In autobus
Scritto da Max.ge, il 2021-07-07, genere tradimenti
Continuazione di "Scambio di ruolo".
Io ho sempre ritenuto che sia una violenza vera e propria quella che commettono alcuni uomini che quando gli autobus sono particolarmente affollati ne approfittano per attaccarsi a donne magari giovani e piacenti per strusciarle e toccarle.
Qualche volta mi è anche capitato di vederli mentre strusciavano la patta dei loro pantaloni contro le chiappe della malcapitata di turno ed alcuni, i più audaci, anche accarezzarle spudoratamente.
Mi sono anche chiesto più volte se qualcuna di quelle donne che non protestano provassero un certo piacere a sentirsi desiderata e non si eccitasse ad avere un cazzo appoggiato al culo nonostante il vestito.
Non potendo richiederlo alle dirette interessate non mi sono mai potuto dare una risposta.
Un giorno capitò che io e mia moglie dovessimo andare in centro per sbrigare alcune commissioni e prendemmo l'autobus per evitare di perdere tempo a cercare un posteggio per l'auto.
Avendo preso l'autobus alla prima fermata dopo il capolinea, trovammo posto a sedere ma con l'avvicinarsi al centro si riempì ben bene.
Vicino a noi si piazzò in piedi una signora sulla quarantina alla quale si appiccicò un signore sulla sessantina, brizzolato, molto distinto, che approfittò subito delle frenate dell'autobus per appoggiarsi al rotondo fondoschiena della signora.
La donna ebbe subito un gesto di stizza, si girò a guardarlo e si spostò avanti di un paio di metri ma il tizio non si arrese e si avvicinò ancora a lei e continuò a mimare un'inculata con la massima naturalezza.
La signora, che nel frattempo era diventata rossa come un pomodoro, si rassegnò, non si spostò più e lasciò che il gentiluomo continuasse il suo giochino fino a quando lei scese, avendo raggiunto la sua fermata.
La scena non era sfuggita a Loredana che appena scendemmo dall'autobus mi disse: “Hai visto quel vecchio porco come ha dato fastidio a quella povera signora? Lei si è vergognata come una ladra mentre se qualcuno doveva vergognarsi era proprio quel vecchio bavoso, io lo avrei preso a sberle sputtanandolo davanti a tutti.”
Io: “Hai ragione, però lei dopo il gesto di stizza istintivo all'inizio non si spostò più anche perché penso che poi le sia cominciato a piacere.”
Lei: “E' inutile parlare con te, sei più depravato di loro. Chissà quante volte lo avrai fatto anche tu.”
Io: “Ti giuro che non lo ho mai fatto, lo ritengo un atto di violenza inqualificabile, d'altro canto tu sai bene che io non ho mai costretto nessuno a fare cose contro la propria volontà, non è forse vero?”
Lei: “Se ti riferisci a noi due non mi hai costretta con la forza ma con la pressione psicologica di cui sei un grande maestro.”
Io: “Io ti ho sempre saputo eccitare e quindi hai accettato e goduto le situazioni in cui ti ho coinvolto e, a proposito della situazione di poco fa, ti assicuro che la ritengo molto arrapante, impazzirei se vedessi un uomo allupato che ti struscia il suo cazzo in erezione in mezzo alle chiappe.”
Lei: “Allora secondo te io, per farti contento, dovrei permettere ad un uomo, magari vecchio e bavoso, di strusciarmi e di toccarmi? Scordatelo, non lo farò mai!”
Io: “E se invece che un vecchio bavoso fosse un bel ragazzo con un bel pacco rigonfio?”
Lei: “Se fosse un bel ragazzo se ne potrebbe anche parlare, ma i giovani non ci pensano proprio a fare queste cose, di solito sono i vecchi che le fanno.”
Io: “Invece io credo che con il bel culo che hai ci proverebbe anche un ragazzino e poi non dirmi che non ti eccita l'idea di un bell'uccellone che ti si strofina sul tuo didietro perché conosco benissimo che la cosa che desideri maggiormente è l'inculata. Bisogna che prima o poi proviamo, se dovesse capitare un vecchio bavoso magari lasciamo perdere mentre invece se a farlo fosse un ragazzotto lo lascerei fare perché penso proprio che ti bagneresti tutta come quando lo prendi nel culo. Sei d'accordo? Me lo prometti?”
Lei: “Ok, sono d'accordo e te lo prometto. Ma sai che ogni giorno stai diventando sempre più porco?”
Io: “Sarà perché sono sempre a contatto con una maialona come te!”
La settimana successiva capitò che dovessimo nuovamente recarci in centro con l'autobus ed io non persi l'occasione per ricordare a mia moglie della promessa che ci eravamo fatti. Lei annuì ed assieme decidemmo l'abbigliamento più consono da indossare. La scelta fu per una gonna a pieghe ed una camicetta aderente.
Per non avere problemi di posizionamento sull'autobus decidemmo di recarci al capolinea che distava poche centinaia di metri dalla nostra abitazione. Uscimmo dal portone in forma anonima, prima Loredana e poi io, distanziati di qualche decina di metri.
Al capolinea salimmo sull'autobus, io mi sedetti e lei andò mezzo metro più avanti e rimase in piedi, con il suo bel culo in bella vista.
Salirono altre persone tra le quali un ragazzo alto, robusto e vestito con un completo grigio molto elegante che iniziò ad inquadrare Loredana, prima da lontano, fermando poi il suo sguardo sul suo bel culo, ben fasciato dalla gonnellina leggera.
Io tenevo la situazione sotto controllo e sperai che si decidesse ad osare qualcosa in quanto secondo me era proprio il tipo di uomo che piace a mia moglie. Me lo confermò con cenno del viso quando glielo indicai.
Quando il bus iniziò la sua corsa a bordo c'era poca gente e lui, che era rimasto in piedi, si mosse in avanti restando però a debita distanza da lei. Era molto distinto e per un po' temei che non avrebbe osato nulla.
Fermata dopo fermata il bus iniziò ad affollarsi e lui, fingendo di essere spinto in avanti dalla calca, si avvicinava sempre più a Loredana, che si reggeva sempre al corrimano del sedile davanti a me.
Finalmente arrivò dietro a mia moglie e poi lentamente iniziò ad appoggiarsi al suo sedere facendole sentire il suo cazzo ormai duro.
Loredana non si mosse di un centimetro e lui, sentendosi bene accetto, iniziò a muovere il suo bacino strusciandosi sull'invitante culo della mia signora.
Ormai non avevo più dubbi, il ragazzo si stava eccitando e si vedeva chiaramente dal rigonfiamento dei suoi pantaloni che la sua erezione era completa. Ormai era scatenato e da come si muoveva si capiva che cercava di spingere come se avesse voluto incularla.
Tutto ciò avveniva a meno di mezzo metro da me ed io allora pensai sia al piacere del ragazzo che a cosa stesse provando Loredana da quel contatto continuo e la cosa mi arrapò moltissimo, tanto che anche il mio cazzo si era indurito. Meno male che avevo con me il giornale che posai sulle mie gambe per nascondere tutto.
Alzai gli occhi per guardare l'espressione di mia moglie che era leggermente arrossata e che si mordicchiava il labbro inferiore come fa quando è eccitata.
Dopo decisi di guardare anche il viso dell'altro per verificare se tradisse qualche emozione o se riuscisse ad essere imperturbabile. Lui era impassibile, niente rimarcava il movimento del suo basso ventre, ma sentendosi osservato si scostò leggermente dal corpo di mia moglie.
Quando i nostri sguardi si incontrarono, io gli strizzai l'occhio e con un breve cenno del viso gli comunicai il mio pensiero: “Se la troia ci sta, perché non farlo?”
Sentendosi come autorizzato dal mio gesto, si girò ancor più verso di me, probabilmente per nascondersi meglio alla vista degli altri viaggiatori e poi si ricongiunse con il culo di Loredana cominciando anche a palparle una coscia, forse tentando di raggiungere la fica.
Però la sua manovra era troppo visibile ed allora lui desistette. Non contento di quanto fatto precedentemente, cercò di accarezzarle le tette e lo fece.
