Il mio nipotino e la casa nuova
Scritto da Trozzai Gotusva, il 2021-08-09, genere incesti
Il mio nipotino e la casa nuova
Gli esami di maturità erano solo un ricordo dopo la settimana di bagordi condivisi con i suoi amici/amiche. Ci eravamo sentiti con Luca praticamente ogni giorno, sempre verso l’ora di pranzo, quando sapeva che ero disponibile. Mi ha raccontato delle cene e di un nuovo conoscente importante per i suoi affetti, un ballerino cubano! I cubani sono sempre stati la sua passione. Con Lui ha già fatto un viaggio a Cuba, ospite dei genitori di Ray, così si sono conosciuti meglio stando insieme per quasi venti giorni. Eravamo arrivati alle soglie dell’autunno e trascorse le glorie del mese cubano, pieno delle attenzioni dei genitori di Ray ed ovviamente del suo compagno, che adorava e ne era ricambiato.
Al rientro in Italia, continua la sua avventura con il lavoro, che ha subito trovato e su cui si è gettato letteralmente a capofitto. Naturalmente avvisa i familiari della sua scelta di vita, facendo quello che viene definito outing. Gli avevo chiesto di tenere la cosa segreta ancora per qualche tempo se ci fosse riuscito; ma volle ad ogni costo comunicarlo almeno ai suoi. Con l’occasione presentò ai genitori il suo ragazzo. Ovviamente non fu tutto facile come nella sua presentazione a Cuba con i genitori di Ray. Quelli di Luca, soprattutto il padre, sbraitò, gli chiese di ripensarci, mi interpellò come se avessi avuto il potere di estirpare l’idea malsana dalla mente del ragazzo. Pianse e volle parlarne con me per un paio di volte in una settimana, poi si chiuse in se stesso.
Luca se ne fece rapidamente una ragione, aveva il suo Ray e gli bastava. La cosa però stava diventando insostenibile in casa. Il ragazzo poteva parlare solo con sua madre, il padre lo evitava. Doveva trovare una soluzione e la sua passione per Ray lo sosteneva ma al contempo era angustiato dal fatto di non avere un posto dove appartarsi per fare l’amore. La camporella non li soddisfava e le risorse per godere di un albergo erano scarse. Da qui l’idea che gli avevo suggerito al telefono, prendere un appartamento in affitto. Gli ho dato tutte le dritte, compreso il nome di un agenzia che conoscevo, e da allora non ci eravamo più sentiti.
Così ci diamo appuntamento per il classico venerdì a metà pomeriggio per passare dall’agenzia a vedere qualcuna tra le soluzioni proposte. Luca è raggiante, sembra molto più maturo dei suoi diciannove anni appena compiuti. È già stato in banca dove ha un conto corrente aperto dai tempi degli stage all’accademia, i cui proventi sono stati proficuamente investiti. A Cuba non ha speso praticamente nulla e possiamo iniziare a ragionare considerando il fatto che se dovesse essere necessario, gli avrei fornito io il denaro mancante. Lui ringrazia sempre, ma ribadisce la volontà di badare a se stesso. Ray ha il suo lavoro e vive per conto suo, quindi le cose dovrebbero essere tutte canalizzate nel senso giusto.
L’appartamento sembra calzare a meraviglia secondo le necessità, appena fuori dal centro, con garage e ingresso privato, cortile interno. È tutto quello che voleva. L’affitto abbordabile! Luca si dichiara soddisfatto. Ci lasciamo e per un paio di mesi o forse più i nostri contatti si limitano alla chiamata bisettimanale con qualche news anche simpatica e piccante, dove arriva a raccontarmi le performance con Ray e qualche dato relativo al suo nuovo menage. Luca scopre cosa significa fare coppia con un cubano. Ma subito mette in chiaro che stare insieme significa anche condividere le risorse. Ray non la vede così e confida sul compagno per la quota della palestra e spese accessorie, le uscite al ristorante, gli ingressi a cinema, teatro e sale da ballo! Luca ci mette poco tempo a comprendere l’andazzo ed a risolvere il tutto. Ognuno per la sua strada. Non sembra aver patito molto la perdita, lavora con dedizione. Sistema la casa e mi invita a bere qualcosa il solito venerdì a metà pomeriggio.
