Come sono diventato schiavo della mia fidanzata - Fine di "Una giornata particolare"-

Scritto da , il 2021-04-22, genere dominazione

... Mi addormentai, molto provato fisicamente, e dopo circa un'ora mi svegliò la mia ragazza a suon di calci sul mio corpo. Erano circa le 13 e mi ordinò di sbrigarmi a cucinare un bel pranzo per lei e la sua amica. Anche io avevo fame, ma mi fu comandato di rimanere a stomaco vuoto.
Ultimato il mio dovere dovetti, ancora una volta, attendere in disparte nello sgabuzzino che loro terminassero di pranzare, poiché la mia fidanzata non voleva che vedessi in volto la sua amica trans.
Dopo circa mezz'ora, dopo aver finito e dopo aver fatto accomodare l'amica nella sua stanza, mi fu ordinato dalla mia fidanzata di andare a ripulire e riordinare tutta la cucina, e di preparare un caffè per lei.
Poco dopo lei si sedette, prese una banana e me la fece mangiare imboccandomela a piccoli pezzi con le sue stesse mani, mentre io ero inginocchiato a lei. Appena finii mi rivolse la parola e mi disse in tono molto calmo e pacato "Sai amore mio, la mia amica è venuta qua ieri perché oggi dobbiamo partire. Andiamo a Stoccolma dove ci aspetta una sua amica che è una fotografa fetish e vuole fare un servizio fotografico su me e lei, ma in particolare su me. Verrà anche venduto e ne ricaverò dei soldi".
Mi lasciai andare ad un'espressione di gelosia e disapprovazione che lei capí subito, e con un tono misto tra infastidito e intenerito mi disse :"Non ti permetto di essere geloso o infastidirti, non ne hai diritto. Tu sei la mia puttana, ma io sono la tua padrona nonché tua fidanzata! Lo sono da 2 anni e non ti ho mai tradito, e non succederà nemmeno questa volta".
Intuii che avevo velocemente diritto alla sua attenzione in quel momento, e le feci capire che ero infastidito che la vendita del servizio fotografico fetish su di lei, avrebbe portato qualcuno a desiderarla e a masturbarsi guardandola, e probabilmente anche a cercarla.
Si fermò un attimo, alzò la caviglia destra per slacciarsi la catenella in cui era infilata la chiave della mia gabbietta della castità e mi liberò. Si sedette a terra insieme a me e mi abbracciò molto delicatamente, accarezzandomi il viso e il corpo, e baciandomi dolcemente in bocca senza la lingua, chiedendomi di fare lo stesso e coccolarla un po'. Dopo poco mi ordinò di iniziarmi a segare davanti a lei, facendo con calma e prendendomi il tempo che volevo, sfiorandole le labbra se avessi voluto. Nel frattempo lei mi chiese di notare quanto in realtà stessi facendo quello che gli altri avrebbero solo potuto immaginare guardando le sue future foto, quanto in realtà io e soltanto io ero il suo oggetto di sfoghi e desideri e quanto sempre e solamente io avevo il privilegio di poter avere le sue attenzioni, di qualsiasi tipo.
Il potere mentale che esercitava su di me era davvero straordinario, così come lo era lei nel comunicarmi le cose in maniera semplice ed efficace. Tra le varie carezze e i vari baci delicati sul viso, mi concesse di sborrare mentre lei mi stringeva forte in un abbraccio, baciandomi sul collo.
Ordinatomi di leccare via (come sempre) la sborra che avevo fatto cadere a terra, mi comandò di andarmi a fare una doccia e, dopo essermi fatto rimettere la gabbietta della castità, di rivestirmi. Appena fui pronto, lei mi bendò subito gli occhi e mi ammanettò i polsi dietro la schiena, dicendomi che la sua amica ci aspettava giù nella macchina per andare all'aeroporto, e che di conseguenza io non avrei potuto vedere. Aggiunse che mi stava facendo andare con loro solo perché avrei dovuto riportare la macchina a casa per poi andarle a riprendere al ritorno.
Passai l'intero viaggio sui sedili posteriori questa volta, e non nel bagagliaio, e dopo un tre quarti d'ora arrivammo all'aeroporto. La mia fidanzata ordinò alla sua amica di avviarsi al gate e comprarle acqua e cibo per il viaggio, rimanendo sola con me. Slegò i miei polsi e tolse la benda dai miei occhi, e mi disse che sarebbe stata via per almeno 20 giorni (molto più di quanto pensassi), aggiungendo che aveva lasciato un foglio sotto al suo cuscino che avrei dovuto leggere appena rientrato a casa.
Prima di andarsene guardò in giro fuori dalla macchina, mi fece sdraiare a terra sulla tappezzeria, e una volta seduta sui sedili posteriori (sotto i quali mi aveva fatto stendere), si calò i pantaloni per pisciarmi in faccia e in bocca, dicendo che non avrebbe voluto andare nei bagni pubblici dell'aeroporto. Si risistemò, mi sputò in faccia un paio di volte e scese dalla macchina, ordinandomi di andarmene da lì non prima di 5 minuti.

[Continua...]

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