Troia, finalmente

Scritto da , il 2020-10-03, genere dominazione

La scorsa estate con mio marito stavamo trascorrendo un periodo di ferie in un villaggio turistico.
Mi chiamo Luisa, ho 47 anni, molto piacente e dimostro assai meno della mia età. Svolgo mansioni dirigenziali presso una importante struttura sanitaria privata. Non ho mai ceduto ad avventure adulterine, pur essendo stata ed essere tutt’ora oggetto del desiderio e della corte di diversi uomini, e non solo uomini. Mi ero sempre considerata al di sopra di cose che avevo giudicato basse, immorali ma ultimamente la mia corazza e le mie adamantine certezze mostravano però crepe sempre più evidenti.
Aldo, romano, uno dei gestori del villaggio, era molto interessato a me, mi guardava libidinoso, mi fissava in tal modo da ridurre a zero l’interpretazione delle sue voglie. Muscoloso, con capelli lunghi raccolti in una coda di cavallo, avambracci tatuati. Un vero tamarro, che detestai subito. Poi qualcosa cambiò. Quando mi incrociava mi spogliava con lo sguardo e certe sue espressioni, allusioni maliziose che inizialmente mi infastidivano, mi accorsi che lentamente sollecitavano la mia vanità, divenendo gradite, senza però che lo lasciassi trasparire palesando apparentemente un’algida indifferenza.
L’idea di un rapporto con un simile individuo, laido, dallo sguardo torbido, non rientrava fra le mie preferenze e desiderata, ma lentamente cominciai a considerare con occhi diversi la situazione che si veniva configurando: forse rappresentava, nella mia vita rigidamente programmata, l’occasione di una fugace avventura, senza strascichi, di sesso spensierato senza alcun impegno di sorta.
Un caldo pomeriggio mentre mi trovavo sdraiata sul lettino al bordo piscina, deserta a causa della siesta post prandiale, alla quale nemmeno mio marito aveva saputo rinunciare, Aldo mi si avvicinò e, dopo una sospensione che mi parve lunghissima, fissandomi con uno sguardo da autentico porco esclamò:
- Sono tutti a dormire e perdono l’occasione di questo spettacolo meraviglioso.
Sorrisi educatamente apprezzando nondimeno il complimento
- Con tutte le giovani bellezze che si muovono nel villaggio, ben altri spettacoli si vedono!
- Non avrei dubbi su cosa preferire.
Ci scambiammo due parole ma, nel frattempo, i suoi occhi erano stati catturati dalle mie forme strizzate nel mio bikini un po’ troppo castigate, mi resi conto, che per di più aveva suscitato critiche - Non è un po' troppo audace? - di mio marito.
Non sapevo se sentirmi lusingata o imbarazzata. Il segnale che mandava il mio costume da bagno era stato un irresistibile stimolo all’agire di Aldo, già convinto che il mio atteggiamento distaccato fosse solo di facciata.
Si sedette accanto a me e con noncuranza mi mise la mano sui piedi. Non mi ritrassi. Avendo abbandonato ogni scrupolo nella convinzione che il suo gesto mi fosse piaciuto, Aldo mi afferrò il mio piede, racchiudendolo interamente con la sua grande mano, e iniziò ad accarezzarlo.
- Questi piedini sono deliziosi, da baciare.
Immediatamente diede seguito a ciò che aveva appena affermato. Avvertii un brivido percorrermi la schiena. La posizione del mio lettino, protetto su tre lati da una siepe, permetteva un'ampia visuale di chi si fosse eventualmente avvicinato alla piscina: in quel momento eravamo solo noi due.
Spavaldo, Aldo mi mise una mano sul spetto e, scostando il reggiseno, mi strinse i capezzoli, diventati duri come proiettili.
Il mio respiro si fece affannoso quando l’uomo, che mi accarezzava le cosce, prese a strofinare il palmo della mano, attraverso il tessuto, sulla mia figa ormai bagnata.
Ansimavo, gemevo piano - quanto avrei voluto lasciarmi andare e urlare il mio piacere, che saliva, a squarciagola - e quando tremando per l'eccitazione mi sentivo dissennatamente pronta a cedere a qualunque sua volontà, vidi una coppia risalire il vialetto che porta alla piscina. Mi ricomposi e Aldo si alzò e disse:
- Domani ci sarà una gita in barca organizzata dall'animazione del villaggio. Prova a liberarti e fatti vedere, se vuoi. - Mi mise in mano un biglietto con il suo numero di telefono e si allontanò. Memorizzai il numero fra i miei contatti e gettai il pezzo di carta in un cestino.
