l’intenzione di accontentarlo...
Quando usciamo dal bar ha smesso di piovere, e il sole splende più glorioso che mai.
Guardo l’orologio come se avessi fretta, poi propongo a Dino di fare due passi e goderci il sole prima di andare ciascuno per la sua strada.
La delusione comparsa nei suoi occhi vedendomi controllare l’ora si trasforma in gioia quando vede l’occasione di stare un po’ più a lungo con me.
Lo porto al galoppatoio, accanto ai Giardini Reali: l’area perennemente in ristrutturazione dove già da ragazzina andavo a imboscarmi... Ho ancora un posticino nascosto tutto per me.
Dino mi guarda e cerca di sfiorarmi senza parere, tanto per sentire che effetto gli fa la mia pelle. Probabilmente si sta chiedendo come fare per imboscarsi e scoparmi dietro a un angolo.
Non preoccuparti, maschione: ci penso io...
Superiamo un paio di localini per studenti e ci addentriamo nei giardini sulle mura.
È tutto bagnato, e Dino mi sembra un po’ deluso. Già, ma io sono sul mio territorio, e so dove andare. Il vantaggio dell’essere lì adesso, è che siccome è tutto bagnato non ci verrà nessuno.
Infatti: gli spalti sono deserti e fradici di pioggia. Ma sul bastione all’angolo, nascosto dietro al cespuglio perennemente negletto dai giardinieri per via della posizione scomoda, c’è una vecchia tettoia che ripara un quadro elettrico.
- Vieni, ti faccio vedere una cosa – gli faccio, con fare giocoso – Scommetto che qui non ci sei mai stato...
Trascino la preda nella mia tana, pregustando il trionfo: ormai non mi scappa più.
Dal mio posticino segreto c’è una bella vista dei Giardini Reali e del retro del Palazzo Reale da una parte, delle mura e della Mole Antonelliana dall’altra. Gli lascio intendere che questo era il posto dove venivo a imboscarmi da ragazzina con i miei amichetti, e magari che potrebbe essere un bel posticino dove portare anche Gloria...
- Scommetto che a lei piacerebbe essere qui da sola con te – mi lascio scappare con voce suadente guardandolo negli occhi – Di sicuro fa piacere a me...
Abbasso lo sguardo al pacco che si porta davanti ai pantaloni e mi mordicchio significativamente il labbro inferiore.
Lo vedo deglutire a vuoto nel rendersi conto che adesso lo sto proprio provocando.
Se non si fa sotto adesso, vuol dire che è un pallone gonfiato.
Okay, si fa sotto: bene.
Non è del tutto convinto, ma ha deciso di correre il rischio; ora ce l’ho a pochi centimetri, e sento il suo alito sul viso. Lui dovrebbe respirare il mio profumo fruttato...
Mi lecco leggermente le labbra mentre lo guardo dritto negli occhi. Dovrebbe bastare, cazzo!
Lui allunga una mano e me la posa sul fianco. Approccio discreto, ma finalmente mi sta toccando.
Io sposto leggermente l’anca verso di lui: dovrebbe essere evidente che apprezzo il contatto...
Altra mano sull’altro fianco. Procede a piccoli passi, ma procede...
Spingo il bacino in avanti, e arrivo a sfiorare con lo stomaco il gonfiore davanti ai suoi jeans.
Se non si scatena adesso vuol dire che è frocio.
Sento le mani che mi sfioravano i fianchi procedere ad artigliarmi le anche: finalmente mi sta attirando a sé.
Lo lascio fare, e mi ritrovo premuta contro di lui mentre le sue dita mi afferrano le chiappe e le stringono con fermezza.
No, non è frocio: sento perfettamente la sua erezione montare contro il mio basso ventre...
Abbasso un po’ le palpebre, reclino il collo e schiudo leggermente le labbra.
Dino accosta la bocca alla mia; per un istante respiriamo ciascuno l’alito dell’altro.
Gli sfioro le spalle con le mani in un accenno di abbraccio, e finalmente lui si decide a baciarmi.
Un bacino un po’ timido, appena sfiorato... Io mi strofino come una gatta mentre sento gli ormoni che prendono il controllo delle membra e degli organi interni.
