Timidezza galeotta
Scritto da kak, il 2021-07-08, genere pissing
Premetto che sono sempre stato un ragazzo abbastanza timido e impacciato soprattutto con le ragazze e da adolescente non riuscivo mai ad abbordarne una, anche quando mi piaceva. In modo particolare avevo un vero e proprio blocco per quanto riguarda argomenti di sesso o funzioni fisiologiche e addirittura mi vergognavo a dire se dovevo andare in bagno, soprattutto in presenza di ragazze.
Perciò a scuola non andavo quasi mai in bagno, sia alle medie, sia alle superiori, tranne qualche volta in cui riuscivo a farlo di soppiatto, quando non c'erano compagne di classe che mi vedessero entrare in bagno. Se ci ripenso era davvero assurdo, ma i timidi a volte sono fatti così.
Per fortuna avevo un'ottima tenuta e, anche quando trattenevo la pipì tutta la mattina, cioè quasi sempre, sono sempre arrivato a casa asciutto o quasi, tranne forse un paio di volte in cui camminando mi era scappata qualche goccina, ma giusto sufficiente a inumidire un poco gli slip.
Il mio incubo invece era la piscina, perché l'acqua stimola parecchio e il bisogno diventa presto impellente; mentre al mare l'ho sempre fatta tranquillamente nell'acqua, in piscina avevo paura che se avessi fatto la pipì si sarebbe formato un alone giallo e che tutti l'avrebbero visto, cosa per me inconcepibile (e comunque discutibile anche per motivi igienici, ma allora pensavo solo alla vergogna). Anche per questo motivo non andavo spesso e volentieri in piscina, essendo anche uno scarso nuotatore, anche se confesso che ero piuttosto attratto dalla possibilità di vedere le ragazze in costume da bagno. Quando dovevo andare in piscina mi preparavo accuratamente per prevenire il problemino, cioè bevevo pochissimo nelle ore precedenti e ovviamente mi premuravo di andare in bagno a casa prima di uscire.
Una volta però capitò il fattaccio tanto temuto. Un amico mi invitò all'ultimo momento ad andare in piscina con sua sorella e una sua amica; conoscevo bene la sorella, che sinceramente mi piaceva, era una ragazzina bionda dal fisico minuto ma carina, con le curve giuste, ed era pure simpatica, purtroppo però non avevo mai osato dirle che mi piaceva. Pensare che ero stato più volte a casa del mio amico, ma a causa della mia timidezza in presenza della sorella non osavo neppure chiedere di andare in bagno. L'aveva notato anche il mio amico: "ma ti vergogni di andare in bagno quando c'è mia sorella?".
Lei invece quando era stata una volta a casa mia me l'aveva chiesto in modo disinvolto, usava l'espressione simpatica "posso andare in quel posticino?".
Tornando all'invito per la piscina, l'idea non mi dispiaceva, benché non fosse la prima volta che vedevo quella ragazza in costume da bagno, ma era sempre un bel vedere, anche se non ci facevo niente e in più c'era un'altra ragazza sua amica, che non guasta. Così accettai, nonostante non fossi preparato, nel senso che quel giorno non avevo affatto lesinato le bevande anzi, siccome faceva molto caldo, mi ero scolato qualche bottiglietta di bibite varie.
Capii di aver sottovalutato il problema dalle prime avvisaglie: appena arrivati agli spogliatoi della piscina già avevo un discreto bisogno, che per fortuna riuscii a espletare andando in bagno insieme al mio amico mentre aspettavamo che le due ragazze uscissero dal loro spogliatoio.
Le due ragazze in bikini erano piuttosto sexy ed ero contento di essere lì con loro, ma dopo pochissimo tempo nell'acqua avvertii un bisogno impellente di fare la pipì. Ben due volte in poco tempo dovetti uscire dalla piscina mentre loro chiacchieravano tra di loro e speravo non mi notassero, dicendo al mio amico "vado un attimo in bagno perché mi scappa la pipì"; era l'unico a cui osavo dirlo così apertamente.
Ma non passò molto tempo che il problema si ripresentò ancora più imperiosamente, mi sembrava imbarazzante uscire per la terza volta anche perché adesso le due ragazze stavano insieme a noi e mi vergognavo troppo a dirglielo. Scherzavamo e ridevamo ma io avevo un problema sempre più urgente: ora avevo una voglia fortissima di fare la pipì, anzi a un certo punto, mentre eravamo fuori dall'acqua e il mio amico mi fece il solletico per scherzo, per un istante mi scappò un pochino di pipì e fu un attimo di panico, per fortuna riuscii a riprendere subito il controllo dello sfintere e il costume già bagnato e sgocciolante mi evitò la figuraccia.
