Master Tony - La festa

Scritto da , il 2021-08-12, genere dominazione

La festa è di quelle che piacciano a me; tanta bella gente, tanto per dire, nessun buzzurro palestrato o ciancicatrice di gomme americane, un buon equilibrio tra presenze maschili e femminili, con l’età che spazia tra i 20, ragazze, e 60 e più, uomini, location di lusso, con tanto di piscina american style, luci soffuse a bordo piscina e sui camminamenti, ampio salone ben fornito di liquori e piccoli e sfiziosi bocconcini, ottimi per non terminare la serata anzitempo immalinconiti su un divano, musica che arriva soffusa in tutti gli ambienti, angoli privè, discreti e sparsi qua e là, per chi sa ed ha voglia di cogliere l’occasione giusta.

Arrivato dal parcheggio, prima si salire per uno dei viottoli che porta all’ampio patio sull’ingresso, mi guardo intorno, e in un attimo incrocio due sguardi femminili che so, potrebbero riservarmi piacevoli soprese; una giovane 30enne, fresca moretta su 12 centimetri di tacco rosso pandan con il rossetto, probabilmente già annoiata dai discorsi d’ufficio del gruppo di giovani stilosi con cui si accompagna, tra i quali, ci scommetto, il più imbellettato di tutti è il suo compagno, e una bionda e procace milfona, sui 50, che mi ha lancia uno spudorato sguardo d’invito, senza troppo preoccuparsi di nasconderlo ai suoi accompagnatori per la serata.

E’ questione di un attimo; sono appena uscito da una relazione tormentata con la mia giovane e inutile schiava, ho voglia di una piacevole e disimpegnata serata, per cui decido di approcciare la milfona; almeno non dovrò impegnarmi più del dovuto per creare una conversazione simpatica ed intelligente a beneficio della morettina annoiata, che dal canto suo mi lancia un ultimo sguardo di disapprovazione non appena capisce di non essere la mia prima scelta.

E così a passi lenti e caracollati, girando su me stesso, come se stessi cercando qualcuno in particolare, ma mantenendo ben ferma la rotta che mi avrebbe portato all'approdo, proprio mentre faccio correre sulle lingua le prime battute d’approccio, dirette ed esplicite, tanto per mettere subito in chiaro chi conduce il gioco, ecco che mi si para davanti lei, Chiara, la mia ex schiavetta, che ho abbandonato al proprio destino appena una settimana fa, quando ho avuto certezza dei suoi limiti, inopportuni e irremovibili.

Un sorriso nervoso, le mani che si intrecciano freneticamente sull’abito bianco, prima di rivolgersi a me con una vocetta infantile e stridula, prossima a rompersi per il nervoso. “Antonio, ti prego non ti arrabbiare, ma ti devo assolutamente parlare. Ti prego, lasciami spiegare”.

Non ci riesce proprio, e io che stupido sono stato a pensare di poterla educare. Ha la presenza di spirito di una casalinga abbrutita da una vita di fatiche, l’idea del mondo di una tredicenne cresciuta su Disney Channel, e le fantasie sessuali di una bambola di barbie. Zero assoluto, la morte nera anche per il testosterone di Rocco Siffredi.

“Master Tony per te. Sempre. Io per te sono master Tony, anche se non sei più sotto la mia guida. Sei patetica. Una settimana è già ti sei scordata tutte le buone maniere? Tutto quello che ti ho insegnato in questi due anni?” accompagnando il punto di domanda con uno sguardo carico di biasimo. “Sei senza speranza. Vattene, non ho tempo per te”.

Intimidita, con il terrore per una possibile e probabile umiliazione che le potrei infliggere in qualunque momento, anche ora, davanti a un mucchio di perfetti sconosciuti, abbassa lo sguardo e riprende tremante ed ad occhi bassi: “La prego Master Tony. Mi scusi per la mia goffaggine, ma ero così felice e sorpresa di vederla, che non ho resistito.”

Non la faccio andare oltre con le sue goffe scuse e insulse intenzioni; non ho voglia di perder tempo con lei, che mi ha interrotto, inopportuna, mentre ho puntato la mia preda, che intanto mi guarda con fare interrogativo, per capire se il nostro muto appuntamento è ancora in piedi o è stato interrotto da quella bellissima ragazza, 180 cm per un gran fisico da atleta, impreziosito da una uno splendido decoltè.

