Cindy ei runner negri

Scritto da , il 2021-07-17, genere gay

Cindy e i runner negri
Il commissario Anselmi mi fece sedere. Mandò via il brigadiere. “Il ragazzo è sconvolto, ci parlo io”, gliene fui grato. Sono timido e non mi piaceva essere motivo di curiosità.
Attesi e fissai il commissario. Non era giovanissimo masi teneva bene .la camicia aderente disegnava la forma di possenti pettorali e i jeans strettissimi, segnalavano gambe lunghe muscolose. Quando si alzò per mettere la sua sedia vicino alla mia, gli occhi mi scivolarono sulle natiche poderose e sul bozzo sul davanti sotto il ventre piatto. “Bene” disse Conosco tuo zio, siccome sei maggiorenne e come hai detto e i tre bull hanno confermato consenziente, non ci sarà denuncia. Ma ora Livio o Livia se preferisci, raccontami tutto. Dunque, il commissario sapeva e sicuramente mio zio gli aveva raccontato che morto papà e la mamma partita a risposarsi n Nuova Zelanda , restavo con un mucchio di soldi ereditati ma solo. Lo zio mi ospitava e qualche volta era molto carino con me. Scusa disse il commissario distratto da una telefonata, torno fra dieci minuti. Dovevo dirgli tutta la verità e mi preparai facendomi nella mente una breve presentazione di me stesso.
Ero alto 176 e pesavo 66kg. Avevo 18 anni ma grazie al fisico da femminuccia ne dimostravo 16. Avevo una ossatura sottile e muscoli non rilevati, ma grazie alla palestra, pettorali ben scolpiti e un culetto tondo da sballo .Lo zio diceva come il David di Donatello. Il viso era bello con occhi azzurri e bei denti. Niente peli sul corpo e pelle rosa. Insomma, una femminuccia se non fosse per un cazzo rispettabile su due grossi coglioni penduli. Più che una femminuccia ero un femminuccio troietto, si, troietto perché mi piacevano i maschietti.

