Una giornata particolare (parte 4)

Scritto da , il 2018-08-25, genere prime esperienze

"Dalmine non disse niente e mi porse dei fazzoletti di carta per pulirmi sia la bocca che le cosce umide dei miei umori..."
…… mentre la macchina si dirigeva verso verso la nuova destinazione Dalmine mi disse che per l’arrivo al successivo cliente ci sarebbe voluto un po' di tempo perché si trovava dall’altra parte della città e che quindi mi avrebbe spiegato meglio le cose se avessi voluto.
Io un po' intimorita non feci nessuna domanda e allora lui mi disse “dunque quello che e successo prima si chiama trio, anche se non completo perché non c’è stata penetrazione, però hai fatto due pompini, uno al proprietario e uno a me. Pero hai mai provato a farne uno ad un cazzo più grosso?”
io rimasi per un momento basita e sorpresa dalla domanda e poi risposi timidamente “no, mai fatto. Quelli sono stati i miei primi. Pero vorrei provare”.
Allora Dalmine mi disse “se vuoi ti posso accontentare, faccio fermare la macchina e ti faccio sedere davanti affianco l’autista Micael”. Dicendo questo disse all’autista di fermarsi, mi fece scendere per farmi passare davanti. Poi diede ordine all’autista di rimettersi in moto e di continuare a guidare qualunque cosa succedesse.
Poi rivolto a me mi disse “ora sbottonagli i pantaloni, tiragli fuori il cazzo e le palle, comincia con il fargli un su e giù con la mano, poi quando ti senti pronta abbassati con il viso e prendiglielo in bocca e comincia a succhiarlo tutto e a giocarci, nel frattempo, se vuoi, con una mano puoi masturbarti la fichetta. Un consiglio: quando stai per venire fai in modo che anche lui ti venga in bocca e fai in modo di berti tutto, vedrai sarà bellissimo. E tu Micael quando stai per sborrare avvisala”.
Comincia cosi a lavorare quell’asta di carne per tutta la sua lunghezza, salivo vino alla cappella con cui giocavo con la lingua, per poi scendere fino alle palle e succhiarle, poi risalivo fino alla cappella e ingoiavo quel cazzo fino alla radice, mentre con l’altra mano mi masturbavo la fica e il clitoride bagnando copiosamente la mutandina. Micael continuava a guidare come se nulla fosse mentre subiva quella tortura sessuale sul suo cazzo, mentre io stavo raggiungendo l’apice del piacere con quel cazzo in bocca che cresceva sempre di più nella mia bocca pronto a scoppiare e la mia fica che stava sbrodolando alla grande grazie alle carezze della mia manina.
Ad un certo punto Micael comincio ad ansimare ed a un certo punto disse “sto per godere, signorina! Si che bellooooo……...si, così…….. si, più veloce………. Aghhhh godooooooooooo!”
e mi spruzzò in bocca un enormità di liquido che io cercai di ingoiare e nel contempo la sua sborrata mi fece avere degli spasmi di goduria che mi portarono ad accelerare il massaggio delle mie mani sulla mia fica e ad avere un fortissimo orgasmo. Finito tutto continuai a succhiargli il cazzo per pulirlo per bene e una volta finito lo rimisi dentro i pantaloni e Micael mi guardò un istante per dirmi grazie con il suo sorriso.
A quel punto Dalmine proruppe dicendomi “ti è piaciuto, Micael? E a te Evelina?”
L’autista rispose “si, certo”
Io risposi allo stesso modo, al che Dalmine ordino all’autista di fermarsi e mi disse di ritornare dietro da lui, cosa che feci.
Poi ripartimmo, e lui mi spiego che quello era un pompino con ingoio e che secondo lui una brave donna quando faceva quel servizio doveva farlo in quel modo.
Io risposi “si è vero.
Non pensavo di avere un orgasmo cosi forte e che la sborra fosse cosi piacevole da assaggiare. Effettivamente sono d’accordo con te, dovrebbe essere fatto sempre cosi”.
Dalmine non disse niente e mi porse dei fazzoletti di carta per pulirmi sia la bocca che le cosce umide dei miei umori.
Poi disse “adesso ricomponiti che siamo quasi arrivati”
Io guardai fuori dal finestrino e vide che eravamo arrivati in una piazza con un grande monumento, e lui mi disse “siamo arrivati, questo è il penultimo cliente, oltre a questo ne abbiamo un altro e poi ti riaccompagno alla stazione, va bene?”
Io ancora tutta rossa ed eccitata risposi con un flebile “si, va bene”
Guardai l’ora e vidi che erano le 11,30 ………… .

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