Io ormai mi godevo lo spettacolo dalla mia posizione privilegiata e continuai a guardare spudoratamente.
Vidi anche che il rossore della mia consorte era notevolmente aumentato e che, forse per pudore, non si mordicchiava più il labbro.
Aveva i lineamenti tesi come quando scopa, la guardai negli occhi, notai tutto il piacere che provava a sentirsi oggetto del desiderio di quell'uomo che aveva alle sue spalle e, conoscendola bene, leggevo anche la sua voglia di volerlo prendere veramente nel suo culo.
Il ragazzo, ormai scatenato, aveva perso del tutto la sua compostezza, aveva gli occhi arrossati e mi fece capire che si sentiva in estasi dietro ad una così bella zoccolona.
Ci stavamo avvicinando all'altro capolinea e la gente a forza di scendere stava svuotando la vettura ma il giovanotto non mollava la presa, era sempre più appiccicato al culo di mia moglie che però, capito che il gioco si stava facendo troppo sfacciato, si finse infastidita e si spostò avanti di due sedili permettendomi comunque di poter sempre guardare la scena.
Il maiale aspettò qualche secondo e poi si spostò anche lui, continuando ad accostare il suo pacco al culo di Loredana.
Ormai il bus si era quasi svuotato, eravamo rimasti solo io, mia moglie, il porco ed una signora anziana seduta dietro di me che mi si avvicinò e mi bisbigliò in un orecchio: “Ma ha visto che schifo? Ha notato quel maniaco come sta dando fastidio a quella povera signora, è da quando siamo saliti che le si è piazzato dietro e che la tocca, quella poverina è diventata rossa ma per vergogna ha dovuto subire, ho visto che è sposata perché ha la fede e quei maiali si approfittano di questo perché le donne sposate preferiscono tacere per evitare uno scandalo. La poveretta si è pure spostata in avanti ma quel porco la ha seguita e come vede sta continuando come se nulla fosse. Questi tipi ci sono sempre stati, anche quando io ero giovane succedeva la stessa cosa, ma molto più discreta, ma io comunque avevo un metodo molto efficace per far desistere quelli che ci provavano, gli mollavo una bella gomitata nello stomaco e così cambiavano idea. Loro sono dei vigliacchi, si approfittano delle donne sole, quando vedono che c'è il marito evitano queste cose perché non vogliono farsi rompere la faccia.”
Io: “Ho visto tutto, tanto che per un attimo ho anche pensato di intervenire ma poi ho pensato che non erano affari miei e poi questi tizi possono avere delle reazioni violente, meglio lasciar perdere, non le pare?”
Lei: “Ha fatto benissimo.”
Io: “E poi la signora non ha dato nessuna gomitata, magari non le dispiaceva tanto.”
Lei: “Cosa le devo dire, non ci si capisce più niente, ma sa che forse ha ragione lei? Ci sono tanti posti a sedere e lei rimane lì in piedi a farsi strusciare e palpare, quindi anche secondo me non le dispiaceva, deve essere una signora un po’ puttana, mi scusi l'espressione in po' volgare! Poverino il marito che si ritrova ad avere una moglie così.”
Io: “Poveraccio.”
Mi eccitò moltissimo che una sconosciuta avesse definito mia moglie una puttana ma d'altro canto lei si stava comportando proprio come tale.
L'arrivo al capolinea, con sommo rammarico di tutti e tre, mise fine al giochino, scendemmo fingendo ancora di non conoscerci ed io cominciai a seguire mia moglie a debita distanza, come concordato, per avvicinarmi a lei non appena fossimo stati lontano da quel posto.
Però ci fu un imprevisto. Il furbo, avendo capito che alla mia signora era piaciuto, le si avvicinò e, come mi raccontò poi Loredana, educatamente si presentò, dicendo di chiamarsi Giancarlo, di essere un assistente all'università e le chiese che sarebbe stato contento di rivederla.
Mia moglie non si aspettava un comportamento del genere, restò un attimo perplessa ed anche imbarazzata in quanto in centro lei è abbastanza conosciuta e così gli rispose: “Non vedo perché dovremmo, buongiorno.” E lo congedò.
Ma l'uomo era determinato a raggiungere il suo scopo e non mollò: “Ho una voglia matta di realizzare quello che ho desiderato sul bus, lei è una donna splendida, ha un corpo stupendo e credo che la cosa, visto il suo comportamento, non le dispiaccia affatto, vero?”
Lei: “Sbaglia, lei ha frainteso, comunque la prego, si allontani, ho un appuntamento con mio marito che è molto geloso, non mi faccia avere problemi in famiglia, per favore.”
Lui mise una mano in tasca, prese un foglietto e con la penna scrisse qualcosa. Poi infilò il foglio nella borsa di Loredana e le disse: “Questo è il mio numero di cellulare, spero molto che tu ci ripensi e che mi chiami, sei bellissima.”
Detto questo si girò e si allontanò.
Non appena fu lontano, mi avvicinai a mia moglie, la baciai, prendemmo un taxi e tornammo a casa senza proferire una parola.
Appena arrivati a casa l'abbracciai stretta stretta facendole sentire il mio cazzo duro come l'acciaio e le dissi: “Sei stata proprio brava, è piaciuto anche a te, vero?”
Lei, guardandomi negli occhi: “Subito non credevo che fosse così eccitante, ma poi non appena ho sentito il suo cazzo molto grosso tra le mie chiappe mi sono bagnata tutta.”
Io, sorridendo: “Allora aveva ragione quella signora sull'autobus, sei davvero una signora un po' puttana!”
Lei: “Ma quale signora sull'autobus?”
Io: “Sul sedile dietro del mio c'era una signora che ha visto tutto e quando vi siete allontanati prima ha definito lui un maniaco ma poi, quando ha riflettuto che tu con tanti posti a sedere liberi continuavi a stare in piedi e a farti palpeggiare da uno sconosciuto, ha detto testualmente che tu dovevi essere ”una signora un po’ puttana”, scusi l'espressione un po' volgare! Poverino il marito che si ritrova una moglie così.”
Lei: “Che vergogna, lo sapevo che ci avrebbe visto qualcuno e che io rimanendo lì ferma avrei fatto la figura di una viziosa. Tutto questo per fare sempre le cose che piacciono a te e poi anche tu ci fai la figura del poveraccio.”
Io: “Lasciami da parte perché io sono il marito più fortunato del mondo, ho una moglie bellissima, dolcissima e soprattutto molto troia. Piuttosto dimmi se per te quella è stata una sofferenza. Io penso di no e penso che se non fossimo stati su un autobus ti saresti fatta inculare.”
Lei: “Certamente, io non sono mica di ghiaccio, quel tizio si muoveva come se me lo stesse mettendo in culo per davvero e tu sai che quella è la cosa che preferisco mi facciano gli uomini.”
A quel punto io non resistei più, la portai in camera da letto, ci spogliammo e dopo essermi steso al centro del letto la invitai a cavalcarmi, lei si infilò il mio cazzo durissimo nella fica ed iniziò anche a sgrillettarsi.
Io: “Adesso, mentre scopiamo, mi racconti quali sensazioni hai provato.”
Lei: “Subito all'inizio ero molto tesa, mi guardavo in giro per vedere se qualcuno ci stesse osservando ma poi quando tu mi hai guardata mi sono sentita più serena, lui spingeva sempre più sfacciatamente ma ad un certo punto non ho badato più a niente, per me sul bus non c'era più nessuno ed io ho cominciato ad assecondarlo strusciandomi sul suo arnese rigonfio, ho avuto la sensazione di avere un cazzo nudo dietro le mie chiappe e quando lui spingeva spingevo pure io come per dirgli: se tu mi vuoi inculare io non aspetto altro.”
Io: “Tu sei una gran troia, altro che una signora un po' puttana, come diceva la signora. Il ragazzo ti ha fatto perdere ogni inibizione, ti piacerebbe scopartelo e farti anche sfondare il culo?”
