Iniziazione sessuale in convento
Scritto da Marco Sala, il 2018-04-04, genere prime esperienze
Questo racconto prende il via da una storia che ho letto su un sito americano. La storia mi ha talmente intrigato che l'ho tradotta ed adattata per i lettori del sito. Spero possa piacervi. Grazie e buona lettura.
La mia storia inizia verso i miei circa 12 anni, quando mio padre morì improvvisamente. La situazione economica familiare era pessima, e lui, unico sostegno della famiglia, ci lasciò senza neanche i soldi per il funerale. Mia madre elemosinando umili lavori a destra e a manca, con gran fatica, si occupò di me fino ai 14 anni età in cui stavo sbocciando sia in bellezza che in impertinenza. Il parroco del paese, che si era sempre occupato di aiutare la nostra famiglia, propose a mia madre mi mandarmi a studiare in un convento alle porte di Roma. Mia madre, da quella saggia donna che era, pur capendo che non ero certo portata per quel tipo di vita, vide in quella soluzione l’unica opportunità per darmi modo di studiare, poi se la vocazione fosse arrivata bene, altrimenti.. Così, dopo la fine della terza media mi trovai catapultata in questa nuova avventura. Per me, mai uscita dai confini del mio piccolo paesino del sud, mi sembrò tutto nuovo ed incredibile in questo collegio. Mi accorsi che la maggior parte delle ragazze erano figlie di gente di buona famiglia e benestanti, solo io ero di umili origini. La vita era scandita dagli orari dei nostri impegni. Sveglia alla mattina per le preghiere, quindi colazione poi scuola. Alla fine delle lezioni, pranzo, ricreazione e studio. Alla sera dopo la cena si recitava il vespero e poi tutti a letto. Io, che quasi non conoscevo niente del sesso, iniziai qui la mia iniziazione sessuale. La prima cosa che ci dissero le suore fu che la masturbazione era proibita dalla religione e che chi si fosse toccata avrebbe dovuto confessarlo al nostro padre confessore. Nonostante ciò, alla sera, da sotto le coperte, i gemiti riempivano la camerata. Le prime sere ero molto imbarazzata e timorosa, ma poi ruppi gli indugi ed anche io entrai a far parte del coro. Alcune ragazze avevano foto di uomini nudi con il pene in erezione e parlavano di come era grande e di dove dovevano mettercelo. Molte fantasticavano su cosa fare al pene degli uomini, una aveva una foto di una donna che lo succhiava ad un uomo, disse che facevano così per non restare incinta. Segretamente mi piaceva restare ad ascoltare i discorsi delle mie compagne ma un po’ mi vergognavo e andavo a fantasticare di queste cose da sola. Dopo qualche mese una brutta notizia sconvolse nuovamente la mia vita, mia madre morì vittima di un incidente. Fu solo grazie alla vicinanza della Madre Superiora, Madre Luigia, che riuscii a superare quel brutto periodo. Io ero una ragazza di umili origini, ma mi sentii speciale quando un giorno, Madre Luigia, mi disse che ero stata scelta per una educazione speciale, diversa da quella impartita alle altre ragazze, e che avrebbe curato personalmente il mio percorso educativo. Mi sentii una prescelta da Dio, forse per poter fare qualcosa di speciale nella mia vita. La vicinanza di Madre Luigia mi aiutò anche nello studio, ero tra le prime della classe e tutto filò bene fino ai miei sedici anni. Fino allora il comportamento di Madre Luigia fu impeccabile, poi cominciò a chiedermi e a farmi fare delle cose strane. Quasi ogni notte la dovevo seguire in chiesa, quindi dovevo stare nuda in piedi davanti all’altare mentre lei ed il padre confessore, Padre Marco, davanti a me guardavano e scrutavano il mio corpo nudo. Ogni tanto mi chiedevano di chinarmi, di girarmi, di alzare le braccia sopra la testa, in modo da esaminarmi in ogni posizione, ma senza mai toccarmi. I primi tempi ero molto imbarazzata poi mi ci abituai. Loro non parlavano con me, bisbigliavano soltanto qualcosa tra di loro, a volte anche annuendo con il capo. C’era qualcosa tra li loro che cominciava a preoccuparmi, anche se la Madre Superiora fino allora mi aveva sempre trattato come una figlia e non mi aveva mai dato motivo di preoccuparmi per il mio benessere. Non mi aveva mai fatto avances sessuali, anzi, da questo punto di vista si era sempre comportata in modo perfetto nei miei confronti. L’intera esperienza durò poco più di una settimana, non so perché ma pensai che fosse una prova per abituarmi alla mia nudità e per non trarre piacere dal’esibirla. Mi fu però anche detto di non rivelare niente alle altre ragazze di ciò che stava accadendo. L’ultima sera che entrambi mi osservarono, Padre Marco disse che ero perfetta. Mi accarezzò i seni e passò le sue mani sul mio corpo nudo e sulla mia area pubica facendomi rabbrividire. Poi mi vestirono con un camicione bianco nonostante sotto fossi nuda. Entrambi mi guardarono di nuovo e mi dissero che ero pronta. Non avevo idea di cosa volessero dire ma lo scoprii subito. Entrambi sparirono nella sacrestia lasciandomi lì in piedi in mezzo alla chiesa sola per circa mezz’ora. Al loro ritorno erano piuttosto nervosi rispetto a quanto lo erano prima. La Madre Superiora mi disse che all’indomani sarei diventata “Figlia di Dio”. Mi chiedevo cosa volesse dire ma avevo imparato a non mettere mai in discussione la parola della Madre Superiora o gli insegnamenti delle suore e dei preti che occasionalmente ci propinavano. Il giorno seguente, la sera, dopo il vespero, mi fece chiamare nel suo ufficio. Li c’era l’infermiera del convento, io l’avevo già vista precedentemente per quelle volte in cui non mi ero sentita bene o per problemi di salute vari. Era giovane ed era molto gentile con noi. Anche lei era una suora ma non indossava mai la tonaca, aveva sempre l’uniforme da infermiera. Occasionalmente le ragazze venivano mandate da lei quando tornavano da casa dopo le vacanze per verificare se durante il soggiorno a casa non avessero contratto qualche malattia. Io non ebbi mai l’occasione di farmi visitare perché non avevo mai lasciato il convento. Proprio per questo motivo non riuscivo a capire il motivo della visita. Una volta salutatami mi disse di togliermi i vestiti. Ormai mi ci ero abituata e la cosa non mi diede fastidio. Mi fece sdraiare sul lettino e, tra il mio stupore, iniziò a radere i miei peli pubici. Quando gli chiesi il motivo mi disse che erano istruzioni della madre superiora. Nei due anni di permanenza non avevo mai visto o sentito che era stato fatto ciò ad una ragazza, del resto nessuna di noi avrebbe mai rivelato qualche proprio intimo segreto ad un’altra. Durante il processo di rasatura ebbi delle strane sensazioni. Le avevo già avute, erano le stesse sensazioni che avevo quando mi