Nonnattack Parte 3

Scritto da , il 2014-05-13, genere incesti

Si vedeva ancora un po' di cielo chiaro a ovest, mentre stavo guidando la vecchia Duna lungo la strada principale del paese. Raggiunsi la panchina vicino alla cabina telefonica del paese, il nostro punto di ritrovo abituale. C'era solo qualcuno dei ragazzini più piccoli che ci venivano appresso per "fare i grandi". Dopo pochi minuti arrivarono gli altri, e anche Stefania. La serata passò tranquilla al bar del paese, fra birre, calcio-balilla, briscola e stupidaggini. Carlo, un ragazzone molto espansivo, attirava l'attenzione con una spacconata e uno scherzo dopo l'altro. Non era cattivo, ma eravamo troppo diversi per trovarci simpatici. Io, anzi, lo ritenevo un po' idiota nonostante fosse a tutti gli effetti il capo-branco, e la sua espressione sempre un po' a bocca aperta non poteva che darmi ulteriori conferme. Mi é facile ammettere che quella sera non ero divertito e disteso come gli altri: pensavo a Stefania, a quando le avrei chiesto di uscire fuori con me per dirle in qualche modo che mi piaceva, e a quei pensieri sentivo una fitta allo stomaco, come se si trattasse di chissà quale bivio importante nella mia vita. Lei dal canto suo non "collaborava", era sempre in mezzo alle sue amiche o a masturbare il telefonino. Al momento giusto riuscii ad avvicinarla e chiederle di uscire un attimo; mi guardò prima stupita e poi rassegnata, ma annuì.

Avevamo appena imboccato una strada nei boschi dietro il bar/circolo del paese, era sterrata e si vedeva la striscia d'erba in mezzo lasciata dalle rare auto. Le lanciai un'occhiata di nascosto, e notai che le sue gambe abbronzate e liscie erano forse un po' magre data la giovane età, ma tutto sommato belle. La corta coda di cavallo castana mi faceva invece impazzire. Ci allontanammo per qualche minuto, mentre parlavamo del più e del meno (anzi, io solo parlavo, lei annuiva scazzata): la nostra meta poteva solo essere una panchina un po' più in là, che tutti conoscevano. Nel momento del sedersi, lei appoggiò la sua borsetta sulla panca proprio in mezzo a noi due: era proprio un segnale positivo, non potevo chiedere di meglio! Il suo nuovo telefonino invece le rimaneva incollato in una mano, premette un tasto e mi guardò.

"Dimmi Arturo, che c'é?"

"Beh, ecco, ti volevo dire...ti ricordi quando ci siamo conosciuti la settimana scorsa al pub di Granciate Curago? Eh, eravamo seduti vicini al tavolo..." Pere pé pere pé, pere pé pé pé...

"Oh, ciao cara...sì...no, no proprio adesso non posso, ti richiamo io fra un minuto, ciao. Scusa Artie, stavi dicendo?"

"Dicevo...sono stato molto bene vicino a te, e avevamo parlato e scherzato tanto quella sera...e mi chiedevo se magari prima o poi potevamo uscire solo noi due una di queste sere. Potremmo farci un giro con la mia macchina..."

Le uscì un impercettibile sospiro, dopodiché sorrise comprensiva e iniziò a parlarmi in tono calmo.

"Ecco, vedi, io mi sono appena lasciata con il mio ragazzo all'inizio dell'estate e in questo momento non mi va di impegnarmi in una storia". Ero basito, praticamente commosso dall'originalità della scusa che si era sforzata di trovare per non ferirmi. Aveva un futuro assicurato come scrittrice!

"No, perché poi forse te l'avrà già detto Francesca che mi piace Carlo..."

"E chi sennò?" Pensai polemicamente. Lei giustamente era attratta dal bulletto del gruppo. Con le sue bravate le comunicava di essere un prepotente, un prepotente che in futuro avrebbe saputo proteggere e sfamare lei e la prole. La prole avrebbe poi preso gli stessi modi del padre, e si sarebbe quindi garantita maggiori probabilità di sporavvivenza nella giungla. Ma di tutto questo lei non era certamente ancora conscia. Continuava a parlarmi di Carlo, dei suoi ex, delle sue amiche troie che l'avevano tradita. Le parole iniziarono a sfumarsi e lasciar posto a un continuo bla bla bla, mentre io la guardavo passivo negli occhi e annuivo periodicamente. Il mio cervello si spense e la mente rimase perfettamente vuota come una stanza appena sgomberata e pulita. Non c'erano neanche le tende in quella stanza, e questo permise a una strana luce di entrare dall'esterno e illuminare tutto come non mai. In quel momento sgranai gli occhi mentre la guardavo e visualizzavo cosa sarebbe successo nel giro di poco tempo.

"...no perché io l'avevo confidato ieri a tizia di non dire in giro che mi piaceva Carlo, poi però caia é andata a dirglielo e Roberto, il suo migliore amico, mi guardava strano oggi pomeriggio...ma c'é qualcosa che non va?"

