Mia zia Anna
Scritto da diamondfamily, il 2018-10-28, genere incesti
Ciao a tutti, io mi chiamo Mattia, e quella che sto per descrivere è il racconto della mia
storia incestuosa con mia zia Anna.
Come detto mi chiamo Mattia, ho trentaquattro anni, castano, occhi scuri, fisico nella norma e abito ancora con i miei genitori, padre, madre e una sorella più piccola di un anno.
Come tanti ragazzi (e non) in questo momento non sto lavorando. Passo le mie giornate facendo piccoli lavoretti per guadagnarmi qualcosa e andando spesso a fare delle commissioni con zia Anna.
Zia Anna è la sorella più giovane di mio padre, ha cinquantacinque anni, bionda, occhi verdi, e nonostante l’età un fisico mozzafiato, sedere sodo e una quarta abbondante di seno.
Io e zia Anna abbiamo un bellissimo rapporto, per me è come una seconda mamma. Ammetto di essere sempre stato attratto da lei, (e pur essendo un’amante dell’incesto e praticandolo già con mia madre), non ho mai avuto il coraggio di provarci, e conoscendola bene mai e poi mai avrei pensato che tra noi potesse nascere qualcosa che andasse oltre il semplice volersi bene zia e nipote.
Un giorno zia mi propose di organizzare un viaggio a Roma per andare all’udienza generale del papa, viaggio cui avrebbe potuto partecipare anche mia madre.
Io accettai con entusiasmo anche perché era l’occasione di poter stare solo in camera con mia madre e divertirci un po’ perché sicuramente zia avrebbe chiesto di avere una camera solo per lei.
Corsi a casa per informare della cosa mia madre, ma quando arrivai in casa non c’era nessuno. A questo punto decisi di mettermi a guardare un po’ di televisione sul divano della sala, ma mi addormentai.
- Mattia, svegliati. Mattia, svegliati.
Mi svegliai udendo queste parole, e sentendomi toccare sulla spalla. Era mia madre seduta accanto a me sul divano:
- Mamma, cavolo mi sono addormentato.
- Me ne sono accorta.
Sogghignò lei.
- Su alzati, è già ora di pranzo, e siamo soli tu ed io, cosa vuoi che ti preparo?
Al sentire che eravamo da soli in casa m’illuminai.
- Mamma ho una mezza idea di cosa voglio.
- E cosa vorresti?
- Te.
Dopo quelle parole mi allungai verso di lei e la baciai sulle labbra, bacio che lei contraccambiò.
Mi distaccai e le sfilai la maglietta mettendo subito in bella vista il suo fantastico seno.
Mi chinai e incominciai a mordicchiarle un capezzolo. Lei emise un piccolo gemito di piacere.
Iniziai a ciucciargli entrambe le tette, e lì il suo gemito si fece più forte.
Allontanandomi con le mani mi fece smettere. S’inginocchiò davanti al divano. Slacciò i bottoni dei miei jeans, e dopo aver abbassato leggermente i boxer, incominciò a segarmi.
Il mio cazzo era duro come il marmo ed io non vedevo l’ora che lo prendesse in bocca, (fa dei pompini superlativi). Cosa che fece poco dopo.
Con la mano sulla testa seguivo i suoi movimenti, e ogni tanto la tenevo giù per infilargli il cazzo fino in gola. Lei mi guardava fisso negli occhi in modo da poter vedere se mi stava piacendo, e ammetto che mi che stavo impazzendo di goduria.
Si alzò in piedi, mi diede le spalle e s’inchinò in avanti. Aveva indosso dei jeans attillati che mettevano in risalto ogni sua curva e soprattutto il suo meraviglioso sedere.
M’inginocchiai dietro di lei e le baciai il sedere da sopra i jeans. Mi rimisi in piedi. Mamma era ancora di spalle. Iniziai a baciarle il collo e mentre la baciavo gli abbassai i jeans che arrivarono fino le caviglie. Mi ringinocchiai con un tocco con la mano sulla schiena la feci chinare leggermente e dopo aver scostato leggermente la brasiliana di pizzo bianco e presi a leccargli la figa, lei ansimava sempre più forte. Mi fermai. Ci spogliammo completamente. La feci sedere sul divano, mi misi tra le sue cosce, lei prese con una mano il mio cazzo e lo appoggiò alla figa. Con un movimento deciso la penetrai.
- Dio mio Mattia, mi stai facendo impazzire. Ahhhhh, siiiii, scopa, scopa la tua mamma. Non fermarti.
Non avevo nessuna intenzione di fermarmi e aumentai l’intensità dei colpi.
Qualche minuto dopo mamma mi fermò e mi disse:
- Ora voglio mettermi sopra di te. Siediti.
Lo feci.