masturbavo. L’infermiera si accorse di ciò che stavo provando ma continuò a toccarmi in modo che queste divennero più forti. Mi disse di rilassarmi e lasciarla finire. Io provai, ma non ci riuscii, in quanto lei apertamente cominciò a masturbarmi il clitoride fino a farmi sentire quella strana e piacevole sensazione che si ha nel ventre quando si arriva all’ orgasmo. Stavo cercando di capire. Non sapevo cosa mi era successo. Mai avrei pensato di godere sotto il tocco di una donna. Lei mi disse che la colpa era mia, che l’avevo provocato io stessa ma che non l’ammettevo. Mi disse che col tempo sarei riuscita a controllare quelle sensazioni e, detto ciò, se ne andò. Era il mio primo orgasmo provocato da un’altra donna, non mi ero mai masturbata vicendevolmente con altre ragazze, anche se sapevo che molte lo facevano di nascosto. Nel dormitorio si diceva che due ragazze, segretamente, dormivano insieme nello stesso letto, ma non dovevamo dirlo a nessuno altrimenti saremmo state cacciate dal convento. Una notte, si dice, che una suora le scoprì, furono condotte dalla madre superiora e non le vedemmo mai più. Ma ora torniamo alla mia storia. Dopo avermi depilata e fatta fare una doccia mi fu detto di indossare un mantello pesante e mi condussero nella sacrestianella chiesa. Li trovai la Madre Superiora che subito mi disse di spogliarmi. Sia lei che Padre Marco ispezionarono attentamente il lavoro dell’infermiera, quindi si guardarono dandosi un’occhiata di approvazione per il lavoro fatto. Chiesi cosa stava succedendo, Padre Marco allora mi disse che ero stata scelta per essere una delle figlie predilette di Dio. Mi fecero indossare una veste bianca chiusa con dei bottoni mentre, ancora una volta, sotto ero sempre nuda, solo un crocifisso al collo. Mi portarono in chiesa dove, nell’abside, dietro altare, era stato allestito una sorta di nuovo altare coperto da un lenzuolo bianco e circondato da alti candelabri. Padre Marco e la Madre Superiora mi diedero una comunione speciale. Il vino era molto più forte di quello usato per la Messa che, di nascosto, a volte assaggiavamo, in più mi obbligarono a bere il calice colmo tutto in un sorso. Dopo qualche minuto iniziai a sentirmi strana, avevo una sensazione diversa da quelle che avevo sempre avute prima. Sapevo dove ero ma non riuscivo a muovermi o avere reazioni. Entrambi mi aiutarono a salire sul piccolo altare allestito, e mi aiutarono a distendermi supina. Sentivo un uno strano sonno impossessarsi di me ma non riuscivo a dormire. Il prete iniziò a sbottonarmi la veste e espose il corpo nudo. Dopo anche lui si spogliò subito imitato dalla Madre Superiora. Appena furono nudi entrambi potei notare il cazzo duro e svettante del prete. La Madre Superiora aveva il pube depilato in modo civettuolo, i peli lasciati disegnavano una croce . Ero spaventata, sentivo e capivo tutto ma non potevo ne muovermi ne parlare. Ero stata drogata ma non capivo con cosa e come. Padre Marco, un uomo di circa 50 anni, salì sull’altare con me e cominciò a baciare tutto il mio corpo. Dal collo ai piedi, soffermandosi sui miei capezzoli e la mia vagina prima di arrivare alle dita dei piedi, ovviamente senza dimenticarsi di baciare il crocefisso che indossavo. Finito il suo rito, la Madre Superiora prese il suo posto e fece la stessa cosa. Ero affascinato dal cazzo eretto di Padre Marco, mi piaceva vederlo come ciondolava mentre lui si muoveva. Anche lui aveva il pube depilato, nessun pelo, come la sua testa. Era il primo pene vero che vedevo, ne ero affascinata anche se non potevo dimostrarglielo o dirglielo. La Madre Superiora era più giovane, anche il suo pube, così rasato, mi attraeva e incuriosiva, non ne avevo mai visto uno simile prima. Dopo di ciò la Madre Superiora andò a prelevare dell’acqua dall’acquasantiera quindi lavò il pene del prete e poi fece lo stesso con la sua vagina. Dopo la loro abluzione vennero da me e con la stessa acqua lavarono la mia vagina. Dopo aver recitato alcune preghiere Padre Marco prese una grossa croce dall’altare e la pose sul mio petto all’altezza dei miei seni così che la fine della stessa finisse sul mio ombelico. Lui venne verso di me, spinse mie le gambe all’indietro in modo da esporre la mia vagina, quindi sembrò prepararsi a penetrarmi. Avevo sentito parlare le ragazze di questa cosa e qui ora mi sembrava proprio che volesse farlo. Sapevamo tutte come si fanno i bambini, quando un uomo mette il suo seme nella donna per fecondare il suo ovulo mensile, sapevo anche che il mio periodo non sarebbe arrivato prima di due settimane. La Madre Superiora venne verso di me e in quel momento mi resi conto che era molto più giovane di quello che sembrava con l’abito da suora, avrà avuto 30/35 anni. Il suo corpo era tonico e asciutto e i suoi seni fermi e sodi, decisamente nascondeva un corpo veramente adorabile sotto i suoi abiti abituali. Aveva detto che avrebbe fatto di me la figlia di Dio, forse avevo capito male, forse voleva fare un figlio con me? Non ero in grado di reagire, alcune ragazze mi hanno detto che la prima penetrazione è dolorosa per un minuto, forse due, non volevo impedirgli di fare ciò che era necessario, non ero comunque in grado di emettere qualsiasi suono, avevo perso il dono della parola. Padre Marco prese un tubo dal quale spremette del gel o qualcosa di lubrificante, lo applicò alla mia vagina , recitò una preghiera, si posizionò tra le mie gambe indirizzando il suo pene verso la mia fessurina. La Madre Superiora recitò insieme le stesse preghiere, quindi mi si avvicinò e mi prese le mani, quasi per confortarmi. Quando il prete iniziò a penetrarmi dolcemente mi sentii strana ma non sentii dolore, quindi la Madre Superiora disse: “Ora prendi la sua verginità.” Allora spinse il suo pene dentro di me in modo più profondo. Una fitta lancinante trapassò il mio basso ventre, volevo gridare dal male ma non usciva nulla dalla mia bocca. Il dolore era come una sensazione di bruciore, come una spada calda nella mia vagina. La Madre Superiora osservava estasiata quel pene che mi stava deflorando, lo potevo sentire tutto il suo volume. Dopo un po’ il dolore iniziò ad attenuarsi, dandomi un po’ di sollievo. Ero incredula e sconcertata per quello che mi stava succedendo. Mentre Padre Marco continuava nel suo rito sacrilego, la Madre Superiora esclamò: “Hai crocifisso ed inchiodato un’altra sposa di Cristo che sta mostrando, sanguinando, di essere vergine. Ora è entrata nel mondo delle spose. Hai fatto il tuo dovere. È stato il meraviglioso sacrificio di una vergine. Ora lei non lo è più.” Quando tolse il suo pene dalla mia vagina, era ricoperto di sangue. Stavo