Lei non mi rispose, dopo qualche secondo di silenzio emise un gemito di piacere, chiuse le gambe e venne.
Dopo un minuto mi disse: “Certo che me lo scoperei e mi farei anche fare il culo, però adesso fammelo tu, non resisto più.”
Io: “Amore aspetta un attimo, perché non gli telefoni e gli dici se questa sera vuol venire nella nostra casa al mare, in riviera e digli anche che ci sarò pure io.”
Lei non ci pensò neppure un attimo: “Va bene, lo chiamo subito, però mentre lo chiamo tu mettimelo nel culo, sarà come se me lo avesse messo lui, è da questa mattina che non aspetto altro che essere ingroppata da lui.”
Io non mi feci pregare, la voltai e le diedi due colpetti nella fica ancora fradicia per lubrificare un po’ la mia cappella e poi con un colpo deciso glielo feci scivolare in mezzo alle chiappe.
Lei: “Pronto Giancarlo?
Lui: “Si, chi parla?”
Lei: “Sono Loredana, la signora dell'autobus di questa mattina, ti ricordi?”
Lui: “Certamente, come potrei averti dimenticato. Non ho fatto altro che sperare che tu mi telefonassi, è bellissimo, questa telefonata mi rende l'uomo più felice al mondo e sono sicuro che impazzirò quando ci vedremo, spero che tu abbia telefonato per dirmi che ci vedremo, vero?”
Lei: “Si, proprio per questo.”
Lui: “Accidenti, è magnifico! Non puoi immaginare la mia contentezza, ti desidero, sei bellissima, hai un corpo perfetto e non vedo l'ora di fare con te quello che questa mattina ho solo simulato, dimmi quando e dove.”
Lei: “Noi abbiamo una casa al mare in riviera e se tu non hai altri impegni ti aspettiamo là questa sera alle nove, ti va bene?”
Lui: “Scusa, ma che cosa significa ti aspettiamo, non sarai sola?”
Lei: “No, ci sarà anche mio marito, ti dispiace?”
Lui: “Ma come anche tuo marito, non sarebbe meglio se fossimo noi due da soli, che cosa c'entra tuo marito? Io basto e avanzo, sono resistentissimo, possiamo far l'amore sino a domani mattina.”
Lei: “Devi sapere che io e mio marito siamo una coppia molto affiatata e ci amiamo tantissimo, io non farei mai nulla senza di lui e poi, se è questo che ti preoccupa, lui non è bisex, non devi temere nulla, lui si interesserà solo a me, come te.”
Lui: “Ma allora mi hai mentito quando mi hai detto che lui era gelosissimo e stai mentendo anche adesso quando dici che non faresti mai nulla senza di lui, questa mattina non la pensavi così.”
Lei: “Ma questa mattina c'era anche lui sull'autobus.”
Lui: “E dove era?”
Lei: “Ricordi quel signore seduto che ad un certo punto ti ha fatto l'occhiolino incitandoti ad andare avanti? Quello era mio marito.”
Lui: “Che figlio di puttana, scusa ma mi è scappato, non ci posso credere che fosse tuo marito quello che mi diceva di strusciartelo sul culo e di toccarti le tette.”
Lei: “Era lui, avevamo deciso di provare questa nuova esperienza e devo confessarti che ci è piaciuta molto anche perché siamo stati molto fortunati a trovare un bel ragazzo come te!”
Lui: “E allora avete deciso di vederci questa sera tutti e tre nella vostra casa al mare, però questa mattina mi avete preso per i fondelli.”
Lei: “Se ti senti offeso ti chiediamo scusa e, se vuoi, possiamo anche lasciar perdere.”
Lui: “Assolutamente no, tu sei troppo bella, non posso lasciarti andar via. Lui adesso dove è?”
Lei: “E' qui con me che sta facendo quello che avresti voluto fare tu questa mattina.”
Lui: “Cioè?”
Lei: “Io sono sul letto a pecora e lui mi sta inculando.”
Lui: “Oh mio dio, è meraviglioso. Immagino che si stia divertendo un mondo. Tu hai un culo da favola, ma ti sta anche palpeggiando le tette?
Lei: “Certamente.”
Lui: “Scommetto che ti stai divertendo pure tu.”
Lei: “Moltissimo, tu mi hai fatto venire una gran voglia e lui me la sta facendo passare.”
Lui: “Io ho il cazzo durissimo come questa mattina e ti confesso che me lo sto menando. Se continui a raccontarmi che cosa state facendo tra poco scoppierò.”
Lei: “Mi dispiace che sciupi la tua sborra, se tu fossi qui con me te lo prenderei in bocca, ti accarezzerei la cappella con la lingua e ti farei godere nella mia bocca, senza sprecare una sola goccia di quello che io ritengo sia il nettare della vita.”
Lui: “Godo, godo, godo! Ti sto sborrando in gola, lo senti? Hai visto quanta sborra? Ingoiala tutta, dai.”
Sentendo Giancarlo venire Loredana mi toccò per farmi capire che era giunto il momento di far godere anche lei, così aumentai un po' il ritmo e lei intensificò il ditalino. Un fremito le percorse tutto il corpo, emise un gridolino di piacere e venne.
Io le diedi un'ultima vergata profonda, mi fermai e le scaricai in culo una enorme quantità di sperma dopo di che mi abbattei sfinito su di lei.
Lui: “Porconi, ho sentito tutto, state godendo pure voi, però adesso ditemi dove devo venire questa sera e a che ora.”
Loredana gli diede l'indirizzo e gli disse di presentarsi per le nove.
Lui: “Fatti dare un bacio sulla fica quale acconto di tutto quello che ti darò io questa sera, ciao.”
Lei: “A questa sera, ciao.” E riattaccò.
Loredana aveva condotto il colloquio con Giancarlo in modo perfetto ed io sicuramente non avrei fatto meglio. Ci baciammo teneramente ed andammo a fare la doccia.
Si preparò per la serata con la stessa gonna del mattino, autoreggenti color carne, una camicetta trasparente, niente reggiseno, un tanga microscopico, tacchi a spillo e trucco pesante: era veramente uno schianto.
L'amico Giancarlo arrivò in perfetto orario con un omaggio floreale per lei e la salutò con un baciamano da vero gentiluomo.
Dopo le presentazioni di rito ed un digestivo sorseggiato sul divano si cominciò a parlare dell'incontro della mattina sull'autobus e Giancarlo disse che in vita sua non aveva mai vissuto un'esperienza del genere perché tutte le volte che ci aveva provato era sempre stato allontanato in modo brusco. Per questo chiese a Loredana di alzarsi e di mettersi in piedi vicino al montante della porta, le chiese di alzare un braccio come se fosse ancorata al sostegno che c'era sul bus, dopo di che lui si posizionò dietro di lei, si avvicinò al suo culo e iniziò l'operazione di strusciamento come aveva fatto la mattina.
Vidi chiaramente il suo pacco che a poco a poco diventava sempre più gonfio, il ragazzo era sempre più eccitato, secondo me si sarebbe prospettata una magnifica nottata.
Dopo pochi secondi le infilò una mano nella camicetta, iniziò a sbottonarla e tirò fuori un seno, iniziò ad accarezzarlo quindi si dedicò al capezzolo che era già duro e lo strizzò con forza.
“Piano, mi stai facendo male”, disse implorante Loredana.
Lui: “Accidenti senti dolore per una carezza al capezzolo, allora ti metterai a strillare quando ti sfonderò il culo, sono ore che non penso ad altro, ma penso che anche tu lo desideri, vero? Dimmelo, lo voglio sentire.”
“Voglio che tu mi metta nel culo quel tuo bel cazzo grosso e duro che mi hai appena strofinato tra le chiappe “, rispose senza pudore quella adorabile troia della mia signora.
Lui: “Ti accontento subito, buongustaia.” Si slacciò i pantaloni, che gli caddero alle caviglie, e tirò fuori dai boxer il suo cazzo grosso e nodoso, le sollevò la gonna, spostò il tanga microscopico, si inumidì con la saliva le dita, le passò sulla cappella che poi posò sul buco del culo di mia moglie e cominciò a spingere.