Però mi resi conto che non sarei più riuscito a resistere a lungo, e forse avevano già notato che, nonostante cercassi di non darlo a vedere, mi piegavo e stringevo le gambe; a quel punto, spinto dalla disperazione, mi decisi finalmente a vincere il mio senso di vergogna e, mentre eravamo usciti dall'acqua per fare dei tuffi dal bordo, timidamente dissi "esco un attimo, torno subito". Con mio grande disappunto la sorella del mio amico disse "esco anch'io, devo andare in bagno"; già il fatto che ci avviassimo insieme verso il bagno era per me una situazione nuova, imbarazzante ma un po' eccitante, anche perché la ragazza disinvoltamente mi disse "non so a te, ma a me la piscina fa venire una voglia di pisciare...". A chi lo diceva! Non ebbi il coraggio di rispondere, solo che io avevo davvero aspettato troppo e cominciai a perdere un po' di pipì nel tragitto, cercando di farlo vedere mentre cercavo di stringere più che potevo. Ma sfortuna volle che trovammo il bagno occupato; ci mettemmo in attesa e mentre lei mi parlava tranquillamente, non ce la feci più, persi il controllo della vescica e sentìì un liquido caldo che colava copiosamente lungo le gambe, facendola tutta addosso. Stentavo a crederci perché era dall'infanzia che non mi facevo più la pipì addosso.
Illusoriamente speravo ancora che lei non se ne accorgesse, ma istintivamente feci l'errore di portare una mano sul pube come per tenerla, cosa che forse richiamò il suo sguardo: non dimenticherò mai la sua espressione stupita e incredula nel vedere un ragazzo più grande di lei farsi la pipì nel costume sotto i suoi occhi. Smise di parlare e mi guardò in viso, poi riguardò il fiotto di pipì che stava colando dal mio costume e poi ancora in viso, come a chiedermi "ma come è possibile?".
Credo di la mia faccia abbia preso ogni colore possibile, rimasi impietrito, il mio peggiore incubo si stava materializzando, e proprio davanti a una ragazza mia amica, che pure mi piaceva. Mi veniva da piangere e riuscii solo a farfugliare qualcosa di probabilmente incomprensibile e subito scappai verso la doccia, ma lei mi seguì dicendo "aspettami, non avere vergogna"; poi fece una cosa che mi sorprese non poco: approfittando del fatto che non c'era nessuno alle docce, mi fece entrare, entrò con me e chiuse la porta. Toccò il mio costume intriso di pipì e assaggiò mostrando piacere. Il mio imbarazzo era totale ma lei disse "sai, scappa anche a me" e poco dopo, mentre si muoveva in modo sexy, vidi che si stava facendo la pipì addosso, volontariamente però. Mi prese la mano e la portò sul suo slip dal quale usciva la pipì, fu una sensazione bellissima e del tutto nuova.
Ormai aveva rotto gli indugi e, a pisciata ultimata, con mia ulteriore sorpresa si abbasso le mutandine e mi mostrò la sua patata, facendomela anche toccare; a quel punto avevo già una vistosa erezione che non mancò di notare, dicendomi "togliti il costume anche tu". Lo feci, ormai all'imbarazzo iniziale era subentrata una grande eccitazione. Mi prese in mano il cazzo e non ci volle molto a farmi venire, anzi forse stavo già venendo; poi anche lei si masturbò davanti a me e io venni una seconda volta.
Dopo esserci lavati insieme sotto la doccia, ci rimettemmo il costume e uscimmo con cautela per non essere visti insieme nella doccia. Questa è stata la mia prima esperienza erotica adolescenziale con una ragazza, fu lei in pratica a prendere l'iniziativa anche se a conseguenza della mia pisciata involontaria. Ma le sono grato perché non sarei stato capace di fare niente di simile, timido com'ero.
In seguito mi confessò che mi era venuta dietro già con malizia, la sua idea era di entrare nel bagno mentre io pisciavo. Mi chiese anche se mi ero davvero fatto la pipì addosso involontariamente e io le confessai, rinnovando un po' di imbarazzo, che mi era scappata perché non riuscivo proprio più a trattenerla e che mi ero vergognato da morire in quel momento.
