A.N.A.L.E. - the day after

Scritto da , il 2020-07-07, genere comici

Mi sveglio nel bel mezzo della notte...
La camera è buia. Non riesco a capire dove mi trovi. Ho come un vuoto di memoria che non mi fa ricordare nulla. Cerco la luce. La trovo con difficoltà. L’accendo. Mi guardo allo specchio grande di fronte. Ho addosso un vestito rosso... allora metto a fuoco. Ero al galà dell'A.N.A.L.E.
Frammenti di scene della sera precedente. Ricordo che, qualcuno, nonostante non volessi bere, ha insistito dicendomi “Dai, un solo bicchiere”.
L’ho bevuto, accidenti a me, e visto che sono quasi astemia, mi sono ubriacata subito. Da quel momento in poi non ricordo più nulla. Il vestito della sera ancora addosso significa che non sono stata violentata. Meno male. Un armadio grande dalla parte destra del letto. Lo apro e dentro c’è la mia valigia con i vestiti. Metto un pigiamino corto con pantaloncini bluette e fiorellini piccoli bianchi, e una canottierina bianca dove sta scritto in blu “vietato calpestare i sogni”
Ora sto comoda. Della diva della sera prima non c’è ombra. Sono ritornata l'Alba di sempre. Faccio per aprire la porta... ma oddio... non si apre. Allora capisco: Hermann ha mantenuto la parola. Mi ha messa a letto a tradimento e mi ha chiusa a chiave.
‘Brutto figlio di una buona donna’- dico a denti stretti.
Controllo con le mani se ho qualche bernoccolo. Ci manca solo che mi abbia dato una botta in testa, ma non vedo nessuna sporgenza. Allora non sono state usate le maniere forti. Ma come ha fatto?
Cerco di ricordare chi mi ha dato il cocktail... il ragazzo che me l’ha offerto non lo conosco. Si è presentato come Seinove. Ricordo che poco prima chiacchierava amabilmente con Hermann. È stato lui che gli ha dato il bicchiere per me, chi sa cosa ci avrà messo dentro...
Comincio ad urlare: “Fatemi uscire da qui!”
Ma non sento nessuno nel corridoio. Allora mi metto a urlare uno ad uno i nomi dei partecipanti della festa. Nessuno si fa vivo. Sono disperata.
Vorrei piangere. Non si fa così. C’è il più grande evento mondano al quale ho mai partecipato e io dovrei passarlo imprigionata? Questa è un’ingiustizia. Devo trovare il modo per uscire. Mi affaccio alla finestra. È tanto alta da terra quindi non posso buttarmi. Giù non c’è nessun principe a salvarmi e io non ho nemmeno i capelli lunghi per tirarlo su.
Cosa faccio?
Mi siedo sul parquet, proprio dietro la porta, sconsolata. Sento dei passi. Poi delle parole sussurrate... Due persone stanno discutendo a voce bassa. Mi pare siano donne.
Man mano che si avvicinano le parole sono più chiare:
“Credo che la sua stanza sia questa. Se ho sentito bene il discorso tra Hermann e Senzaidentità la camera era numero 146”.
A quanto pare mi stanno cercando. Non so che intenzioni abbiano, quindi penso di nascondermi, ma prima comunque cerco di ascoltare ancora.
“Isella, la porta è chiusa a chiave. Come facciamo?”
Oddio, una è Isella, quindi non ho nulla da temere. E l’altra voce mi pare di conoscerla. Ma sì, è quella di Ideaclito con la quale avevo parlato durante la serata. Il mio cuore si rilassa. Sono in mani sicure.
“Ragazze - urlo da dentro - mi hanno chiusa qui quei due”.
“Pazienza Alba, ora ti tireremo fuori”.

“Alba ci sono anche io, Himi!” - mi dice una terza voce.
Poi sento che parlano tra loro.
“Himi, - dice Isella (almeno dalla voce suppongo sia lei) - tu conosci bene Hermann. Va’ a strappargli la chiave. Trova il modo”.

Non so come fa, ma torna subito con la chiave. Mi aprono. Le abbraccio con affetto. Guai se non ci fossero le amiche. La loro presenza è sempre indispensabile.
“Grazie ragazze, - esclamo riconoscente - siete sempre preziose!”