“Pianoooo”, urlò Loredana quando fu penetrata ma poi a mano a mano che la verga entrava nel suo culo cominciò ad ansimare sempre più forte e ad implorare l'amico: “Dai spingi più forte, sfondami tutta, come sei bravo, che bello, che meraviglia.”
Io vidi che il suo membro scompariva nel culo della mia metà, mi sbottonai i pantaloni ed iniziai a segarmi guardando lei che era schiacciata contro lo stipite da Giancarlo che le dava delle tremende vergate.
Lui: “Ho i coglioni che mi scoppiano, sono pieni di calda sborra che sarà tutta per te, troia, ti allagherò il culo.”
Lei: “No, no, ti prego, aspetta ancora un po', continua a spingere, voglio godermelo ancora un po' questo tuo bel cazzone, lo ho desiderato da questa mattina.”
Io mi stesi sul divano e le dissi: “Vieni qui da me Loredana, metti la tua fica sul mio viso, voglio leccartela per farti godere mentre lui ti sfonda.”
Senza smettere di incularla Giancarlo guidò mia moglie verso il divano, la piegò a novanta gradi e le spinse con forza la testa sul mio cazzo dicendo: “Inizia a fargli un pompino, fammi vedere che cosa sai fare perché dopo devi soddisfare me.”
Mia moglie restò in quella posizione e proseguì come gli aveva detto e lui: “Sei proprio brava, procedi così e tu Enrico sei proprio fortunato ad avere una moglie così, bella, pompinara e rottainculo! Che cosa vuoi di più dalla vita?”
Io non potevo rispondere perché avevo la lingua impegnata a leccare il clitoride di Loredana, che mi stava premendo la sua fica sulla faccia bagnandola con i suoi umori. Infatti la zoccolona era fradicia perché il suo massimo gradimento era appunto farsi leccare la fica mentre un altro la stava inculando di brutto.
A quel punto ero io che dovevo fare uno sforzo immane per non venire perché quello che vedevo mi stava facendo impazzire.
Però mi venne in aiuto Giancarlo che disse: “Loredana io non resisto più, devo venire, ho le palle che mi scoppiano.”
Lei: “Va bene, dai svuotati dentro di me, non appena sentirò il tuo sperma schizzare dentro di me godrò pure io, anche io ormai non resisto più.”
Lui: “Che grandissima puttana che sei, come mi piacciono le donne sboccate, dai dimmi che adori il cazzo, confessalo.”
Lei: “Si non mi vergogno a confessarlo, è la cosa più bella che esista al mondo, si mi piace da morire quel bel pezzo di carne che avete tra le gambe, quel bel pescione duro con cui mi riempite la fica, quella bella mazza dura che usate per sfondarmi il culo come stai facendo tu adesso, da dio, dai riempimi di sborra, poi voglio sentirmela scorrere tra le cosce.”
Lui: “Zoccolona, ti accontento subito.” Le diede un ultimo colpo e restò con la sua mazza sprofondata nel suo culo finché non finì la sua eiaculazione.
La trioiona su irrigidì, mi serrò il viso tra le sue cosce, emise un lamento sordo e venne. Io le bloccai la testa contro il mio ventre e mi lasciai andare, dal mio cazzo partirono quattro o cinque flotti di sborra che raggiunsero le sue tonsille e le riempirono la bocca.
Io: “Adesso bevila tutta, fai vedere a Giancarlo quanto ti piace questa crema calda, fagli vedere quello che sei.”
Lei bevve tutto, poi sollevò la testa e guardandomi disse sorridendo: “Va bene così? Sono una puttana completa?”
Lui: “Tu non sei una puttana, sei la puttana! Però sei talmente solare che capisco perché tuo marito ti perdona ogni cosa che fai e poi il piacere che gli fai provare è immenso, sei bravissima in tutto, da come ti muovi a cosa fai a come parli, parli come una puttana da strada e la cosa eccita tantissimo perché l'uomo si sente libero di esprimersi. Nella mia vita mai avrei pensato di poter dare della puttana ad una donna alla presenza di suo marito ma mi è proprio uscito dal profondo dell'animo.”
Lei: “Sei proprio un gran porcone, ora andiamo a fare la doccia ma non pensate che sia finita, fate presto a ricaricare le batterie perché io sono pronta a ricominciare, anzi non vedo l'ora.”
Dopo la doccia ci asciugammo e tornammo in salotto ed io dissi a Loredana: “Per cortesia ci potresti fare un buon caffè, la notte è lunga e noi dobbiamo essere ben svegli!”
Lei: “Mi pare giusto” e si avviò verso la cucina.
Lui rivolto a me: “Scusa se te lo chiedo, se vuoi puoi anche non rispondermi, ma tu e tua moglie vi amate veramente tanto come dimostrate?”
Io: “Certamente, perché me lo chiedi?”
Lui: “Perché questa per te è una vera fortuna, avere per moglie una donna che alla presenza del marito si lascia fare tutto quello che le ho fatto io che sino a poco fa ero uno sconosciuto e poi dice che lei non è ancora sazia, ma ti ama, è una donna che è il massimo che un uomo possa desiderare, da sposare.”
Io: “Si, lo so, sono un uomo fortunato, riusciamo a fare queste cose senza intaccare minimamente il nostro rapporto affettivo, anzi lo rinsaldiamo con la complicità. Ora raggiungila in cucina.”
Lasciai passare una decina di minuti e li raggiunsi.
Lei era distesa sul tavolo con la testa rovesciata all'indietro e lui in piedi che la stava chiavando in bocca.
Io: “Ti piace, eh, però lo so che tu vuoi ancora qualcosa di più.”
Così le sollevai le gambe e le feci scivolare nella fica la mia mazza che nel frattempo si era nuovamente indurita ed iniziai a scoparla come un indemoniato. Lei emise un urlo di dolore che si trasformò ben presto in un mugolio di piacere, dopo di che si tolse per un attimo il cazzo di Giancarlo dalla bocca per esclamare: “Dai sfondami, riempimi tutta di sborra e anche tu, dai, sborrami in bocca.”
Entrambi, ascoltando le sue parole, non resistemmo a lungo e venimmo quasi contemporaneamente.
Dopo questo ci alzammo e bevemmo il caffè che lei ci aveva preparato, anche se nel frattempo si era raffreddato.
Ci riposammo un po' e poi ci trasferimmo in camera da letto, dove io iniziai a leccarle le tette ed i capezzoli mentre l'amico si dedicò alla fica. Lei gradiva molto, si contorceva e mugolava. I nostri cazzi erano ritornati duri ed allora lui abbandonò di leccarle la fica, iniziò a baciarla, le allargò le cosce e la penetrò dolcemente.
Lei: “Vedo che sai scopare anche con dolcezza, è bellissimo.”
Lui: “Tu sei bellissima, ti scoperei per ore.”
Lei, senza ritegno: “Allora fallo, mi piace da morire.”
Giancarlo, continuando a baciarla la possedeva con colpi lenti ma profondi e lei, con gli occhi socchiusi continuava a ripetere: “Che bello, che bello, che bello” e stava godendosi a pieno la scopata.
Ad un tratto distese una mano, afferrò la mia e la strinse forte. Fa sempre così quando rendendosi conto che sta facendo cose da puttana vuole il mio avallo.
Io, sussurrandole in un orecchio: “Amore mio, scopatelo, vedo che ti piace e so che lo desideri. Lo sai che impazzisco quando ti vedo felice.”
Lei aprì gli occhi e si voltò verso di me, io vidi nel suo sguardo un'espressione di ringraziamento.
La avevo vista godere così poche altre volte, l'amico Giancarlo le piaceva tantissimo ed ora era lei a baciarlo in bocca e gli sussurrò: “Tesoro, mi hai fatto impazzire, sei proprio la fine del mondo.”
Lui: “Anche tu Loredana, se non fossi già sposata ti sposerei io e tu Enrico sei un uomo fortunatissimo, hai una moglie bellissima che è anche una gran trioiona, che cosa si può desiderare di più da una moglie?”