Mamma si mise cavalcioni su di me, con una mano sistemò il mio cazzo e dolcemente se lo infilò dentro e iniziò a muoversi su e giù, dapprima molto dolcemente, poi con il passare dei secondi, con movimenti sempre più decisi e veloci. Le sue tette sobbalzavano a ogni colpo e nel vederle mi chinai per potergli ciucciare, ma mamma mi fermò, prese le mie mani e me le fece stringere forte.
Ogni tanto rallentava per potermi baciare.
Io ero quasi al limite, ma non voler venire, non prima di averla presa da dietro:
- Mamma voglio prenderti da dietro.
Mamma non se lo fece ripetere due volte, si fermò, si tolse da sopra di me ed una volta che mi spostai si mise gattoni sul divano. Mi misi dietro di lei con un ginocchio sul divano e con l’altra gamba che toccava il pavimento. Con la mano sistemai il cazzo e con un colpo deciso la ripenetrai.
Avevo tutte e due le mani sul fondoschiena e con esse mi aiutavo nei movimenti e ogni tanto le davo qualche bella sculacciata. Dio mio se mi piaceva, e nel sentirla urlare il mio nome capii che piaceva anche a lei.
Stavolta stavo veramente venendo, mi fermai, la invitai a inginocchiarsi davanti a me, e dopo qualche colpo di mano venni copiosamente sul suo viso e sulla sua bocca. E dopo che mamma mi pulì la cappella con la lingua e che con un fazzoletto si pulì il viso, cademmo sfiniti sul divano.
Restammo lì abbracciati per qualche secondo, poi lei si alzò e mi disse che sarebbe andata a farsi una doccia.
Mentre mamma si stava incamminando, mi ricordai del viaggio a Roma con la zia, la chiamai:
- Mamma. Scusa un secondo.
- Dimmi.
- Zia Anna chiedeva se volevi venire con noi a Roma per assistere all’udienza generale del papa.
- Si certo, mi lavo e mi spieghi meglio.
Non avevo dubbi che mamma avrebbe accettato, è molto religiosa.
Nel pomeriggio ne parlammo meglio, e prenotai treno e camere, che come pensavo erano due, una doppia per me e mamma e una singola per la zia Anna.
Passò quasi un mese e finalmente arrivò il giorno della partenza. Io non vedevo l’ora soprattutto perché da quell’ultima volta io e mamma non abbiamo più avuto l’occasione di stare un pochino da soli.
Prendemmo un freccia rossa che in tre ore ci portò a Roma.
L’albergo era appena fuori dalla stazione Termini.
Ci recammo alla receptionist, e dopo aver preso le chiavi, decidemmo di dirigerci nelle nostre stanze per una doccia veloce per poi poter uscire a visitare Roma. L’udienza generale del papa sarebbe stata solo il giorno dopo.
Zia pur soffrendo di claustrofobia decise di prendere l’ascensore, ma una volta fatto un paio di piani le venne una crisi di panico. Una volta usciti dall’ascensore la portammo in camera, e una volta accertateci che si fosse ripresa io e mamma ci recammo nella nostra stanza.
Non le diedi il tempo di poggiare la valigia che le saltai subito addosso, la bacia e mentre stavamo per spogliarci, squillò il mio cellulare. Era la zia. Non volevo rispondere ma mi preoccupai e lo feci:
- Dimmi zia, che succede?
- Sto avendo un’altra crisi.
- Arrivo subito.
- Mamma perdonami vado un salto nella sua stanza a vedere che succede e torno, tu aspettami nella doccia che arrivo.
- Va bene tesoro mio, non farmi aspettare troppo però.
Ci scambiammo un bacio e mi recai nella stanza di zia.
Quando entrai, zia era quasi in lacrime, mi sedetti accanto a lei sul letto e cercai di farla riprendere.
A malincuore decisi di non farci una doccia ma di uscire subito in modo che potesse prendere un po’ d’aria.
Andai nel bagno per non farmi sentire e chiamai mamma:
- Mamma rivestiti, usciamo subito, zia non sta per nulla bene e voglio fargli prendere un po’ d’aria, credimi ho una voglia matta di te ma non possiamo lasciarla da sola.
Mi rispose va bene, e qualche minuto dopo ci incontrammo nei corridoi e andammo a fare un giro per Roma, ma la cosa non ebbe gli effetti sperati, zia era ancora in preda dalle crisi di panico.
Tornammo in albergo per l’orario di cena.
Zia decise di non cenare e di andare subito in camera sua a riposare, mentre io e mamma ci fermammo al ristorante.
Mangiammo qualcosa velocemente e ci ritirammo in camera.
Non appena entrati, ci baciammo, mamma mi chiese di aspettare un secondo che le scappava la pipì. La aspettai seduto sul letto.