Vedo l’appartamento per la prima volta. È grande abbastanza per una famiglia che sta nascendo; una matrimoniale grande, cameretta dei bimbi, zona giorno sufficientemente ampia, bagno ed un garage per due auto. Mi offre il caffè e poi andiamo in camera, vuole farmi notare un particolare! Collaudare il nuovo letto con materasso superconfort, facendo l’amore con me. Non ho parole! Mi invita a coricarmi e inizia ad accarezzarmi. Dice che secondo lui sono cresciuto ancora nei muscoli pettorali e delle braccia. Può essere, confermo, nel frattempo lo misuro pure io e osservo come abbia aumentato la consistenza degli addominali e dei fianchi, ora letteralmente scolpiti.
Non si perde molto in chiacchiere, si stende su di me baciandomi spudoratamente. Sento quel corpo giovane e fresco che pare quasi farmi violenza da come forzando tempi e convenzioni, riesce ad imporsi con richieste piuttosto perentorie. Vorrei dirgli che forse non è il caso, che magari potrebbe essere meglio rimandare. Ma mi sembra inutile, ha già deciso! Prepara un lubrificante sul comodino. Scende a pascolare baciando con maschia arroganza i fasci addominali mentre già le mani stanno lavorando la mazza arrogante sempre pronta a giocare. Sembra quasi, (il mio cazzo), vivere con una sua volontà e pare non esista, (almeno finora), un giocatore o una giocatrice che non gli vada a genio, vista la velocità con la quale risponde ogni volta.
Luca abbozza un pompino e mi sembra stia disponendo un sessantanove, ma cambia repentino idea, lubrificandosi lo sfintere e sedendosi sul mio cazzo con il gioiello ed i suoi occhi verdi puntati su di me. Se lo prende con grande disinvoltura e sorridendo commenta come la misura presa con l’amico cubano sia dello stesso calibro, la differenza sta nel colore e nel fatto che con me poi sa che non potrà scambiare il gioco, ma gli va più che bene. Si impala bastonandomi l’addome col suo cazzone ad ogni su e giù. Mi piace il rumore di quella bastonata di carne ed anche il suo uccello gradisce. La cappella si fa rossa e tesa per l’eccitazione e l’asta aumentando la consistenza, riesce a sbattere sulla pancia solo se aumenta i ritmo e l’intensità della penetrazione.
Luca continua imperterrito come se stesse seguendo un copione, sento lo sfintere talmente dilatato che mi sembra quasi di non avvertire lo sfregamento del glande sulle morbide pliche della mucosa rettale. Tiene lo sguardo su di me e sorride. Tu mi hai insegnato come si fa a fare l’amore e dovevo rendertene conto adesso che qualcosa ho imparato. Eh si, ha imparato veramente bene, ma non penso di avergli insegnato granché: non obietto e lo lascio continuare. Si gira mostrandomi i piccoli sodi glutei e la schiena con la muscolatura scolpita. Sfoggia un’abbronzatura integrale e la perfetta depilazione, rende quasi paradossale il rapporto tra il palo piantato tra quelle chiappette sode. Mi beo della visione e della prestazione, almeno quanto sento essere soddisfatto Luca.
Mi dice che non lo faceva da un bel po’ e che ho tolto sicuramente qualche ragnatela all’inizio, ma adesso si sente a suo agio. Con Ray è finita, la sua abitudine al lavoro era inversamente proporzionale all’appetito sessuale e non poteva durare con la mentalità di mio nipote, abituato ad sentirsi indipendente e quindi badare a se stesso da giovanissimo. Continua chiudendo gli occhi quasi ad apprezzare anche il suono di quell’amplesso. Scende dal palo ed inizia a lavorarlo con un sapiente pompino. Steso sul letto tra le mie gambe come se lo stesse studiando per la prima volta si diletta al nuovo gioco. Procede con due colpi di sega, una strizzata alle palle nello scroto accompagnata da una pompata alla cappella con tanto di schiocco con la lingua ogni volta che lo toglie dalle ganasce. Il tutto con calma calcolata; interrotta di tanto in tanto da qualche sonoro schiaffo alla cappella, che mi strappa un sospiro per il brivido di piacere che la cosa così condotta mi procura.