Gli risposi che ero perfettamente d'accordo.
Io ho sempre ritenuto che sia una violenza vera e propria quella che commettono alcuni uomini che quando gli autobus sono particolarmente affollati ne approfittano per attaccarsi a donne magari giovani e piacenti per strusciarle e toccarle.
Qualche volta mi è anche capitato di vederli mentre strusciavano la patta dei loro pantaloni contro le chiappe della malcapitata di turno ed alcuni, i più audaci, anche accarezzarle spudoratamente.
Mi sono anche chiesto più volte se qualcuna di quelle donne che non protestano provassero un certo piacere a sentirsi desiderata e non si eccitasse ad avere un cazzo appoggiato al culo nonostante il vestito.
Non potendo richiederlo alle dirette interessate non mi sono mai potuto dare una risposta.
Un giorno capitò che io e mia moglie dovessimo andare in centro per sbrigare alcune commissioni e prendemmo l'autobus per evitare di perdere tempo a cercare un posteggio per l'auto.
Avendo preso l'autobus alla prima fermata dopo il capolinea, trovammo posto a sedere ma con l'avvicinarsi al centro si riempì ben bene.
Vicino a noi si piazzò in piedi una signora sulla quarantina alla quale si appiccicò un signore sulla sessantina, brizzolato, molto distinto, che approfittò subito delle frenate dell'autobus per appoggiarsi al rotondo fondoschiena della signora.
La donna ebbe subito un gesto di stizza, si girò a guardarlo e si spostò avanti di un paio di metri ma il tizio non si arrese e si avvicinò ancora a lei e continuò a mimare un'inculata con la massima naturalezza.
La signora, che nel frattempo era diventata rossa come un pomodoro, si rassegnò, non si spostò più e lasciò che il gentiluomo continuasse il suo giochino fino a quando lei scese, avendo raggiunto la sua fermata.
La scena non era sfuggita a Loredana che appena scendemmo dall'autobus mi disse: “Hai visto quel vecchio porco come ha dato fastidio a quella povera signora? Lei si è vergognata come una ladra mentre se qualcuno doveva vergognarsi era proprio quel vecchio bavoso, io lo avrei preso a sberle sputtanandolo davanti a tutti.”
Io: “Hai ragione, però lei dopo il gesto di stizza istintivo all'inizio non si spostò più anche perché penso che poi le sia cominciato a piacere.”
Lei: “E' inutile parlare con te, sei più depravato di loro. Chissà quante volte lo avrai fatto anche tu.”
Io: “Ti giuro che non lo ho mai fatto, lo ritengo un atto di violenza inqualificabile, d'altro canto tu sai bene che io non ho mai costretto nessuno a fare cose contro la propria volontà, non è forse vero?”
Lei: “Se ti riferisci a noi due non mi hai costretta con la forza ma con la pressione psicologica di cui sei un grande maestro.”
Io: “Io ti ho sempre saputo eccitare e quindi hai accettato e goduto le situazioni in cui ti ho coinvolto e, a proposito della situazione di poco fa, ti assicuro che la ritengo molto arrapante, impazzirei se vedessi un uomo allupato che ti struscia il suo cazzo in erezione in mezzo alle chiappe.”
Lei: “Allora secondo te io, per farti contento, dovrei permettere ad un uomo, magari vecchio e bavoso, di strusciarmi e di toccarmi? Scordatelo, non lo farò mai!”
Io: “E se invece che un vecchio bavoso fosse un bel ragazzo con un bel pacco rigonfio?”
Lei: “Se fosse un bel ragazzo se ne potrebbe anche parlare, ma i giovani non ci pensano proprio a fare queste cose, di solito sono i vecchi che le fanno.”
Io: “Invece io credo che con il bel culo che hai ci proverebbe anche un ragazzino e poi non dirmi che non ti eccita l'idea di un bell'uccellone che ti si strofina sul tuo didietro perché conosco benissimo che la cosa che desideri maggiormente è l'inculata. Bisogna che prima o poi proviamo, se dovesse capitare un vecchio bavoso magari lasciamo perdere mentre invece se a farlo fosse un ragazzotto lo lascerei fare perché penso proprio che ti bagneresti tutta come quando lo prendi nel culo. Sei d'accordo? Me lo prometti?”
Lei: “Ok, sono d'accordo e te lo prometto. Ma sai che ogni giorno stai diventando sempre più porco?”
Io: “Sarà perché sono sempre a contatto con una maialona come te!”
La settimana successiva capitò che dovessimo nuovamente recarci in centro con l'autobus ed io non persi l'occasione per ricordare a mia moglie della promessa che ci eravamo fatti. Lei annuì ed assieme decidemmo l'abbigliamento più consono da indossare. La scelta fu per una gonna a pieghe ed una camicetta aderente.
Per non avere problemi di posizionamento sull'autobus decidemmo di recarci al capolinea che distava poche centinaia di metri dalla nostra abitazione. Uscimmo dal portone in forma anonima, prima Loredana e poi io, distanziati di qualche decina di metri.
Al capolinea salimmo sull'autobus, io mi sedetti e lei andò mezzo metro più avanti e rimase in piedi, con il suo bel culo in bella vista.
Salirono altre persone tra le quali un ragazzo alto, robusto e vestito con un completo grigio molto elegante che iniziò ad inquadrare Loredana, prima da lontano, fermando poi il suo sguardo sul suo bel culo, ben fasciato dalla gonnellina leggera.
Io tenevo la situazione sotto controllo e sperai che si decidesse ad osare qualcosa in quanto secondo me era proprio il tipo di uomo che piace a mia moglie. Me lo confermò con cenno del viso quando glielo indicai.
Quando il bus iniziò la sua corsa a bordo c'era poca gente e lui, che era rimasto in piedi, si mosse in avanti restando però a debita distanza da lei. Era molto distinto e per un po' temei che non avrebbe osato nulla.
Fermata dopo fermata il bus iniziò ad affollarsi e lui, fingendo di essere spinto in avanti dalla calca, si avvicinava sempre più a Loredana, che si reggeva sempre al corrimano del sedile davanti a me.
Finalmente arrivò dietro a mia moglie e poi lentamente iniziò ad appoggiarsi al suo sedere facendole sentire il suo cazzo ormai duro.
Loredana non si mosse di un centimetro e lui, sentendosi bene accetto, iniziò a muovere il suo bacino strusciandosi sull'invitante culo della mia signora.
Ormai non avevo più dubbi, il ragazzo si stava eccitando e si vedeva chiaramente dal rigonfiamento dei suoi pantaloni che la sua erezione era completa. Ormai era scatenato e da come si muoveva si capiva che cercava di spingere come se avesse voluto incularla.
Tutto ciò avveniva a meno di mezzo metro da me ed io allora pensai sia al piacere del ragazzo che a cosa stesse provando Loredana da quel contatto continuo e la cosa mi arrapò moltissimo, tanto che anche il mio cazzo si era indurito. Meno male che avevo con me il giornale che posai sulle mie gambe per nascondere tutto.
Alzai gli occhi per guardare l'espressione di mia moglie che era leggermente arrossata e che si mordicchiava il labbro inferiore come fa quando è eccitata.
Dopo decisi di guardare anche il viso dell'altro per verificare se tradisse qualche emozione o se riuscisse ad essere imperturbabile. Lui era impassibile, niente rimarcava il movimento del suo basso ventre, ma sentendosi osservato si scostò leggermente dal corpo di mia moglie.
Quando i nostri sguardi si incontrarono, io gli strizzai l'occhio e con un breve cenno del viso gli comunicai il mio pensiero: “Se la troia ci sta, perché non farlo?”
Sentendosi come autorizzato dal mio gesto, si girò ancor più verso di me, probabilmente per nascondersi meglio alla vista degli altri viaggiatori e poi si ricongiunse con il culo di Loredana cominciando anche a palparle una coscia, forse tentando di raggiungere la fica.
Però la sua manovra era troppo visibile ed allora lui desistette. Non contento di quanto fatto precedentemente, cercò di accarezzarle le tette e lo fece.
