La moglie ceduta ad un’asta particolare (parte 1)
Scritto da Kugher, il 2021-07-24, genere dominazione
Quella mattina la schiava era stata destinata alla pulizia dei bagni degli uffici appartenenti al Padrone.
Solo ai bagni avrebbe dovuto dedicare il proprio lavoro con il divieto di farsi assistere da collaboratori. Le altre parti dell’edificio sarebbero state pulite da altra impresa.
Marianna aveva 29 anni, sposata con Marco da 5.
Entrambi avevano voluto realizzare una loro fantasia: Marco avrebbe messo all’asta sua moglie quale schiava. Entrambi avevano fantasia bdsm e da tempo fantasticavano su questa avventura.
La donna aveva sempre avuto desideri e fantasie di sottomissione che il marito era riuscito a soddisfare solo in parte.
Non era un Dominante e, per lui, il BDSM era solo un modo di rendere più piccante il sesso.
Per Marianna la cosa era diversa, lei aveva bisogno di sentirsi sottomessa, schiacciata dalla forte personalità ed autorità di un uomo Dominante, preferibilmente più anziano di lei di molti anni.
Vedeva, infatti, nella differenza di età un requisito essenziale in quanto la maturità le dava sicurezza.
Un Padrone, poi, era esonerato dalla quotidianità e poteva essere relegato a soddisfare quel particolare lato della donna.
Il Marito, Marco, comprendeva le esigenze della moglie. Aveva altre fantasie e spesso l’aveva portata in locali di scambisti. Gli piaceva l’idea di cedere la bella moglie e averne, in cambio, un’altra. Dello scambio di coppia era questo l’aspetto che lo eccitava: la cessione della moglie.
Anche in quelle “avventure”, Marianna cercava, nei locali frequentati, di individuare quegli uomini che le sembravano dominanti e la potessero usare per soddisfare le loro esigenze sessuali.
Tuttavia non era mai stata pienamente soddisfatta.
Le mancava il rapporto sottostante. Una “toccata e fuga”, quali erano gli incontri nei locali di scambisti, non consentiva di costruire il dominio su di lei.
Prima di sposarsi aveva avuto rapporti di sottomissione e le erano piaciuti moltissimo. All’epoca, però, era troppo giovane con troppa poca esperienza per apprezzare tutte le sfumature e, soprattutto, per conoscere le proprie.
Avevano quindi deciso di trovare una via di mezzo che potesse andare bene ad entrambi.
Lui l’avrebbe ceduta ad un Padrone.
Lei avrebbe avuto il Dominante che poteva soddisfare il suo lato della sessualità, mentre lui l’eccitazione nel cedere la propria moglie ad uno sconosciuto e, si scoprì, nel poter assistere alla sottomissione della donna senza esserne partecipe.
Erano entrambi molto aperti sessualmente e si sentirono pronti per questa avventura.
Misero l'annuncio in un sito che aveva loro consigliato un conoscente. Aveva molti iscritti ma l’ingresso in quella community era ad invito. Non era certo una garanzia sulle persone iscritte, ma vi era già una notevole scrematura.
Avrebbe scelto Marco a chi sarebbe stata ceduta e cosa il Padrone o la Padrona avrebbe potuto farle, con o senza la sua presenza.
La circostanza eccitò lui che si apprestava a cedere la moglie, anticipando nelle sue fantasie la sera in cui lei si sarebbe preparata per uscire o, meglio, l’avrebbe accompagnata lui per consegnarla al Padrone.
Anche lei, però, provò molta eccitazione perchè l’asta e il fatto che la scelta non spettasse a lei, le dava l’idea di essere un oggetto, una merce, una schiava, appunto.
Non poter scegliere il Padrone è già una privazione dell'autonomia che deve contraddistinguere il ruolo della schiava e, comunque, consentiva loro di essere entrambi partecipi in quell’avventura.
Lei avrebbe voluto provare cose forti, abbastanza estreme.
Lui avrebbe voluto vederla mentre viveva cose forti o ascoltarne i racconti eccitandosi nell’immaginarla e saperla alla mercé di uno sconosciuto.
Entrambi erano consci del fatto che non sarebbe stato facile ma insieme l’avrebbero vissuta.