sanguinando ma non era quello del mio “periodo”. Poi disse che non era stato difficile sverginarmi e che ero stata un’ottima candidata. Ciò detto si alzò da sopra e scese dall’altare sul quale mi aveva immolata, lasciandomi distesa. Ero preoccupata dal fatto che stessi sanguinando ma loro non lo sembravano. Erano più eccitati ed impressionati dal fatto che avevo sanguinato quando ero stata penetrata. Quindi i due mi tolsero il vestito bianco da sotto mostrando la grossa macchia di sangue all’altezza del mio sesso. Entrambi baciarono il mio sangue, non potevo credere a quello che stavano facendo. Poi la Madre Superiora posizionò il mio abito sporco sul pavimento, vi ci si sdraiò e si posizionò come aveva posizionato me, ed il prete la scopò con il pene ancora sporco del mio sangue. Era chiaro che non era la prima volta che lo facevano. Mentre lui la pompava con energia, si vedeva chiaramente che lei stava godendo. Io, ancora semi paralizzata, dall’alto dell’altare vedevo i suoi seni che si muovevano e ondeggiavano sotto i colpi violenti del prete. I due erano rapiti da quello che stavano facendo, la Madre Superiora emetteva ogni sorta di lamenti e mugolii che dimostravano l’eccitazione ed il godimento che stava provando. Non potendo muovermi non potevo far altro che guardare. Lui la continuava a pompare mentre lei gli rispondeva muovendo il bacino accondiscendendo i movimenti. Dopo diversi minuti di questo trattamento, forse 10, la Madre Superiora esclamò: “Si..Si.. sto godendo!” Allora lui aumentò il ritmo tanto che insieme emisero dei mugolii e dei sospiri che indicarono chiaramente che stavano avendo un orgasmo, gli stessi mugolii che sentivo emettere dalle mie compagne di notte quando, nascoste nel buio sotto le coperte, si masturbavano. Dopo aver goduto rimasero sdraiati insieme per un po’, mentre la Madre Superiora gli disse: “Il tuo lavoro non è finito, hai un’altra sposa da sverginare.” Si alzarono in piedi e vidi il pene, ora afflosciato, ancora sporco del mio sangue e gocciolante di una sostanza cremosa biancastra, poi quando potei vedere la Madre Superiora, vidi che dalle sue cosce colava la stessa sostanza lattiginosa della quale era sporco il pene di Padre Marco. Entrambi vennero verso di me, lui era in piedi vicino tanto che quasi il suo corpo toccava il mio, avevo il suo pene davanti ai miei occhi lo vedevo perfettamente tanto che potevo vedere chiaramente la sostanza lattiginosa colargli dal meato della cappella. Ero affascinata dalle sue forme. Lei iniziò a toccarmi il seno e miei capezzoli iniziarono ad indurirsi. Mi piaceva ma capivo che forse non era giusto ma non potevo fermarlo. Erano cose che facevo a letto da sola ma non era bello come le facessi con lui. Poi si chinò verso di me, mi giro la testa verso il suo pene e mi disse di prenderglielo in bocca. Ero disgustata, sapevo che era sbagliato ma sapevo che non potevo fermarlo, sapevo che lui si aspettava che facessi esattamente quello che mi avevano chiesto. Cercai di dire no provando a scuotere la testa. La Madre Superiosa subito mi disse di non essere sciocca, di fare quello che mi era stato detto, ero stata scelta per essere la vergine sacrificale ed ora ero la figlia di Dio, nessuna altra ragazza sarebbe stata trattata bene come me. Allora feci ciò che mi fu chiesto. Il gusto era terribile, ma iniziai a succhiare come mi era stato indicato. Quando cominciò a diventare duro divenne più agevole succhiarlo. Poco dopo me lo tolse dalla bocca e mi baciò inserendoci la lingua, mi fece ancora più schifo del suo cazzo. Poi continuò baciando i miei capezzoli e la mia vagina insanguinata. Quindi si preparò per penetrarmi di nuovo. Mentre lui mi allargava le gambe per prepararmi a ricevere di nuovo il suo pene, la Superiora mi disse che questa volta non mi avrebbe fatto male. Mi spinse le gambe fino alle spalle esponendo in modo vergognoso la mia vagina. Questa volta mi penetrò senza nessun dolore, forse perché la sua “carne” era più tenera di prima e a poco a poco cominciai ad apprezzare quello che mi stava facendo. La sensazione che il suo pene provocava muovendosi dentro di me mi piaceva sempre di più, mi rilassai e cominciai a godere di quello che mi stava accadendo. Il torpore iniziale si stava un poco attenuato, riuscivo lentamente a muovermi e ad emettere qualche suono con la gola. Mentre Padre Marco mi stava scopando, la Madre Superiora mi disse che se volevo, per sentirmi meglio, potevo toccarmi la mia vagina ma, quello che mi stava succedendo era talmente bello che non lo feci. I due iniziarono a parlarmi alternativamente di come fosse bello essere dentro di me e di come io sia stata una scelta perfetta e di come la Madre Superiora fosse stata perfetta nella scelta della vergine. Lei era in piedi al mio fianco e continuava ad accarezzarmi i seni ed i capezzoli, facendomi apprezzare ulteriormente quello che stava facendo il prete dentro di me. Questo gioco continuò per circa 20 minuti. Vedevo che si stava divertendo mentre diceva alla Madre quanto ero brava. Gli disse anche che era un peccato che non poteva godere di me e del mio corpo come lo stava facendo lui. Lei gli rispose: “ Lo farò a tempo debito, le sarà insegnato come far godere le donne e sarò io personalmente a verificare i suoi progressi. Poi, come sai ci sono altre due suore iniziate e lei verrà introdotta al servizio come loro. Ora non voglio privarti dei suoi piaceri, forse posso convincerla a darti conforto ogni tanto.” “lo spero” disse “Questa è la migliore delle vergini che tu mi hai proposto, ultimamente ho dovuto accontentarmi due chierichetti.” “Non preoccuparti, al momento ne ho altre due eccellenti.” Non potevo credere alle mie orecchie, due persone tra le più stimate della comunità che facevano sesso con novizie e chierichetti. Mentre loro chiacchieravano io capivo che cominciavo ad avere quelle sensazioni che ti conducono all’orgasmo, così iniziai a muovermi, per quel poco che potevo, per sentire meglio il pene dentro di me ed avere un orgasmo più intenso. La Madre capì quello che stavo facendo e mi chiese se stavo venendo, annuii e lei disse: “Dai, rendila felice! Falla godere e mandala in paradiso.” Allora lui cominciò a pomparmi sempre più velocemente, capivo che anche lui stava provando le sensazioni che portano all’orgasmo così come le stavo provando io. Raggiunsi l’orgasmo ed emisi i gemiti di piacere tipici del momento. Contemporaneamente a me, anche Padre Marco cominciò a emettere gemiti e grugniti inondando la mia vagina di una sostanza viscida e bagnata. Era il suo sperma pronto a fecondare il mio uovo. Stava facendo un bambino con me. La Superiora si accorse