La vendetta più dolce I

Scritto da , il 2021-01-22, genere incesti

LA VENDETTA PIU' DOLCE I - racconto erotico d'incesto etero.

Mi ricordo bene quando la mia ragazza mi lasciò.
Era una sera di ottobre, una di quelle sere che già ti fa capire che probabilmente andrà tutto in merda: Pioveva, ristorante di sushi più costo della città e fidanzata arrabbiata per l'ultima litigata. Fu una cosa rapida: mi disse che non mi amava più e che aveva un altro. Non ci rimasi nemmeno male, più che altro avevo l'ansia dell'inevitabile cambiamento della routine e il senso di scazzo dovuto dalle classiche spiegazioni a tutti i parenti e amici. Quando la portai a casa manco mi accorsi che sul suo uscio c'era già l'altro.
Arrivato a casa gettai sulla sedia la giacca bagnata e mi lasciai cadere sul letto. Rimasi fermo a rimuginare sugli eventi per ore, fino a quando non mi decisi di scacciare l'insonnia dagli occhi andandomi a fare una doccia calda. Presi la mia roba e, a passi molto pesati per non far rumore, uscii dalla camera: erano circa le tre di notte. Attraversai il corridoio fino ad arrivare davanti al bagno, così preso dai miei pensieri nel buio che quasi mi spaventai quando, passando di fianco all'ufficio di mio padre, sentii una persona parlare.
Non era strano che papà facesse tardi dall'ufficio, ma così tardi mai era capitato: stranito feci spallucce e continuai il mio percorso verso la doccia. Una volta dentro al bagno iniziarono a giungermi i primi dubbi: Avrà avuto dei contrattempi in banca? Ma che strano, chissà quale cliente chiama a quest'ora di notte. Sentivo già puzza di marcio sotto questa storia, ma non avevo testa per indagare né voglia di andarmi a cacciare in casini senza un validissimo motivo di sospettare di lui.
Finita la doccia mi rivestii e iniziai a camminare verso la mia stanza. Questa volta, feci più attenzione a non fare rumore, quasi istintivamente vista la mia scarsa voglia d'impicciarmi, ma quando mi trovai di fronte al corridoio dove si trovava l'ufficio rimasi paralizzato da quello che vidi:
Mio padre stava uscendo dall'ufficio, molto circospetto e, non notandomi nell'ombra, si stava avviando verso il bagno; teneva in mano il suo telefono, acceso in quella che pensai essere una videochiamata con una voce bassa in sottofondo che mormorava qualcosa. Aveva la vestaglia aperta e, sotto di essa, notai la sua nudità mostrata all'interlocutore della chiamata, illuminata dalla debole luce del cellulare. Istintivamente cambiai direzione prima di essere scoperto, rifugiandomi in cucina, lasciandolo passare credendosi inosservato. Ma io osservai, e anche bene, incredulo com'ero: Avevo ragione era in videochiamata con qualcuno, e questo "qualcuno" era una ragazzetta forse anche più giovane di me con le gambe aperte che inquadrava la sua intimità per mio padre. Non riuscii a sentire la conversazione ma sentii le loro voci basse e eccitate bisbigliare nell'oscurità fendendo il silenzio della notte. Una volta chiuso in bagno non ci pensai due volte e con una velocità data dall'improvviso attacco di adrenalina, ripresi la mia strada per andare in camera mia, cercando di pensare al da farsi. Ma un altra cosa fermò la mia marcia: ero quasi arrivato quando, passando davanti alla camera di mia madre sentii un pianto appena soffocato. Lei sapeva. Al momento non feci nulla, troppe cose erano successe quel dì e avevo bisogno di tempo per riflettere.

Passarono dei giorni, e io non facevo altro che pensare a cos'altro avrebbe potuto fare mio padre se aveva il coraggio di fare sesso in videochiamata in piena notte, con sua moglie in casa, ma soprattutto chissà da quanto tempo si comportava così e da quanto tempo mia madre lo sapeva. Che poi, chi avrebbe mai tradito mamma se non quel idiota? Era una bellezza oggettiva, bassina dai capelli rossi lisci, ancora giovane e non deformata per niente dalla gravidanza... cercavo un po' di lei in tutte le mie fidanzate. Lei ha conosciuto lui in banca, nella filiale di papà, quando aveva poco più di diciotto anni, e poco altro so della loro fidanzamento. Quel che mi è sempre stato detto è che si sono sposati dopo nemmeno 1 anno di relazione e che pochi mesi dopo sono nato io. Lei ha rinunciato agli studi e al diploma per suo volere, chiusa in casa a crescermi perché lui doveva pensare al lavoro. Al dispetto di tutto ora, dopo vent'anni, ha mantenuto un carattere solare e scherzoso, cordiale e molto amorevole. Ma più la guardavo, dopo quella notte, più vedevo in lei quei gesti che ho sempre reputato "normali", ma che ora percepivo come distaccati e freddi segni di dovere verso quell'uomo che aveva sposato, ma che, supponevo non amasse più. Servirgli la cena, preparargli il pranzo per il lavoro e persino andare a sdraiarsi con lui quando veniva sera, parevano atti di fredda e odiata routine che la stavano uccidendo.