Luca mi guarda con un sorrisetto malizioso. Ti piace zio? Chiede. Secondo te? Gli faccio eco! Adesso ti porto vicino all’orgasmo lo voglio durissimo, al massimo della tensione, quando pulsa e pare che scoppi da un momento all’altro, ma so che sai tenere duro, allora mi scoperai alla pecora per farmi sentire troia come piace a me. Non attende la mia risposta, sorride e continua il suo gioco. A me sembrava già duro allo spasimo, ma come ho già detto, non obietto e mi presto al gioco che continua imperterrito finché non inizia ad uscire qualche goccia di liquido trasparente che preleva direttamente infilando per quanto possibile la punta della lingua nel meato esageratamente dilatato. Allora si mette a novanta, ben piazzato sulle ginocchia divaricate e mi invita ad entrare. Sputa abbondantemente sul palmo della mano destra e mi passa prima la cappella massaggiandola bene e quello che resta lo spalma sullo sfintere massaggiandolo a dovere per rilassarlo.
Quando punto il glande sulla rosetta chiusa, la vedo pulsare, faccio scorrere una lunga bava di saliva per soccorrere quella povera carne che sto per violare, ma tant’è, inutile che mi preoccupi, come appoggio il cappellone sullo sfintere, questo non fa in tempo a mettere in cantiere tanti adattamenti. Luca spinge verso di me ed in un sol colpo mi ritrovo strangolato in quel culetto accogliente che sembrava nel frattempo essere tornato stretto. Bastano due tre stantuffate ed eccolo dilatato e lubrificato. Luca mi sfida: adesso vediamo chi si stanca prima facendo a gara a chi ne da e chi ne riceve di più. Storia vecchia ma sempre molto eccitante quando si scopa, soprattutto se il/la tua partner è molto giovane e la sola vista del suo corpo risulta un viagra potentissimo.
Abbiamo iniziato così il nostro rodeo che ci ha portato letteralmente a spogliare il letto di ogni accessorio, lasciando intatti solo i materassi chiusi dai coprimaterassi. Piumone e lenzuola sono state ammucchiate a terra ed i cuscini utilizzati come puntelli. Alla fine dovette capitolare lui, non ce la faceva a sostenere le continue bordate, lo sfintere era talmente dilatato che rimaneva beante anche dopo minuti che avevo estratto il membro. Io, come sempre in questi casi, ero talmente eccitato (col membro così rigido) che non riuscivo ad eiaculare per cui avrei continuato non so per quanto ancora senza mollare di un centimetro ne di una battuta.
Luca si accasciò e chiese di sospendere per qualche minuto. Anche il suo cazzone continuava a rimanere duro e palpitante. Ci sdraiammo affiancati per accarezzarci ed iniziai a segarlo lentamente. Lui fece altrettanto e dopo pochi minuti si girò sul fianco, invitandomi a fare altrettanto, appoggiandosi a cucchiaio sulla mia pancia col culetto. Subito guidò il membro nell’antro del piacere ed iniziò una danza lenta e dolce che disinnescava la ferocia della monta di pochi minuti prima. In quella posizione ero nella condizione di vedere la grossa sveglia disegnata sulla parete di fronte al letto. Attratto dal movimento della lancetta dei secondi capii trattarsi di un orologio con posizioni sessuali del kamasutra dipinte al posto delle ore, ma capaci di garantire una corretta lettura dell’orario. Eravamo li da tanto tempo, non avrei potuto fermarmi oltre trenta minuti e cercai il modo di comunicarlo a Luca. Lo so, rispose immediatamente. Adesso cerchiamo di venire! Così dicendo mi suggeriva lenti movimenti rilassanti alternando piccole penetrazioni ad affondi strategici che nel giro di una decina di minuti portarono tutta la sborra degli ultimi giorni, sparata ad alta pressione nella pancia del nipotino che sottolineava ogni getto con un sospiro.
Quando andai a toccarlo con l’intenzione di dargli una mano a sborrare a sua volta, mi accorsi che era completamente inondato di sborra. Sono venuto con te, confessò, le stesse esplosioni all’unisono. Mai goduto così tanto. La mia nuova casa così come la nuova camera non avrebbero potuto essere inaugurate in modo migliore. Grazie zio. Non mi sembrava di meritare tante attenzioni, ma evidentemente Luca la pensava diversamente. Ci sentiamo saltuariamente al telefono principalmente, io mi sono trasferito in un’altra città e Luca ha trovato stabilità con la sua professione ed un nuovo compagno.
Ogni tanto torna alla mente quel pomeriggio veramente inusuale, soprattutto nella parte dove il mio amato nipotino, oramai uomo fatto e addirittura imprenditore per l’avvio di una attività nuova in un mondo dove la concorrenza risulta particolarmente feroce, asserisce di aver imparato qualcosa da me. Penso sia una riflessione importante da fare; anche se non lo sappiamo, viviamo tutti sotto dei riflettori dove qualcuno ci guarda e giudica ciò che facciamo come più o meno buono e quindi degno o indegno di costituire un modello.