Poi sento finalmente la sua lingua assaggiare esitante le mie labbra, e allora gli offro la lingua.
Hmmm... Il bastardo sa baciare piuttosto bene. Si vede che almeno da questo punto di vista ha esperienza.
Spalanco la bocca e caccio fuori la lingua per intero: non voglio un bacio romantico, ne voglio uno osceno, a bocca aperta, alla francese... Un bacio che sia un atto sessuale, non d’amore.
Lui capisce l’antifona, e finalmente si scatena.
Ci scambiamo la saliva mentre lui mi stringe con forza e mi pastrugna il culo con la passione che voglio io. Rispondo strofinandomi senza più pudore, lasciandogli capire tutta la mia voglia.
Adesso ha finalmente capito che può avermi davvero: qui e adesso...
La sua erezione protrude con forza contro il mio pancino voglioso.
Con la sinistra attiro il suo viso contro il mio, roteando la lingua nella sua bocca; con la destra scendo a saggiargli il pacco, e riseco a sentire la forma esatta del pene rigonfio attraverso la tela jeans dei suoi pantaloni attillati.
È arrapato, il porco...
- Dammelo... – sussurro con voce roca, cominciando a lavorare con la zip.
I suoi occhi nerissimi lanciano bagliori di concupiscenza mentre le sue manacce continuano a strapazzarmi il culo.
Abbasso la zip, faccio saltare il bottone superiore, e infilo la mano nella patta rigonfia finché non afferro il suo membro enfiato, caldo e pulsante di giovanile energia e di mascolinità.
Sono senza fiato per l’eccitazione. Comincio a segarlo lentamente, anche se non ce n’è affatto bisogno: è già completamente eretto, durissimo...
- Lo voglio... – ansimo, infoiata come una troia in calore.
Il terreno è bagnato: non mi va di inginocchiarmi per fargli un pompino. Non ce n’è neppure bisogno, duro com’è... E io ho le mutandine inzuppate di voglia.
Però voglio che sia lui a prendere l’iniziativa, a decidere come vuole avermi, e a prendermi come un vero maschio.
Dino sarà un ragazzino, ma è indubbiamente maschio.
Quando si sente masturbare il cazzo dalla mia mano esperta, si tuffa con la bocca a farmi un succhiotto sul collo, e finalmente le sue mani cominciano a ravanare sotto la gonna del tailleur per sollevarla e scoprire cosa ci sia sotto.
Sento le sue dita sulle natiche, sull’interno delle cosce, sulle mutandine... Dentro le mutandine!
- Oohhh... – ansimo, sentendo le sue ditaccia affondarmi nella spacca fradicia.
Il porco mi sta sditalinando mentre io lo sego freneticamente... Le cose procedono.
Io però non mi sono imboscata con lui per fare petting, per quanto spinto. Se continuiamo così ce ne verremo tutti e due uno nella mano dell’altra...
- Prendimi – lo incito con il fiato mozzo – Scopami...
Dino si riscuote.
Si guarda intorno valutando come e dove possedermi, e decide per la soluzione più semplice.
Mi spinge contro il tronco dell’albero che ci nasconde dal resto dei giardini deserti e mi ci preme contro mentre continua a masturbarmi dentro alle mutande.
Okay, vuole farmi all’inpiedi contro l’albero umido. Dovrò portare il tailleur in lavanderia, ma ne ho altri tre a casa e Mario non se ne accorgerà...
Ho la gonna arrotolata intorno ai fianchi. Sollevo una gamba e mi punto il cazzo duro contro la figa inzuppata di voglia, mentre lui continua a rovistarmi la bocca con la lingua.
Dino smette di sditalinarmi e si decide a scostarmi le mutandine di lato mentre io accosto il glande rovente al mio sesso finalmente esposto. Lui ha un fremito al primo contatto del membro con la fica pelosa e bagnata.
- Sei tutta bagnata... – mi sussurra smettendo un attimo di baciarmi.
Non gli sfugge niente, al mio maschione...
- Ficcamelo dentro – annaspo infoiata – Fottimi!
Mi punto da sola il cazzo contro la spacca, e lui lo spinge dentro con forza.