di quello che stava succedendo e della mia paura allora mi disse: “Non preoccuparti cara, lui non può fare dei bambini, altrimenti ci sarebbero uno stuolo di bastardi qui in convento. Ti manderò l’infermiera che ti spiegherà come lui non potrà mai essere un vero padre.” Mi fu permesso di rimanere distesa su quello strano catafalco per qualche minuto, quindi vidi entrare l’infermiera. Nelle mani aveva una siringa, dopo avermi disinfettato un gluteo mi face l’iniezione, dopo qualche secondo comincia a riprendere completamente i miei sensi. Padre Marco e la Madre Superiora se ne ritornarono in sacrestia lasciato lì i loro vestiti e, dai rumori che sentivo, suppongono abbiano continuato a fare ciò che avevano iniziato qui con me e che Padre Marco aveva fatto a me. L’infermiera sorreggendomi in quanto ancora intontita, mi accompagno nell’ambulatorio dove mi fece fare una doccia. Mi spiegò anche che c’era ancora dello sperma nella mia vagina e che mi sarebbe colato fuori durante la notte, di non spaventarmi se avessi visto del liquido uscire. Mi spiegò anche che Padre Marco non poteva fare figli perché si era fatto un vasectomia, ovvero chiudere i canali che dai quali escono gli spermatozoi, mostrandomi una tabella con tanto di foto esplicative. Mi disse che ero una ragazza fortunata e che il Padre era un grande amatore. Oramai cominciavo a riprendermi allora gli chiesi se anche lei lo avesse fatto con il Padre. Mi rispose che lo aveva fatto molte volte e anche la superiora lo faceva spesso. Le chiesi quindi anche delle ragazze come me. “ No sono pochissime le fortunate, perché devono avere delle caratteristiche particolari. La prima essere orfane, la seconda essere carine e belle come te, ed infine bisogna essere sicuri che non parlino a nessuno di quello che succede. Di te credono di potersi fidare, e questo sarà il tuo prossimo insegnamento. Ciò che è successo oggi non dovrà mai uscire da queste mura. Anche io sono stata una come te, poi mi è stato permesso di uscire e frequentare la scuola di infermiera, quindi sono rientrata per mettermi al servizio di Padre Marco. Ti sarà insegnato come accondiscendere e soddisfarlo in tutte le sue richieste, così come ho fatto io. Nonostante la tua giovane età scommetto che tu diventerai molto popolare qui in convento. Io e te spesso staremo insieme e ti insegnerò, anche questo farà parte dei tuoi insegnamenti, come far godere un’altra donna. Io ed altre due suore siamo le poche alle quali avrai il privilegio di dare piacere. D’ora in poi non dormirai più nella camerata ma ti sarà assegnata una cella tutta tua, così che noi potremmo stare con teda sole, in privato. Invece, quando avrà bisogno di te Padre Marco, lo raggiungerai nelle sue stanze. In breve tempo, sono sicura, che anche tu imparerai a godere appieno di questa cosa, lo so, anche io ho fatto così, e sono altresì sicura che noi potremmo andare molto d’accordo.” Detto questo iniziò a spogliarsi. Era bellissima anche senza vestiti, un corpo tonico e due bei seni sodi. Anche lei aveva i peli pubici corti e rasati a forma di cuore. Vedendo che la stavo osservando mi disse: “Questo è un piccolo vezzo che anche tu potrai permetterti. Se a Padre Marco piacerà, potrai scegliere come tenere o se rasare i peli pubici, verrai da me periodicamente e ci penserò io a curarteli oppure verrai ogni volta che Padre Marco avrà bisogno di te. Lui ama le ragazze pulite ed in ordine. Padre Marco ama il sesso orale, lui stesso ti insegnerà come praticarglielo. Lo hai già avuto in bocca impregnato del suo sangue di vergine.” “Si, ma solo dopo che aveva già sborrato nel ventre di Madre Luigia, coperto del mio sangue e della sua sborra.” “Ahh.. questa mi è nuova, non l’avevo ancora visto fare ciò. Bene, sono molto eccitata, tu questa sera dormirai qui con me, ora andiamo a letto e cominciamo subito con l’insegnamento. Mi sa che stasera berrò il seme di Padre Marco direttamente dalla tua vagina. Meglio iniziare subito la tua educazione.” Quella notte fu la prima delle numerose notti in cui feci sesso con l’infermiera, Madre Luigia e altre due suore. Io non potevo avvicinarmi a loro, erano loro che arrivavano di notte nella mia cella ed io dovevo essere pronta a farle godere e a godere con loro. Padre Marco chiese i mie servigi poche volte. Come mi aveva detto l’infermiera era veramente un bravo amante, mi fece godere veramente un sacco, anche se ebbi la sensazione che lui preferisse i suoi chierichetti anche se allora, ingenuamente, non capivo come avrebbe potuto fare sesso con loro. Lo chiesi all’infermiera ma lei molto brevemente mi rispose che c’erano diversi modi, che anche i chierichetti avevano una bocca ed un pertugio. Non scoprii mai se ci fosse stata un’altra ragazza che abbia avuto il mio trattamento. L’infermiera non mi parlò mai di nessun altro oltre che delle due suore già mie compagne di giochi, di Madre Luigia e di Padre Marco. Il pensiero non mi tolse il sonno, mi preoccupai solo di godere di quel periodo in tutti i sensi, fui sempre trattata con rispetto e, in qualche modo, con amore, anche se quello che facevo con le suore con cui mi intrattenevo, fu solo considerato un servizio, non amore. L’unico amore consentito all’interno di quelle mura era quello per la chiesa. Cinque anni dopo lasciai il convento per diventare un prostituta d’alto bordo. L’intero percorso, probabilmente, fu progettato da qualcuno al fuori del convento. Negli ultimi mesi di permanenza spesso ero condotta fuori dal convento per intrattenermi con uomini importanti ed imparare quello che loro desideravano da una donna. Ho giaciuto con le persone molto importanti, da altri prelati a politici di rango, ed in molti casi mi è anche piaciuto. Col tempo ho imparato che gli uomini e le donne, si anche molte donne, con le quali stavo, avevano ognuno delle aspettative diverse dal sesso, ognuna amava qualcosa di diverso ed in me trovavano la persona giusta per assecondare le loro richieste. Per questo devo ringraziare l’infermiera del convento ed anche Padre Marco per l’insegnamento iniziale ricevuto. Non sarei mai entrata nel mondo del sesso a questo livello senza il loro aiuto. L’infermiera per me è stata un’amica veramente speciale, ancora adesso quando posso ci incontriamo e ci divertiamo insieme. Durante la mia permanenza in convento, purtroppo, raramente ho condiviso il letto con Madre Luigia, la Superiora, forse lei aveva altre favorite ma, occasionalmente, veniva ad assicurarsi che gli insegnamenti fossero da me recepiti e constatare i miei miglioramenti. Ora sono una donna indipendente, grazie al il mio “lavoro” ho girato il mondo, cosa che sognavo da piccola nella mia cameretta spoglia, ed ho potuto mettere da parte un considerevole gruzzoletto tale da garantirmi una vecchiaia agiata.