Adesso devo vendicarmi di Hermann. Ditemi, dov’è?
Himi mi dice che, tra fiumi di alcol e altro, ha preso sonno su un divanetto nella sala principale. Lì vicino c’è pure Senza. Aveva sentito che verso le 5 del mattino, avrebbero un appuntamento con delle fan spregiudicate. Credo stiano organizzando un’orgia.
Questa ragazza è più efficace di un detective dei film americani. La bacio sulle due guance.
“Hermann e Senza dovranno passare sul mio cadavere prima di fare qualsiasi cosa. Ho giurato che me la pagheranno. Adesso, ragazze, voi potete andare. Questa è una cosa tra me e loro due... No, no, non pensate ad un trio per carità... hahahaha, questo è quando conosci qualcuno in un sito erotico. Si pensano solo cose zozze”.
Passando per i corridoi certe luci sono accese, altre si accendono appena ti avvicini, nella sala grande c’è un minibar. Afferro la prima bottiglia che mi capita tra le mani. È un Jack Daniel’s invecchiato di 10 anni.
Whisky di qualità - mi dico sorniona. Sono sicura che Hermann apprezzerà.

Sul banco trovo un imbuto. Me lo porto con me. A qualcosa servirà. Cerco sui divani per vedere la faccia di quel traditore di Hermann. Non è facile trovarlo. Ci sono un sacco di persone distese per terra. Comincio a guardare uno ad uno: Suve, Carbolatente, Vandal, Aristaios, Mister Pink... e altre facce che non conosco.

Ecco Hermann e Senza sullo stesso divano, ma ai due lati opposti, con la testa appoggiata ai braccioli. Si vede che hanno fatto baldoria fino a tardi e non avevano forze nemmeno per andare nelle loro camere.
Hermann sta russando di brutto. Ha la bocca aperta dalla quale più che un russare sembra venga fuori il fischio di un treno a carbone. Allora gli infilo l’imbuto tra le labbra e piano piano verso dentro del whisky. Aspetto che mandi giù e poi gliene verso ancora e ancora fin quando non finisco tutta la bottiglia.
Sono sicura che ormai dormirà anche il giorno dopo.
Ritorno al bar e prendo un’altra bottiglia, questa volta di gin.
Adesso è il turno di Senza. Voglio fare la stessa cosa con lui, ma appena gli metto l’imbuto in bocca, si sveglia. Nascondo le mani dietro la schiena.
Lo mangio con lo sguardo, talmente male lo fisso.
“Allora il buon Hermann alla fine ti ha lasciata uscire?” - mi dice ridendo divertito.
“Siete dei gran stronzi, Senza - gli dico arrabbiata - non ci si comporta così”.

“Io non c’entro. Ero con Cassandra e Raccontatore. Ha fatto tutto lui. Mi ha raccontato tutto prima di dormire”. E ride ancora di gusto.

“Non c’è nulla di divertente.” - gli dico facendo qualche passo all’indietro, mentre vedo che cerca invano di svegliare Hermann. Mi allontano leggera dalla scena del crimine, voglio tornare in camera mia e riposarmi un po’.
Ora sono soddisfatta. Almeno ho placato la mia sete di vendetta.
Trovo la porta della mia camera aperta, credo d’averla lasciata io, anche se non ricordo bene. Faccio per accendere la luce, ma una voce nel buio mi dice di fermarmi.
Ubbidisco mentre un brivido mi percorre la schiena.
“Finalmente sei arrivata” - mi dice mentre fuma una sigaretta - Dov'eri?”
“Chiusa qui... poi sono andata a vendicarmi di Hermann perché per colpa sua ho perso il dopo cena...”
“Shshshsh non parlare...”
L’uomo misterioso si alza in piedi. La sua voce indimenticabile. Il viso illuminato solo dalla sigaretta quando aspira, ma il fumo mi impedisce di vedergli il viso. È avvolto nel mistero.
Mi studia nell’oscurità. Si mette a ridere burlandosi di me.
“Non sei cambiata, Alba! Mi dici dove vai con questo pigiamino da ragazzina? Guarda che ormai sei una donna matura”.

Mi vergogno del mio abbigliamento poco consono. Cerco di coprirlo con le mani. Non sapevo che lui sarebbe arrivato. Se lo avessi saputo, avrei messo un baby doll molto sexy... peccato che non mi ha vista ieri sera. Ero così brillante nel mio vestito rosso. Tutta colpa di quel Hermann....

