Violentata e... contenta!: storia di una schiava fedele al suo padrone

Scritto da , il 2021-08-08, genere dominazione

Sono F., ho 40 anni, sono felicemente sposata, ho una figlia di 14 anni e lavoro come medico di medicina generale nel mio studio. La mia era una vita normale, tranquilla e felice, anche a livello sessuale mi sentivo appagata d’altronde nonostante la mia età sono ancora una bella donna come quando ero una ragazzina e mio marito non resta indifferente al mio fascino. Sono mora, sono alta 1.70m, ho una terza di seno e un bel culo, inoltre spesso mi piace vestirmi in modo sexy per mostrare la mia femminilità. Tutto ebbe inizio un venerdi sera all’apparenza come gli altri ma che segnò uno spartiacque nella mia vita. Il venerdi presto servizio nel mio studio dalle 14 alle 19, quel pomeriggio come al solito visitai molti pazienti e quando finalmente erano giunte le 19 mi preparai per tornare a casa ma in quel momento entrò dalla porta di ingresso un uomo di circa 30 anni chiedendomi di essere visitato. Eravamo da soli in quella sala d’aspetto ormai deserta e silenziosa, io sentivo dentro di me uno strana sensazione mai provata prima, non so nemmeno descriverla forse potrei dire che era un misto tra paura e piacere che si rivelò essere un segno premonitore di quello che mi sarebbe accaduto in seguito. Nonostante l’ora e quella strana sensazione decisi comunque di accontentarlo, in fondo sono un medico e lui era una persona curata ed educata che mi chiedeva aiuto non destando quindi sospetti nella mia mente. Fu cosi che entrammo nell’ambulatorio, chiusi la porta e lo invitai a sedersi sulla sedia posta difronte alla scrivania, lui ringraziò e si avvicinò alla sedia ma quando lo superai per sedermi sulla mia poltrona al lato opposto del mobile lui da dietro mi abbracciò toccandomi dappertutto con le mani e cominciò a baciarmi e leccarmi la guancia destra e il collo. Io mi divincolai cercando di sfuggire alla sua presa e gridando “ma cosa fa?! Mi lasci subito! La smetta!”. Ma fu tutto inutile anzi la mia reazione sorti un effetto opposto a quello desiderato infatti lo fece infuriare, il ragazzo mi spinse a terra con violenza per poi rialzarmi e sbattermi al muro rivolta verso di lui con altrettanta brutalità. Dalla tasca della giacca prese un coltello e me lo puntò alla gola intimandomi di fare silenzio e obbedirgli, poi riprese a baciarmi e a toccarmi tenendomi ferma al muro. Io ero bloccata dalla paura, non riuscivo più a oppormi fisicamente a lui riuscivo solo a piangere e sperare che tutto finisse il prima possibile senza che mi facesse del male. La sua mano libera accarezzava la mia gamba sinistra e poco alla volta sollevava la mia gonna fino a toccare le mie mutandine, quando sentii le sue dita sul mio sesso ebbi istintivamente spostai il bacino per interrompere la sua avanzata e con le lacrime che mi rigavano il volto trovai la forza per chiedergli di lasciarmi stare. Lui senza tradire alcuna emozione si staccò da me ritraendo il coltello e disse “ma allora non hai capito...” e sferrò una violenta coltellata al muro sfiorando la mia gola e urlò “lurida puttana devi stare zitta e fare quello che ti dico io senza discutere hai capito?!?!”. In quel momento raggiunsi l’apice della paura, il terrore che albergava nella mia mente si espanse al mio corpo paralizzandolo e facendolo tremare senza controllo. Ero talmente terrorizzata che iniziai a farmi la pipi addosso bagnando le mutandine e la gonna, l’urina scorreva copiosamente lungo le mie gambe fino a raggiungere il pavimento. Quando il mio aggressore se ne accorse scoppiò in una risata compiaciuta e denigratoria mentre io rimanevo immobile in lacrime. Mi stava violentando e gli piaceva vedermi soffrire e umiliarmi, cosi sollevandomi la gonna mi chiese di riprendere la minzione una volta che era terminata, vedendo che non reagivo mi strattonò ripetendomi l’ordine cosi mi sforzai e dalla mia vagina uscii qualche piccolo schizzo di urina, lui compiaciuto mi disse “brava la mia puttanella, finalmente inizi a capire chi è che comanda ma questo è solo l’inizio”. Mise il coltello in tasca e senza la benché minima delicatezza mi spogliò, in pochissimo tempo mi tolse il camice, la camicetta, la gonna, il reggiseno e le mutandine, mi levò tutto senza pietà tranne le scarpe con il tacco. Istintivamente cercai di coprirmi il seno e le parti intime con le mani ma fu un errore che pagai con un violento ceffone che mi fece cadere a terra, lui afferrandomi per il collo mi chiese “ti ho forse ordinato di coprirti? Allora rispondi!” Io risposi semplicemente “no” quindi lui prese le mie mutandine fradicie di urina e me le mise in faccia “per punizione adesso le lecchi e le annusi! E smettila di tremare!” io obbedii e lui fu soddisfatto commentando “brava la mia cagnetta”. Mi prese di peso e mi fece sdraiare supina sul lettino dell’ambulatorio, cominciò a baciarmi in bocca e prosegui sulla