Io ormai mi godevo lo spettacolo dalla mia posizione privilegiata e continuai a guardare spudoratamente.
Vidi anche che il rossore della mia consorte era notevolmente aumentato e che, forse per pudore, non si mordicchiava più il labbro.
Aveva i lineamenti tesi come quando scopa, la guardai negli occhi, notai tutto il piacere che provava a sentirsi oggetto del desiderio di quell'uomo che aveva alle sue spalle e, conoscendola bene, leggevo anche la sua voglia di volerlo prendere veramente nel suo culo.
Il ragazzo, ormai scatenato, aveva perso del tutto la sua compostezza, aveva gli occhi arrossati e mi fece capire che si sentiva in estasi dietro ad una così bella zoccolona.
Ci stavamo avvicinando all'altro capolinea e la gente a forza di scendere stava svuotando la vettura ma il giovanotto non mollava la presa, era sempre più appiccicato al culo di mia moglie che però, capito che il gioco si stava facendo troppo sfacciato, si finse infastidita e si spostò avanti di due sedili permettendomi comunque di poter sempre guardare la scena.
Il maiale aspettò qualche secondo e poi si spostò anche lui, continuando ad accostare il suo pacco al culo di Loredana.
Ormai il bus si era quasi svuotato, eravamo rimasti solo io, mia moglie, il porco ed una signora anziana seduta dietro di me che mi si avvicinò e mi bisbigliò in un orecchio: “Ma ha visto che schifo? Ha notato quel maniaco come sta dando fastidio a quella povera signora, è da quando siamo saliti che le si è piazzato dietro e che la tocca, quella poverina è diventata rossa ma per vergogna ha dovuto subire, ho visto che è sposata perché ha la fede e quei maiali si approfittano di questo perché le donne sposate preferiscono tacere per evitare uno scandalo. La poveretta si è pure spostata in avanti ma quel porco la ha seguita e come vede sta continuando come se nulla fosse. Questi tipi ci sono sempre stati, anche quando io ero giovane succedeva la stessa cosa, ma molto più discreta, ma io comunque avevo un metodo molto efficace per far desistere quelli che ci provavano, gli mollavo una bella gomitata nello stomaco e così cambiavano idea. Loro sono dei vigliacchi, si approfittano delle donne sole, quando vedono che c'è il marito evitano queste cose perché non vogliono farsi rompere la faccia.”
Io: “Ho visto tutto, tanto che per un attimo ho anche pensato di intervenire ma poi ho pensato che non erano affari miei e poi questi tizi possono avere delle reazioni violente, meglio lasciar perdere, non le pare?”
Lei: “Ha fatto benissimo.”
Io: “E poi la signora non ha dato nessuna gomitata, magari non le dispiaceva tanto.”
Lei: “Cosa le devo dire, non ci si capisce più niente, ma sa che forse ha ragione lei? Ci sono tanti posti a sedere e lei rimane lì in piedi a farsi strusciare e palpare, quindi anche secondo me non le dispiaceva, deve essere una signora un po’ puttana, mi scusi l'espressione in po' volgare! Poverino il marito che si ritrova ad avere una moglie così.”
Io: “Poveraccio.”
Mi eccitò moltissimo che una sconosciuta avesse definito mia moglie una puttana ma d'altro canto lei si stava comportando proprio come tale.
L'arrivo al capolinea, con sommo rammarico di tutti e tre, mise fine al giochino, scendemmo fingendo ancora di non conoscerci ed io cominciai a seguire mia moglie a debita distanza, come concordato, per avvicinarmi a lei non appena fossimo stati lontano da quel posto.
Però ci fu un imprevisto. Il furbo, avendo capito che alla mia signora era piaciuto, le si avvicinò e, come mi raccontò poi Loredana, educatamente si presentò, dicendo di chiamarsi Giancarlo, di essere un assistente all'università e le chiese che sarebbe stato contento di rivederla.
Mia moglie non si aspettava un comportamento del genere, restò un attimo perplessa ed anche imbarazzata in quanto in centro lei è abbastanza conosciuta e così gli rispose: “Non vedo perché dovremmo, buongiorno.” E lo congedò.
Ma l'uomo era determinato a raggiungere il suo scopo e non mollò: “Ho una voglia matta di realizzare quello che ho desiderato sul bus, lei è una donna splendida, ha un corpo stupendo e credo che la cosa, visto il suo comportamento, non le dispiaccia affatto, vero?”
Lei: “Sbaglia, lei ha frainteso, comunque la prego, si allontani, ho un appuntamento con mio marito che è molto geloso, non mi faccia avere problemi in famiglia, per favore.”
Lui mise una mano in tasca, prese un foglietto e con la penna scrisse qualcosa. Poi infilò il foglio nella borsa di Loredana e le disse: “Questo è il mio numero di cellulare, spero molto che tu ci ripensi e che mi chiami, sei bellissima.”
Detto questo si girò e si allontanò.
Non appena fu lontano, mi avvicinai a mia moglie, la baciai, prendemmo un taxi e tornammo a casa senza proferire una parola.
Appena arrivati a casa l'abbracciai stretta stretta facendole sentire il mio cazzo duro come l'acciaio e le dissi: “Sei stata proprio brava, è piaciuto anche a te, vero?”
Lei, guardandomi negli occhi: “Subito non credevo che fosse così eccitante, ma poi non appena ho sentito il suo cazzo molto grosso tra le mie chiappe mi sono bagnata tutta.”
Io, sorridendo: “Allora aveva ragione quella signora sull'autobus, sei davvero una signora un po' puttana!”
Lei: “Ma quale signora sull'autobus?”
Io: “Sul sedile dietro del mio c'era una signora che ha visto tutto e quando vi siete allontanati prima ha definito lui un maniaco ma poi, quando ha riflettuto che tu con tanti posti a sedere liberi continuavi a stare in piedi e a farti palpeggiare da uno sconosciuto, ha detto testualmente che tu dovevi essere ”una signora un po’ puttana”, scusi l'espressione un po' volgare! Poverino il marito che si ritrova una moglie così.”
Lei: “Che vergogna, lo sapevo che ci avrebbe visto qualcuno e che io rimanendo lì ferma avrei fatto la figura di una viziosa. Tutto questo per fare sempre le cose che piacciono a te e poi anche tu ci fai la figura del poveraccio.”
Io: “Lasciami da parte perché io sono il marito più fortunato del mondo, ho una moglie bellissima, dolcissima e soprattutto molto troia. Piuttosto dimmi se per te quella è stata una sofferenza. Io penso di no e penso che se non fossimo stati su un autobus ti saresti fatta inculare.”
Lei: “Certamente, io non sono mica di ghiaccio, quel tizio si muoveva come se me lo stesse mettendo in culo per davvero e tu sai che quella è la cosa che preferisco mi facciano gli uomini.”
A quel punto io non resistei più, la portai in camera da letto, ci spogliammo e dopo essermi steso al centro del letto la invitai a cavalcarmi, lei si infilò il mio cazzo durissimo nella fica ed iniziò anche a sgrillettarsi.
Io: “Adesso, mentre scopiamo, mi racconti quali sensazioni hai provato.”
Lei: “Subito all'inizio ero molto tesa, mi guardavo in giro per vedere se qualcuno ci stesse osservando ma poi quando tu mi hai guardata mi sono sentita più serena, lui spingeva sempre più sfacciatamente ma ad un certo punto non ho badato più a niente, per me sul bus non c'era più nessuno ed io ho cominciato ad assecondarlo strusciandomi sul suo arnese rigonfio, ho avuto la sensazione di avere un cazzo nudo dietro le mie chiappe e quando lui spingeva spingevo pure io come per dirgli: se tu mi vuoi inculare io non aspetto altro.”
Io: “Tu sei una gran troia, altro che una signora un po' puttana, come diceva la signora. Il ragazzo ti ha fatto perdere ogni inibizione, ti piacerebbe scopartelo e farti anche sfondare il culo?”
Lei non mi rispose, dopo qualche secondo di silenzio emise un gemito di piacere, chiuse le gambe e venne.