“È inutile che ti copri. Piuttosto spogliati”. - mi dice la voce.

Per fortuna ho un bell’intimo addosso, fatto di pizzo nero, quindi mi sento a mio agio, ma lui non me lo permette.
“Via anche quelle. Ormai non ti servono più”.
Obbedisco mentre tremo come una foglia.
I miei occhi ormai sono abituati al buio e scrutano i suoi che sono più scuri di una notte in tempesta.
Le sue mani si allungano sui miei seni. Li carezzano, li palpano, li stringono.
Il mio respiro si fa corto. Il cuore mi batte a mille. Il corpo si muove sinuoso a godere il suo tocco. Le mie labbra cercano le sue.
“No! Quella bocca oggi la voglio per altro. Quelle labbra devono posarsi da un’altra parte questa volta”.
Lo guardo interrogativa mentre si leva i pantaloni e i boxer. Il suo pene scatta diritto in avanti. Mi prende per le spalle e mi fa inginocchiare tra le sue cosce.
“E ora succhia. Vai. Aspirami l’anima.”

Lo faccio. In un primo momento titubante, ma poi il suo odore di uomo mi inebria. Lecco guardandolo negli occhi, gli massaggio i testicoli, gli accarezzo il perineo. Piano piano glielo prendo in bocca fin dove arrivo. Col dito passo dal perineo al buchino. Lui inarca la schiena. La sua mascolinità quasi mi soffoca, ma non mi tiro indietro. Mi tiene ferma la testa con le mani, mi scopa la bocca. Sono partita, non capisco più nulla. So solo che devo succhiare, che dev’essere un pompino a regola d’arte, uno di quelli che ricorderà per tutta la vita. Faccio mente locale a quelli fatti da Annalisa di Browserfast. Cerco di ricordare ogni sfumatura. Allora striscio quasi per terra. Disperata per avere il suo orgasmo tra le labbra, assetata per berlo... lo succhio e lo guardo. Il suo sguardo è perso, col medio gli insidio il buchino. Lo penetro nello stesso momento in cui gli schizzi del suo piacere mi invadono la bocca. In quell’attimo, esausta, ma soddisfatta, chiudo gli occhi. L’ultima immagine rimane il suo viso che sembra guardi altri cieli.

“Mascalzone! Ecco dov’eri finito! Ti abbiamo già detto di andare via! Ti abbiamo detto che la tua presenza non era gradita. Che ci fai qui? Ora te lo faccio vedere io!”

La voce di Beast mi sveglia dal torpore. Lo vedo che arriva dritto con pugno, un bel Tensho di karate, in faccia al malcapitato, che poco prima si sentiva il più fortunato di tutti.
Mi metto in mezzo tra loro due, ma Beast mi sposta. A nulla servono le proteste di Maks che dice: lascia stare Beast. Voglio vedere quando scoperanno come ricci”.
Beast è proprio arrabbiato. Io mi copro più che posso con un lenzuolo che tiro velocemente giù dal letto, comunque nessuno bada a me. Sono tutti concentrati sul Tanghero.
Vedo che sanguina dal naso.
“Cosa hai fatto, Beast? - rimprovero Braccio allarmata.
“Questo ti ha fatto tanto male e tu continui a permetterglielo ancora. Adesso vedrai che non lo farà più. Gli andava data una lezione come meritava”.
In quel momento, mentre cerco con lo sguardo qualcuno che mi aiuti, vedo entrare Eteocle con una scimitarra.
“Non ti ho mai digerito - gli dice - mi sei stato sempre sul cazzo (è la prima volta che sento Eteocle parlare in questo modo) adesso è ora che tu sparisca per sempre da questo mondo. Ballando il Tango adesso lo finisco io e sarà un vero pulp”.
Alza la scimitarra all’altezza del collo. E ...
Oddio! Glielo ha tagliato. Vedo sangue sprizzare dappertutto.
“Nooo! - urlo disperata. - nooo!”
Dallo spavento salto nel letto. Capisco che è solo un incubo.
Dio santo - mi dico sudata e col cuore in gola. Per fortuna che era un sogno.
Guardo l’ora. Sono le cinque.
In quel momento sento battere alla porta. Apro nonostante sia ancora traumatizzata dall’incubo di poco fa, chiedendomi chi sarà a quest’ora del mattino.