Mamma uscì dal bagno completamente nuda, aveva indosso solo delle autoreggenti color carne.
Ogni volta che la vedevo nuda rimanevo estasiato dalla sua bellezza.
Si sedette accanto a me, e riprendemmo a baciarci. La mia mano si posò subito tra le sue cosce, lei le aprì leggermente permettendomi cosi di accarezzare la sua figa. Eravamo ancora intenti nel baciarci quando squillò un cellulare, mamma si voltò leggermente:
- Amore è il mio.
- Chi è? Non sarà ancora la zia?
- No e tuo padre, devo rispondere.
Ci fermammo e lei ripose, ma la mia voglia di averla era cosi tanta che mentre parlava la feci sdraiare, le allargai le gambe, mi misi in mezzo e presi a leccargli la figa.
Mamma mise una mano davanti al microfono e abbassa voce mi disse:
- Che cavolo fai?
Non gli risposi e andai avanti a leccargliela.
- Sì tesoro.
Con un cenno della mano mi fece segno che voleva parlare con me.
Mi spostai e iniziai a parlare con mio padre.
Mamma mi guardò, poi mi slacciò i pantaloni, tirò fuori il mio cazzo, che come sempre era duro, e lo prese in bocca. Mi veniva da ansimare ma resistetti.
Ripassai il telefono a mia madre:
- Buonanotte caro.
E riagganciò.
Ci riguardammo e riprendemmo a baciarci. Ma ancora una volta squillò il cellulare. Pensammo che fosse ancora mio padre e la feci rispondere, però stavolta era la zia che voleva parlare con me.
Contrariato, me la feci passare:
- Dimmi zia. Ah ok ho capito, va bene.
- Che succede?
- Zia ha ancora paura, chiede se per stanotte posso dormire in camera con lei.
- E dove dormi? Sul pavimento?
- Mi sa di si. Che cosa faccio vado?
- Per forza, primo desterebbe sospetti se le dicessi di no, secondo non me la sento di lasciarla da sola in quello stato.
- Ma mamma, io ho voglia di te.
- Lo so anch’io di te, vorrà dire che ci rifaremo domani sera, poi abbiamo qualche altro giorno no?
- Si è vero, per stasera vada cosi. Dai vado di là.
La baciai, misi il pigiama, ma prima di andare in camera di zia, scesi a prendere una copia della camera mia e di mamma, la mattina dopo non volevo svegliarla bussando alla porta ma con qualche dolce bacio.
Una volta presa la chiave andai in camera di zia.
Bussai e venne ad aprirmi. Presi un cuscino. Stavo per sdraiarmi per terra quando mi disse:
- Che fai, non dormi qui nel letto?
- Poiché è un letto singolo, pensavo di dover dormire per terra.
- Ma no scemo, vieni qui, mi stringo un po’.
Mi sdrai nel letto accanto a lei, e ci mettemmo in modo che le nostre schiene si toccavano.
Dopo qualche minuto mi venne d’istinto voltarmi per vedere se si fosse addormentata.
Mi soffermai a guardarla, era estate quindi aveva indosso una camicia da notte corta che faceva intravedere il suo corpo. Dio se era bella.
Zia Anna era lì sdraiata accanto a me. La sentivo respirare, percepivo il suo cuore battere e l’aria era pervasa dal suo profumo.
Forse perché ero ancora eccitato per quello che stavo per fare con mamma, o forse semplicemente perché era bellissima, non riuscivo a smettere di pensare di farla mia.
Con un po’ di timore allungai una mano verso di lei. Iniziai col sfiorargli la caviglia, per poi salire verso il ginocchio ed infine alla coscia. Non credo che in quel momento sentisse il mio tocco, uno perché era molto leggero e secondo dormiva profondamente.
Mi feci più audace, il tocco sempre più pesante e vicino alla sua figa.
Zia si svegliò. Tirai indietro la mano. Pensavo di essere un uomo morto ma si soffermò soltanto a guardarmi.
Dopo qualche secondo di panico con le mani tirò un po’ su la camicia da notte e allargò le gambe.
L’invito era chiaro, e non me lo feci ripetere una seconda volta.
Riallungai la mano. Dapprima con i polpastrelli le accarezzai l’interno coscia per poi avvicinarmi lentamente alla sua figa. infilai prima uno e poi un secondo dito e presi a masturbarla.
Zia non diceva nulla, mi fissava solamente.
Io continuai a masturbarla, e dopo un paio di minuti finalmente iniziò ad ansimare e a chiedermi di andare avanti.
Smisi di sditalinarla.
La girai verso di me. Incrociammo per qualche istante gli sguardi, poi dissi:
- Dio quanto sei bella.