Ma cosa potevo fare io? non avevo i mezzi per smascherare mio padre né ero sicuro che sarebbe stato giusto rivelare tutto questo a mia madre, rischiando di provocare in lei imbarazzo verso di me, suo figlio, che ora l'avrebbe vista solo come una cornuta che non può reagire per paura di perdere tutto: un posto dove vivere, la dignità e me.
Mi autoconvinsi fortemente che io ne sarei dovuto rimanere fuori: i casini che sarebbero potuti uscire avrebbero distrutto l'intera famiglia e non avevo cuore di distruggere emotivamente la mia adorata mamma. Ma una rabbia crescente mi montava dentro, rabbia che sfogavo in palestra o nelle mie corse post università, prima di rientrare a casa. Rabbia che scoppiò quel giorno, tutto di colpo.

Era sera e stavo tornando a casa da un uscita alcolica con i miei amici. I miei amici mi avevano riaccompagnato a casa a piedi, deridendomi un po' per via di quella ragazza che ci aveva provato con me tutta la sera e che mi aveva palesemente offerto un pompino nel bagno del locale che io avevo bellamente snobbato, solo perché volevo tornare a casa. In effetti non toccavo una donna da qualche mese, esattamente da quando mi aveva lasciato la mia ex, ma io avevo un ansia costante dentro il petto, la mia rabbia ribolliva e si mischiava ai fumi dell'alcol, dandomi alla testa. Sentivo che dovevo rientrare a casa, sentivo che mio padre avrebbe fatto qualcosa quella sera che mia madre si era fermata a dormire dai suoi genitori fuori città. Sentivo che se avesse fatto qualcosa, l'avrebbe fatto oggi. Ignorai i saluti troppo sbeffeggianti dei miei amici ubriachi e mi fiondai dentro casa, sicuro di beccare papà con le mani nel sacco. A grandi passi varcai la soglia, mi fiondai su per le scale verso lo studio e.... era vuoto. Papà infatti era in camera sua bello addormentato.
Non so perché ma questo mi fece arrabbiare ancora di più e, inebriato dall'alcol mi addentrai nella sua camera, cercando di non fare rumore e gli scollegai il telefono dalla carica. Lo sbloccai facilmente, troppo facile mettere come password la propria data di nascita. Gironzolai fra le sue applicazioni senza aspettarmi troppo, non sapevo esattamente perché facevo ciò, quando ad un certo punto, poco prima di demordere, scoprii le chat archiviate di WhatsApp. Una decina di ragazze diverse, tutte con età non superiore ai venticinque, mandavano video o foto nude o provocanti a qualsiasi ora del giorno, facendo texting e ringraziando di "quella sera molto speciale e di tutti quei regalini". Le date corrispondevano a i giorni in cui diceva di dormire fuori città per "impegni lavorativi" che ora capisco chiamarsi Marta, Sara, Sasha....

Se fossi stato una persona leggermente più violenta l'avrei fatto fuori all'istante ma, complice l'alcol e la mia indole, feci molti screenshot e me li mandai, cancellando successivamente le prove del mio passaggio e depositando il telefono dove l'avevo trovato.
Non sapevo esattamente cosa avrei fatto ma sicuramente gliel'avrei fatta pagare.
Tornai in camera mia e guardai le prove che ora erano salvate nella memoria del mio cellulare e lessi meglio le chat. Le ragazze sapevano tutte farci e mio padre sembrava sapere esattamente cosa stava facendo e come fare ad avere ciò che voleva. Erano tutte molto belle, consapevoli di esserlo probabilmente, e con poche remore nel prostituirsi ad un sessantenne che le promette di sposarla e di farle tanti regali... ora assumeva tutto un senso, anche il matrimonio con mia madre e il suo comportamento da completo pezzo di merda. Più leggevo meglio gli screen e più sentivo in me rimontare l'odio e, al contempo, l'eccitazione della vittoria e quella sessuale per il contenuto delle chat.
Non l'avrei mai fatto probabilmente, ma ubriaco com'ero mi calai lentamente i pantaloni e presi in mano il mio membro. Era sempre stato nella media, ma l'erezione che provai in quel momento non l'avevo mai avuta. Era dritto e duro da far paura, gonfio e livido, pulsante di vita e di eccitazione. Lo presi in mano e, dapprima lentamente poi con maggior vigore, iniziai a masturbarmi. Non stavo guardando le chat, oramai l'immagine che avevo in testa era chiara: mio padre che portava a letto quelle venticinquenni facendosi scopare con tutta la bravura e la passione che una ragazza giovane può dare. Ma mentre le ragazze si susseguivano una sola tornava nella mia mente e mi procurava maggior piacere. Una donna dai capelli rossi lisci, bassina, che scopava con amore e felicità della vita e che godeva con immenso piacere, dando piacere a sua volta, muovendosi lenta sopra a quell'uomo, sfiorandosi i sedi nudi e il clitoride, urlando dal piacere e dalla felicità.
Venni copiosamente, sussurrando il nome di quella ragazza, il nome di mamma, Francesca, godendo come mai avevo. Addormentandomi quasi subito per lo sfinimento, lasciando tutto così com'era: io vestito da sera sopra il letto, con le mutande calate, il cazzo fuori ancora in una spasimante erezione e tutto sporco di Sperma. Una cosa sola mi promisi, prima di lasciarmi cadere tra le braccia di Morfeo: "Fosse l'ultima cosa che farò, mamma deve tornare a sorridere e ridere come l'ho immaginata e come sicuramente era prima del matrimonio. Questa sarà la mia vendetta."

La mattina dopo mi svegliai di soprassalto. La porta di camera mia era aperta e, mia madre tornata presto dai suoi genitori, stava guardando a bocca aperta il mio stato, immutato dalla sera prima.
-Cosa diavolo...- Sussurrò sbigottita, ero nei guai.

CONTINUA.....

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