“Ehi, dormigliona! Devo venire a buttarti io giù dal letto? Ieri sera non mi hai dato nemmeno la possibilità di parlarti”.

“Oddio, Maks, sei tu? - gli chiedo incredula quasi saltandogli in braccio”.
“Sì, sono proprio io. Non ti avrei permesso di andare via senza fare una bella chiacchierata. Vieni? Facciamo due passi, fuori, in riva al mare?”

“Con piacere, gran simpaticone”.

Ho sempre adorato Maks per la sua intraprendenza, per il suo modo di fare senza peli sulla lingua, per come fa le battute, spontanee, divertenti, senza preoccuparsi di offendere, per come all’improvviso sparisce e per come appare quando meno me lo aspetto, e ogni volta, sembra non sia cambiato nulla tra noi. Il discorso riprende da dove lo abbiamo lasciato nonostante sia passato molto tempo. È un po’ come Cigno, anche lui sparisce all’improvviso, solo che con Maks ho quasi l’esclusiva.

Tiro fuori dalla mia valigia un paio di shorts di jeans e una camicetta smanicata legata in basso. Vado in bagno per cambiarmi.
“Non posso guardarti, vero? Neanche solo un po’?” - mi dice prendendomi in giro.
Gli faccio la linguaccia mentre mi avvio in bagno ridendo.
“Faccio presto, matto!”
In un attimo sono pronta. Usciamo. In riva al mare, a quest’ora del mattino, non c’è nessuno. Sono contenta di essere sola con lui. Gli chiedo come sta. Cosa ha fatto in tutto questo periodo che è sparito. Mi racconta un po’ della sua vita movimentata, di come ce l’ha con il mondo, di come questa vita ci scivola tra le mani e di come gli sembra che non combiniamo nulla di buono da lasciare alle generazioni future.
Poi all’improvviso cambia discorso:
“Scusa Alba, ma ogni tanto mi vengono questi complessi e sento il bisogno di sfogarmi.”
Allora ricordo una canzone scritta da lui tempo fa e che mi ha fatto sentire. Suo il testo, sua la musica. Mi metto a canticchiarla.
“Te la ricordi?” - mi domanda sorpreso.
“Ho fatto fatica a decifrare le parole, ma molto bello il testo. È proprio ciò che più ti tormenta”.
“Ho un regalo per te”. - mi dice poi.
Lo guardo interrogativa mentre mi allunga le cuffie del suo telefonino.
Una musica esplosiva mi invade le orecchie, una voce che graffia, ma che mi arriva diritta al cuore e riempia tutto il mio essere. Ascolto le parole:

“Bagnami sporcami marchiami fammi sentire in tuo potere...
Sei Dio delle tenebre
Mi copri di nero
Brucio in eterno nel tuo inferno”.
“Maks? Hai fatto una canzone con la mia poesia del Ballando il tango? Ma è bellissima! - gli dico emozionata mentre gli do un bacio sulla guancia. Grazie. Dio, che bel regalo!”

“Te l’avevo già detto nei commenti che te l’avrei fregata per farci un pezzo death metal”.

Ho gli occhi che mi si riempiono di lacrime dall’emozione. Non me lo aspettavo. È un regalo che mi rimarrà a vita, così come la mia amicizia con lui.
Alzo gli occhi al cielo. Vedo i raggi del sole che brillano all’orizzonte, illuminando cielo e mare. Il riflesso del sole sull’acqua mi sembra un diamante gigante che acceca con il suo luccichio. Ho in mano le infradito. Mi piace camminare a piedi nudi sulla sabbia bagnata che mi scivola sotto i piedi. Il rumore delle onde forma una dolce musichetta che tanto adoro, la compagnia è ottima. Peccato che non durerà per sempre. Le cose belle non durano mai.
Sento uno sbattere di ali. Forse è un gabbiano.
Guardando mi rendo conto che è un bellissimo cigno bianco. Ci gira intorno. Batte le ali. Mi sfiora i capelli. Si allontana facendo diverse giravolte. Con le ali disegna lettere, parole che solo io posso vedere.
Adesso diventa uno striscione sul quale c’è scritto: “Il valore dell’amicizia”.
“Grazie Cigno! - urlo come pazza dalla felicità mentre lui si allontana dalla mia visuale - grazie di tutto amico”.