guancia sinistra, sul collo e poi si fermò sui seni, me li coccolava con le mani mentre li baciava e li leccava stuzzicando i capezzoli. La mia mente era talmente affollata di pensieri e emozioni che non riuscivo nemmeno più a essere lucida e a reagire, ero come in trance. Il mio aggressore continuò la sua opera spostandosi sulla mia pancia e poi più in basso sulla mia peluria pubica fino a raggiungere le grandi labbra della mia vagina. Mentre quell’uomo avanzava sul mio corpo io iniziavo però a provare piacere che affiancava progressivamente e prepotentemente la mia paura e la mia vergogna per quello che mi stava accadendo. Gli uomini virili e autoritari mi sono sempre piaciuti ma la mia parte razionale non poteva accettare di provare piacere mentre venivo violentata tuttavia la mia parte irrazionale non collaborava e, corroborata dalla mia passione per l’uomo dominante, mi faceva provare un’eccitazione inopportuna ma gradevole che si concretizzava in un’aumentata produzione di umori vaginali che il mio aggressore notò quasi subito mentre con la bocca e le dita stimolava le mie intimità. Lui dopo una risatina beffarda mi disse “sei proprio una troia, ti sto stuprando e ti ecciti come una cagna! Ma tranquilla il bello viene adesso”. Si tolse i pantaloni e le mutande e iniziò a penetrarmi prepotentemente sia la vagina che l’ano sbattendomi di qua e di la come se fossi una bambola gonfiabile. Gemevo dal dolore e dalla rabbia tenendo la bocca chiusa per evitare nuove punizioni lasciandomi sfuggire solo un rumore “mmm” che riecheggiava nella stanza e che lui apprezzava. Il mio pianto discreto e malcelato fu piano piano sostituito dal piacere che mi procurava quell’uomo senza scrupoli. Quello che non capivo era come potesse accadere tutto questo, quell’uomo mi stava stuprando senza pietà, non era particolarmente bello e dotato, pensava solo a soddisfare il suo desiderio sessuale eppure in me cresceva la voglia di abbandonarmi a lui, di soddisfarlo e di essere sua. Il contatto tra la sua pelle e la mia, i suoi baci e la sua irruenza che prima mi procuravano ribrezzo ora mi davano piacere e li ricercavo con sempre maggiore foga, A un certo punto iniziai a gemere dal piacere, il suono che usciva dalla mia bocca chiusa era sempre ”mmm” ma la tonalità del rumore era ben diversa e lui se ne accorse e intensificò il ritmo della penetrazione. Io iniziai a chiedergli di scoparmi ancora e in cambio ricevevo insulti e prese in giro che mi eccitavano come non mai. Il mio stupratore ebbe un forte orgasmo e mi venne nella vagina, potevo sentire nitidamente il suo sperma caldo che invadeva e inondava la mia cavità e questa sensazione fu la goccia che fece traboccare il vaso del mio piacere procurandomi un intenso orgasmo. Mentre io restavo sdraiata supina esausta mentalmente e fisicamente lui senza dire nulla avvicinò il suo pene alla mia bocca e poi esclamò “ora leccalo puttana”, io ero un pò stordita ma esegui l’ordine che mi era stato impartito. Poi mi fece leccare lo sperma che colando dalle mie gambe era finito sul lettino e mentre io eseguivo l’operazione lui bagnava il lettino con un pò di urina chiedendomi di leccarla. Successivamente si ricompose e, dopo essersi seduto su una sedia, si mise a piedi nudi e mi ordinò di venire da lui a gattoni e di baciargli i piedi. Io ero sfinita ma quella sottomissione e quelle umiliazioni mi eccitavano alla follia, non provavo più paura ma desideravo essere sua e speravo che continuasse a darmi ordini cosi obbedii ancora al suo volere. Lui rimase soddisfatto della mia obbedienza e mi disse “da oggi in poi sarai la mia schiava, sei un oggetto per me, farai tutto quello che ti ordinerò e vedrai che godrai anche tu”, io rimasi estasiata da quelle parole, era esattamente quello che volevo e dissi “si voglio essere la tua schiava, fai di me ciò che vuoi”. Lui mi chiese seccato “ho forse chiesto la tua opinione?” Io abbozzai una risposta ma lui mi prese per un braccio e mi portò al lettino, mi girò prona sul lettino e iniziò a schiaffeggiarmi violentemente il sedere, io urlavo dal dolore “ahhh, ahhh, ahhh”, lui mi disse “questa è la punizione che merita una schiava insolente come te”.

Da quel giorno in segreto servo il mio padrone con fedeltà e riverenza obbedendo a tutti i suoi ordini e soddisfando cosi le sue richieste sessuali e non, ricevendo in cambio il piacere che solo lui sa darmi. Il mio padrone é soddisfatto di me anche se resta sempre autoritario e inflessibile. Ho ricevuto diverse punizioni e umiliazioni dal mio padrone come quando mi ha ordinato di assumere un lassativo per farmi urinare e defecare addosso e dopo essermi spogliata spalmandomi il tutto sul corpo mentre mi filmava oppure come quando mi ha ordinato di pubblicare delle foto in cui sono nuda in un sito per adulti, nonostante ciò (anzi proprio per questo) lo adoro e gli sarò sempre fedele.

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