La mia storia inizia verso i miei circa 12 anni, quando mio padre morì improvvisamente. La situazione economica familiare era pessima, e lui, unico sostegno della famiglia, ci lasciò senza neanche i soldi per il funerale. Mia madre elemosinando umili lavori a destra e a manca, con gran fatica, si occupò di me fino ai 14 anni età in cui stavo sbocciando sia in bellezza che in impertinenza. Il parroco del paese, che si era sempre occupato di aiutare la nostra famiglia, propose a mia madre mi mandarmi a studiare in un convento alle porte di Roma. Mia madre, da quella saggia donna che era, pur capendo che non ero certo portata per quel tipo di vita, vide in quella soluzione l’unica opportunità per darmi modo di studiare, poi se la vocazione fosse arrivata bene, altrimenti.. Così, dopo la fine della terza media mi trovai catapultata in questa nuova avventura. Per me, mai uscita dai confini del mio piccolo paesino del sud, mi sembrò tutto nuovo ed incredibile in questo collegio. Mi accorsi che la maggior parte delle ragazze erano figlie di gente di buona famiglia e benestanti, solo io ero di umili origini. La vita era scandita dagli orari dei nostri impegni. Sveglia alla mattina per le preghiere, quindi colazione poi scuola. Alla fine delle lezioni, pranzo, ricreazione e studio. Alla sera dopo la cena si recitava il vespero e poi tutti a letto. Io, che quasi non conoscevo niente del sesso, iniziai qui la mia iniziazione sessuale. La prima cosa che ci dissero le suore fu che la masturbazione era proibita dalla religione e che chi si fosse toccata avrebbe dovuto confessarlo al nostro padre confessore. Nonostante ciò, alla sera, da sotto le coperte, i gemiti riempivano la camerata. Le prime sere ero molto imbarazzata e timorosa, ma poi ruppi gli indugi ed anche io entrai a far parte del coro. Alcune ragazze avevano foto di uomini nudi con il pene in erezione e parlavano di come era grande e di dove dovevano mettercelo. Molte fantasticavano su cosa fare al pene degli uomini, una aveva una foto di una donna che lo succhiava ad un uomo, disse che facevano così per non restare incinta. Segretamente mi piaceva restare ad ascoltare i discorsi delle mie compagne ma un po’ mi vergognavo e andavo a fantasticare di queste cose da sola. Dopo qualche mese una brutta notizia sconvolse nuovamente la mia vita, mia madre morì vittima di un incidente. Fu solo grazie alla vicinanza della Madre Superiora, Madre Luigia, che riuscii a superare quel brutto periodo. Io ero una ragazza di umili origini, ma mi sentii speciale quando un giorno, Madre Luigia, mi disse che ero stata scelta per una educazione speciale, diversa da quella impartita alle altre ragazze, e che avrebbe curato personalmente il mio percorso educativo. Mi sentii una prescelta da Dio, forse per poter fare qualcosa di speciale nella mia vita. La vicinanza di Madre Luigia mi aiutò anche nello studio, ero tra le prime della classe e tutto filò bene fino ai miei sedici anni. Fino allora il comportamento di Madre Luigia fu impeccabile, poi cominciò a chiedermi e a farmi fare delle cose strane. Quasi ogni notte la dovevo seguire in chiesa, quindi dovevo stare nuda in piedi davanti all’altare mentre lei ed il padre confessore, Padre Marco, davanti a me guardavano e scrutavano il mio corpo nudo. Ogni tanto mi chiedevano di chinarmi, di girarmi, di alzare le braccia sopra la testa, in modo da esaminarmi in ogni posizione, ma senza mai toccarmi. I primi tempi ero molto imbarazzata poi mi ci abituai. Loro non parlavano con me, bisbigliavano soltanto qualcosa tra di loro, a volte anche annuendo con il capo. C’era qualcosa tra li loro che cominciava a preoccuparmi, anche se la Madre Superiora fino allora mi aveva sempre trattato come una figlia e non mi aveva mai dato motivo di preoccuparmi per il mio benessere. Non mi aveva mai fatto avances sessuali, anzi, da questo punto di vista si era sempre comportata in modo perfetto nei miei confronti. L’intera esperienza durò poco più di una settimana, non so perché ma pensai che fosse una prova per abituarmi alla mia nudità e per non trarre piacere dal’esibirla. Mi fu però anche detto di non rivelare niente alle altre ragazze di ciò che stava accadendo. L’ultima sera che entrambi mi osservarono, Padre Marco disse che ero perfetta. Mi accarezzò i seni e passò le sue mani sul mio corpo nudo e sulla mia area pubica facendomi rabbrividire. Poi mi vestirono con un camicione bianco nonostante sotto fossi nuda. Entrambi mi guardarono di nuovo e mi dissero che ero pronta. Non avevo idea di cosa volessero dire ma lo scoprii subito. Entrambi sparirono nella sacrestia lasciandomi lì in piedi in mezzo alla chiesa sola per circa mezz’ora. Al loro ritorno erano piuttosto nervosi rispetto a quanto lo erano prima. La Madre Superiora mi disse che all’indomani sarei diventata “Figlia di Dio”. Mi chiedevo cosa volesse dire ma avevo imparato a non mettere mai in discussione la parola della Madre Superiora o gli insegnamenti delle suore e dei preti che occasionalmente ci propinavano. Il giorno seguente, la sera, dopo il vespero, mi fece chiamare nel suo ufficio. Li c’era l’infermiera del convento, io l’avevo già vista precedentemente per quelle volte in cui non mi ero sentita bene o per problemi di salute vari. Era giovane ed era molto gentile con noi. Anche lei era una suora ma non indossava mai la tonaca, aveva sempre l’uniforme da infermiera. Occasionalmente le ragazze venivano mandate da lei quando tornavano da casa dopo le vacanze per verificare se durante il soggiorno a casa non avessero contratto qualche malattia. Io non ebbi mai l’occasione di farmi visitare perché non avevo mai lasciato il convento. Proprio per questo motivo non riuscivo a capire il motivo della visita. Una volta salutatami mi disse di togliermi i vestiti. Ormai mi ci ero abituata e la cosa non mi diede fastidio. Mi fece sdraiare sul lettino e, tra il mio stupore, iniziò a radere i miei peli pubici. Quando gli chiesi il motivo mi disse che erano istruzioni della madre superiora. Nei due anni di permanenza non avevo mai visto o sentito che era stato fatto ciò ad una ragazza, del resto nessuna di noi avrebbe mai rivelato qualche proprio intimo segreto ad un’altra. Durante il processo di rasatura ebbi delle strane sensazioni. Le avevo già avute, erano le stesse sensazioni che avevo quando mi masturbavo. L’infermiera si accorse di ciò che stavo provando ma continuò a toccarmi in modo che queste divennero più forti. Mi disse di rilassarmi e lasciarla finire. Io provai, ma non