Maks mi guarda stranito e ride.
“Da quando in qua parli con gli uccelli?”
“No, non con tutti, solo con i cigni” - gli rispondo con occhi sognanti.
“Adesso devo andare” - mi dice dopo un po’ - ciao carissima, Alba. Sei proprio come ti immaginavo”.

“Anche tu” - gli rispondo abbracciandolo forte, un’ultima volta, commossa.

Maks se ne va. Ho uno stato d’animo un po’ particolare. Una dolce malinconia per questo convegno che sta finendo.
Mi avvio in albergo. L’aria del mare mi ha fatto venire fame. Il bar è pieno di persone che chiacchierano allegramente. Mi sento smarrita. Ma che dico? Io mi sento a casa. In mezzo a persone che conosco, che apprezzo, che stimo.
Quasi tutti mi conoscono. Ognuno di loro mi ha dato qualcosa.
Saluto Suve seduto su uno sgabello alto.
“Ottimo anche il tuo ultimo lavoro”. - mi complimento facendogli l’occhiolino.
Mi ringrazia, come sempre gentile.
Mi giro cercando Hermann e Senza quando vedo... chi vedo? – vi chiederete.
“Omonima!” - mi urla lei, la nostra bellissima e stupenda Alba6990.
“Sei sempre più bella” - le dico guardandola con ammirazione.
I suoi occhi verdi mi incantano. I suoi capelli lunghissimi biondi, tanti, una chioma dorata che scende morbida sulla schiena... glieli tocco delicatamente.
“Sei proprio bella!” - le ripeto.
“Lo so!” - mi risponde e ridendo si dirige verso Isella.
Le guardo allontanarsi a braccetto.
“La falsa modestia non fa per lei. - dico tra me e me - Sa com'è e giustamente ne va fiera”.

In un tavolo un po’ più lontano vedo un signore distinto che osserva distaccato tutto ciò che succede. Mi incuriosisce, quindi vado a farmi conoscere. Si alza in piedi.
“Alba, vuoi sederti con me? Io sono...”
Fa per dire il suo nome ma non glielo permetto.
L’ho riconosciuto dal modo di porsi.
“Fammi indovinare... tu sei Thomas, vero?”
Annuisce compiaciuto. Gli do la mano che stringe in una presa decisa. Mi chiede se mi sto divertendo. Poi, scherzando, mi domanda se voglio conoscere Corrado che è proprio dietro di noi.
“Quell’ingrato al quale ho dedicato un intero racconto? Quello che non mi ha degnata nemmeno di un commento? Ma anche no!” - gli rispondo quasi arrabbiata.
Mi allontano di nuovo. Voglio salutare tutti. TUTTI.
C’è una saletta un po’ più piccola alla mia sinistra con persone sedute su dei divanetti. Chiacchierano ricordando i vecchi tempi.
“Eccoli, il branco!” - esclamo contenta.
Li abbraccio uno ad uno, c’è Bimba, il grande Nebbia, il saggio Blu, Bumbum, Nefele, la dolce Mima, Emma...
Vedo Malena che arriva con un vassoio. Ha portato delle sfogliatelle e dei babà al rum. Suppongo siano gli avanzi della giuria.

“Posso un babà anche io? - Le dico leccandomi le labbra - lo voglio ben inzuppato nel rum. Ne vado matta”.
Me lo offre. Lo mangio piano piano, assaporandolo di gusto.

Complice il rum di buon mattino, perché non ho mai avuto tendenze saffiche, tocco il culo a Malena, palpandola di nascosto.
Mi guarda sorpresa ma poi scoppia a ridere.
“Alba mi ha toccato il culo!” - dice a voce alta cercando di mettermi in imbarazzo.
“Beh, dovevo verificare da me se fosse sodo come lo descrivevi”. - mi giustifico.

“Allora, che ti pare?”

“Fai bene che te ne vanti”.

Poi, rivolgendomi al branco: “ragazzi, non è che vi manca qualcuno?”