- Oh, Cinzia... – rantola lui, cacciandomelo in corpo con un colpo solo.
Mi mozza il fiato: è davvero grosso... Come fa mia figlia a prenderlo tutto?
- Madonna quant’è duro – ansimo – Lo voglio tutto dentro...
Lui mi regge saldamente, schiacciandomi contro il tronco bagnato, e fintanto che tengo la gamba nuda sollevata non ha problemi a penetrarmi fino in fondo.
È dall’ultima scopata con Giancarlo che non mi sentivo farcita così in profondità.
Riprendiamo a baciarci di lingua mentre lui comincia a scoparmi con forza addosso all’albero.
Io gli tengo la testa e roteo la lingua a bocca aperta dentro la sua, e lui mi sorregge fra le sue forti braccia inchiodandomi contro il tronco.
Diavolo, mi sta trapanando con tanta forza che potrebbe davvero attraversarmi tutta e bucare la corteccia contro cui sono schiacciata...
- Aah! Aah! Aah! Aahhh...
I miei gemiti si stanno rapidamente trasformando in grida di piacere. Tanto non c’è nessuno, ma anche se ci fosse qualche curioso, chi se ne frega! Che si goda lo spettacolo... Io me lo sto godendo di sicuro!
- Più forte... Più forte...
Mi piace... Mi piace da impazzire.
Sto scopando come una troia, una camporella da urlo con il ragazzo di mia figlia... Non c’è davvero limite alla mia perversione. Che bello... Che bello...
Dino sembra un Frecciarossa lanciato a tutta velocità fra Torino e Milano: sta rovesciando tutta la sua giovanile energia dentro il mio corpo e io sto sballando alla grande.
Certo che a questo ritmo non potrà durare a lungo, neanche alla sua età, ma che importa? Ormai ci sono già...
- Ah! Ah! Ah! AAHHH!!! GODOOO!!!
Grido impazzita dal piacere, sentendomi esplodere dentro una specie di bomba atomica che mi devasta prima le viscere e poi il cervello, mandandomelo in pappa...
- Cinzia, non ce la faccio più – annaspa Dino, ormai al limite – Sto per...
Mi accorgo che sta per staccarsi, da bravo ragazzo abituato a farlo con le squinziette come Gloria.
Mi aggrappo a lui stringendolo a me con tutte le mie forze, artigliandolo anche con la gamba sollevata.
- Vienimi dentro! – sibilo, ancora nel vortice dell’orgasmo – Riempimi...
Lui esita un istante, s’irrigidisce, poi spinge con tutte le sue forze dentro di me.
Sento la verga durissima pulsare con forza in fondo alla vagina, e subito dopo avverto la sensazione di calore che si diffonde dentro di me, mentre il seme bollente del giovane maschio mi gonfia la pancia, fiotto dopo fiotto...
Mi ha sborrato dentro.
Impregnata dal ragazzo di mia figlia... Che lurida puttana che sono!
Rimaniamo immobili per un po’, come congelati nella stessa posizione in cui abbiamo consumato il nostro rapporto: io inchiodata all’albero dalla sua verga ancora saldamente piantata dentro di me, e lui che mi schiaccia con il suo peso tenendomi stretta fra le sue braccia. La gamba con cui lo avvingo comincia ad intorpidirsi, ma non ho la forza di abbassarla... E se lo facessi, rischierei di espellere il pene che sta lentamente deflatando dentro di me, con effetti potenzialmente disastrosi per la gonna del tailleur.
La giacca stazzonata e sporca di corteccia bagnata è un conto, la gonna bagnata di sperma è un altro.
Deglutisco, cercando di recuperare le forze.
Lui sorride guardandomi negli occhi, esitante.
Attiro il suo viso al mio per baciarlo di nuovo: con passione, anche se con meno forza di prima.
Ci scambiamo di nuovo la saliva, anche se con più calma: ormai abbiamo consumato, e possiamo allentare la pressione. Il nostro è un bacio da amanti clandestini.
Torrido.
- Lasciami andare – sussurro, spingendolo via gentilmente – non ce la faccio più in questa posizione...
Lui esita, riluttante ad uscire da me.