Così le mie sperienze si erano limitate a varie cose con ragazzini ma soprattutto a stare col mio padroncino Mario che era più grande e bruno. Mi piaceva essere sottomesso ma Mario era gay e il suo uccello non si drizzava così giocavamo solo con mani e bocca. Poi a 18 anni il giorno del mio compleanno lo zio mi sverginò facendo di me un femmino a cui piaceva dare via il culetto.
Il commissario rientrò emi accorsi che guardando i l mio culetto mentre ancheggiavo per la stanza il suo coso era diventato duro e quasi sporgeva dai pantaloni stretti e a vita bassa. “Racconta” disse posandomi la mano sulla coscia facendomi fremere per quel tocco così maschio.
Lo sa cosa mi piace, ma quelli! Quelli cosa?
Racconta bene al tuo commissario altrimenti ti sbatto dentro e non con loro.
Ecco iniziai tutti i giorni quando esco da scuola passo davanti a quella panchina dove i tre runner negri riposano. Cazzo! Sono grandi e grossi con tutti i muscoli in rilievo e sotto quei pantaloni stretti vedo dei grossi cazzi che quando passo e sculetto diventano duri come mazze da baseball. Quando arrivo a casa sento l buchino bagnato e mi viene una voglia.
Così l’altro giorno i sono deciso. Era sabato niente scuola. Tutta la mattina ho messo i morsetti ai capezzoli per ingrossarli e mi sono unto il buchino dopo il clistere per essere pulito e profumato.
Poi mi sono messo l’anello pesante alle palle e solo un tanga minuscolo col filo che mi divideva le chiappette. Ho indossato dei pantaloni aderentissimi e una camicetta bianca che faceva vedere i capezzoli gonfi.
I tre erano sulla panchina e avevano appena mangiato.
Sono passato davanti a loro due, tre volte sculettando e ho visto che mi sorridevano toccandosi il pacco che si ingrossava. Allora ho lumato quello che sembrava il capo e mi soso piegato davanti a lui perché vedesse i capezzolini gonfi e rossi.
Con aria ingenua ho chiesto come erano le loro biciclette.
Si sono guardati e il capo ha detto ragazzina se vuoi vederle qui dietro abbiamo la rimessa. Sono un ragazzino ho squittito e poi lui mi ha preso la mano e seguito dagli altri due è andato dietro una siepe dove ha aperto la porta che dava alla rimessa.
Ho fatto finta di essere stupita quando ho scoperto che la rimessa aveva un grande letto e le biciclette poverine erano buttate in un angolo.
Chiusa la porta, il capo ha detto smettiamola troietta e lui e gli altri due si sono tolti i calzoni. Non avevano mutande e le loro grosse mazze si erano indurite. Finsi di essere turbato mentre il capo mi spogliava. Cosa vuoi farmi gli dissi singhiozzando guarda che sono vergine.
Non aver paura signorino dopo oggi avrai una figa anale da far scopare.
Mi fece inginocchiare e mi mise il grosso cazzo sulla bocca. La cappella era enorme e il profumo di maschio mi inebriava.
Aprii la bocca e li ci entro di forza.
Tenendomi i capelli mi entrava e usciva mentre io lo succhiavo di gusto.
Gli altri due iniziarono a segarsi i loro cazzi enormi e mentre il capo aveva rallentato per non venire, loro con un urlo mi sborrarono sui capezzoli.
Il capo detto Sam usci dalla bocca e disse raccogli la sborra dei miei amici e ingoiala. Lo feci e poi lui riprese e mi venne in bocca ordinandomi di ingoiare tutta la sua crema.
Troietto credi di aver finito? Sam Disse qualcosa agli altri. Mi misero alla pecorina sul letto. Uno sotto di me mi mungeva le tette stizzando i capezzoli come fossi una vacca ,l’altro mi era entrato in bocca e andava sue giù lentamente.
Sam dietro di ma cin la sinistra mi tirava i coglioni inanellati così non potevo muovermi e con la destra mi sculacciava. Avevo le chiappe arrossate ma invece di farmi male sentivo i muscoli del buchino che si aprivano e chiudevano spasmodicamente come se cantassero un invito e il mio cazzo indurito chiedeva la pietà di una sega. Sam si sputò sulle mani, poi mi infilò le dita vischiose prima una, poi due, poi tre nel buchino, allargandolo. Mi disse ora ti inculo ma tu attenta non mordere il cazzo del mio amico e lasciati segare.
Feci di sì con la testa e Sam appoggiò la cappella al mio buchino.
Sembrava non volesse entrare, ma quando quello sotto mi dette una violenta strizzata ai capezzoli, il buchino si allargò e il grosso bastone di Sam entrò dentro.
Quello sotto di me lasciò i capezzoli e prese a segarmi molto lentamente e dolcemente.
Dei capezzoli che ora sembravano ciliegie si impossessò Sam che prese a strizzarli. Una strizzata una avanzata nel culetto così via finché entrò tutto dentro di me. Mi sentivo come incinta, sentivo la cappella nello stomaco mentre la mia bocca era diventata una figa.
Sam fu senza pietà e entrava a fondo e usciva e poi di nuovo a fondo mentre i miei capezzoli venivano torturati. Il mio corpo aveva iniziato a godere e ne volevo sempre più di quella carne nera. Quando l’altro mi era venuto in bocca avevo ingoiato tutto e avendo la bocca libera urlavo il mio godimento per essere femmina mentre venivo piano piano segata perché non venissi subito. Dai che ti sborro nel culo gridò Sam e mentre ululavo di godimento per quella massa di sperma che mi gonfiava la pancia, venni nella mano dell’altro uomo che mi porse la mano perché ingoiassi la mia sborra. Mi rimisero in piedi, mi portarono nel bagno e mi fecero una doccia.
Il mio buchino dilatato continuava con spasmi ad aprirsi e chiudersi. Poi mi fecero bere un bicchiere di rum.
Non era necessario ero gia sbronza di cazzo.
Sam mi mise sul letto, mi aprì le gambe, le mise sulle sue spalle e mi chiavò come fossi una puttana. Si lo sei desse ridendo sei il mio puttanello e ti farò lavorare per me. Godetti di nuove mentre ancora veniva dentro di me.
Poi mi ordinò di fare il puttano con i suoi amici.
Così mi presero alla pecorina e poi come una donna.
A metà pomeriggio ero esausto ma felice. Sam mi chiese la ciucciata d’addio, ma mentre lo facevo, i poliziotti chiamati da quella stronza della casa vicino entrarono e ci arrestarono. Vidi negli occhi dei poliziotti l’idea di scoparmi, ma vinse il dovere.
Questo è tutto commissario.
“Cindy sei maggiorenne e quindi non penso che tu voglia denunciare una violenza carnale. Questo è sesso consenziente. Niente denuncia niente verbale.”
“So che domani la mamma è via. Verrò da te per chiarire alcuni punti della deposizione.”
Dissi disi e vedevo sotto i suoi pantaloni il suo membro indurirsi.
Naturalmente non gli raccontai della promessa di Sam di fare di me un puttanello bionco schiavo da far fottere dai ricchi mercanti nigeriani in visita a Milano.

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