“Lo sappiamo chi cerchi, - mi risponde Bimba - ma non è riuscito a venire perché troppo preso con le presentazioni del suo ultimo romanzo. È stato tradotto in diverse lingue del mondo ed è diventato un best seller mondiale”.
Non poteva essere altrimenti. Sono orgogliosa del mio agente.

Dico a Bimba di riferirgli i miei complimenti più sinceri e mi allontano di nuovo.
Devo salutare ancora un’altra persona: Tibet, il più grande pornografo di tutti i tempi. Non l’ho nemmeno visto la sera precedente.
Lo trovo in compagnia di una bella donna dai capelli corti e occhi neri profondi. Chiacchierano a bassa voce, in sintonia. Niente e nessuno esiste per loro. Anche se a malincuore, mi dileguo senza disturbarli.

Mentre cammino, sento un gruppo di gente che ride a crepapelle. Mi avvicino per capire il motivo di tanta ilarità. In mezzo a loro c’è Francesco che racconta delle barzellette. Non poteva mancare.

Cammino ancora per le sale. Una ragazza giovanissima da sola. Ha i capelli ricci neri, un viso roseo pallido come fosse baciata dalla luna, due occhioni neri come la notte più scura, le labbra carnose come un bocciolo di rosa...
“Kimber95?” - le domando allegra.
“Alba?”
Si illumina tutta.
Ci salutiamo calorosamente.

“Alba, - mi chiama una voce - vieni che ti presento G.”
È Ginny. È in compagnia di un bel ragazzo.
Si allontanano quasi subito.
Rimango un attimo sola. Respiro a fondo per calmarmi. Troppe emozioni in un giorno solo, ma la mia solitudine non dura a lungo.
“Ou, manco mi saluti?” - mi dice un uomo altissimo, circa 1,90.
Ha una voce squillante che mette allegria.
“Alfio Basilio” - esclamo contenta. Sei proprio tu?”
“Ieri sera volevo ballare con te un country, ma sei sparita!” - mi dice lui.
Ballare con me? Country?”
Annuisce.
“Meglio di no. Ti avrei fatto fare brutta figura”.
E rido.
In quel momento mi chiama Hermann.
Eccola. Dov’eri finita? Vieni che ti devo presentare delle persone che credo ti piacerà conoscere.
Lo seguo scusandomi con Alfio per il modo brusco con il quale me ne sto andando.

“Alba, queste sono: Ellie, Aletheia, Cla85, Lillyluna, Brunaluna...”
“Hermann ti piace essere circondato da belle donne, vero?” - lo punzecchio dopo averle salutate calorosamente.
“Certo che sì, ma mi piacciono se sono soprattutto irraggiungibili”.
“Ricordati il mio consiglio, Hermann: non fare l’amico”.
“Ormai sono un caso perso!” - dice lui sospirando come se stesse soffrendo le pene d’inferno. Rido di gusto. Si avvicina pure Samas:
“Hermann, beato tra le donne?”
“Unisciti a noi, dai- gli risponde Hermann - non riesco a tenere banco con così tante e poi io sono di poche parole”.
Dopo un po’ si unisce a noi pure Gwyn. Figurarsi se poteva mancare.
Tiene un sigaro tra le labbra, ma per mia fortuna è spento. Non ho mai sopportato il fumo.
Saluto anche lui e mi allontano ancora. Sono quasi le dieci. Tra poco dobbiamo andare.
Adesso mi manca una persona. La devo incontrare senz’altro. È l’artefice di tutto questo. Lei, la nostra fata turchina che ha reso possibile un sogno, il sogno di tutti noi autori di ER.
Non la vedo, chiedo in giro. Mi dicono che è uscita. Che la sua limousine è arrivata. Corro fuori. Almeno un ultimo saluto. Sono sulle scale dell’albergo quando la vedo salire in macchina in compagnia di LovelySara. Le due dee dell’A.N.A.L.E.
Pink indossa lo stesso vestito della sera precedente, solo che ora ci vedo anche dei riflessi azzurri. È perfetta. Sembra appena uscita da un servizio fotografico. La chiamo a squarciagola:
“PIIIINKKK_”
Si gira. Bellissima mi sorride. Il suo viso mi parla, i suoi occhi da cerbiatta trasmettono più di mille parole. Alza la mano in segno di saluto, mentre la limousine sparisce dalla mia vista.