Zia a quelle parole si avvicinò e mi baciò, fu un bacio lungo e appassionato.
Mi spogliai completamente. M’inginocchiai sul letto. Il mio cazzo era a pochi centimetri dalle sue labbra. Zia si allungò, inizio a baciarmi la cappella con le labbra e a leccarla con la punta della lingua.
Mi fece sdraiare. Prese con la mano il mio cazzo e lo infilò completamente in bocca. I suoi movimenti erano talmente decisi che si sentiva il rumore del risucchio. Un pompino fantastico, quasi come quello di mamma.
- Siiiii zia, brava continua così.
Andò avanti senza rispondere.
Passarono all’incirca dieci minuti poi zia si fermò.
- Ora tocca a te nipote mio. Leccami la figa.
- Non vedevo l’ora me lo chiedessi.
La sdraiai e mi fiondai tra le sue gambe. Partii con il baciargli la pancia, poi scesi dolcemente sull’interno coscia, e mi spostavo da una gamba all’altra. A un certo punto mi prese la testa tra le mani e mi spinse sulla figa. Mi accorsi che non era del tutto depilata proprio come piace a me. Presi a leccargliela. Intanto che leccavo con le dita, le sollecitavo il clitolide.
Passo qualche minuto ed io non resistevo più volevo farla mia, volevo penetrarla.
Mi spostai, le allargai bene le gambe e mi misi in mezzo, presi con la mono il mio cazzo e lo appoggiai all’imbocco del paradiso, con un colpo deciso la penetrai, e a differenza di come facevo con mamma, cioè iniziare dolcemente, con zia partii come un toro.
A un certo punto i movimenti erano talmente decisi che avevo paura che le stavo facendo male.
Ma dalle sue urla capivo che non era cosi. “Dio ragazzi se urlava”.
Se dirmi una parola, mi fece spostare, mi spinse violentemente e mi ritrovai sdraiato sul letto a schiena sotto. Si mise cavalcioni su di me. Tolse completamente la camicia da notte e dopo aver sistemato il mio cazzo, lo infilò completamente dentro.
Mi cavalcò violentemente, ma era stupendo.
A un certo punto mi disse:
- Mattia, amore, lo voglio nel culo.
Non potevo credere alle mie orecchie. Zia era proprio una gran troia in quel momento.
La feci mettere gattoni sul letto.
Mi misi dietro di lei.
Feci cadere un po’ di saliva sul buco del suo culo per inumidirlo un po’ e po’ stavolta dolcemente la penetrai.
Era fantastico, e a zia piaceva da morire. Mi pregava in tutti i modi di non fermarmi, di sfondarglielo, ma io stavo per venire e glie lo dissi:
- Zia sto per venire.
- Amore mio aspetta, voglio la tua sborra in figa ti prego.
Senza sapere nemmeno se prendeva o no la pillola, non me lo feci ripetere due volte, uscii dal suo culo ed rientrai nella sua figa e dopo un paio di minuti venni dentro di lei.
Ci guardammo, baciammo, e stanchi morti ci addormentammo.
Mi svegliò la sveglia del cellulare che avevo puntato alle sette, in modo da poter tornare in camera mia e di mamma mentre lei dormiva ancora, ma in quel momento avevo il dubbio se andare da lei o svegliare zia per fare ancora sesso con lei, perché non sapevo se passato il momento ci sarebbero state altre occasioni.
Ci pensai per qualche minuto e alla fine decisi di tornare da mamma.
Svegliai zia con un bacio e le disse che sarei tornato in camera mia per farmi una doccia e prepararmi.
Zia mi disse:
- Amore non stai scappando per via di quello che è successo?
- Assolutamente no. Anzi.
- Meglio perché a me un giorno andrebbe di rifarlo.
Parole stupende per me.
- Zia anch’io, è stato bellissimo. Sei molto calda a letto.
- Anche tu.
Ci baciammo, stavo quasi per cambiare idea ma poi decisi in modo definitivo di andare da mamma.
La salutai e uscii dalla camera.
Una volta arrivato davanti alla stanza mia e di mamma mi accorsi di aver scordato le chiavi in camera di zia.
Non avevo voglia di tornare indietro anche perché avrei cambiato idea e sarei rimasto li.
Decisi di bussare.
Poco dopo si aprì la porta, (e in quel momento capii perché avevo deciso di non rimanere da zia), mamma indossava delle reggicalze di color nero, ed una brasiliana e un reggiseno anch’essi neri.
La baciai lì sull’uscio della porta, e continuando a baciarci andammo verso il letto.
Una volta sdraiati mamma mi tolse pantaloni e mutande. Prese in mano il mio cazzo e lo mise in bocca.
Proprio in quel momento si aprì la porta. Era zia:
- Volevo solo riportarti…..