Fu un momento importante della mia vita perché mi fece scoprire la passione per quello che scoprirò dopo che si chiama pissing e perché mi fece maturare e superare certi imbarazzi adolescenziali.
Perciò a scuola non andavo quasi mai in bagno, sia alle medie, sia alle superiori, tranne qualche volta in cui riuscivo a farlo di soppiatto, quando non c'erano compagne di classe che mi vedessero entrare in bagno. Se ci ripenso era davvero assurdo, ma i timidi a volte sono fatti così.
Per fortuna avevo un'ottima tenuta e, anche quando trattenevo la pipì tutta la mattina, cioè quasi sempre, sono sempre arrivato a casa asciutto o quasi, tranne forse un paio di volte in cui camminando mi era scappata qualche goccina, ma giusto sufficiente a inumidire un poco gli slip.
Il mio incubo invece era la piscina, perché l'acqua stimola parecchio e il bisogno diventa presto impellente; mentre al mare l'ho sempre fatta tranquillamente nell'acqua, in piscina avevo paura che se avessi fatto la pipì si sarebbe formato un alone giallo e che tutti l'avrebbero visto, cosa per me inconcepibile (e comunque discutibile anche per motivi igienici, ma allora pensavo solo alla vergogna). Anche per questo motivo non andavo spesso e volentieri in piscina, essendo anche uno scarso nuotatore, anche se confesso che ero piuttosto attratto dalla possibilità di vedere le ragazze in costume da bagno. Quando dovevo andare in piscina mi preparavo accuratamente per prevenire il problemino, cioè bevevo pochissimo nelle ore precedenti e ovviamente mi premuravo di andare in bagno a casa prima di uscire.
Una volta però capitò il fattaccio tanto temuto. Un amico mi invitò all'ultimo momento ad andare in piscina con sua sorella e una sua amica; conoscevo bene la sorella, che sinceramente mi piaceva, era una ragazzina bionda dal fisico minuto ma carina, con le curve giuste, ed era pure simpatica, purtroppo però non avevo mai osato dirle che mi piaceva. Pensare che ero stato più volte a casa del mio amico, ma a causa della mia timidezza in presenza della sorella non osavo neppure chiedere di andare in bagno. L'aveva notato anche il mio amico: "ma ti vergogni di andare in bagno quando c'è mia sorella?".
Lei invece quando era stata una volta a casa mia me l'aveva chiesto in modo disinvolto, usava l'espressione simpatica "posso andare in quel posticino?".
Tornando all'invito per la piscina, l'idea non mi dispiaceva, benché non fosse la prima volta che vedevo quella ragazza in costume da bagno, ma era sempre un bel vedere, anche se non ci facevo niente e in più c'era un'altra ragazza sua amica, che non guasta. Così accettai, nonostante non fossi preparato, nel senso che quel giorno non avevo affatto lesinato le bevande anzi, siccome faceva molto caldo, mi ero scolato qualche bottiglietta di bibite varie.
Capii di aver sottovalutato il problema dalle prime avvisaglie: appena arrivati agli spogliatoi della piscina già avevo un discreto bisogno, che per fortuna riuscii a espletare andando in bagno insieme al mio amico mentre aspettavamo che le due ragazze uscissero dal loro spogliatoio.
Le due ragazze in bikini erano piuttosto sexy ed ero contento di essere lì con loro, ma dopo pochissimo tempo nell'acqua avvertii un bisogno impellente di fare la pipì. Ben due volte in poco tempo dovetti uscire dalla piscina mentre loro chiacchieravano tra di loro e speravo non mi notassero, dicendo al mio amico "vado un attimo in bagno perché mi scappa la pipì"; era l'unico a cui osavo dirlo così apertamente.
Ma non passò molto tempo che il problema si ripresentò ancora più imperiosamente, mi sembrava imbarazzante uscire per la terza volta anche perché adesso le due ragazze stavano insieme a noi e mi vergognavo troppo a dirglielo. Scherzavamo e ridevamo ma io avevo un problema sempre più urgente: ora avevo una voglia fortissima di fare la pipì, anzi a un certo punto, mentre eravamo fuori dall'acqua e il mio amico mi fece il solletico per scherzo, per un istante mi scappò un pochino di pipì e fu un attimo di panico, per fortuna riuscii a riprendere subito il controllo dello sfintere e il costume già bagnato e sgocciolante mi evitò la figuraccia.