Gli esami di maturità erano solo un ricordo dopo la settimana di bagordi condivisi con i suoi amici/amiche. Ci eravamo sentiti con Luca praticamente ogni giorno, sempre verso l’ora di pranzo, quando sapeva che ero disponibile. Mi ha raccontato delle cene e di un nuovo conoscente importante per i suoi affetti, un ballerino cubano! I cubani sono sempre stati la sua passione. Con Lui ha già fatto un viaggio a Cuba, ospite dei genitori di Ray, così si sono conosciuti meglio stando insieme per quasi venti giorni. Eravamo arrivati alle soglie dell’autunno e trascorse le glorie del mese cubano, pieno delle attenzioni dei genitori di Ray ed ovviamente del suo compagno, che adorava e ne era ricambiato.
Al rientro in Italia, continua la sua avventura con il lavoro, che ha subito trovato e su cui si è gettato letteralmente a capofitto. Naturalmente avvisa i familiari della sua scelta di vita, facendo quello che viene definito outing. Gli avevo chiesto di tenere la cosa segreta ancora per qualche tempo se ci fosse riuscito; ma volle ad ogni costo comunicarlo almeno ai suoi. Con l’occasione presentò ai genitori il suo ragazzo. Ovviamente non fu tutto facile come nella sua presentazione a Cuba con i genitori di Ray. Quelli di Luca, soprattutto il padre, sbraitò, gli chiese di ripensarci, mi interpellò come se avessi avuto il potere di estirpare l’idea malsana dalla mente del ragazzo. Pianse e volle parlarne con me per un paio di volte in una settimana, poi si chiuse in se stesso.
Luca se ne fece rapidamente una ragione, aveva il suo Ray e gli bastava. La cosa però stava diventando insostenibile in casa. Il ragazzo poteva parlare solo con sua madre, il padre lo evitava. Doveva trovare una soluzione e la sua passione per Ray lo sosteneva ma al contempo era angustiato dal fatto di non avere un posto dove appartarsi per fare l’amore. La camporella non li soddisfava e le risorse per godere di un albergo erano scarse. Da qui l’idea che gli avevo suggerito al telefono, prendere un appartamento in affitto. Gli ho dato tutte le dritte, compreso il nome di un agenzia che conoscevo, e da allora non ci eravamo più sentiti.
Così ci diamo appuntamento per il classico venerdì a metà pomeriggio per passare dall’agenzia a vedere qualcuna tra le soluzioni proposte. Luca è raggiante, sembra molto più maturo dei suoi diciannove anni appena compiuti. È già stato in banca dove ha un conto corrente aperto dai tempi degli stage all’accademia, i cui proventi sono stati proficuamente investiti. A Cuba non ha speso praticamente nulla e possiamo iniziare a ragionare considerando il fatto che se dovesse essere necessario, gli avrei fornito io il denaro mancante. Lui ringrazia sempre, ma ribadisce la volontà di badare a se stesso. Ray ha il suo lavoro e vive per conto suo, quindi le cose dovrebbero essere tutte canalizzate nel senso giusto.
L’appartamento sembra calzare a meraviglia secondo le necessità, appena fuori dal centro, con garage e ingresso privato, cortile interno. È tutto quello che voleva. L’affitto abbordabile! Luca si dichiara soddisfatto. Ci lasciamo e per un paio di mesi o forse più i nostri contatti si limitano alla chiamata bisettimanale con qualche news anche simpatica e piccante, dove arriva a raccontarmi le performance con Ray e qualche dato relativo al suo nuovo menage. Luca scopre cosa significa fare coppia con un cubano. Ma subito mette in chiaro che stare insieme significa anche condividere le risorse. Ray non la vede così e confida sul compagno per la quota della palestra e spese accessorie, le uscite al ristorante, gli ingressi a cinema, teatro e sale da ballo! Luca ci mette poco tempo a comprendere l’andazzo ed a risolvere il tutto. Ognuno per la sua strada. Non sembra aver patito molto la perdita, lavora con dedizione. Sistema la casa e mi invita a bere qualcosa il solito venerdì a metà pomeriggio.