ci riuscii, in quanto lei apertamente cominciò a masturbarmi il clitoride fino a farmi sentire quella strana e piacevole sensazione che si ha nel ventre quando si arriva all’ orgasmo. Stavo cercando di capire. Non sapevo cosa mi era successo. Mai avrei pensato di godere sotto il tocco di una donna. Lei mi disse che la colpa era mia, che l’avevo provocato io stessa ma che non l’ammettevo. Mi disse che col tempo sarei riuscita a controllare quelle sensazioni e, detto ciò, se ne andò. Era il mio primo orgasmo provocato da un’altra donna, non mi ero mai masturbata vicendevolmente con altre ragazze, anche se sapevo che molte lo facevano di nascosto. Nel dormitorio si diceva che due ragazze, segretamente, dormivano insieme nello stesso letto, ma non dovevamo dirlo a nessuno altrimenti saremmo state cacciate dal convento. Una notte, si dice, che una suora le scoprì, furono condotte dalla madre superiora e non le vedemmo mai più. Ma ora torniamo alla mia storia. Dopo avermi depilata e fatta fare una doccia mi fu detto di indossare un mantello pesante e mi condussero nella sacrestianella chiesa. Li trovai la Madre Superiora che subito mi disse di spogliarmi. Sia lei che Padre Marco ispezionarono attentamente il lavoro dell’infermiera, quindi si guardarono dandosi un’occhiata di approvazione per il lavoro fatto. Chiesi cosa stava succedendo, Padre Marco allora mi disse che ero stata scelta per essere una delle figlie predilette di Dio. Mi fecero indossare una veste bianca chiusa con dei bottoni mentre, ancora una volta, sotto ero sempre nuda, solo un crocifisso al collo. Mi portarono in chiesa dove, nell’abside, dietro altare, era stato allestito una sorta di nuovo altare coperto da un lenzuolo bianco e circondato da alti candelabri. Padre Marco e la Madre Superiora mi diedero una comunione speciale. Il vino era molto più forte di quello usato per la Messa che, di nascosto, a volte assaggiavamo, in più mi obbligarono a bere il calice colmo tutto in un sorso. Dopo qualche minuto iniziai a sentirmi strana, avevo una sensazione diversa da quelle che avevo sempre avute prima. Sapevo dove ero ma non riuscivo a muovermi o avere reazioni. Entrambi mi aiutarono a salire sul piccolo altare allestito, e mi aiutarono a distendermi supina. Sentivo un uno strano sonno impossessarsi di me ma non riuscivo a dormire. Il prete iniziò a sbottonarmi la veste e espose il corpo nudo. Dopo anche lui si spogliò subito imitato dalla Madre Superiora. Appena furono nudi entrambi potei notare il cazzo duro e svettante del prete. La Madre Superiora aveva il pube depilato in modo civettuolo, i peli lasciati disegnavano una croce . Ero spaventata, sentivo e capivo tutto ma non potevo ne muovermi ne parlare. Ero stata drogata ma non capivo con cosa e come. Padre Marco, un uomo di circa 50 anni, salì sull’altare con me e cominciò a baciare tutto il mio corpo. Dal collo ai piedi, soffermandosi sui miei capezzoli e la mia vagina prima di arrivare alle dita dei piedi, ovviamente senza dimenticarsi di baciare il crocefisso che indossavo. Finito il suo rito, la Madre Superiora prese il suo posto e fece la stessa cosa. Ero affascinato dal cazzo eretto di Padre Marco, mi piaceva vederlo come ciondolava mentre lui si muoveva. Anche lui aveva il pube depilato, nessun pelo, come la sua testa. Era il primo pene vero che vedevo, ne ero affascinata anche se non potevo dimostrarglielo o dirglielo. La Madre Superiora era più giovane, anche il suo pube, così rasato, mi attraeva e incuriosiva, non ne avevo mai visto uno simile prima. Dopo di ciò la Madre Superiora andò a prelevare dell’acqua dall’acquasantiera quindi lavò il pene del prete e poi fece lo stesso con la sua vagina. Dopo la loro abluzione vennero da me e con la stessa acqua lavarono la mia vagina. Dopo aver recitato alcune preghiere Padre Marco prese una grossa croce dall’altare e la pose sul mio petto all’altezza dei miei seni così che la fine della stessa finisse sul mio ombelico. Lui venne verso di me, spinse mie le gambe all’indietro in modo da esporre la mia vagina, quindi sembrò prepararsi a penetrarmi. Avevo sentito parlare le ragazze di questa cosa e qui ora mi sembrava proprio che volesse farlo. Sapevamo tutte come si fanno i bambini, quando un uomo mette il suo seme nella donna per fecondare il suo ovulo mensile, sapevo anche che il mio periodo non sarebbe arrivato prima di due settimane. La Madre Superiora venne verso di me e in quel momento mi resi conto che era molto più giovane di quello che sembrava con l’abito da suora, avrà avuto 30/35 anni. Il suo corpo era tonico e asciutto e i suoi seni fermi e sodi, decisamente nascondeva un corpo veramente adorabile sotto i suoi abiti abituali. Aveva detto che avrebbe fatto di me la figlia di Dio, forse avevo capito male, forse voleva fare un figlio con me? Non ero in grado di reagire, alcune ragazze mi hanno detto che la prima penetrazione è dolorosa per un minuto, forse due, non volevo impedirgli di fare ciò che era necessario, non ero comunque in grado di emettere qualsiasi suono, avevo perso il dono della parola. Padre Marco prese un tubo dal quale spremette del gel o qualcosa di lubrificante, lo applicò alla mia vagina , recitò una preghiera, si posizionò tra le mie gambe indirizzando il suo pene verso la mia fessurina. La Madre Superiora recitò insieme le stesse preghiere, quindi mi si avvicinò e mi prese le mani, quasi per confortarmi. Quando il prete iniziò a penetrarmi dolcemente mi sentii strana ma non sentii dolore, quindi la Madre Superiora disse: “Ora prendi la sua verginità.” Allora spinse il suo pene dentro di me in modo più profondo. Una fitta lancinante trapassò il mio basso ventre, volevo gridare dal male ma non usciva nulla dalla mia bocca. Il dolore era come una sensazione di bruciore, come una spada calda nella mia vagina. La Madre Superiora osservava estasiata quel pene che mi stava deflorando, lo potevo sentire tutto il suo volume. Dopo un po’ il dolore iniziò ad attenuarsi, dandomi un po’ di sollievo. Ero incredula e sconcertata per quello che mi stava succedendo. Mentre Padre Marco continuava nel suo rito sacrilego, la Madre Superiora esclamò: “Hai crocifisso ed inchiodato un’altra sposa di Cristo che sta mostrando, sanguinando, di essere vergine. Ora è entrata nel mondo delle spose. Hai fatto il tuo dovere. È stato il meraviglioso sacrificio di una vergine. Ora lei non lo è più.” Quando tolse il suo pene dalla mia vagina, era ricoperto di sangue. Stavo sanguinando ma non era quello del mio “periodo”. Poi disse che non era stato difficile sverginarmi e che ero stata un’ottima candidata. Ciò detto si alzò da sopra e scese dall’altare