Dopo un minuto mi disse: “Certo che me lo scoperei e mi farei anche fare il culo, però adesso fammelo tu, non resisto più.”
Io: “Amore aspetta un attimo, perché non gli telefoni e gli dici se questa sera vuol venire nella nostra casa al mare, in riviera e digli anche che ci sarò pure io.”
Lei non ci pensò neppure un attimo: “Va bene, lo chiamo subito, però mentre lo chiamo tu mettimelo nel culo, sarà come se me lo avesse messo lui, è da questa mattina che non aspetto altro che essere ingroppata da lui.”
Io non mi feci pregare, la voltai e le diedi due colpetti nella fica ancora fradicia per lubrificare un po’ la mia cappella e poi con un colpo deciso glielo feci scivolare in mezzo alle chiappe.
Lei: “Pronto Giancarlo?
Lui: “Si, chi parla?”
Lei: “Sono Loredana, la signora dell'autobus di questa mattina, ti ricordi?”
Lui: “Certamente, come potrei averti dimenticato. Non ho fatto altro che sperare che tu mi telefonassi, è bellissimo, questa telefonata mi rende l'uomo più felice al mondo e sono sicuro che impazzirò quando ci vedremo, spero che tu abbia telefonato per dirmi che ci vedremo, vero?”
Lei: “Si, proprio per questo.”
Lui: “Accidenti, è magnifico! Non puoi immaginare la mia contentezza, ti desidero, sei bellissima, hai un corpo perfetto e non vedo l'ora di fare con te quello che questa mattina ho solo simulato, dimmi quando e dove.”
Lei: “Noi abbiamo una casa al mare in riviera e se tu non hai altri impegni ti aspettiamo là questa sera alle nove, ti va bene?”
Lui: “Scusa, ma che cosa significa ti aspettiamo, non sarai sola?”
Lei: “No, ci sarà anche mio marito, ti dispiace?”
Lui: “Ma come anche tuo marito, non sarebbe meglio se fossimo noi due da soli, che cosa c'entra tuo marito? Io basto e avanzo, sono resistentissimo, possiamo far l'amore sino a domani mattina.”
Lei: “Devi sapere che io e mio marito siamo una coppia molto affiatata e ci amiamo tantissimo, io non farei mai nulla senza di lui e poi, se è questo che ti preoccupa, lui non è bisex, non devi temere nulla, lui si interesserà solo a me, come te.”
Lui: “Ma allora mi hai mentito quando mi hai detto che lui era gelosissimo e stai mentendo anche adesso quando dici che non faresti mai nulla senza di lui, questa mattina non la pensavi così.”
Lei: “Ma questa mattina c'era anche lui sull'autobus.”
Lui: “E dove era?”
Lei: “Ricordi quel signore seduto che ad un certo punto ti ha fatto l'occhiolino incitandoti ad andare avanti? Quello era mio marito.”
Lui: “Che figlio di puttana, scusa ma mi è scappato, non ci posso credere che fosse tuo marito quello che mi diceva di strusciartelo sul culo e di toccarti le tette.”
Lei: “Era lui, avevamo deciso di provare questa nuova esperienza e devo confessarti che ci è piaciuta molto anche perché siamo stati molto fortunati a trovare un bel ragazzo come te!”
Lui: “E allora avete deciso di vederci questa sera tutti e tre nella vostra casa al mare, però questa mattina mi avete preso per i fondelli.”
Lei: “Se ti senti offeso ti chiediamo scusa e, se vuoi, possiamo anche lasciar perdere.”
Lui: “Assolutamente no, tu sei troppo bella, non posso lasciarti andar via. Lui adesso dove è?”
Lei: “E' qui con me che sta facendo quello che avresti voluto fare tu questa mattina.”
Lui: “Cioè?”
Lei: “Io sono sul letto a pecora e lui mi sta inculando.”
Lui: “Oh mio dio, è meraviglioso. Immagino che si stia divertendo un mondo. Tu hai un culo da favola, ma ti sta anche palpeggiando le tette?
Lei: “Certamente.”
Lui: “Scommetto che ti stai divertendo pure tu.”
Lei: “Moltissimo, tu mi hai fatto venire una gran voglia e lui me la sta facendo passare.”
Lui: “Io ho il cazzo durissimo come questa mattina e ti confesso che me lo sto menando. Se continui a raccontarmi che cosa state facendo tra poco scoppierò.”
Lei: “Mi dispiace che sciupi la tua sborra, se tu fossi qui con me te lo prenderei in bocca, ti accarezzerei la cappella con la lingua e ti farei godere nella mia bocca, senza sprecare una sola goccia di quello che io ritengo sia il nettare della vita.”
Lui: “Godo, godo, godo! Ti sto sborrando in gola, lo senti? Hai visto quanta sborra? Ingoiala tutta, dai.”
Sentendo Giancarlo venire Loredana mi toccò per farmi capire che era giunto il momento di far godere anche lei, così aumentai un po' il ritmo e lei intensificò il ditalino. Un fremito le percorse tutto il corpo, emise un gridolino di piacere e venne.
Io le diedi un'ultima vergata profonda, mi fermai e le scaricai in culo una enorme quantità di sperma dopo di che mi abbattei sfinito su di lei.
Lui: “Porconi, ho sentito tutto, state godendo pure voi, però adesso ditemi dove devo venire questa sera e a che ora.”
Loredana gli diede l'indirizzo e gli disse di presentarsi per le nove.
Lui: “Fatti dare un bacio sulla fica quale acconto di tutto quello che ti darò io questa sera, ciao.”
Lei: “A questa sera, ciao.” E riattaccò.
Loredana aveva condotto il colloquio con Giancarlo in modo perfetto ed io sicuramente non avrei fatto meglio. Ci baciammo teneramente ed andammo a fare la doccia.
Si preparò per la serata con la stessa gonna del mattino, autoreggenti color carne, una camicetta trasparente, niente reggiseno, un tanga microscopico, tacchi a spillo e trucco pesante: era veramente uno schianto.
L'amico Giancarlo arrivò in perfetto orario con un omaggio floreale per lei e la salutò con un baciamano da vero gentiluomo.
Dopo le presentazioni di rito ed un digestivo sorseggiato sul divano si cominciò a parlare dell'incontro della mattina sull'autobus e Giancarlo disse che in vita sua non aveva mai vissuto un'esperienza del genere perché tutte le volte che ci aveva provato era sempre stato allontanato in modo brusco. Per questo chiese a Loredana di alzarsi e di mettersi in piedi vicino al montante della porta, le chiese di alzare un braccio come se fosse ancorata al sostegno che c'era sul bus, dopo di che lui si posizionò dietro di lei, si avvicinò al suo culo e iniziò l'operazione di strusciamento come aveva fatto la mattina.
Vidi chiaramente il suo pacco che a poco a poco diventava sempre più gonfio, il ragazzo era sempre più eccitato, secondo me si sarebbe prospettata una magnifica nottata.
Dopo pochi secondi le infilò una mano nella camicetta, iniziò a sbottonarla e tirò fuori un seno, iniziò ad accarezzarlo quindi si dedicò al capezzolo che era già duro e lo strizzò con forza.
“Piano, mi stai facendo male”, disse implorante Loredana.
Lui: “Accidenti senti dolore per una carezza al capezzolo, allora ti metterai a strillare quando ti sfonderò il culo, sono ore che non penso ad altro, ma penso che anche tu lo desideri, vero? Dimmelo, lo voglio sentire.”
“Voglio che tu mi metta nel culo quel tuo bel cazzo grosso e duro che mi hai appena strofinato tra le chiappe “, rispose senza pudore quella adorabile troia della mia signora.
Lui: “Ti accontento subito, buongustaia.” Si slacciò i pantaloni, che gli caddero alle caviglie, e tirò fuori dai boxer il suo cazzo grosso e nodoso, le sollevò la gonna, spostò il tanga microscopico, si inumidì con la saliva le dita, le passò sulla cappella che poi posò sul buco del culo di mia moglie e cominciò a spingere.