Sciocca, insipida, limitata, ma di certo una gran bella donna, Chiara. La mia bellissima schiavetta, conosciuta due anni fa sulla spiaggia di Riccione. Allora era piena di promesse, la preda di quella che sembrava una splendida estate, ora una presenza inopportuna e fastidiosa, che rischia di farmi saltare l’appuntamento con la milfona. La devo mandare via, immediatamente.

“Senti zucchina” l’apostrofo con il soprannome che odia, e che ho scelto proprio per questo motivo “Ora sono impegnato con quella signora bionda” gli dico mentre saluto da lontano la milfona, giusto per non perdere la sua attenzione. “Si tratta di un importante incontro di lavoro; un’occasione per il mio lavoro, che non posso assolutamente perdere. Per cui ora fai la brava, e torna a cuccia da dove sei venuta”. Concludo con una sgarberia gratuita quanto voluta.

“Certo Master Tony. La lascio subito. Volevo solo chiederle quando ci potremmo rivedere. Desidero tanto stare con lei. Sa Master Tony, ieri l’ho anche sognata e mi sono così eccitata che ora ho voglia di raccontarle tutto. ”

“Zucchinetta, Chiaretta cara. Ma di cosa stati parlando? Gli unici sogni erotici che fai sono quelli di carezzare i bicipiti di Ken. In due anni che siamo stati insieme non sei riuscita a farmi un pompino decente; ancora porto i segni dei tuoi incisivi. Per non parlare dell’attitudine a servirmi prossima allo zero. Non ho mai avuto il coraggio di presentarti in società, per paura della tua goffagine. Piantala immediatamente di seccarmi, che mi hai già fatto perdere troppo tempo”, le dico mentre la scanso prendendola rudemente per una spalla.

Magari sono stato un po' troppo deciso con i miei gesti, ma la milfona sta dando i primi segni di impazienza, rivolgendo ad altri le sue attenzioni. Fatto sta che Chiara è caduta a terra, anche per colpa del tacco 8 che porta. Ma nonostante questo non desiste, anzi, pur caduta a terra, non so come, riesce a prendermi per una scarpa, la tira a se, strusciandovi sopra il viso ormai piangente, e continua a supplicarmi di non abbandonarla, ancora una volta.

“Ma che cazzo stai facendo? Piantala immediatamente altrimenti qualcuno può pensare che stiamo insieme. Una coppia di amanti che sta litigando” e in effetti proprio quello era l’effetto della scena. In un attimo tutte le persone a portata di vista si sono dileguate, probabilmente per una fraintesa forma di cortesia per la coppia in crisi, col risultato che nel vialetto ormai siamo rimasti solo noi due, impegnati a spingere i nostri destini in due direzioni opposte.

Niente, ora sono certo che mi ha rovinato la serata, e sono davvero incazzato. Furioso, e sicuro di non essere visto, mi piego su di lei ancora piangente a terra, e la prendo per il mento portando il suo viso verso l’alto, sempre più vicino alla mia bocca, per scandirle in faccia tutta la mia rabbia e il mio disprezzo.

“Tu lurida cagna. Inutile articolo di gomma sputato dalla pubblicità della TV. Sei inutile, come persona e come sex toy. Devi sparire. Io non ho più tempo e voglia di educarti. Perché invece di pensare di voler essere la mia schiava, non esci con qualche bravo ragazzo, che ti sposi e ti metta su quel piedistallo che sogni da quando eri ragazzina?”

“Ma Antonio”, mi risponde singhiozzando tra le lacrime “Io ti amo veramente. Sei l’unica persona che abbia mai amato, e farei di tutto per te. Anche esserti fedele ed ubbidiente come la tua schiava. Voglio tornare con te a tutti i costi, Antonio.”

Resto un attimo in silenzio, sempre piegato in avanti verso di lei, tenendole ben fermo il viso con la mano, pensando al veleno da sputarle addosso, quando qualcosa mi colpisce violentemente da dietro nelle palle. Un colpo violentissimo, che mi lascia letteralmente senza fiato. Annaspo furiosamente per trovare un po’ di quell’aria che sembra essere stata risucchiata in un altro universo, quando ecco arriva un altro colpo, questa volta sul costato.

Ormai sono a terra che rantolo, con l’ultima immagine di Chiara, prima di svenire alla terza botta sulla testa, che si porta le mani alla bocca per trattenere la voce, con uno sguardo per niente sorpreso per quanto sta accadendo.

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