sul quale mi aveva immolata, lasciandomi distesa. Ero preoccupata dal fatto che stessi sanguinando ma loro non lo sembravano. Erano più eccitati ed impressionati dal fatto che avevo sanguinato quando ero stata penetrata. Quindi i due mi tolsero il vestito bianco da sotto mostrando la grossa macchia di sangue all’altezza del mio sesso. Entrambi baciarono il mio sangue, non potevo credere a quello che stavano facendo. Poi la Madre Superiora posizionò il mio abito sporco sul pavimento, vi ci si sdraiò e si posizionò come aveva posizionato me, ed il prete la scopò con il pene ancora sporco del mio sangue. Era chiaro che non era la prima volta che lo facevano. Mentre lui la pompava con energia, si vedeva chiaramente che lei stava godendo. Io, ancora semi paralizzata, dall’alto dell’altare vedevo i suoi seni che si muovevano e ondeggiavano sotto i colpi violenti del prete. I due erano rapiti da quello che stavano facendo, la Madre Superiora emetteva ogni sorta di lamenti e mugolii che dimostravano l’eccitazione ed il godimento che stava provando. Non potendo muovermi non potevo far altro che guardare. Lui la continuava a pompare mentre lei gli rispondeva muovendo il bacino accondiscendendo i movimenti. Dopo diversi minuti di questo trattamento, forse 10, la Madre Superiora esclamò: “Si..Si.. sto godendo!” Allora lui aumentò il ritmo tanto che insieme emisero dei mugolii e dei sospiri che indicarono chiaramente che stavano avendo un orgasmo, gli stessi mugolii che sentivo emettere dalle mie compagne di notte quando, nascoste nel buio sotto le coperte, si masturbavano. Dopo aver goduto rimasero sdraiati insieme per un po’, mentre la Madre Superiora gli disse: “Il tuo lavoro non è finito, hai un’altra sposa da sverginare.” Si alzarono in piedi e vidi il pene, ora afflosciato, ancora sporco del mio sangue e gocciolante di una sostanza cremosa biancastra, poi quando potei vedere la Madre Superiora, vidi che dalle sue cosce colava la stessa sostanza lattiginosa della quale era sporco il pene di Padre Marco. Entrambi vennero verso di me, lui era in piedi vicino tanto che quasi il suo corpo toccava il mio, avevo il suo pene davanti ai miei occhi lo vedevo perfettamente tanto che potevo vedere chiaramente la sostanza lattiginosa colargli dal meato della cappella. Ero affascinata dalle sue forme. Lei iniziò a toccarmi il seno e miei capezzoli iniziarono ad indurirsi. Mi piaceva ma capivo che forse non era giusto ma non potevo fermarlo. Erano cose che facevo a letto da sola ma non era bello come le facessi con lui. Poi si chinò verso di me, mi giro la testa verso il suo pene e mi disse di prenderglielo in bocca. Ero disgustata, sapevo che era sbagliato ma sapevo che non potevo fermarlo, sapevo che lui si aspettava che facessi esattamente quello che mi avevano chiesto. Cercai di dire no provando a scuotere la testa. La Madre Superiosa subito mi disse di non essere sciocca, di fare quello che mi era stato detto, ero stata scelta per essere la vergine sacrificale ed ora ero la figlia di Dio, nessuna altra ragazza sarebbe stata trattata bene come me. Allora feci ciò che mi fu chiesto. Il gusto era terribile, ma iniziai a succhiare come mi era stato indicato. Quando cominciò a diventare duro divenne più agevole succhiarlo. Poco dopo me lo tolse dalla bocca e mi baciò inserendoci la lingua, mi fece ancora più schifo del suo cazzo. Poi continuò baciando i miei capezzoli e la mia vagina insanguinata. Quindi si preparò per penetrarmi di nuovo. Mentre lui mi allargava le gambe per prepararmi a ricevere di nuovo il suo pene, la Superiora mi disse che questa volta non mi avrebbe fatto male. Mi spinse le gambe fino alle spalle esponendo in modo vergognoso la mia vagina. Questa volta mi penetrò senza nessun dolore, forse perché la sua “carne” era più tenera di prima e a poco a poco cominciai ad apprezzare quello che mi stava facendo. La sensazione che il suo pene provocava muovendosi dentro di me mi piaceva sempre di più, mi rilassai e cominciai a godere di quello che mi stava accadendo. Il torpore iniziale si stava un poco attenuato, riuscivo lentamente a muovermi e ad emettere qualche suono con la gola. Mentre Padre Marco mi stava scopando, la Madre Superiora mi disse che se volevo, per sentirmi meglio, potevo toccarmi la mia vagina ma, quello che mi stava succedendo era talmente bello che non lo feci. I due iniziarono a parlarmi alternativamente di come fosse bello essere dentro di me e di come io sia stata una scelta perfetta e di come la Madre Superiora fosse stata perfetta nella scelta della vergine. Lei era in piedi al mio fianco e continuava ad accarezzarmi i seni ed i capezzoli, facendomi apprezzare ulteriormente quello che stava facendo il prete dentro di me. Questo gioco continuò per circa 20 minuti. Vedevo che si stava divertendo mentre diceva alla Madre quanto ero brava. Gli disse anche che era un peccato che non poteva godere di me e del mio corpo come lo stava facendo lui. Lei gli rispose: “ Lo farò a tempo debito, le sarà insegnato come far godere le donne e sarò io personalmente a verificare i suoi progressi. Poi, come sai ci sono altre due suore iniziate e lei verrà introdotta al servizio come loro. Ora non voglio privarti dei suoi piaceri, forse posso convincerla a darti conforto ogni tanto.” “lo spero” disse “Questa è la migliore delle vergini che tu mi hai proposto, ultimamente ho dovuto accontentarmi due chierichetti.” “Non preoccuparti, al momento ne ho altre due eccellenti.” Non potevo credere alle mie orecchie, due persone tra le più stimate della comunità che facevano sesso con novizie e chierichetti. Mentre loro chiacchieravano io capivo che cominciavo ad avere quelle sensazioni che ti conducono all’orgasmo, così iniziai a muovermi, per quel poco che potevo, per sentire meglio il pene dentro di me ed avere un orgasmo più intenso. La Madre capì quello che stavo facendo e mi chiese se stavo venendo, annuii e lei disse: “Dai, rendila felice! Falla godere e mandala in paradiso.” Allora lui cominciò a pomparmi sempre più velocemente, capivo che anche lui stava provando le sensazioni che portano all’orgasmo così come le stavo provando io. Raggiunsi l’orgasmo ed emisi i gemiti di piacere tipici del momento. Contemporaneamente a me, anche Padre Marco cominciò a emettere gemiti e grugniti inondando la mia vagina di una sostanza viscida e bagnata. Era il suo sperma pronto a fecondare il mio uovo. Stava facendo un bambino con me. La Superiora si accorse di quello che stava succedendo e della mia paura allora mi disse: “Non preoccuparti cara, lui non può fare dei bambini, altrimenti ci sarebbero uno stuolo di bastardi qui in