“Pianoooo”, urlò Loredana quando fu penetrata ma poi a mano a mano che la verga entrava nel suo culo cominciò ad ansimare sempre più forte e ad implorare l'amico: “Dai spingi più forte, sfondami tutta, come sei bravo, che bello, che meraviglia.”
Io vidi che il suo membro scompariva nel culo della mia metà, mi sbottonai i pantaloni ed iniziai a segarmi guardando lei che era schiacciata contro lo stipite da Giancarlo che le dava delle tremende vergate.
Lui: “Ho i coglioni che mi scoppiano, sono pieni di calda sborra che sarà tutta per te, troia, ti allagherò il culo.”
Lei: “No, no, ti prego, aspetta ancora un po', continua a spingere, voglio godermelo ancora un po' questo tuo bel cazzone, lo ho desiderato da questa mattina.”
Io mi stesi sul divano e le dissi: “Vieni qui da me Loredana, metti la tua fica sul mio viso, voglio leccartela per farti godere mentre lui ti sfonda.”
Senza smettere di incularla Giancarlo guidò mia moglie verso il divano, la piegò a novanta gradi e le spinse con forza la testa sul mio cazzo dicendo: “Inizia a fargli un pompino, fammi vedere che cosa sai fare perché dopo devi soddisfare me.”
Mia moglie restò in quella posizione e proseguì come gli aveva detto e lui: “Sei proprio brava, procedi così e tu Enrico sei proprio fortunato ad avere una moglie così, bella, pompinara e rottainculo! Che cosa vuoi di più dalla vita?”
Io non potevo rispondere perché avevo la lingua impegnata a leccare il clitoride di Loredana, che mi stava premendo la sua fica sulla faccia bagnandola con i suoi umori. Infatti la zoccolona era fradicia perché il suo massimo gradimento era appunto farsi leccare la fica mentre un altro la stava inculando di brutto.
A quel punto ero io che dovevo fare uno sforzo immane per non venire perché quello che vedevo mi stava facendo impazzire.
Però mi venne in aiuto Giancarlo che disse: “Loredana io non resisto più, devo venire, ho le palle che mi scoppiano.”
Lei: “Va bene, dai svuotati dentro di me, non appena sentirò il tuo sperma schizzare dentro di me godrò pure io, anche io ormai non resisto più.”
Lui: “Che grandissima puttana che sei, come mi piacciono le donne sboccate, dai dimmi che adori il cazzo, confessalo.”
Lei: “Si non mi vergogno a confessarlo, è la cosa più bella che esista al mondo, si mi piace da morire quel bel pezzo di carne che avete tra le gambe, quel bel pescione duro con cui mi riempite la fica, quella bella mazza dura che usate per sfondarmi il culo come stai facendo tu adesso, da dio, dai riempimi di sborra, poi voglio sentirmela scorrere tra le cosce.”
Lui: “Zoccolona, ti accontento subito.” Le diede un ultimo colpo e restò con la sua mazza sprofondata nel suo culo finché non finì la sua eiaculazione.
La trioiona su irrigidì, mi serrò il viso tra le sue cosce, emise un lamento sordo e venne. Io le bloccai la testa contro il mio ventre e mi lasciai andare, dal mio cazzo partirono quattro o cinque flotti di sborra che raggiunsero le sue tonsille e le riempirono la bocca.
Io: “Adesso bevila tutta, fai vedere a Giancarlo quanto ti piace questa crema calda, fagli vedere quello che sei.”
Lei bevve tutto, poi sollevò la testa e guardandomi disse sorridendo: “Va bene così? Sono una puttana completa?”
Lui: “Tu non sei una puttana, sei la puttana! Però sei talmente solare che capisco perché tuo marito ti perdona ogni cosa che fai e poi il piacere che gli fai provare è immenso, sei bravissima in tutto, da come ti muovi a cosa fai a come parli, parli come una puttana da strada e la cosa eccita tantissimo perché l'uomo si sente libero di esprimersi. Nella mia vita mai avrei pensato di poter dare della puttana ad una donna alla presenza di suo marito ma mi è proprio uscito dal profondo dell'animo.”
Lei: “Sei proprio un gran porcone, ora andiamo a fare la doccia ma non pensate che sia finita, fate presto a ricaricare le batterie perché io sono pronta a ricominciare, anzi non vedo l'ora.”
Dopo la doccia ci asciugammo e tornammo in salotto ed io dissi a Loredana: “Per cortesia ci potresti fare un buon caffè, la notte è lunga e noi dobbiamo essere ben svegli!”
Lei: “Mi pare giusto” e si avviò verso la cucina.
Lui rivolto a me: “Scusa se te lo chiedo, se vuoi puoi anche non rispondermi, ma tu e tua moglie vi amate veramente tanto come dimostrate?”
Io: “Certamente, perché me lo chiedi?”
Lui: “Perché questa per te è una vera fortuna, avere per moglie una donna che alla presenza del marito si lascia fare tutto quello che le ho fatto io che sino a poco fa ero uno sconosciuto e poi dice che lei non è ancora sazia, ma ti ama, è una donna che è il massimo che un uomo possa desiderare, da sposare.”
Io: “Si, lo so, sono un uomo fortunato, riusciamo a fare queste cose senza intaccare minimamente il nostro rapporto affettivo, anzi lo rinsaldiamo con la complicità. Ora raggiungila in cucina.”
Lasciai passare una decina di minuti e li raggiunsi.
Lei era distesa sul tavolo con la testa rovesciata all'indietro e lui in piedi che la stava chiavando in bocca.
Io: “Ti piace, eh, però lo so che tu vuoi ancora qualcosa di più.”
Così le sollevai le gambe e le feci scivolare nella fica la mia mazza che nel frattempo si era nuovamente indurita ed iniziai a scoparla come un indemoniato. Lei emise un urlo di dolore che si trasformò ben presto in un mugolio di piacere, dopo di che si tolse per un attimo il cazzo di Giancarlo dalla bocca per esclamare: “Dai sfondami, riempimi tutta di sborra e anche tu, dai, sborrami in bocca.”
Entrambi, ascoltando le sue parole, non resistemmo a lungo e venimmo quasi contemporaneamente.
Dopo questo ci alzammo e bevemmo il caffè che lei ci aveva preparato, anche se nel frattempo si era raffreddato.
Ci riposammo un po' e poi ci trasferimmo in camera da letto, dove io iniziai a leccarle le tette ed i capezzoli mentre l'amico si dedicò alla fica. Lei gradiva molto, si contorceva e mugolava. I nostri cazzi erano ritornati duri ed allora lui abbandonò di leccarle la fica, iniziò a baciarla, le allargò le cosce e la penetrò dolcemente.
Lei: “Vedo che sai scopare anche con dolcezza, è bellissimo.”
Lui: “Tu sei bellissima, ti scoperei per ore.”
Lei, senza ritegno: “Allora fallo, mi piace da morire.”
Giancarlo, continuando a baciarla la possedeva con colpi lenti ma profondi e lei, con gli occhi socchiusi continuava a ripetere: “Che bello, che bello, che bello” e stava godendosi a pieno la scopata.
Ad un tratto distese una mano, afferrò la mia e la strinse forte. Fa sempre così quando rendendosi conto che sta facendo cose da puttana vuole il mio avallo.
Io, sussurrandole in un orecchio: “Amore mio, scopatelo, vedo che ti piace e so che lo desideri. Lo sai che impazzisco quando ti vedo felice.”
Lei aprì gli occhi e si voltò verso di me, io vidi nel suo sguardo un'espressione di ringraziamento.
La avevo vista godere così poche altre volte, l'amico Giancarlo le piaceva tantissimo ed ora era lei a baciarlo in bocca e gli sussurrò: “Tesoro, mi hai fatto impazzire, sei proprio la fine del mondo.”
Lui: “Anche tu Loredana, se non fossi già sposata ti sposerei io e tu Enrico sei un uomo fortunatissimo, hai una moglie bellissima che è anche una gran trioiona, che cosa si può desiderare di più da una moglie?”
Gli risposi che ero perfettamente d'accordo.
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