Smise di parlare e rimase ferma e incredula.
Continua……….
Per consigli e per scambiare opinioni scrivetemi nei commenti.
storia incestuosa con mia zia Anna.
Come detto mi chiamo Mattia, ho trentaquattro anni, castano, occhi scuri, fisico nella norma e abito ancora con i miei genitori, padre, madre e una sorella più piccola di un anno.
Come tanti ragazzi (e non) in questo momento non sto lavorando. Passo le mie giornate facendo piccoli lavoretti per guadagnarmi qualcosa e andando spesso a fare delle commissioni con zia Anna.
Zia Anna è la sorella più giovane di mio padre, ha cinquantacinque anni, bionda, occhi verdi, e nonostante l’età un fisico mozzafiato, sedere sodo e una quarta abbondante di seno.
Io e zia Anna abbiamo un bellissimo rapporto, per me è come una seconda mamma. Ammetto di essere sempre stato attratto da lei, (e pur essendo un’amante dell’incesto e praticandolo già con mia madre), non ho mai avuto il coraggio di provarci, e conoscendola bene mai e poi mai avrei pensato che tra noi potesse nascere qualcosa che andasse oltre il semplice volersi bene zia e nipote.
Un giorno zia mi propose di organizzare un viaggio a Roma per andare all’udienza generale del papa, viaggio cui avrebbe potuto partecipare anche mia madre.
Io accettai con entusiasmo anche perché era l’occasione di poter stare solo in camera con mia madre e divertirci un po’ perché sicuramente zia avrebbe chiesto di avere una camera solo per lei.
Corsi a casa per informare della cosa mia madre, ma quando arrivai in casa non c’era nessuno. A questo punto decisi di mettermi a guardare un po’ di televisione sul divano della sala, ma mi addormentai.
- Mattia, svegliati. Mattia, svegliati.
Mi svegliai udendo queste parole, e sentendomi toccare sulla spalla. Era mia madre seduta accanto a me sul divano:
- Mamma, cavolo mi sono addormentato.
- Me ne sono accorta.
Sogghignò lei.
- Su alzati, è già ora di pranzo, e siamo soli tu ed io, cosa vuoi che ti preparo?
Al sentire che eravamo da soli in casa m’illuminai.
- Mamma ho una mezza idea di cosa voglio.
- E cosa vorresti?
- Te.
Dopo quelle parole mi allungai verso di lei e la baciai sulle labbra, bacio che lei contraccambiò.
Mi distaccai e le sfilai la maglietta mettendo subito in bella vista il suo fantastico seno.
Mi chinai e incominciai a mordicchiarle un capezzolo. Lei emise un piccolo gemito di piacere.
Iniziai a ciucciargli entrambe le tette, e lì il suo gemito si fece più forte.
Allontanandomi con le mani mi fece smettere. S’inginocchiò davanti al divano. Slacciò i bottoni dei miei jeans, e dopo aver abbassato leggermente i boxer, incominciò a segarmi.
Il mio cazzo era duro come il marmo ed io non vedevo l’ora che lo prendesse in bocca, (fa dei pompini superlativi). Cosa che fece poco dopo.
Con la mano sulla testa seguivo i suoi movimenti, e ogni tanto la tenevo giù per infilargli il cazzo fino in gola. Lei mi guardava fisso negli occhi in modo da poter vedere se mi stava piacendo, e ammetto che mi che stavo impazzendo di goduria.
Si alzò in piedi, mi diede le spalle e s’inchinò in avanti. Aveva indosso dei jeans attillati che mettevano in risalto ogni sua curva e soprattutto il suo meraviglioso sedere.
M’inginocchiai dietro di lei e le baciai il sedere da sopra i jeans. Mi rimisi in piedi. Mamma era ancora di spalle. Iniziai a baciarle il collo e mentre la baciavo gli abbassai i jeans che arrivarono fino le caviglie. Mi ringinocchiai con un tocco con la mano sulla schiena la feci chinare leggermente e dopo aver scostato leggermente la brasiliana di pizzo bianco e presi a leccargli la figa, lei ansimava sempre più forte. Mi fermai. Ci spogliammo completamente. La feci sedere sul divano, mi misi tra le sue cosce, lei prese con una mano il mio cazzo e lo appoggiò alla figa. Con un movimento deciso la penetrai.
- Dio mio Mattia, mi stai facendo impazzire. Ahhhhh, siiiii, scopa, scopa la tua mamma. Non fermarti.
Non avevo nessuna intenzione di fermarmi e aumentai l’intensità dei colpi.
Qualche minuto dopo mamma mi fermò e mi disse:
- Ora voglio mettermi sopra di te. Siediti.
Lo feci.