convento. Ti manderò l’infermiera che ti spiegherà come lui non potrà mai essere un vero padre.” Mi fu permesso di rimanere distesa su quello strano catafalco per qualche minuto, quindi vidi entrare l’infermiera. Nelle mani aveva una siringa, dopo avermi disinfettato un gluteo mi face l’iniezione, dopo qualche secondo comincia a riprendere completamente i miei sensi. Padre Marco e la Madre Superiora se ne ritornarono in sacrestia lasciato lì i loro vestiti e, dai rumori che sentivo, suppongono abbiano continuato a fare ciò che avevano iniziato qui con me e che Padre Marco aveva fatto a me. L’infermiera sorreggendomi in quanto ancora intontita, mi accompagno nell’ambulatorio dove mi fece fare una doccia. Mi spiegò anche che c’era ancora dello sperma nella mia vagina e che mi sarebbe colato fuori durante la notte, di non spaventarmi se avessi visto del liquido uscire. Mi spiegò anche che Padre Marco non poteva fare figli perché si era fatto un vasectomia, ovvero chiudere i canali che dai quali escono gli spermatozoi, mostrandomi una tabella con tanto di foto esplicative. Mi disse che ero una ragazza fortunata e che il Padre era un grande amatore. Oramai cominciavo a riprendermi allora gli chiesi se anche lei lo avesse fatto con il Padre. Mi rispose che lo aveva fatto molte volte e anche la superiora lo faceva spesso. Le chiesi quindi anche delle ragazze come me. “ No sono pochissime le fortunate, perché devono avere delle caratteristiche particolari. La prima essere orfane, la seconda essere carine e belle come te, ed infine bisogna essere sicuri che non parlino a nessuno di quello che succede. Di te credono di potersi fidare, e questo sarà il tuo prossimo insegnamento. Ciò che è successo oggi non dovrà mai uscire da queste mura. Anche io sono stata una come te, poi mi è stato permesso di uscire e frequentare la scuola di infermiera, quindi sono rientrata per mettermi al servizio di Padre Marco. Ti sarà insegnato come accondiscendere e soddisfarlo in tutte le sue richieste, così come ho fatto io. Nonostante la tua giovane età scommetto che tu diventerai molto popolare qui in convento. Io e te spesso staremo insieme e ti insegnerò, anche questo farà parte dei tuoi insegnamenti, come far godere un’altra donna. Io ed altre due suore siamo le poche alle quali avrai il privilegio di dare piacere. D’ora in poi non dormirai più nella camerata ma ti sarà assegnata una cella tutta tua, così che noi potremmo stare con teda sole, in privato. Invece, quando avrà bisogno di te Padre Marco, lo raggiungerai nelle sue stanze. In breve tempo, sono sicura, che anche tu imparerai a godere appieno di questa cosa, lo so, anche io ho fatto così, e sono altresì sicura che noi potremmo andare molto d’accordo.” Detto questo iniziò a spogliarsi. Era bellissima anche senza vestiti, un corpo tonico e due bei seni sodi. Anche lei aveva i peli pubici corti e rasati a forma di cuore. Vedendo che la stavo osservando mi disse: “Questo è un piccolo vezzo che anche tu potrai permetterti. Se a Padre Marco piacerà, potrai scegliere come tenere o se rasare i peli pubici, verrai da me periodicamente e ci penserò io a curarteli oppure verrai ogni volta che Padre Marco avrà bisogno di te. Lui ama le ragazze pulite ed in ordine. Padre Marco ama il sesso orale, lui stesso ti insegnerà come praticarglielo. Lo hai già avuto in bocca impregnato del suo sangue di vergine.” “Si, ma solo dopo che aveva già sborrato nel ventre di Madre Luigia, coperto del mio sangue e della sua sborra.” “Ahh.. questa mi è nuova, non l’avevo ancora visto fare ciò. Bene, sono molto eccitata, tu questa sera dormirai qui con me, ora andiamo a letto e cominciamo subito con l’insegnamento. Mi sa che stasera berrò il seme di Padre Marco direttamente dalla tua vagina. Meglio iniziare subito la tua educazione.” Quella notte fu la prima delle numerose notti in cui feci sesso con l’infermiera, Madre Luigia e altre due suore. Io non potevo avvicinarmi a loro, erano loro che arrivavano di notte nella mia cella ed io dovevo essere pronta a farle godere e a godere con loro. Padre Marco chiese i mie servigi poche volte. Come mi aveva detto l’infermiera era veramente un bravo amante, mi fece godere veramente un sacco, anche se ebbi la sensazione che lui preferisse i suoi chierichetti anche se allora, ingenuamente, non capivo come avrebbe potuto fare sesso con loro. Lo chiesi all’infermiera ma lei molto brevemente mi rispose che c’erano diversi modi, che anche i chierichetti avevano una bocca ed un pertugio. Non scoprii mai se ci fosse stata un’altra ragazza che abbia avuto il mio trattamento. L’infermiera non mi parlò mai di nessun altro oltre che delle due suore già mie compagne di giochi, di Madre Luigia e di Padre Marco. Il pensiero non mi tolse il sonno, mi preoccupai solo di godere di quel periodo in tutti i sensi, fui sempre trattata con rispetto e, in qualche modo, con amore, anche se quello che facevo con le suore con cui mi intrattenevo, fu solo considerato un servizio, non amore. L’unico amore consentito all’interno di quelle mura era quello per la chiesa. Cinque anni dopo lasciai il convento per diventare un prostituta d’alto bordo. L’intero percorso, probabilmente, fu progettato da qualcuno al fuori del convento. Negli ultimi mesi di permanenza spesso ero condotta fuori dal convento per intrattenermi con uomini importanti ed imparare quello che loro desideravano da una donna. Ho giaciuto con le persone molto importanti, da altri prelati a politici di rango, ed in molti casi mi è anche piaciuto. Col tempo ho imparato che gli uomini e le donne, si anche molte donne, con le quali stavo, avevano ognuno delle aspettative diverse dal sesso, ognuna amava qualcosa di diverso ed in me trovavano la persona giusta per assecondare le loro richieste. Per questo devo ringraziare l’infermiera del convento ed anche Padre Marco per l’insegnamento iniziale ricevuto. Non sarei mai entrata nel mondo del sesso a questo livello senza il loro aiuto. L’infermiera per me è stata un’amica veramente speciale, ancora adesso quando posso ci incontriamo e ci divertiamo insieme. Durante la mia permanenza in convento, purtroppo, raramente ho condiviso il letto con Madre Luigia, la Superiora, forse lei aveva altre favorite ma, occasionalmente, veniva ad assicurarsi che gli insegnamenti fossero da me recepiti e constatare i miei miglioramenti. Ora sono una donna indipendente, grazie al il mio “lavoro” ho girato il mondo, cosa che sognavo da piccola nella mia cameretta spoglia, ed ho potuto mettere da parte un considerevole gruzzoletto tale da garantirmi una vecchiaia agiata.
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