La notte trascorse pressoché insonne, presa fra i dubbi se cedere al mio istinto e al mio erotismo oppure no.
L’indomani al momento di partire per l’escursione in barca, che si sarebbe protratta fino a sera per ammirare il tramonto, mi scusai con mio marito nel dichiarare la mia rinuncia adducendo una lieve indisposizione e convincendolo ad andare comunque.
- So quanto ti piace, vai ti prego caro. Ci vediamo stasera e non preoccuparti. È solo un po’ di stanchezza. Non ne ho proprio voglia di rimanere in mare per tanto tempo.
Ero agitatissima sul da farsi: sapevo cosa volevo ma non riuscivo a risolvermi.
Digitai finalmente il numero tremando.
- …Aldo, scusa…sono Luisa!
- Dimmi
- Vieni da me a prendere un caffè?
Ridacchiò - Perché no? Arrivo. -
Avevo il cuore in tumulto, quando sentii bussare.
Entrò sicuro di sé, baldanzoso e, cercando di prendersi subito l’anticipo di ciò che considerava sua proprietà, mi spinse contro la parete, mi afferrò fra le braccia cercando di baciarmi.
Istintivamente mi ribellai e cercai di respingerlo. Sentivo le guance avvampare. Mi indispettii spinta dal mio orgoglio.
- No Aldo, non voglio più, sarebbe un errore, vattene!
Ma a quel punto era come fermare un treno in corsa. Cambiò registro mostrandosi aggressivo e arrogante.
- Eh no cara la mia signora, anzi cara la mia troia, non puoi più tirarti indietro dopo avermi attirato qui, sapendo entrambi cosa volevamo. Ormai, o con le buone o le cattive, sarai mia. Forse sei abituata nella tua vita a fare a modo tuo, a dirigere, ma qui cambia tutto, non farmi incazzare! E per sottolineare il concetto mi mollò un sonoro ceffone.
- Ahi, come ti permetti?
Gli occhi mi si riempirono di lacrime di umiliazione più che di dolore. Lui era convinto, e a ragione, che io avevo fortemente cercato tutto questo e non avevo intenzione di tirarmi indietro veramente. Mi afferrò i capelli e mi costrinse a inginocchiarmi davanti a lui. Sibilò:
- Hai capito chi comanda? Voglio una tua risposta.
Mai ero stata trattata così, umiliata profondamente, ma inaspettatamente mi piacque. Lasciai cadere tutte le mie riluttanze.
- Si….. comandi tu…farò ciò che tu vuoi - risposi con un filo di voce.
- Brava la mia cagna in fregola. Lasciati fare, umile e obbediente al tuo padrone.
Con mani ferme mi sbottonò la camicetta e mi sfilò gli short, mentre io passiva ma ardente, lo lasciavo fare: sotto non portavo nulla: ora ero completamente nuda.
Mi contemplò ghignando soddisfatto:
- Sei proprio una bella porcella, le tue tette sono da quarta abbondante, ho detto giusto, vero?
Annuii, imbarazzata.
Stavo avvampando, mentre lui rideva.
- Scommetto che sei già bagnata - e senza porre indugio allargando le mie cosce tuffò il pollice nella mia fessura che grondava e giocò all’ingresso del mio buchetto con l’indice.
Mi dimenai e gemetti lussuriosamente a quel piacere, anticipo di ciò che si prospettava.
- Senti, adesso giochiamo un po'.
Con la cintura dell’accappatoio, trovata in bagno, volle legarmi le braccia dietro la schiena e prese a leccarmi tutto il corpo.
Spogliatosi mi avvicinò al volto il suo pene, esibendolo orgoglioso delle sue generose dimensioni e le mie narici si dilatarono cogliendone l’inebriante odore di maschio che emanava; ammirai quella maestosa verga di carne percorsa da un reticolo di venature e dalla larga cappella scura e lucida.
- Ti brillano gli occhi, vedo ti sta piacendo. Non c’è paragone fra il mio cazzo e quello di tuo marito, sì o no? Voglio sentirtelo dire.