Io stringo i muscoli della vagina, e il suo pene ormai sgonfio scivola via dolcemente, espulso dalla fica usata e soddisfatta.
Cerco di mantenere i muscoli contratti per trattenere il seme dentro di me, e mi aggiusto le mutandine prima di riabbassarmi la gonna lungo i fianchi.
- Oddio, devo essere un disastro...
Lui sorride, galante: - Ma cosa dici: sei splendida!
Faccio una smorfia divertita: - Sì, come una troia che si è fatta sbattere contro un albero...
- Una splendida troia.
Ci penso su un attimo: questo è il momento più difficile: se mi lascio andare, rischio che lui prenda il sopravvento, e allora è finita.
Voglio essere posseduta durante l’atto sessuale, non dopo.
Sospiro e allargo la smorfia, come se non avessi gradito essere chiamata “troia” da lui, neanche dopo che avevo usato io la stessa parola: - Può essere. Adesso però è ora che tu vada: si è fatto tardi.
Lui esita, sbilanciato dal mio tono un po’ freddo: - E tu?
- Io rimango ancora un momento. Non vorrei che qualcuno ci vedesse uscire da qui insieme...
Lui annuisce, riportato alla realtà dalle mie parole: lui è un ragazzino, io una donna sposata.
- Va bene. Allora... Vado?
Accenna ad avvicinarsi per baciarmi.
Lo fermo con un gesto: - Vai.
Rimane incerto un momento: ha capito che ho ripreso il controllo, ma non vuole rischiare di apparire ridicolo insistendo troppo.
Immagino che vorrebbe chiedermi se ci rivedremo, ma l’orgoglio glie lo impedisce.
Meglio così.
- Okay. Bene, allora... Ciao.
- Ciao.
Lo guardo allontanarsi, incerto all’inizio poi via via più spedito.
Un po’ ferito nell’orgoglio, ma gli passerà. La lezione gli sarà utile. Dopotutto non può lamentarsi: mi ha scopata, no?
***
Torno a casa di soppiatto.
È un po’ tardi: mio marito e mia figlia sono rincasati tutti e due e si staranno chiedendo che fine ho fatto.
Mollo la sacca con lo shopping all’ingresso, sfilo la giacca stazzonata, scalcio via le scarpe e salgo velocemente le scale a piedi nudi ignorando le domande del resto della famiglia nel soggiorno.
Mi spoglio in bagno, getto gli abiti nella cesta della biancheria e mi butto sotto la doccia per cancellare le tracce del fottisterio.
Quando scendo le scale pulita e rinfrescata nella vestaglia da casa mi lamento dell’acquazzone che mi ha colta in mezzo alla strada e faccio vedere gli articoli che ho comprato.
Mario apprezza il bikini e ancora di più la minigonna di pelle e i sandali con i tacchi alti: ha anche il buon gusto di osservare che mi staranno benissimo durante le vacanze.
- Sei sempre più sexy, tesoro...
Che caro. Forse dovrei portare anche lui ai giardini, magari con la minigonna nuova e i sandali con i tacchi... Chissà? Magari è capace anche lui di darmi una bella ripassata contro un albero.
Gloria apprezza anche lei, sollevando un sopracciglio: - Quella gonna non è un po’ troppo corta per te?
- Oh. Non pensi che abbia ancora delle belle gambe da mostrare?
Lei fa un’altra smorfia: sa di essere attraente, ma sa anche che ho le gambe più lunghe delle sue.
Rivalità fra madre e figlia... Ci sta.
Mi sono appena fatta una bella iniezione di autostima: sono pronta ad affrontare questo ed altro.
Loro due stavano pianificando le vacanze: hanno finalmente trovato il villaggio ideale, e hanno già prenotato il bungalow al Lido di Jesolo.
Bene, niente Liguria quest’anno: speriamo ci sia meno folla questa volta...
Jesolo è vicina a Venezia, vero? Hmmm... Scommetto che la mia amica sarebbe fiera di me.
Lo penso con un sorriso compiaciuto, mentre guardo mio marito e mia figlia seduti davanti a me, e sento lo sperma del mio giovane amante che mi bagna l’interno delle cosce...
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