Però mi resi conto che non sarei più riuscito a resistere a lungo, e forse avevano già notato che, nonostante cercassi di non darlo a vedere, mi piegavo e stringevo le gambe; a quel punto, spinto dalla disperazione, mi decisi finalmente a vincere il mio senso di vergogna e, mentre eravamo usciti dall'acqua per fare dei tuffi dal bordo, timidamente dissi "esco un attimo, torno subito". Con mio grande disappunto la sorella del mio amico disse "esco anch'io, devo andare in bagno"; già il fatto che ci avviassimo insieme verso il bagno era per me una situazione nuova, imbarazzante ma un po' eccitante, anche perché la ragazza disinvoltamente mi disse "non so a te, ma a me la piscina fa venire una voglia di pisciare...". A chi lo diceva! Non ebbi il coraggio di rispondere, solo che io avevo davvero aspettato troppo e cominciai a perdere un po' di pipì nel tragitto, cercando di farlo vedere mentre cercavo di stringere più che potevo. Ma sfortuna volle che trovammo il bagno occupato; ci mettemmo in attesa e mentre lei mi parlava tranquillamente, non ce la feci più, persi il controllo della vescica e sentìì un liquido caldo che colava copiosamente lungo le gambe, facendola tutta addosso. Stentavo a crederci perché era dall'infanzia che non mi facevo più la pipì addosso.
Illusoriamente speravo ancora che lei non se ne accorgesse, ma istintivamente feci l'errore di portare una mano sul pube come per tenerla, cosa che forse richiamò il suo sguardo: non dimenticherò mai la sua espressione stupita e incredula nel vedere un ragazzo più grande di lei farsi la pipì nel costume sotto i suoi occhi. Smise di parlare e mi guardò in viso, poi riguardò il fiotto di pipì che stava colando dal mio costume e poi ancora in viso, come a chiedermi "ma come è possibile?".
Credo di la mia faccia abbia preso ogni colore possibile, rimasi impietrito, il mio peggiore incubo si stava materializzando, e proprio davanti a una ragazza mia amica, che pure mi piaceva. Mi veniva da piangere e riuscii solo a farfugliare qualcosa di probabilmente incomprensibile e subito scappai verso la doccia, ma lei mi seguì dicendo "aspettami, non avere vergogna"; poi fece una cosa che mi sorprese non poco: approfittando del fatto che non c'era nessuno alle docce, mi fece entrare, entrò con me e chiuse la porta. Toccò il mio costume intriso di pipì e assaggiò mostrando piacere. Il mio imbarazzo era totale ma lei disse "sai, scappa anche a me" e poco dopo, mentre si muoveva in modo sexy, vidi che si stava facendo la pipì addosso, volontariamente però. Mi prese la mano e la portò sul suo slip dal quale usciva la pipì, fu una sensazione bellissima e del tutto nuova.
Ormai aveva rotto gli indugi e, a pisciata ultimata, con mia ulteriore sorpresa si abbasso le mutandine e mi mostrò la sua patata, facendomela anche toccare; a quel punto avevo già una vistosa erezione che non mancò di notare, dicendomi "togliti il costume anche tu". Lo feci, ormai all'imbarazzo iniziale era subentrata una grande eccitazione. Mi prese in mano il cazzo e non ci volle molto a farmi venire, anzi forse stavo già venendo; poi anche lei si masturbò davanti a me e io venni una seconda volta.
Dopo esserci lavati insieme sotto la doccia, ci rimettemmo il costume e uscimmo con cautela per non essere visti insieme nella doccia. Questa è stata la mia prima esperienza erotica adolescenziale con una ragazza, fu lei in pratica a prendere l'iniziativa anche se a conseguenza della mia pisciata involontaria. Ma le sono grato perché non sarei stato capace di fare niente di simile, timido com'ero.
In seguito mi confessò che mi era venuta dietro già con malizia, la sua idea era di entrare nel bagno mentre io pisciavo. Mi chiese anche se mi ero davvero fatto la pipì addosso involontariamente e io le confessai, rinnovando un po' di imbarazzo, che mi era scappata perché non riuscivo proprio più a trattenerla e che mi ero vergognato da morire in quel momento.
Fu un momento importante della mia vita perché mi fece scoprire la passione per quello che scoprirò dopo che si chiama pissing e perché mi fece maturare e superare certi imbarazzi adolescenziali.
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