Mamma si mise cavalcioni su di me, con una mano sistemò il mio cazzo e dolcemente se lo infilò dentro e iniziò a muoversi su e giù, dapprima molto dolcemente, poi con il passare dei secondi, con movimenti sempre più decisi e veloci. Le sue tette sobbalzavano a ogni colpo e nel vederle mi chinai per potergli ciucciare, ma mamma mi fermò, prese le mie mani e me le fece stringere forte.
Ogni tanto rallentava per potermi baciare.
Io ero quasi al limite, ma non voler venire, non prima di averla presa da dietro:
- Mamma voglio prenderti da dietro.
Mamma non se lo fece ripetere due volte, si fermò, si tolse da sopra di me ed una volta che mi spostai si mise gattoni sul divano. Mi misi dietro di lei con un ginocchio sul divano e con l’altra gamba che toccava il pavimento. Con la mano sistemai il cazzo e con un colpo deciso la ripenetrai.
Avevo tutte e due le mani sul fondoschiena e con esse mi aiutavo nei movimenti e ogni tanto le davo qualche bella sculacciata. Dio mio se mi piaceva, e nel sentirla urlare il mio nome capii che piaceva anche a lei.
Stavolta stavo veramente venendo, mi fermai, la invitai a inginocchiarsi davanti a me, e dopo qualche colpo di mano venni copiosamente sul suo viso e sulla sua bocca. E dopo che mamma mi pulì la cappella con la lingua e che con un fazzoletto si pulì il viso, cademmo sfiniti sul divano.
Restammo lì abbracciati per qualche secondo, poi lei si alzò e mi disse che sarebbe andata a farsi una doccia.
Mentre mamma si stava incamminando, mi ricordai del viaggio a Roma con la zia, la chiamai:
- Mamma. Scusa un secondo.
- Dimmi.
- Zia Anna chiedeva se volevi venire con noi a Roma per assistere all’udienza generale del papa.
- Si certo, mi lavo e mi spieghi meglio.
Non avevo dubbi che mamma avrebbe accettato, è molto religiosa.
Nel pomeriggio ne parlammo meglio, e prenotai treno e camere, che come pensavo erano due, una doppia per me e mamma e una singola per la zia Anna.
Passò quasi un mese e finalmente arrivò il giorno della partenza. Io non vedevo l’ora soprattutto perché da quell’ultima volta io e mamma non abbiamo più avuto l’occasione di stare un pochino da soli.
Prendemmo un freccia rossa che in tre ore ci portò a Roma.
L’albergo era appena fuori dalla stazione Termini.
Ci recammo alla receptionist, e dopo aver preso le chiavi, decidemmo di dirigerci nelle nostre stanze per una doccia veloce per poi poter uscire a visitare Roma. L’udienza generale del papa sarebbe stata solo il giorno dopo.
Zia pur soffrendo di claustrofobia decise di prendere l’ascensore, ma una volta fatto un paio di piani le venne una crisi di panico. Una volta usciti dall’ascensore la portammo in camera, e una volta accertateci che si fosse ripresa io e mamma ci recammo nella nostra stanza.
Non le diedi il tempo di poggiare la valigia che le saltai subito addosso, la bacia e mentre stavamo per spogliarci, squillò il mio cellulare. Era la zia. Non volevo rispondere ma mi preoccupai e lo feci:
- Dimmi zia, che succede?
- Sto avendo un’altra crisi.
- Arrivo subito.
- Mamma perdonami vado un salto nella sua stanza a vedere che succede e torno, tu aspettami nella doccia che arrivo.
- Va bene tesoro mio, non farmi aspettare troppo però.
Ci scambiammo un bacio e mi recai nella stanza di zia.
Quando entrai, zia era quasi in lacrime, mi sedetti accanto a lei sul letto e cercai di farla riprendere.
A malincuore decisi di non farci una doccia ma di uscire subito in modo che potesse prendere un po’ d’aria.
Andai nel bagno per non farmi sentire e chiamai mamma:
- Mamma rivestiti, usciamo subito, zia non sta per nulla bene e voglio fargli prendere un po’ d’aria, credimi ho una voglia matta di te ma non possiamo lasciarla da sola.
Mi rispose va bene, e qualche minuto dopo ci incontrammo nei corridoi e andammo a fare un giro per Roma, ma la cosa non ebbe gli effetti sperati, zia era ancora in preda dalle crisi di panico.
Tornammo in albergo per l’orario di cena.
Zia decise di non cenare e di andare subito in camera sua a riposare, mentre io e mamma ci fermammo al ristorante.
Mangiammo qualcosa velocemente e ci ritirammo in camera.
Non appena entrati, ci baciammo, mamma mi chiese di aspettare un secondo che le scappava la pipì. La aspettai seduto sul letto.