- Si il tuo è molto più grosso.
Era indubbiamente un porco narcisista.
Il membro di Aldo mi fu appoggiato sul volto ed io potei leccarlo e baciarlo ma lui si divertiva ad allontanarlo da me godendo nel frustrare la mia foga erotica. Mi concesse per un po’ di spompinarlo, ma non proprio soddisfatto decise che voleva altro.
Mi afferrò le caviglie e allargandomi le gambe si preparò a penetrarmi, lasciando sadicamente sospesa la mia voglia per un tempo che mi sembrò lunghissimo. Finalmente entrò brutalmente con quel cazzo ormai implorato che dilatò la mia parete vaginale a cui seguirono furiosi e ripetuti assalti. Mi ero ripromessa di non baciarlo, per mantenere una sorta di distacco, ma ora durante l’amplesso focoso offrivo anche la mia bocca in una resa completa.
Godevo: ebbene si, fisicamente in una maniera così prorompente di cui avevo perso memoria e non mi importava alcunché del mio comportamento riprovevole, da autentica puttana.
- Ehi calma Luisa, mi sembra che tu sia in arretrato da parecchio tempo; ti darò qualcosa di speciale per rendere indimenticabile questo bollente pomeriggio.
Mi girò in posizione prona, sollevò il mio bacino lasciandomi in ginocchio, col didietro completamente esposto e il volto schiacciato sul lenzuolo. Le mie braccia legate mi rendevano ancor disponibile a ogni suo capriccio.
- Che spettacolo! - Rise sguaiatamente.
Le sue mani aprirono le mie natiche e il suo volto si tuffò annusando e leccando avidamente, dedicando particolare attenzione al mio buchetto. Il mio orifizio oppose resistenza a quella lingua e alle dita che venivano introdotte per poi rilassarsi. Sentii che l’ampio glande di Aldo si affacciava sul mio ano desideroso di deflorarmi e tremai di paura e di eccitazione. Implorai:
- Ti prego, sii gentile, è la prima volta!
Grugnì da animale qual era.
Il cazzo fece capolino sulla soglia del mio culo, e dolcemente iniziò il suo tragitto dentro di me. Poi finì la dolcezza: urlai quando le spinte si fecero più intense fino a divenire feroci e il dolore si fece intenso, bruciante. Le pareti del mio ano si ribellavano, ma si arresero sfinite, cedettero al passaggio di quel duro cilindro di carne.
- È troppo grosso, toglilo, il culo mi fa così male, non resisto!
Poi, inaspettatamente, con sollievo, finalmente mi rilassai.
Non avevo mai voluto concedermi al rapporto anale per pregiudizio e per paura, ma ora passato l’inevitabile, acuto dolore, i recettori nervosi mi restituivano un’inedito e intenso piacere, a cui d’ora in avanti più avrei rinunciato.
Riflesso nello specchio della stanza potevo scorgere l’immagine di Aldo che in piedi sul letto mi inculava potentemente, come avevo visto una volta su Pornohub. Inarcavo, nell’eccitazione erotica, la schiena protendendo in avanti i miei voluminosi e tonici seni che sobbalzavano sotto i colpi. Ero fuori di me, su quel letto, presa da quel godimento profondo e nuovo e dal sentirmi dominata e usata da quel bruto.
Urlavo senza freni:
- Dai sbattimi più forte e più profondamente, non fermarti, sborrami dentro. Fottimi. Dai che sto venendo!
Sentii le mie viscere riempirsi del suo seme caldo mentre Aldo, al culmine dell’orgasmo, ruggiva il suo godimento, trionfante sulla sua sottomessa. Estrasse infine il cazzo dal mio culo in fiamme.
Mi liberò le braccia e poi soddisfatto e strafottente si congedò degnandosi, concedendomi - stronzo! - di poter ancora accordarmi le sue prestazioni.
Non proferii parola e rimasta sola, mi recai in bagno a liberarmi dello sperma che riempiva le mie interiora e, simbolicamente e per sempre, di Aldo: non era mica l’unico uomo e non mi mancavano di certo le scelte.
Poi rimasi a indugiare sul letto e a pensare a quello che mi sarebbe piaciuto esplorare: c’erano tante possibilità…..Già, la mia collega Arianna…..
Un pensiero intrigante prese corpo e mi solleticò.
- Perché no?

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