“La valigia - mi dice Hermann - dai Alba, che dobbiamo partire. Ci sono le macchine che ci porteranno in stazione. Vuoi venire con me e Luthien o vai con Beast?”

“Hermann, dimmi che non è un sogno! Dimmi che è tutto reale”.
“Vuoi la conferma?”
“Sì”.
Mi dà un pizzicotto così forte che credo mi rimarrà il segno per giorni.
“Ma sei impazzito?” - gli urlo dolorante.
“Hai provato dolore?”
“Tanto. Mi hai fatto proprio male.”
“Allora è reale” - e ride.

Anche Luthien ride forte.
I suoi occhi trasmettono bontà e dolcezza.
È bellissima, ancora più bella adesso nella luce del giorno.
“Ragazzi, come sono contenta di avervi conosciuti!” - e sono sincera.
Si allontanano. Sono di lacrime facili, ma le nascondo.
Una giovane donna mora, snella, alta, con lunghi capelli neri e lisci che mi passa vicino, attira la mia attenzione. Mi giro per guardarla nel viso. È la bella Flame. Mi saluta in fretta. Anche la sua limousine è arrivata.

Poi c’è ancora la dolce Ambra in un vestitino con i colori della primavera. E anche lei mi saluta di corsa.
Da dietro mi arriva Lucrezia.
“Ti cercavo per una foto. Dov’eri finita?” - mi dice scocciata.
Alzo le spalle mentre lei dà il telefonino a Scopertaeros per farci una foto. Sorridiamo abbracciate, quando la sua mano si infila dentro la camicetta”.
“Giù le mani!” - la rimprovero dandole una pacca sulla mano.
“La vuoi ancora più giù?” - mi dice lei afferrandomi il seno.
Sono rossa nel viso ma la foto ha immortalato questo momento così imbarazzante.
Lú ride mentre si allontana.

Con la valigia in mano mi incammino senza sapere da quale parte andare.
Una voce mi chiama.
Mi giro. È Beast.
“Dai sali su che siamo in ritardo”.
Tutti mi dicono la stessa cosa: che sono in ritardo. Io adoro esserlo perché mi fa gustare fino all’ultimo ogni cosa.
Appena su, Beast mi allunga un giornale. In prima pagina c’è un articolone che parla dell’A.N.A.L.E.
In grandi lettere nel titolo è scritto:
“A.N.A.L.E. Sfiorata la tragedia”.
Preoccupata, leggo l’articolo. Vorrei sapere di chi si tratta.
“Non regge la visione di tutte quelle affascinanti donne e rischia di morire di infarto. Un autore, il quale ha scritto diversi racconti, viene salvato per un pelo, da Samas, medico nonché autore ER partecipante alla festa, dalla morte certa. La persona in questione è Cagliostrus. Dopo il primo intervento di Samas, viene portato in ospedale, dove i medici gli hanno prescritto astinenza obbligatoria per tutta la vita”.
Mi sento sollevata. Anche se non ci siamo mai sopportati, mi sarebbe dispiaciuto veramente se fosse morto. Adesso dovrebbe solo calmare i suoi spiriti bollenti se non vuole rischiare la pellaccia. Meglio così. Forse, forse diventerà più umile, più ragionevole, più modesto e meno presuntuoso. Sarebbe ora.
L’articolo continua a parlare della serata descrivendola come un evento eccezionale al quale hanno partecipato tantissimi autori e fan di tutta l’Italia.
Verso la fine ci sono i premi.
Il premio poesia viene dato alla poesia “Il vento”, scelta all’unanimità dalla giuria.
Una poesia composta da 8 strofe Haiku di diciassette sillabe, distribuite in tre versi 5-7-5, come gli otto trigrammi dell’I-Ching:
Acqua
Monte
Legno
Tuono
Lago
Cielo
Fuoco
Terra.
Dico a Beast che il premio poesia è meritatissimo.
Lui: “Alba, ti interessa veramente sapere i vincitori?”
Metto via il giornale.
“No Beast, non mi interessa saperlo. Per quanto mi riguarda, abbiamo vinto tutti”.

Leggo il nome di chi ha firmato l’articolo.
Due grandi penne del giornalismo, conosciutissime in ER:
Pifferaio Magico e verificatore.
Fotografia: Vandal

Grandi ragazzi! Avete immortalato un momento indimenticabile.

THE END

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