Mamma uscì dal bagno completamente nuda, aveva indosso solo delle autoreggenti color carne.
Ogni volta che la vedevo nuda rimanevo estasiato dalla sua bellezza.
Si sedette accanto a me, e riprendemmo a baciarci. La mia mano si posò subito tra le sue cosce, lei le aprì leggermente permettendomi cosi di accarezzare la sua figa. Eravamo ancora intenti nel baciarci quando squillò un cellulare, mamma si voltò leggermente:
- Amore è il mio.
- Chi è? Non sarà ancora la zia?
- No e tuo padre, devo rispondere.
Ci fermammo e lei ripose, ma la mia voglia di averla era cosi tanta che mentre parlava la feci sdraiare, le allargai le gambe, mi misi in mezzo e presi a leccargli la figa.
Mamma mise una mano davanti al microfono e abbassa voce mi disse:
- Che cavolo fai?
Non gli risposi e andai avanti a leccargliela.
- Sì tesoro.
Con un cenno della mano mi fece segno che voleva parlare con me.
Mi spostai e iniziai a parlare con mio padre.
Mamma mi guardò, poi mi slacciò i pantaloni, tirò fuori il mio cazzo, che come sempre era duro, e lo prese in bocca. Mi veniva da ansimare ma resistetti.
Ripassai il telefono a mia madre:
- Buonanotte caro.
E riagganciò.
Ci riguardammo e riprendemmo a baciarci. Ma ancora una volta squillò il cellulare. Pensammo che fosse ancora mio padre e la feci rispondere, però stavolta era la zia che voleva parlare con me.
Contrariato, me la feci passare:
- Dimmi zia. Ah ok ho capito, va bene.
- Che succede?
- Zia ha ancora paura, chiede se per stanotte posso dormire in camera con lei.
- E dove dormi? Sul pavimento?
- Mi sa di si. Che cosa faccio vado?
- Per forza, primo desterebbe sospetti se le dicessi di no, secondo non me la sento di lasciarla da sola in quello stato.
- Ma mamma, io ho voglia di te.
- Lo so anch’io di te, vorrà dire che ci rifaremo domani sera, poi abbiamo qualche altro giorno no?
- Si è vero, per stasera vada cosi. Dai vado di là.
La baciai, misi il pigiama, ma prima di andare in camera di zia, scesi a prendere una copia della camera mia e di mamma, la mattina dopo non volevo svegliarla bussando alla porta ma con qualche dolce bacio.
Una volta presa la chiave andai in camera di zia.
Bussai e venne ad aprirmi. Presi un cuscino. Stavo per sdraiarmi per terra quando mi disse:
- Che fai, non dormi qui nel letto?
- Poiché è un letto singolo, pensavo di dover dormire per terra.
- Ma no scemo, vieni qui, mi stringo un po’.
Mi sdrai nel letto accanto a lei, e ci mettemmo in modo che le nostre schiene si toccavano.
Dopo qualche minuto mi venne d’istinto voltarmi per vedere se si fosse addormentata.
Mi soffermai a guardarla, era estate quindi aveva indosso una camicia da notte corta che faceva intravedere il suo corpo. Dio se era bella.
Zia Anna era lì sdraiata accanto a me. La sentivo respirare, percepivo il suo cuore battere e l’aria era pervasa dal suo profumo.
Forse perché ero ancora eccitato per quello che stavo per fare con mamma, o forse semplicemente perché era bellissima, non riuscivo a smettere di pensare di farla mia.
Con un po’ di timore allungai una mano verso di lei. Iniziai col sfiorargli la caviglia, per poi salire verso il ginocchio ed infine alla coscia. Non credo che in quel momento sentisse il mio tocco, uno perché era molto leggero e secondo dormiva profondamente.
Mi feci più audace, il tocco sempre più pesante e vicino alla sua figa.
Zia si svegliò. Tirai indietro la mano. Pensavo di essere un uomo morto ma si soffermò soltanto a guardarmi.
Dopo qualche secondo di panico con le mani tirò un po’ su la camicia da notte e allargò le gambe.
L’invito era chiaro, e non me lo feci ripetere una seconda volta.
Riallungai la mano. Dapprima con i polpastrelli le accarezzai l’interno coscia per poi avvicinarmi lentamente alla sua figa. infilai prima uno e poi un secondo dito e presi a masturbarla.
Zia non diceva nulla, mi fissava solamente.
Io continuai a masturbarla, e dopo un paio di minuti finalmente iniziò ad ansimare e a chiedermi di andare avanti.
Smisi di sditalinarla.
La girai verso di me. Incrociammo per qualche istante gli sguardi, poi dissi:
- Dio quanto sei bella.
Zia a quelle parole si avvicinò e mi baciò, fu un bacio lungo e appassionato.