Nessuna fantasia è sbagliata se condivisa, questo era il loro pensiero che li aveva guidati nella scelta meditata.
Solo ai bagni avrebbe dovuto dedicare il proprio lavoro con il divieto di farsi assistere da collaboratori. Le altre parti dell’edificio sarebbero state pulite da altra impresa.
Marianna aveva 29 anni, sposata con Marco da 5.
Entrambi avevano voluto realizzare una loro fantasia: Marco avrebbe messo all’asta sua moglie quale schiava. Entrambi avevano fantasia bdsm e da tempo fantasticavano su questa avventura.
La donna aveva sempre avuto desideri e fantasie di sottomissione che il marito era riuscito a soddisfare solo in parte.
Non era un Dominante e, per lui, il BDSM era solo un modo di rendere più piccante il sesso.
Per Marianna la cosa era diversa, lei aveva bisogno di sentirsi sottomessa, schiacciata dalla forte personalità ed autorità di un uomo Dominante, preferibilmente più anziano di lei di molti anni.
Vedeva, infatti, nella differenza di età un requisito essenziale in quanto la maturità le dava sicurezza.
Un Padrone, poi, era esonerato dalla quotidianità e poteva essere relegato a soddisfare quel particolare lato della donna.
Il Marito, Marco, comprendeva le esigenze della moglie. Aveva altre fantasie e spesso l’aveva portata in locali di scambisti. Gli piaceva l’idea di cedere la bella moglie e averne, in cambio, un’altra. Dello scambio di coppia era questo l’aspetto che lo eccitava: la cessione della moglie.
Anche in quelle “avventure”, Marianna cercava, nei locali frequentati, di individuare quegli uomini che le sembravano dominanti e la potessero usare per soddisfare le loro esigenze sessuali.
Tuttavia non era mai stata pienamente soddisfatta.
Le mancava il rapporto sottostante. Una “toccata e fuga”, quali erano gli incontri nei locali di scambisti, non consentiva di costruire il dominio su di lei.
Prima di sposarsi aveva avuto rapporti di sottomissione e le erano piaciuti moltissimo. All’epoca, però, era troppo giovane con troppa poca esperienza per apprezzare tutte le sfumature e, soprattutto, per conoscere le proprie.
Avevano quindi deciso di trovare una via di mezzo che potesse andare bene ad entrambi.
Lui l’avrebbe ceduta ad un Padrone.
Lei avrebbe avuto il Dominante che poteva soddisfare il suo lato della sessualità, mentre lui l’eccitazione nel cedere la propria moglie ad uno sconosciuto e, si scoprì, nel poter assistere alla sottomissione della donna senza esserne partecipe.
Erano entrambi molto aperti sessualmente e si sentirono pronti per questa avventura.
Misero l'annuncio in un sito che aveva loro consigliato un conoscente. Aveva molti iscritti ma l’ingresso in quella community era ad invito. Non era certo una garanzia sulle persone iscritte, ma vi era già una notevole scrematura.
Avrebbe scelto Marco a chi sarebbe stata ceduta e cosa il Padrone o la Padrona avrebbe potuto farle, con o senza la sua presenza.
La circostanza eccitò lui che si apprestava a cedere la moglie, anticipando nelle sue fantasie la sera in cui lei si sarebbe preparata per uscire o, meglio, l’avrebbe accompagnata lui per consegnarla al Padrone.
Anche lei, però, provò molta eccitazione perchè l’asta e il fatto che la scelta non spettasse a lei, le dava l’idea di essere un oggetto, una merce, una schiava, appunto.
Non poter scegliere il Padrone è già una privazione dell'autonomia che deve contraddistinguere il ruolo della schiava e, comunque, consentiva loro di essere entrambi partecipi in quell’avventura.
Lei avrebbe voluto provare cose forti, abbastanza estreme.
Lui avrebbe voluto vederla mentre viveva cose forti o ascoltarne i racconti eccitandosi nell’immaginarla e saperla alla mercé di uno sconosciuto.
Entrambi erano consci del fatto che non sarebbe stato facile ma insieme l’avrebbero vissuta.
Nessuna fantasia è sbagliata se condivisa, questo era il loro pensiero che li aveva guidati nella scelta meditata.
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