Vedo l’appartamento per la prima volta. È grande abbastanza per una famiglia che sta nascendo; una matrimoniale grande, cameretta dei bimbi, zona giorno sufficientemente ampia, bagno ed un garage per due auto. Mi offre il caffè e poi andiamo in camera, vuole farmi notare un particolare! Collaudare il nuovo letto con materasso superconfort, facendo l’amore con me. Non ho parole! Mi invita a coricarmi e inizia ad accarezzarmi. Dice che secondo lui sono cresciuto ancora nei muscoli pettorali e delle braccia. Può essere, confermo, nel frattempo lo misuro pure io e osservo come abbia aumentato la consistenza degli addominali e dei fianchi, ora letteralmente scolpiti.
Non si perde molto in chiacchiere, si stende su di me baciandomi spudoratamente. Sento quel corpo giovane e fresco che pare quasi farmi violenza da come forzando tempi e convenzioni, riesce ad imporsi con richieste piuttosto perentorie. Vorrei dirgli che forse non è il caso, che magari potrebbe essere meglio rimandare. Ma mi sembra inutile, ha già deciso! Prepara un lubrificante sul comodino. Scende a pascolare baciando con maschia arroganza i fasci addominali mentre già le mani stanno lavorando la mazza arrogante sempre pronta a giocare. Sembra quasi, (il mio cazzo), vivere con una sua volontà e pare non esista, (almeno finora), un giocatore o una giocatrice che non gli vada a genio, vista la velocità con la quale risponde ogni volta.
Luca abbozza un pompino e mi sembra stia disponendo un sessantanove, ma cambia repentino idea, lubrificandosi lo sfintere e sedendosi sul mio cazzo con il gioiello ed i suoi occhi verdi puntati su di me. Se lo prende con grande disinvoltura e sorridendo commenta come la misura presa con l’amico cubano sia dello stesso calibro, la differenza sta nel colore e nel fatto che con me poi sa che non potrà scambiare il gioco, ma gli va più che bene. Si impala bastonandomi l’addome col suo cazzone ad ogni su e giù. Mi piace il rumore di quella bastonata di carne ed anche il suo uccello gradisce. La cappella si fa rossa e tesa per l’eccitazione e l’asta aumentando la consistenza, riesce a sbattere sulla pancia solo se aumenta i ritmo e l’intensità della penetrazione.
Luca continua imperterrito come se stesse seguendo un copione, sento lo sfintere talmente dilatato che mi sembra quasi di non avvertire lo sfregamento del glande sulle morbide pliche della mucosa rettale. Tiene lo sguardo su di me e sorride. Tu mi hai insegnato come si fa a fare l’amore e dovevo rendertene conto adesso che qualcosa ho imparato. Eh si, ha imparato veramente bene, ma non penso di avergli insegnato granché: non obietto e lo lascio continuare. Si gira mostrandomi i piccoli sodi glutei e la schiena con la muscolatura scolpita. Sfoggia un’abbronzatura integrale e la perfetta depilazione, rende quasi paradossale il rapporto tra il palo piantato tra quelle chiappette sode. Mi beo della visione e della prestazione, almeno quanto sento essere soddisfatto Luca.
Mi dice che non lo faceva da un bel po’ e che ho tolto sicuramente qualche ragnatela all’inizio, ma adesso si sente a suo agio. Con Ray è finita, la sua abitudine al lavoro era inversamente proporzionale all’appetito sessuale e non poteva durare con la mentalità di mio nipote, abituato ad sentirsi indipendente e quindi badare a se stesso da giovanissimo. Continua chiudendo gli occhi quasi ad apprezzare anche il suono di quell’amplesso. Scende dal palo ed inizia a lavorarlo con un sapiente pompino. Steso sul letto tra le mie gambe come se lo stesse studiando per la prima volta si diletta al nuovo gioco. Procede con due colpi di sega, una strizzata alle palle nello scroto accompagnata da una pompata alla cappella con tanto di schiocco con la lingua ogni volta che lo toglie dalle ganasce. Il tutto con calma calcolata; interrotta di tanto in tanto da qualche sonoro schiaffo alla cappella, che mi strappa un sospiro per il brivido di piacere che la cosa così condotta mi procura.
Luca mi guarda con un sorrisetto malizioso. Ti piace zio? Chiede. Secondo te? Gli faccio eco! Adesso ti porto vicino all’orgasmo lo voglio durissimo, al massimo della tensione, quando pulsa e pare che scoppi da un momento all’altro, ma so che sai tenere duro, allora mi scoperai alla pecora per farmi sentire troia come piace a me. Non attende la mia risposta, sorride e continua il suo gioco. A me sembrava già duro allo spasimo, ma come ho già detto, non obietto e mi presto al gioco che continua imperterrito finché non inizia ad uscire qualche goccia di liquido trasparente che preleva direttamente infilando per quanto possibile la punta della lingua nel meato esageratamente dilatato. Allora si mette a novanta, ben piazzato sulle ginocchia divaricate e mi invita ad entrare. Sputa abbondantemente sul palmo della mano destra e mi passa prima la cappella massaggiandola bene e quello che resta lo spalma sullo sfintere massaggiandolo a dovere per rilassarlo.