Mi spogliai completamente. M’inginocchiai sul letto. Il mio cazzo era a pochi centimetri dalle sue labbra. Zia si allungò, inizio a baciarmi la cappella con le labbra e a leccarla con la punta della lingua.
Mi fece sdraiare. Prese con la mano il mio cazzo e lo infilò completamente in bocca. I suoi movimenti erano talmente decisi che si sentiva il rumore del risucchio. Un pompino fantastico, quasi come quello di mamma.
- Siiiii zia, brava continua così.
Andò avanti senza rispondere.
Passarono all’incirca dieci minuti poi zia si fermò.
- Ora tocca a te nipote mio. Leccami la figa.
- Non vedevo l’ora me lo chiedessi.
La sdraiai e mi fiondai tra le sue gambe. Partii con il baciargli la pancia, poi scesi dolcemente sull’interno coscia, e mi spostavo da una gamba all’altra. A un certo punto mi prese la testa tra le mani e mi spinse sulla figa. Mi accorsi che non era del tutto depilata proprio come piace a me. Presi a leccargliela. Intanto che leccavo con le dita, le sollecitavo il clitolide.
Passo qualche minuto ed io non resistevo più volevo farla mia, volevo penetrarla.
Mi spostai, le allargai bene le gambe e mi misi in mezzo, presi con la mono il mio cazzo e lo appoggiai all’imbocco del paradiso, con un colpo deciso la penetrai, e a differenza di come facevo con mamma, cioè iniziare dolcemente, con zia partii come un toro.
A un certo punto i movimenti erano talmente decisi che avevo paura che le stavo facendo male.
Ma dalle sue urla capivo che non era cosi. “Dio ragazzi se urlava”.
Se dirmi una parola, mi fece spostare, mi spinse violentemente e mi ritrovai sdraiato sul letto a schiena sotto. Si mise cavalcioni su di me. Tolse completamente la camicia da notte e dopo aver sistemato il mio cazzo, lo infilò completamente dentro.
Mi cavalcò violentemente, ma era stupendo.
A un certo punto mi disse:
- Mattia, amore, lo voglio nel culo.
Non potevo credere alle mie orecchie. Zia era proprio una gran troia in quel momento.
La feci mettere gattoni sul letto.
Mi misi dietro di lei.
Feci cadere un po’ di saliva sul buco del suo culo per inumidirlo un po’ e po’ stavolta dolcemente la penetrai.
Era fantastico, e a zia piaceva da morire. Mi pregava in tutti i modi di non fermarmi, di sfondarglielo, ma io stavo per venire e glie lo dissi:
- Zia sto per venire.
- Amore mio aspetta, voglio la tua sborra in figa ti prego.
Senza sapere nemmeno se prendeva o no la pillola, non me lo feci ripetere due volte, uscii dal suo culo ed rientrai nella sua figa e dopo un paio di minuti venni dentro di lei.
Ci guardammo, baciammo, e stanchi morti ci addormentammo.
Mi svegliò la sveglia del cellulare che avevo puntato alle sette, in modo da poter tornare in camera mia e di mamma mentre lei dormiva ancora, ma in quel momento avevo il dubbio se andare da lei o svegliare zia per fare ancora sesso con lei, perché non sapevo se passato il momento ci sarebbero state altre occasioni.
Ci pensai per qualche minuto e alla fine decisi di tornare da mamma.
Svegliai zia con un bacio e le disse che sarei tornato in camera mia per farmi una doccia e prepararmi.
Zia mi disse:
- Amore non stai scappando per via di quello che è successo?
- Assolutamente no. Anzi.
- Meglio perché a me un giorno andrebbe di rifarlo.
Parole stupende per me.
- Zia anch’io, è stato bellissimo. Sei molto calda a letto.
- Anche tu.
Ci baciammo, stavo quasi per cambiare idea ma poi decisi in modo definitivo di andare da mamma.
La salutai e uscii dalla camera.
Una volta arrivato davanti alla stanza mia e di mamma mi accorsi di aver scordato le chiavi in camera di zia.
Non avevo voglia di tornare indietro anche perché avrei cambiato idea e sarei rimasto li.
Decisi di bussare.
Poco dopo si aprì la porta, (e in quel momento capii perché avevo deciso di non rimanere da zia), mamma indossava delle reggicalze di color nero, ed una brasiliana e un reggiseno anch’essi neri.
La baciai lì sull’uscio della porta, e continuando a baciarci andammo verso il letto.
Una volta sdraiati mamma mi tolse pantaloni e mutande. Prese in mano il mio cazzo e lo mise in bocca.
Proprio in quel momento si aprì la porta. Era zia:
- Volevo solo riportarti…..
Smise di parlare e rimase ferma e incredula.
Continua……….
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