"No, no tutto a posto, senti ora dovremmo tornare prima che gli altri vengano a cercarci!"

Lei scattò in piedi dalla panchina come un pupazzo a molla "Uh, accidenti hai proprio ragione" disse preoccupata "Gli altri non devono neanche pensare che io possa stare con uno sfigato come te" sembrava voler dire. Mi dovetti alzare rimanendo un po' curvo, destando forse qualche sua perplessità, visto che volevo nascondere l'erezione che mi stava per bucare i pantaloni. Mentre tornavamo lei si affrettò a sistemare le cose: "comunque spero che potremo rimanere amici", la guardai con gli occhioni e il sorriso largo di chi é uscito dalla competizione anzitempo e ritira il premio di consolazione;

"Siamo in città diverse, ma durante l'anno ci possiamo scrivere qualche lettera...mi piacerebbe che fossimo amici di penna"

"Siiì, come no, volentieri" risposi tra il serio e il polemico, ma lei non poteva cogliere queste sfumature.

La serata al bar proseguì normale, ma verso le 11:30' me ne andai anzitempo: "scusate, sono un po' stanco, buonanotte e buonanotte".

Non potevo andarmene via subito dopo aver riaccompagnato dentro Stefania per non dare adito a pettegolezzi, ma dovevo comunque affrettarmi perché il sexy-shop di Cazzago Magnago chiudeva a mezzanotte. Mentre guidavo al buio lungo la statale iniziai a immaginare cosa mi proponevo di fare, e dovetti aprirmi la cerniera dei pantaloni per lasciar spazio a un'erezione che stava diventando fastidiosa. Proseguii con una mano sul volante e una sul freno a mano che avevo tra le gambe; le porcate che avevo in mente prendevano forma e si stavano mettendo a fuoco. Iniziai a spararmi una poderosa sega prima lentamente e poi sempre più deciso, mentre ansimavo ai 90 km/h. Ma non venni, comprai quello che volevo per 25.000 Lire dopo che il commesso aveva già tirato giù a metà la saracinesca, e ripartii alla volta di casa con il mio prezioso carico e tutte e due le mani sul volante (dovevo risparmiare le energie per il giorno seguente).

Dopo essermi svegliato di buon mattino, godendo di quello che stavo per fare, mi feci una doccia veloce e mi sedetti in cucina per la colazione con solo l'asciugamano intorno alla vita. Mia nonna era in piedi davanti ai fornelli come al solito. Era bianca e bionda, non proprio il mio genere, ma il caschetto di capelli corti le donava, tanto più che il viso non era affatto rovinato dall'età. Un altro particolare non marginale: era senza la sua consueta vestaglia, indossava solo un body semitrasparente come quello di due mattine prima, ma questa volta si vedeva un reggiseno sotto (e non più le sue grosse areole). Anche più in basso non vedevo più un triangolo nero ma del grigio neutro.

Mentre parlavamo, rimanendo seduto dietro al tavolo mi sfilai l'asciugamano e lo gettai sulla sedia accanto con studiata noncuranza; lei vide e continuò tranquilla il suo discorso di poco conto mentre era in attesa del gorgoglìo della caffettiera. Quando si voltava approfittavo per dare due colpi di mano alla mia asta perché ero troppo eccitato, come confermavano le dimensioni.

"Vieni tesoro, il caffé é pronto"

Mi alzai con decisione verso di lei, buttando l'asso di bastoni sul tavolo. Aveva già visto, toccato e baciato le mie parti interessanti, ma in modo fortuito o con la scusa dell'incidente a tavola della sera prima. Questa volta, invece, ero io che mi mostravo deliberatamente, e per di più completamente nudo senza neanche la maglietta; non era ancora mai successo.

Il mio glande ingrossato ed io andammo a prenderci la colazione e tornammo al tavolo. La nonna continuava a parlare come se niente fosse e non fece una piega quando mi sedetti all'altro lato del tavolo per poter tenere le gambe ben divaricate proprio davanti a lei. Godevo da matti all'idea della porcellata che stavo compiendo, e inoltre stavo ammirando le sue forme carnose. Lei si prese una tazza dalla credenza, dandomi le spalle e chinandosi in avanti con grande generosità. Aveva il culo e le gambe completamente scoperte, ma proprio in mezzo alle chiappe faceva capolino un filo interdentale di color grigio chiaro. Poi si sedette proprio di fronte a me, e mentre mangiavamo ogni tanto mi guardava l'asta, ma senza lasciarsi scappare commenti spinti. In quel momento non ce l'avevo proprio in erezione a causa della camminata e dell'emozione del momento.