Quando punto il glande sulla rosetta chiusa, la vedo pulsare, faccio scorrere una lunga bava di saliva per soccorrere quella povera carne che sto per violare, ma tant’è, inutile che mi preoccupi, come appoggio il cappellone sullo sfintere, questo non fa in tempo a mettere in cantiere tanti adattamenti. Luca spinge verso di me ed in un sol colpo mi ritrovo strangolato in quel culetto accogliente che sembrava nel frattempo essere tornato stretto. Bastano due tre stantuffate ed eccolo dilatato e lubrificato. Luca mi sfida: adesso vediamo chi si stanca prima facendo a gara a chi ne da e chi ne riceve di più. Storia vecchia ma sempre molto eccitante quando si scopa, soprattutto se il/la tua partner è molto giovane e la sola vista del suo corpo risulta un viagra potentissimo.
Abbiamo iniziato così il nostro rodeo che ci ha portato letteralmente a spogliare il letto di ogni accessorio, lasciando intatti solo i materassi chiusi dai coprimaterassi. Piumone e lenzuola sono state ammucchiate a terra ed i cuscini utilizzati come puntelli. Alla fine dovette capitolare lui, non ce la faceva a sostenere le continue bordate, lo sfintere era talmente dilatato che rimaneva beante anche dopo minuti che avevo estratto il membro. Io, come sempre in questi casi, ero talmente eccitato (col membro così rigido) che non riuscivo ad eiaculare per cui avrei continuato non so per quanto ancora senza mollare di un centimetro ne di una battuta.
Luca si accasciò e chiese di sospendere per qualche minuto. Anche il suo cazzone continuava a rimanere duro e palpitante. Ci sdraiammo affiancati per accarezzarci ed iniziai a segarlo lentamente. Lui fece altrettanto e dopo pochi minuti si girò sul fianco, invitandomi a fare altrettanto, appoggiandosi a cucchiaio sulla mia pancia col culetto. Subito guidò il membro nell’antro del piacere ed iniziò una danza lenta e dolce che disinnescava la ferocia della monta di pochi minuti prima. In quella posizione ero nella condizione di vedere la grossa sveglia disegnata sulla parete di fronte al letto. Attratto dal movimento della lancetta dei secondi capii trattarsi di un orologio con posizioni sessuali del kamasutra dipinte al posto delle ore, ma capaci di garantire una corretta lettura dell’orario. Eravamo li da tanto tempo, non avrei potuto fermarmi oltre trenta minuti e cercai il modo di comunicarlo a Luca. Lo so, rispose immediatamente. Adesso cerchiamo di venire! Così dicendo mi suggeriva lenti movimenti rilassanti alternando piccole penetrazioni ad affondi strategici che nel giro di una decina di minuti portarono tutta la sborra degli ultimi giorni, sparata ad alta pressione nella pancia del nipotino che sottolineava ogni getto con un sospiro.
Quando andai a toccarlo con l’intenzione di dargli una mano a sborrare a sua volta, mi accorsi che era completamente inondato di sborra. Sono venuto con te, confessò, le stesse esplosioni all’unisono. Mai goduto così tanto. La mia nuova casa così come la nuova camera non avrebbero potuto essere inaugurate in modo migliore. Grazie zio. Non mi sembrava di meritare tante attenzioni, ma evidentemente Luca la pensava diversamente. Ci sentiamo saltuariamente al telefono principalmente, io mi sono trasferito in un’altra città e Luca ha trovato stabilità con la sua professione ed un nuovo compagno.
Ogni tanto torna alla mente quel pomeriggio veramente inusuale, soprattutto nella parte dove il mio amato nipotino, oramai uomo fatto e addirittura imprenditore per l’avvio di una attività nuova in un mondo dove la concorrenza risulta particolarmente feroce, asserisce di aver imparato qualcosa da me. Penso sia una riflessione importante da fare; anche se non lo sappiamo, viviamo tutti sotto dei riflettori dove qualcuno ci guarda e giudica ciò che facciamo come più o meno buono e quindi degno o indegno di costituire un modello.
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