Mi lasciai completamente andare e cercai di focalizzarmi non sulla mia nudità, ma sulle sue forme; passavo lo sguardo dalla scollatura del seno, alle cosce nude divaricate e al al triangolo degli slip. Notai con grande piacere che gli slip le rientravano un po' nella patata, creando una fessura nella stoffa molto eccitante. Stoffa che non bastava a coprire anche i bordi del suo triangolo di pelame troppo esteso: diversi ciuffi di peli si levavano dall'inguine verso l'interno coscia, avrei voluto leccarla proprio lì. All'idea che tutto quel ben di Dio sarebbe stato probabilmente alla portata della mia lingua ripresi a pompare dove serviva, e il Gulliver iniziò a crescere e salire vistosamente.

"Scusa se te lo drizzo davanti, é solo perché la tua sottoveste ti dona" esalai
"Grazie caro"
"Secondo te ce l'ho abbastanza grosso? Cosa ne pensi?"
"E' tutto in ordine, e se te lo dico io..." concluse col tono di una che ne aveva visti più di un vespasiano.
"Bene...andiamo a vedere un film sul divano di là?" proposi con distacco alzandomi
"Che film danno alla tele?"
"No, non lo conosci, é una videocassetta". In realtà i film erano due mediometraggi d'autore: "Non é mai troppo tarda" e "Sono una nonna, non sono una santa"
"Va bene, arrivo fra 5 minuti, finisco di sparecchiare, mi metto comoda e arrivo"
Andai in camera a prendere la video, e poi tornai in salotto, sempre nudo ovviamente.

Mentre scorrevano le prime sigle, aspettai ancora in ginocchio piegato in avanti verso il videoregistratore: in questo modo potevo mostrarle il culo non appena sarebbe entrata in sala. Finsi di armeggiare all'apparecchio mentre lei entrava.

"Dai tesoro, viene a sederti"

La trovai già seduta composta sul divano, ma mi costò molta fatica trattenermi appena la vidi: la biancheria era scomparsa. Sopra dominavano le areole e i capezzoli premevano impazienti sotto il tessuto, mentre più in basso c'era praticamente un buco nero.

"Anche se ci sono io sdraiati pure come fai di solito, così stai piu' comodo"

Le appoggiai le gambe sul grembo e iniziammo a goderci l'opera audiovisiva. Lei piazzò subito una mano sulla mia coscia e iniziò a muoverla su e giù distrattamente mentre seguiva la trama. Avevo sempre trovato spassosi gli inizi sottotono dei film porno: musichette da quattro soldi, donne al telefono che combinano appuntamenti, uomini in ufficio che parlano educatamente con la segretaria e quant'altro.

La sua mano si fermò e strinse leggermente mentre una tettona cinquantenne in un bar si infilava in bocca una grossa banana davanti a un tizio. Appena avvolse il frutto con le labbra luccicanti, i suoi occhi ruotarono in alto denotando chissà quali fantasie, e il mio pene iniziò a indurirsi di nuovo.

Quando i due entrarono in una stanzetta d'albergo e iniziarono a spogliarsi, la nonna rise divertita e riprese a massaggiarmi la coscia. Rimase però un attimo basita quando si vede chiaramente che lei glielo stava menando vigorosamente.

"Ma é una maialata! Questo é il primo film porno (é così che si chiamano, vero?) che vedo in vita mia" esclamò stupita "Ma dove l'hai preso?"

"In un negozio, ma non é importante. Guarda che scena, piuttosto!" indicai arrapato. L'attrice con una mano agitava il maxicono, in modo che oscillasse su e giù, e faceva sbattere la cappella contro la sua lingua completamente fuori, mentre ansimava assetata.

Quando lui iniziò a infilarle la lingua nel buchino dietro, la nonna sbottò.

"Uh, che caldo!" e iniziò a usare la mano libera a mo' di ventaglio. I capezzoli le si erano visibilmente induriti, e iniziai a sentire un odore dolciastro per la stanza mentre il film proseguiva tra incultae e sborrate di ogni genere.

L'inizio del secondo film prometteva anche meglio: una tipa coi capelli grigi sorprendeva quello che doveva essere il nipote a masturbarsi, e iniziava a prendergli in mano l'asta. Lui esclamò "Cosa fai nonna?", ma lei continuava imperterrita "Non ce niente di male, ci stiamo solo divertendo un po', e poi con mio nipote faccio quel che mi pare". A sentire delle parole così famigliari non resistetti più. Le presi la mano sulla mia coscia e gliela appoggiai sulla verga massiccia.

"Mamma mia, come ce l'hai caldo esclamò"

"Non é che me lo puoi massaggiare, per favore? Così vedo meglio il film" chiesi in modo garbato.

"Va bene" sospirò comprensiva, e si mise con impegno a segarmelo lentamente mentre una serie di gridolini registrati invadeva la stanza. Io mi ero completamente lasciato andare al godimento: ansimavo con sguardo assente e non me ne vergognavo. Credevo di aver raggiunto il Paradiso, ma mi sbagliavo di grosso, era solo una tappa intermedia...

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